B. GIOVANNI LANTRUA DA TRIORA (1760-1816)

Fra Giovanni, per non esporre le cristianità del Shen-Si a troppo gravi pericoli, si rifugiò nell’Hou-Pé, in attesa di ordini da parte di Mons. Salvetti. Anche là egli diede indubbia prova del suo disprezzo per qualsiasi pericolo, quando si trattava di guadagnare anime a Cristo. L’intera cristianità di Huo-Panh, spaventata dalle pene minacciate, aveva apostato. Appena il Beato ne venne a conoscenza, sprezzante della vita, decise di raggiungerla per ricondurla alla fede benché tutti coloro che vennero a conoscenza del suo disegno lo avessero sconsigliato. Il suo solito catechista si rifiutò di accompagnarlo, ma Fra Giovanni, anziché scoraggiarsi, vi andò in compagnia di un altro. Sul posto tanto fece e tanto esortò gli sventurati apostati da ricondurli in seno alla Chiesa.

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I SANTI TIMOTEO E TITO (I secolo)

Timoteo fu testimone delle sofferenze e delle fatiche sostenute dai due ardimentosi missionari (Paolo e Barnaba). Al fine della vita l’apostolo gli scriverà: “Tu poi hai seguito da vicino il mio insegnamento, la mia condotta, i progetti, la fede, la longanimità, la carità, la perseveranza, le persecuzioni, le sofferenze che mi sopravvennero ad Antiochia, a Iconio, a Listra. Quali persecuzioni ho subito!” (2 Tim. 3,10 s.).
S. Tito fu uno dei più cari e generosi collaboratori di S. Paolo nella propagazione del Vangelo tra i gentili. Non è improbabile che sia nato ad Antiochia, dal momento che là ha fatto conoscenza con S. Paolo e si è messo alla sua sequela. Con certezza possiamo affermare soltanto che era pagano (Gal. 2,3).

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B. MARIA DELLA PROVVIDENZA (1825-1871)

Il 1-11-1853, durante l’esposizione del SS. Sacramento, Eugenia si sentì mossa a fondare un’associazione di preghiere e di sacrifici per i defunti. Il giorno dopo si sentì ispirata a fondare una Congregazione con lo scopo di zelare la devozione alle anime del Purgatorio. Spaventata dalle difficoltà che tale opera richiedeva, chiese a Dio l’adempimento di alcune condizioni che si verificarono un po’ alla volta. Diceva, infatti, tra sé: “Se Dio vuole questa fondazione, vi riuscirò malgrado le apparenti contrarietà”. Ormai “folle di amore per le anime del Purgatorio”, con il consenso del suo confessore, fece, a dodici anni di distanza dal giorno della “sua conversione”, il voto eroico di carità per i defunti e lo portò al collo scritto su pergamena.

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B. GIAN PIETRO NEEL (1832-1862)

Gian Pietro nacque nel 1832 a Sainte-Catherine-sur-Riviere, nella diocesi di Lione. Dopo la prima comunione manifestò ai genitori il desiderio di farsi sacerdote. Felice di questa sua risoluzione la mamma gli fece apprendere le prime nozioni di latino presso il vicario d’Aubepin, e poi lo mandò nel seminario di Montbrison donde passò, per lo studio della filosofia, in quello d’Argentière. Mentre si preparava al sacerdozio il beato ebbe dal cielo l’ispirazione di farsi missionario. Durante le vacanze del 1855 fece domanda di essere ammesso nel seminario delle Missioni Estere di Parigi. Appena la sua richiesta fu accolta, nel mese di ottobre dello stesso anno partì per la capitale francese benedicendo Dio in cuor suo di poter attuare il Suo disegno.

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S. GIOVANNI BATTISTA della CONCEZIONE (1561-1613)

S. Giovanni Battista era persuaso che i superiori maggiori non gli avrebbero mai permesso una vera riforma. Decise perciò di recarsi a Roma per chiedere direttamente al papa Clemente VIII l’erezione della riforma trinitaria (1597). Giunse nella città eterna dopo cinque mesi di peripezie e sofferenze d’ogni genere. I Trinitari calzati gli si schierarono subito contro e gli fecero una guerra così accanita che il Santo si vide costretto a trasferirsi presso i Carmelitani spagnuoli di Santa Maria della Scala (Trastevere).

