PADRONANZA DI SÉ

    II modo di educare il bambino è diverso da quello adatto per l’adulto, perciò si richiede assai più calma e padronanza di sé. Del resto il fanciullo non comprende subito quanto gli dite, immerso com’è in un sogno inferiore. Se la vostra voce è troppo forte o stridula, il suo apparato uditivo non registra che suoni privi di senso. (altro…)

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Testamento di Josyf card. Slipyj (II)

  • Categoria dell'articolo:Apologetica

Il 7 settembre 1984 chiudeva a Roma la sua lunga e travagliata esistenza il cardinale Josyf Slipyj, arcivescovo maggiore di Leopoli degli ucraini, definito dal Pontefice Giovanni Paolo II “uomo di fede invitta, pastore di fermo coraggio, testimone di fedeltà eroica, eminente personalità della Chiesa” (L’Osservatore Romano 19-10-1984). Ecco la seconda parte del testamento tradotto dalla fotocopia del dattiloscritto originale in ucraino, da padre Alessio U. Floridi S.J.

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B. SEBASTIANO dell’APPARIZIONE (1502-1600)

Gli abitanti delle campagne, edificati dalla vita tanto mortificata di lui, lo consultavano nei loro dubbi e si raccomandavano alle sue preghiere perché Dio gli aveva concesso il dono della profezia e del miracolo. A chi gli dimostrava stima e venerazione diceva: “Levatevi di qui perché io sono soltanto un po’ di spazzatura di terra. E Dio che mi fa desiderare il bene che faccio. Se non mi sostenesse con la sua grazia sarei ancora peggiore di quello che sono”. Con i confratelli e con le persone del mondo non sapeva parlare che di Dio e lo faceva con tanta unzione da commuovere fino alle lacrime chi lo ascoltava.

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SACRIFICIO DEI GENITORI PER I LORO FIGLI

Non vi è nulla di più bello dell’amore di un padre e di una madre per il figlio. Ma si è convinti che quest’amore è una pianta delicata che, per non impedire lo sviluppo e il perfezionamento legittimo del bambino, deve sapersi evolvere nelle sue manifestazioni e nelle sue esigenze?

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Testamento di Josyf card. Slipyj (I)

  • Categoria dell'articolo:Apologetica

Il 7 settembre 1984 chiudeva a Roma la sua lunga e travagliata esistenza il cardinale Josyf Slipyj, arcivescovo maggiore di Leopoli degli ucraini. Il testamento del presule – definito dai regnante Pontefice Giovanni Paolo II “uomo di fede invitta, pastore di fermo coraggio, testimone di fedeltà eroica, eminente personalità della Chiesa” (L’Osservatore Romano 19-10-1984) – è stato tradotto dalla fotocopia del dattiloscritto originale in ucraino da padre Alessio U. Floridi S.J.

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B. DANIELE BROTTIER (1876-1936)

Al P. Daniele non mancarono critiche e contrarietà per l’audacia dei suoi progetti, ma egli diceva: “Non bisogna dubitare della Provvidenza, ma pregare e agire. Con questi due mezzi si abbassano le montagne”. Quando giungeva la sera, era raro che non fosse stanco morto. Si udiva allora sovente mormorare: “Ho fatto tutto quello che ho potuto, Dio deve fare il resto”. Un giorno confidò al P. Pichon: “Si è detto che io sono fortunato! È vero, ho avuto della fortuna, Dio mi ha benedetto. Egli mi ha concesso di condurre a termine grandi opere… Posso però anche aggiungere… che la mia fortuna è stata di levarmi alle cinque del mattino e di andare a dormire alle undici di sera, se non a mezzanotte. La mia fortuna è stata di lavorare quanto ho potuto, di scrivere migliaia di lettere, di tentare incessantemente nuove iniziative, di essere ogni giorno sulla breccia, a tempo pieno, quasi a spianare ogni occasione”.

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PUREZZA

Si tratta di formare dei ragazzi semplici, anime sane in corpi sani, giovani e ragazze che si rispettano e che si fanno rispettare, avvertiti, ma non ipnotizzati, dei pericoli e delle tentazioni possibili, coscienti del piano d’amore di Dio su loro e delle esigenze che reclama la collaborazione a questo disegno divino.

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B. FRANCESCA ANNA CIRER y CARBONELL (1781-1855)

Un giorno si sparse la voce che la beata nella chiesa parrocchiale era andata in estasi. La domenica, effettivamente, non dovendo lavorare in campagna, trascorreva in essa molte ore in adorazione per raccomandare a Dio le necessità di tutti gli uomini vivi e defunti, giusti e peccatori. Invece di recitare molte preghiere vocali, ella preferiva meditare la Passione del Signore, i dolori della Madonna e i principali misteri della fede. Sovente pensando a Dio, al paradiso, alla Madonna, andava in estasi e vi rimaneva fino a tre ore, secondo la testimonianza del suo stesso parroco-confessore Don Giovanni Molinas (+1872). Allora restava immobile, perdeva l’uso dei sensi e ogni tanto bisbigliava versetti del Magnificat e del Te Deum
 

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