B. GIACOMO CUSMANO (1834-1888)

Don Giacomo moltiplicò gli sforzi per invogliare i frequentatori della sua chiesa a nutrirsi, anche tutti i giorni, di quello che amava chiamare “boccone eucaristico”, capace di placare la fame di tutti gli uomini. Personalmente egli attingeva ogni giorno alla Messa la forza di donarsi continuamente e senza riserve ai bisognosi. La celebrava con grande esattezza e attenzione tenendo la testa leggermente inclinata da una parte e senza mai omettere la preparazione e il ringraziamento. Quando la celebrava da solo vi impiegava anche un’ora. Al momento della consacrazione, facilmente prorompeva in infuocati sospiri e in un pianto dirotto. Diverse volte fu visto sollevato da terra.

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Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (1167-1189)

Di Adolfo Tanquerey. Parte seconda. Le Tre Vie. LIBRO II. La via illuminativa o lo stato delle anime proficienti. CAPITOLO III. Le virtù teologali. Art. I. La virtù della Fede. I. Natura della fede. II. Efficacia santificatrice della virtù della fede. III. Pratica della virtù della fede.

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B. REBECCA AR-RAYÈS DE HIMLAYA (1832-1914)

Il Signore a poco a poco chiamò Suor Rebecca a mete più alte. Dopo qualche anno di vita claustrale, ella si sentì ispirata a pregare così: “Perché, mio Dio, ti allontani da me? Perché non mi visiti con la malattia? Mi hai forse abbandonata?”. La sua preghiera fu immediatamente esaudita. Appena la sera andò a dormire si sentì assalire da un violentissimo mal di testa che si propagò alla radice degli occhi. Fu visitata da molti dottori e sottoposta a diverse cure, ma risultarono tutte inutili. L’occhio destro peggiorò talmente che un oculista americano, residente a Gebail, le disse che doveva lasciarselo estrarre, se voleva almeno salvare il sinistro. La Beata accettò la proposta, ma volle sottoporsi all’operazione senza anestesia. Tra gli atroci dolori si limitò a dire: “In comunione con la passione di Cristo”.

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I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Incredulità

1. Cause dell’incredulità
2. Effetti dell’incredulità:
1° l’accecamento; 2° 1’indurimento; 3° la corruzione del
cuore; 4° gli increduli sono abbandonati da Dio e giudicati fin
da questa vita; 5° la morte da reprobo.

3. Castighi dell’incredulità.

4. Grande è il numero degli
increduli.
5. Rimedi contro l’incredulità.

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Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (1140-1166)

Di Adolfo Tanquerey. Parte seconda. Le Tre Vie. LIBRO II. La via illuminativa o lo stato delle anime proficienti. CAPITOLO II. Delle virtù morali. IV. La pratica dell’umiltà. § III. La mansuetudine o dolcezza. I. Natura della virtù della dolcezza. II. L’eccellenza della dolcezza. III. Pratica della virtù della dolcezza.

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B. LUIGI ORIONE (1872-1940)

Nel 1897, durante gli esercizi spirituali, Don Orione stese i suoi propositi in trenta punti minuti e severi. Tra l’altro scrisse: “O Signore Gesù, oggi comincio vita nuova, come un secondo battesimo. Prometto di fare tutto ciò che vedrò e che potrà farmi santo, di abbandonarmi in tutto nelle braccia di Gesù… Voglio fare penitenza dei miei peccati e amare il Signore con il cuore e con le opere, tanto da morire arso dalla sua carità. Vivrò, con il permesso del confessore, a pane, acqua e minestra. Mi confesserò possibilmente tutti i giorni e non meno di ogni tre giorni. Andrò a confessarmi da chi mi farà più santo… Mi farò la disciplina e metterò il cilicio. Parlerò poco, pregherò molto e lavorerò tanto da cadere alla sera stanco nelle braccia di Gesù, mio bene e mio tutto”. (altro…)

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I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Meditazione

1. Necessità della
meditazione.
2. Gesù Cristo e i santi
furono assidui alla meditazione.
3. Bisogna meditare spesso e
principalmente il mattino.
4. Eccellenza e vantaggi della
meditazione.

5. Bisogna superare gli ostacoli che
si oppongono alla meditazione.
6. Come si deve meditare; varie
specie e gradi di meditazione.

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B. ANGELA SALAWA (1881-1922)

Quando il confessore la esortava a parlare più svelta, essa dimenticava tutto e le sue confessioni si prolungavano all’eccesso. Gli invidiosi ne mormoravano tanto che il P. Stanislao, sordo da un orecchio, impressionabile e rammollito di cervello, per evitare pettegolezzi prese, a torto, la decisione di non confessarla più. Tra le solite pettegole della zona correva voce che Angela fosse isterica e imbrogliona. Fu allora che il P. Stanislao, appena la scorse alla solita ora, sporse il capo dal confessionale e le disse con asprezza: “Vattene! Non voglio sentire la tua confessione”. Angela non riuscì a trattenere le lacrime. Si recò allora in una vicina chiesa e, mentre esponeva al Signore il suo senso di abbandono, si sentì dire dalla di lui ben nota voce: “Figlia mia, di che cosa ti preoccupi? Io non ti ho abbandonata”.

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