B. ALESSIA LE CLERC (1576-1622)

Per liberarsi dalle attrattive del mondo che continuavano a tiranneggiarla, in occasione di una festa lo fece chiamare perché la confessasse, ma il Santo ”non ne ebbe la comodità”. La Beata perdette allora la poca devozione che aveva, ma Dio non cessò di correrle dietro. Per tre domeniche, durante la Messa solenne, le fece udire il suono di un tamburo che le rapiva i sensi. La terza domenica le fece vedere per aria un demonio che batteva quel tamburo e una schiera di giovani che lo seguivano con grande allegrezza. Atterrita da quella visione, confessa Alessia: “Io risolvei in quello stesso momento di non appartenere più a quella società, e di fare, d’allora in poi, ciò che avrei saputo essere più gradito a Dio quand’anche ne avessi a morire”. Dopo simile proposito attesta ancora la Beata: “Mi sembrò che mi fosse tolto tutto ciò che era nel mio intimo, e vi fosse collocato un altro spirito”.

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S. SEVERINO ABATE (+ 482)

Un giorno egli uscì improvvisamente dal suo modesto ritiro, e percorse le vie del villaggio per chiamare alla chiesa i chierici e i laici. Con accenti misti a umiltà e a convinzione disse agli uditori che erano minacciati da un imminente pericolo: “I barbari sono molto vicini; chiudete le porte della città; mettetevi in stato di difesa e soprattutto pregate, fate penitenza”. Il popolo non prestò ascolto alle ispirate parole dell’eremita. I sacerdoti stessi non si mostrarono disposti a prendere sul serio le proposte dello sconosciuto che si atteggiava a profeta. In preda ad una giusta indignazione, Severino lasciò la chiesa, ritornò presso il suo ospite e gli predisse il giorno e l’ora del disastro. Poi, allontanandosi, dichiarò: “Per parte mia, abbandono questa città ostinata e votata ad una prossima distruzione”.
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S. RAIMONDO DI PENAFORT (1175-1275)

Predicatore zelante, lavorò indefessamente per la repressione dell’eresia nella Spagna e nella Catalogna, coadiuvato da Giacomo I il quale ricorreva sovente al suo ministero e al suo consiglio. Un giorno volle che il Santo lo accompagnasse nell’isola di Maiorca, dove si erano rifugiati i giudei cacciati dal continente. Trattandosi della salvezza delle anime Raimondo non seppe dire di no, ma appena si accorse di una tresca del Re, egli lo riprese con franchezza. Non essendosi il sovrano emendato, Raimondo decise di ritornarsene a Barcellona, parendogli una complicità la sua permanenza a corte. Avendo Giacomo I proibito a tutte le navi di prenderlo a bordo, egli stese il suo mantello sul mare, vi salì sopra, e in sei ore percorse le 160 miglia che lo separavano dal suo convento nel quale entrò a porte chiuse.

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B. GUGLIELMO REPIN E COMPAGNI, MARTIRI DI ANGERS (1793-1794)

Il martirio dei 99 uomini e donne si consumò al momento dell’insurrezione dei Vandeani contro la prepotenza dei rivoluzionari che non permettevano la libertà di culto, e con i loro speciali decreti miravano al progressivo annientamento della religione cattolica. La rivoluzione francese cominciò praticamente quando il Re Luigi XVI, nel 1789, convocò gli Stati Generali a Versailles. Per iniziativa del terzo stato prevalse l’idea di dare alla Francia una nuova costituzione, e di governarla con un’assemblea generale che assunse successivamente i nomi di Costituente, Legislativa, Convenzione e Direttorio. La maggioranza si pronunciò per l’accettazione del contratto sociale di Rousseau, la soppressione dei privilegi feudali, la dichiarazione dei diritti dell’Uomo.

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B. MARIA TERESA DEL S. CUORE HAZE (1782-1876)

Da vicino e da lontano Madre M. Teresa vegliava su tutte le suore, e ciò che le riguardava, per piccolo che fosse, non le era indifferente. S’interdiceva soltanto ogni consiglio che si riferisse a casi di coscienza o di vera direzione spirituale di cui lasciava la preoccupazione al confessore. Sapendo, per esempio, che alcune suore avevano paura del temporale, essa si
alzava di notte per visitarle, portare il lume e l’acqua benedetta che dava loro facendo segno che stessero tranquille perché lei restava a vegliare e a pregare. All’avvicinarsi di qualche festa e dopo i giorni di maggior lavoro, faceva alle suore le più gentili sorprese.
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S. SIMEONE il VECCHIO, Stilita (390-459)

Un giorno, non essendo potuto uscire al pascolo a causa della neve, si recò in chiesa. Qui udì la lettura delle beatitudini evangeliche e ne rimase emozionato. Un vegliardo, al quale aveva chiesto come fosse possibile conseguire la felicità che promettevano, gli suggerì di abbandonare il mondo. Simeone entrò in un’altra chiesa e, prostrato per terra, pregò a lungo il Signore perché gli mostrasse il modo di fare la sua volontà. S’addormentò; e in sogno gli sembrò di scavare le fondamenta di una casa. Tra una sosta e l’altra, una voce più volte lo ammonì: “Scava più a fondo”. Quando le fondamenta raggiunsero una certa profondità, la stessa voce gli disse: “Adesso puoi costruire l’edificio all’altezza che vorrai”. (altro…)

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S. GIOVANNI NEPOMUCENO NEUMANN (1811-1860)

Fedele fino allo scrupolo, non si concedeva eccezioni alle regole, anche quando aveva trascorso la notte al capezzale di un infermo. Nella sua grande umiltà sapeva con destrezza riservare a sé i lavori più ingrati e difficili e lasciare agli altri i più facili e appariscenti, specialmente nel corso delle missioni al popolo. Oltre la chiesa portò a termine anche la costruzione che doveva servire alle scuole e alla residenza dei Redentoristi, e compose per i bambini della prima comunione il “Catechismo Cattolico”, che nel 1889 raggiunse la ventunesima edizione. (altro…)

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S. ERMENEGILDO (+586)

Ermenegildo divenne il capo del partito cattolico, con grande ira di suo padre il quale, mal consigliato da Gosvinda, ricorse a tutti i mezzi perché l’arianesimo prevalesse, guadagnò alla sua causa persino qualche vescovo e condannò alla prigione e all’esilio tutti coloro che, come Leandro, tennero testa alle sue violenze. Durante la lunga lotta tra padre e figlio, costui fu mandato da Ermenegildo a Costantinopoli per implorare l’aiuto dell’imperatore bizantino.

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S. GIOVANNI DE RIBEBA (1532-1611)

Il Concilio di Trento aveva decretato l’erezione dei seminari per la formazione del clero. Nel 1586 Giovanni de Ribera volle dar inizio al collegio-seminario “Corpus Christi” perché fosse un monumento vivente di devozione a Gesù sacramentato e nello stesso tempo un centro di formazione sacerdotale. La reale cappella fu inaugurata nel 1604 alla presenza di Filippo III e ancora oggi è un centro importante di vita eucaristica. Gli addetti al suo servizio dovevano essere ottanta e per ognuno il santo aveva preparato uno specifico regolamento. Ogni giovedì vi si esponeva il SS. Sacramento. L’arcivescovo vi andava a celebrare quando poteva e a pregare fino a tre ore consecutive inginocchiato sopra una stuoia.

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