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S. GIROLAMO EMILIANI (1486-1537)

Altra caratteristica del Santo fu il suo completo abbandono alla divina Provvidenza. Sono numerosi i miracoli che egli adoperò per non lasciare mancare ai suoi orfani il cibo necessario. Alcuni dei pani, da lui moltiplicati, si conservarono per oltre 25 anni senza guastarsi, e si mostrarono prodigiosi per ogni malattia. Molte volte accade che medicando un infermo, questi a contatto delle sue mani acquistò istantaneamente la salute. Per allontanare da sé qualsiasi sospetto di potere taumaturgico, si procurò una bottiglia d’acqua e, mostrandola a tutti, attribuiva ad essa le prodigiose guarigioni che otteneva invece con le sue preghiere.

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S. GIOVANNA di VALOIS (1464-1505)

Un giorno, mentre supplicava Maria SS. ad insegnarle la maniera di piacerle di più, sentì rispondersi: “Figlia mia, non piangere. Verrà il tempo in cui fuggirai da questo mondo di cui temi i pericoli, istituirai un Ordine di religiose intento a cantare le lodi di Dio e a camminare sulle mie orme”. Dopo la celeste locuzione, alla giovane principessa parve di gustare la felicità soltanto standosene in solitudine. Non lasciava i suoi appartamenti che per recarsi in chiesa a pregare. Con volontari sacrifici cercava di corrispondere ai disegni di Dio su di lei e di acquistare la forza di resistere ai rudi colpi delle avversità.

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B. MARIA LUISA TRICHET (1684-1759)

Madre Maria Luisa fu un’educatrice nata. Guidata dalla regola, dalle istruzioni del Montfort, dai consigli dei Gesuiti, seppe impartire alle Figlie della Sapienza un insegnamento chiaro e ottenere da esse una perfetta disciplina nelle scuole e negli ospedali, un rispetto filiale per l’autorità. A contatto delle anime non mostrava né debolezze, né affettazione e tanto meno durezze, pur senza perdere di vista la raccomandazione che il Montfort le aveva fatto: “Osservate la regola e fatela osservare”.

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S. OSCAR o ANSGARIO (801-865)

Principale preoccupazione del nuovo arcivescovo fu la missione tra gli svedesi. Dovendo rimanere in sede, egli consacrò loro vescovo Gotberto, parente di Ebbene di Reims, il quale, dopo parecchi anni di apostolato, dalla reazione dei pagani fu costretto ad abbandonare il paese e trasferirsi ad Osnabrùck, la nuova sede che gli era stata assegnata. La sua opera fu continuata dal monaco Ardgaro. In seguito costui si ritirò verso il sud e la missione svedese rimase sospesa per un certo tempo. Oscar si diede con grande zelo a procurare il bene spirituale e corporale dei suoi fedeli facendo costruire chiese dove maggiormente ce n’era bisogno, erigendo ad Amburgo la cattedrale in onore di San Pietro e un monastero di benedettini. Amava riscattare gli schiavi, specialmente se fanciulli. Costoro li mandava al monastero di Turholt perché, sotto la guida dei monaci di Gorbia, fossero preparati alla predicazione del Vangelo.

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B. GIUSEPPE ALLAMANO (1851-1926)

Dopo l’ordinazione Don Allamano cominciò a frequentare come esterno il Convitto Ecclesiastico, eretto a Torino presso la chiesa di S. Francesco d’Assisi, dal teol. Luigi Guata (+1848), e da lui lasciato in eredità a S. Giuseppe Cafasso perché lo dirigesse e vi insegnasse la morale cristiana secondo i principi di S. Alfonso M. de’ Liguori. Nell’ottobre del 1876 Mons. Gastaldi nominò il beato direttore spirituale del seminario diocesano. Il regolamento auspicava per i formatori degli aspiranti al sacerdozio la laurea in teologia e l’aggregazione al collegio dei dottori. Per conseguirla l’Allamano fece tali sforzi che cadde gravemente malato con emottisi. Gli furono amministrati gli ultimi sacramenti, e furono fatte speciali preghiere per lui nel santuario della Consolata per la durata di tre giorni. Con grande sorpresa dei medici, in breve tempo il beato guarì. Non aveva ancora portato a termine il compito che Dio gli aveva assegnato da tutta l’eternità.

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