Santa Edvige d’Angiò

Aprì il «secolo d’oro» della storia della Polonia cristiana

di MICHAL JAGOSZ, Postulatore

Le fonti storiche del XIV e XV secolo ci consentono di delineare il profilo della beata Edvige d’Angiò (1374-1399), e di cogliere gli essenziali tratti della sua personalità e spiritualità. Le suddette fonti, presentando Edvige quale sovrana che regnava servendo, ne sottolineano la maturità cristiana, basata sulla sua profonda vita interiore in totale adesione di fede e di carità.

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S. ANTONIO di PADOVA (1195-1231)

S. Antonio è la figura più popolare e più carismatica dell’Ordine Serafico. Egli nacque a Lisbona verso il 1195 da un ramo cadetto della reale casa Davis di Portogallo, chiamata di Braganza quando si spense la linea primogenita. Al fonte battesimale gli fu posto il nome di Fernandez. Frequentò la scuola della cattedrale, che sorgeva nei pressi della casa paterna. Dopo una infanzia illibata, nel 1210, entrò tra i Canonici Regolari di S. Agostino, residenti nel monastero di San Vincenzo che sorgeva presso le mura della città. Ma dopo due anni, desiderando forse perfezionarsi negli studi, chiese e ottenne di essere trasferito nel monastero di S. Croce a Coimbra che per tutto il medio evo godette fama di essere in Portogallo il centro più importante della vita religiosa e degli studi teologici. Vi rimase nove anni intento alla preghiera e allo studio della S. Scrittura e dei Padri della Chiesa.

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S. BENEDETTO GIUSEPPE LABRE (1748-1783)

Questo zingaro di Cristo, primogenito dei quindici figli che Battista, agiato agricoltore e merciaio, ebbe da Anna Barbara Grandsire, nacque il 26-3-1748 ad Amettes, nella diocesi di Boulogne-sur-Mer, nell’Artois (Francia). Il padre sognò il sacerdozio per quel suo figliuolo che fin dall’infanzia dava segni di tenera devozione e di oblio di sé. A dodici anni lo affidò alle cure di suo fratello, Don Francesco, parroco di Erin, perché lo preparasse alla prima comunione e allo studio del latino. Attratto dalla grazia, Benedetto prese a praticare austerità superiori all’età.

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S. BASILIO il GRANDE (330-379)

Basilio, dottore della Chiesa e primo dei Padri Cappadoci, nacque a Cesarea verso il 330 da un ricco rètore e avvocato. Suo nonno era morto martire nella persecuzione di Diocleziano e sua nonna, Macrina, era stata discepola di S. Gregorio Taumaturgo nel Ponto. Ebbe 5 fratelli tra cui Gregorio, poi vescovo di Nissa, e Pietro, vescovo di Sebaste, e 5 sorelle. La primogenita, Macrina, visse nella sua proprietà di Annesi che aveva trasformata in monastero.

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S. BENEDETTO il MORO (1526-1589)

E’ il primo santo negro canonizzato dalla Chiesa. Egli nacque a San Fratello, nei pressi di Messina, nel 1526, da africani venduti schiavi in Sicilia. Suo padre, Cristoforo Manasseri, aveva ereditato il nome dal padrone, e aveva sposato Diana Larcari. Entrambi erano ferventi cristiani, II loro primogenito, Benedetto, fu affrancato e allevato con cura nella pietà e nell’amore di Dio. Fin dall’età di dieci anni manifestò una tale spiccata tendenza per la solitudine e la penitenza, che i suoi conoscenti presero a designarlo con l’epiteto: “il santo moro”.

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S. Brigida (1303-1381)

È una contemporanea di S. Delfina a offrire l’esempio forse più impressionante della santità di una madre di famiglia – e di una famiglia numerosa. Contrariamente alla santa provenzale e al suo sposo Elzeario, che in qualche modo trascesero la loro vita coniugale e la loro prerogativa di signori di un dominio di cui si spogliarono, Brigida di Svezia – quella che è chiamata “la profetessa del Nord ” – è stata, nel senso completo del termine, sposa, madre, e ha esercitato le più alte funzioni alla corte del suo paese, e poi nel cuore stesso della cristianità. Si potrebbe dire che la sua traiettoria ha un senso completamente inverso a quello di Delfina di Sabran. E poiché appartengono allo stesso tempo, e hanno preoccupazioni analoghe, il contrasto le rende entrambe più sorprendenti.

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S. CARLO DA SEZZE (1613-1670)

L’umile fratello laico francescano nacque a Sezze (Latina) il 19-10 -1613 da Ruggero Marchionni, contadino e falegname pio, giusto e molto caritatevole. La mamma e la nonna ebbero una cura particolare di Carletto al quale fecero indossare per devozione l’abito di S. Francesco. Sui banchi della scuola tuttavia imparò “un poco a leggere e malamente a scrivere” perché egli era amante più dei giuochi e dei libri cavallereschi che dello studio. Un giorno cadde gravemente malato. Riacquistò la salute dopo aver baciato una croce che suo padre aveva appositamente costruita per lui. Si sentì spinto ad abbracciare la vita francescana frequentando presso Sezze il convento di Santa Maria delle Grazie dei Frati Minori. Per lo studio, però, continuò a sentire poca attrattiva tanto che i maestri un giorno lo picchiarono così forte da lasciarlo mezzo stordito.

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S. CATERINA THOMAS (1531-1574)

Questa vergine è una gloria delle Canonichesse Regolari dell’Ordine di S. Agostino. Nacque il 1-5-1531 a Valldemuza, nell’isola di Maiorca (Baleari), penultima dei sette figli di Giacomo, modesto contadino. A tre anni Caterina aveva già imparato a recitare il rosario in qualche angolo remoto della casa. In mancanza della corona, contava le Ave Maria strappando ad una ad una le foglie da un ramoscello di ulivo. A quattro anni conosceva già tutto il catechismo, e si mostrava tanto assennata da meritare dai suoi compaesani l’epiteto di “vecchina”.

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S. Dolcelina

Se c’è un volto femminile capace di illuminare la storia della Chiesa nel XIII secolo e anche oltre, è proprio quello di santa Dolcelina.

Una provenzale: è nata a Digne, in quel 1214 che è anche l’anno della nascita di san Luigi (e che in genere gli storici ricordano soprattutto per la battaglia di Bouvines); suo padre, Berengario di Digne, sua madre, Ughetta di Barjois, appartengono all’alta borghesia della città. “Vivevano con giustizia e santità secondo il loro stato, rispettando lealmente i comandamenti di Dio, davano ospitalità ai poveri con grande pietà e misericordia, servivano nelle loro case i malati e coloro che soffrivano distribuendo generosamente parte delle loro ricchezze con grande compassione e dispensando in opere di pietà quello che Dio donava loro! ” Così si esprime la Vita di santa Dolcelina, scritta poco dopo la sua morte, nel 1297, in provenzale .

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San Domenico

SE SI INTERROGA per la prima volta la vita di un santo, e particolarmente d’uno dei santi fondatori d’ordini, le voci che ne escono sembrano sulle prime innumerevoli e diverse al punto da turbare lo spirito. Questa specie di vertigine crescerà ancora se si vorrà seguire passo passo l’ordine dei fatti, perché la loro successione insegna nulla o ben poco. Questi grandi destini sfuggono, più di tutti gli altri, a qualsiasi forma di determinismo: irraggiano, risplendono d’una sfolgorante libertà.

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