Il celibato nella Chiesa antica

di Alfredo Marranzini,

pubblicato in L’OSSERVATORE ROMANO, 16 Gennaio 1998
 

La questione del celibato è stata non poche volte sollevata da alcuni con argomentazioni pro e contro, in circostanze certamente diverse ma sempre in connessione con altri fattori, esterni o anche interni alla comunità ecclesiale. Tra gli studi storici editi di recente mi sembra di particolare importanza quello del patrologo tedesco Stefan Heid dal titolo: “Il celibato nella Chiesa antica. Gli inizi di un obbligo di continenza per chierici in Oriente e in Occidente” La questione del celibato è stata non poche volte sollevata da alcuni con argomentazioni pro e contro, in circostanze certamente diverse ma sempre in connessione con altri fattori, esterni o anche interni alla comunità ecclesiale.

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La dispensa dal celibato sacerdotale

SACRA CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDEI, I. Litterae circulares Per litteras ad universos omnibus locorum ordinariis et moderatoribus generalibus religionum clericalium de modo procedendi in examine et resolutione petitionum quae dispensationem a caelibatu respiciunt, Prot. N. 128161s, 14 octobris 1980: AAS 72(1980) 1132‑1135.

I. LETTERA CIRCOLARE

1. Nella lettera rivolta a tutti i sacerdoti della chiesa il giovedì santo 1979, il sommo pontefice Giovanni Paolo II, riferendosi ‑ come egli stesso diceva ‑ alla dottrina esposta dal Concilio Vaticano II, successivamente da Paolo VI nell’enciclica Sacerdotalis caelibatus e poi dal sinodo dei vescovi del 1971, ha nuovamente illustrato con chiarezza la grande stima che si deve avere del celibato sacerdotale nella chiesa latina.

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SPIRITUALITA’ DEL CELIBATO SACERDOTALE

Di Divo Barsotti

La perfezione cristiana è la perfezione della carità. Come la fede è adesione pacifica e sicura alla verità e non comporta dubbi, così la carità è frutto dello Spirito e in ogni anche suo minimo grado importa un’adesione appreziativamente somma a Dio. Non vi è carità là dove Dio non è amato come bene supremo: se l’uomo crede di spartire con altri il suo amore, non ama. L’ordine della carità è che si debba amare Dio di un amore totale: con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze. E, certo, la fede che esclude ogni dubbio è dono di Dio, e cosi dono di Dio è la carità che esclude ogni divisione.

Ma come è possibile allora un cammino spirituale se già fin dall’inizio del cammino l’uomo è in Dio? D’altra parte se non fosse in Dio, come potrebbe essere salvo un uomo che non avesse raggiunto la perfezione della carità? Ma è evidente che non è possibile una vita spirituale che non importi il superamento delle condizioni umane. Come potrebbe l’uomo trascendere cosi se medesimo e tutto il creato per raggiungere Dio e aderire a Lui nella fede e nell’amore? La fede è dono di Dio, e dono di Dio è la carità. Si deve allora capire come sia possibile un cammino di vita spirituale fino a una sua perfezione. Lo Spirito non opera nell’uomo come una forza estranea, al di fuori delle sue potenze, ma, nei suoi doni, Egli muove le sue potenze in tal modo che tutto l’uomo diviene strumento di Dio. L’uomo che sia in grazia è già in Dio, ma Dio richiede una cooperazione all’uomo alla sua azione, e la cooperazione dell’uomo all’azione di Dio è il suo consenso e la sua docilità all’azione dello Spirito.

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SACERDOZIO E MINISTERO (II)

INTRODUZIONE

Il ministero ecclesiastico è un’opera straordinaria della bontà di Dio; perciò per scriverne convenientemente occorre possedere una grande fede per penetrare i disegni di Dio stesso, e una grande carità per scrivere intorno alle meravigliose invenzioni di Dio per l’eterna salvezza degli uomini.
Pur sapendo quanto ci manca di questa fede e di questa carità osiamo trattare di un argomento così grande. Non lo faccio pero senza chiedere perdono al Signore dell’ardimento col quale, così imperfetti, ci avviciniamo a cose tanto perfette. Col perdono di Dio e concedendoci Egli l’assistenza del suo divino Spirito ci proponiamo di scrivere il presente Trattato del Ministero Ecclesiastico in quattro libri. Dei quali il primo sarà consacrato alla natura del Ministero ecclesiastico; il secondo dimostrerà come questo ministero può essere snaturato; il terzo farà conoscere il terreno sul quale si deve esercitare; e il quarto sarà un’esposizione delle virtù necessarie per la sua riuscita. “Ci aiuti la tua grazia, 0 Dio onnipotente, affinché noi, che abbiamo ricevuto il ministero sacerdotale, siamo capaci di servirti degnamente e devotamente con assoluta purezza e pura coscienza. E se, purtroppo, non possiamo mantenerci in una innocenza di vita così grande come sarebbe necessario, dacci almeno la grazia di piangere giustamente quello che abbiamo fatto di male e di dedicarci al tuo servizio in spirito di umiltà e con propositi di buona volontà, in modo più fervente di come abbiamo fatto per il passato. Amen”.
(Imitazione di Cristo, lib. IV, cap. XI)

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