I cinque missionari s’imbarcarono con Don Pietro Fernando, infante di Portogallo, fratello di Alfonso II, bramoso di conoscere la corte di Miramolino. Fin dal loro arrivo, Berardo, che conosceva la lingua del paese, si mise subito a predicare le verità della fede davanti al re al quale aveva chiesto udienza, a impugnare Maometto e il Corano, il libro sacro dei musulmani, che comprende l’insieme delle rivelazioni che in “chiara lingua araba” il profeta afferma di aver ricevuto da Allah (Dio), tramite l’arcangelo Gabriele. Miramolino si contentò di farli cacciare fuori della città, con l’ordine che fossero rimandati nelle terre dei cristiani, ma appena furono lasciati liberi, essi rientrarono in città e si rimisero a predicare la religione cristiana sulla pubblica piazza.
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