Beato Guillaume-Joseph Chaminade, presbitero
di ROBERTO AMADEI
Vescovo di Bergamo
Fin dalla più tenera età, come ogni bambino bergamasco, aveva imparato ad aprire e chiudere le giornate nell’incontro con il Signore, introdotto dall’orazione: «Vi adoro, mio Dio, e vi ringrazio per avermi creato, redento, fatto cristiano…»; inoltrandosi nella vita aveva aggiunto il grazie perché «sacerdote e bergamasco». Così aveva confidato all’amico mons. Adriano Bernareggi, Vescovo di Bergamo (1932-1953), che aveva reso pubblica tale confidenza nel saluto di apertura dei festeggiamenti in onore del neocardinale Roncalli (1952) per sottolinearne l’amore e il legame profondo con la tradizione bergamasca.
Morì il 23 febbraio 1945 riempiendo di vero dolore tanti cuori, per i quali diede la sua vita. Dopo la sua morte accadde qualcosa di straordinario, che non era mai accaduto prima…
di MIROSLAW MRÓZ
Don Stefano Vincenzo Frelichowski nacque il 22 gennaio 1913 a Chelmza, da Ludwik Frelichowski e da Marta Olszewska. Diversi anni dopo, ormai in veste di seminarista, scrisse brevemente nel suo «Diario»: «la mia famiglia mi ha dato una sana visione della vita. Ha inculcato nel mio spirito questo elemento divino, l’amore universale per gli uomini oppressi e poveri e mi ha dato il rispetto per il lavoro».
Un saldo punto di riferimento spirituale e dottrinale
FERDINAND POSWICK – Vice-Postulatore della Causa
Joseph-Aloysius Marmion nacque a Dublino da padre irlandese, William Marmion, e da madre francese, Herminie Cordier, il 1° aprile 1858. Tre delle sue sorelle diventeranno religiose presso le Suore della Misericordia. Considerato dai genitori come un dono di Dio, dopo la morte prematura di altri due fratelli, Joseph «viene promesso a Dio». Entra nel Seminario diocesano di Dublino all’età di 16 anni (nel 1874) e finirà brillantemente i suoi studi di teologia al Collegio di Propaganda Fide a Roma. È ordinato sacerdote nella chiesa di Sant’Agata dei Goti, il 16 giugno 1881.
Un francescano al servizio dei fratelli
GERARDO MAJELLA AGNELO
Arcivescovo emerito di Londrina Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
Senza paura di sbagliare, possiamo dire che il messaggio di Fra Antonio de Sant’Anna Galvão non ha perso la sua attualità, anche se sono trascorsi più di duecento anni. Sebbene non sia stato trasmesso con parole, in quanto Padre Galvão scrisse poco, si cristallizzò nelle sue opere e nella sua vita.
Il ricordo di Galvão è vivo nella fondazione e nella costruzione del monastero della Luz e della chiesa dedicata all’Immacolata Concezione, entrambi edificati nel cuore della città di San Paolo, opera che l’UNESCO ha proclamato «patrimonio culturale dell’umanità». Oltre a ciò, la fondazione del monastero di Santa Chiara, a Sorocaba, nello Stato di San Paolo, perpetua il suo ricordo e il suo lavoro.
Ugo nacque verso il 1053 a Chàteauneuf d’Isère, nella diocesi di Valenza (Delfìnato), dalla seconda moglie dell’ufficiale Odilone che, più avanti negli anni, si ritirò per il consiglio del figlio nella Certosa. La madre, rimasta sola al mondo, si diede alle opere di carità e di penitenza. (altro…)
E’ “un fiore di cielo” che, per circa 7 anni, coltivò con cura il B. Luigi Guanella (1842-1915), fondatore delle Figlio di S. Maria della Provvidenza, e dei Servi della Carità per l’esercizio delle opere di misericordia.
Il vescovo di Como, Mons. Pietro Carsana, lo aveva mandato a Pianello Lario in qualità di Vicario Economo della parrocchia vacante per la morte di Don Carlo Coppini (1827-1881). Costui aveva fondato la Pia Unione delle Figlie di Maria Immacolata, e da essa aveva scelto alcune giovani desiderose di consacrarsi a Dio, chiamate Orsoline, per la fondazione e la direzione dell’Ospizio del S. Cuore nella frazione di Camlago sotto la guida di Marcellina Bosatta (1847-1934), sorella maggiore della Beata.
È il primo fondatore di una congregazione religiosa, destinata all’insegnamento del catechismo, i cui membri si chiamano Preti della Dottrina Cristiana. Cesare nacque a Cavaillon (Vaucluse) il 3-2-1544, settimo dei tredici figli che Giovanni de Bus, ultimo capostipite di nobile famiglia originaria di Como, alla quale appartenne S. Francesca Romana (1440), ebbe da Anna de March di Castelnuovo in Provenza. In quei tristi tempi, in cui il calvinismo avvelenava tante coscienze, il beato ricevette dai genitori una buona educazione religiosa e civile. Essi, difatti, gli fecero apprendere i primi rudimenti della grammatica alla scuola di un precettore e, a quattordici anni, lo mandarono a proseguire gli studi nel vicino collegio di Avignone. Dopo due anni, a causa delle lotte fratricide, il loro figlio fu costretto a ritornare in famiglia e a proseguire gli studi da solo.
Questo “Giglio degli Irochesi”, gruppo etnico autoctono dell’America settentrionale, nacque nel 1656 in Ossernenon (oggi Auriesville, nella diocesi di Albany, capitale dello Stato di New York), sulla riva destra del Mohakw, affluente dell’Hudson. Suo padre era un selvaggio pagano dei pellerossa Mohawks, una delle cinque tribù che costituivano la potente confederazione degli Irochesi. In un incursione nel Canada si era imbattuto in una giovane cristiana algonchina, se n’era invaghito e, invece di farla sua schiava, l’aveva fatta sua sposa. Da lei ebbe Tekakwitha e un figlio, ma non permise che fossero battezzati dai Missionari Gesuiti che ogni tanto scendevano dal Canada per confortare i pochi cristiani uroni e algonchini fatti prigionieri dai feroci Mohawks.