S. POLICARPO di SMIRNE (ca. 70-156)

S. Policarpo, secondo S. Girolamo, fu ordinato vescovo di Smirne dallo stesso S. Giovanni evangelista, al quale sarebbe succeduto verso l’anno 100. Per oltre cinquant’anni, con zelo e fortezza, governò la sua diocesi, e non è improbabile che esercitasse una certa autorità e un certo prestigio su più vaste zone dell’Asia minore, in quanto egli fu l’ultimo testimone dell’età apostolica.

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B. RAFFAELLA YBARRA de VILALLONGA (1843-1900)

Raffaella fu veramente eroica nella conformità al volere di Dio anche in mezzo alle prove più dolorose della vita. Nel 1875 improvvisamente le morì la sorella Maria del Rosario. Non aveva che 28 anni. Avendo lasciati orfani cinque figli, la beata li adottò incondizionatamente, e li amò come se fossero frutto delle proprie viscere, tanto si sentiva portata ad aiutare e confortare sventurati e malati. Convinta ormai che non abbiamo quaggiù dimora fissa, tutti i giorni cominciò a prendere parte alla Messa e a fare sovente la comunione. Sulla via della perfezione farà dei progressi più rapidi di mano in mano che i lutti si moltiplicheranno nella sua vita e scorgerà nuove luci soprannaturali alla lettura delle opere di spiritualità da lei intrapresa in seguito al suggerimento del suo primo direttore spirituale, Don Leonardo Zabala.

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I SETTE SS. FONDATORI dei SERVI di MARIA (sec. XIII)

Le notizie che riferiamo riguardo a questi sette fondatori le deduciamo dal Dialogo dell’origine dei Servi di Maria, scritto nel 1468 dal P. Paolo degli Ottavanti. Sappiamo soltanto che erano tutti mercanti fiorentini, e che vivevano pienamente nel mondo secondo la loro condizione di celibi o di vedovi. La fama della loro vita penitente si diffuse rapidamente anche nei dintorni della città, e non tardò a richiamare al loro romitorio persone desiderose di consigli o bisognose di preghiere.

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Presentazione del Signore al Tempio e la purificazione di Maria SS.

A chiusura del ciclo natalizio si celebra il 2 febbraio la festa della Purificazione di Maria. Per gli ebrei la legge mosaica prescriveva parecchie purificazioni rituali. La donna dopo il parto doveva compiere una purificazione speciale. Trascorsi i giorni dell’impurità la puerpera doveva far offrire al Tempio di Gerusalemme qualcosa come sacrificio di espiazione, e come olocausto. Tale festa è detta anche festa della Candelora, perché anticamente in tale giorno il clero e il popolo andavano in processione portando ceri accesi.  In tale giorno si usa benedire, prima della Messa, le candele che molti conservano poi gelosamente in casa, e accendono per devozione in occasione di malattie, morte, temporali, perché ad esse attribuiscono particolari poteri contro le forze della natura e contro gli spiriti maligni.

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S. ANGELA MERICI (1474-1540)

Nel 1497 o 1498, mentre si trovava nel villaggio di Brudazzo, vide la scala di Giacobbe su per la quale una turba di giovani, coronate di diadema e con un giglio in mano, salivano al cielo accompagnate ciascuna da un angelo. Una di esse, nella quale Angela riconobbe un’amica morta di recente, la esortò a fondare una comunità di giovani come quelle che vedeva. La santa non prese una decisione definitiva, ma raddoppiò le preghiere e accentuò le austerità dormendo sopra un letto fatto di rami e coperto da una stuoia, portando il cilicio, disciplinandosi più volte il giorno e nutrendosi di pane e acqua.

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SANT’AGATA (III secolo)

L’intrepida martire fu seppellita da pii fedeli in un cimitero cristiano che sorgeva nei sobborghi di Catania. L’anno successivo, nel giorno anniversario del martirio di Agata, la città fu minacciata dall’eruzione dell’Etna. Gli stessi pagani, pieni di venerazione per la martire, andarono a prendere il prezioso velo che copriva la sua tomba e l’esposero alla violenza della lava. L’eruzione vulcanica cessò all’istante. Nel corso dei secoli è tradizione che il miracolo si sia rinnovato altre volte. E’ naturale perciò che i catanesi la venerino come loro patrona e protettrice. Le feste in suo onore durano tre giorni.
 

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S. MUZIANO MARIA VIAUX (1841-1917)

Fratel Muziano fu apostolo nella vita religiosa mediante la totale dipendenza dai superiori nei quali vedeva riflessa l’immagine di Dio, anche se lo avviarono agli studi più contrari al suo gusto, e gli assegnarono per tutta la vita esclusivamente i più ingrati corsi speciali. Il Santo tutto accettò senza un lamento e si sforzò di essere fedele ai disegni di Dio su di lui. Esortò un giorno un religioso a fare altrettanto scrivendogli: “Si tenga unito al suo superiore: non ascolti i detrattori di coloro che rappresentano presso di lei la maestà divina; non conosca che un partito, quello del superiore. Il Signore si trova sempre con lui”.

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B. GIULIANO MAUNOIR (1606-1683)

Un sacerdote della parrocchia, vedendo che Giuliano preferiva passare in preghiera il tempo che i suoi coetanei passavano in trastulli, gl’insegnò i primi rudimenti del latino e lo mise in condizione di frequentare a Rennes, da esterno, il collegio dei Gesuiti (1620-1625). Giuliano non subì l’influsso delle cattive compagnie, anzi, da buon associato alla congregazione mariana, persuase alcuni condiscepoli a bruciare i libri perversi, altri a non frequentare le osterie, altri a moderare la passione del gioco. È considerato l’apostolo della Bretagna (Francia) a causa della straordinaria opera missionaria che vi svolse per quarantadue anni.

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S. PAOLA (347-406)

Attesta S. Girolamo che ella voleva tutto vedere, e che non la si poteva strappare da un luogo santificato dalla presenza del Signore senza condurla ad un altro. Tutta Gerusalemme fu testimone delle lacrime che ella versò sul sepolcro del Signore, e del dolore che provò alla considerazione della sua passione. Visitando la grotta di Betlemme sospirava: “Ed io, miserabile peccatrice, proprio io sono stata giudicata degna di baciare la greppia dove il Signore da bambino ha vagito? Di pregare nella grotta dove la Vergine Maria ha dato alla luce il Bambino Signore! È qui il mio riposo, perché questa è la patria del mio Signore! È qui che abiterò, dal momento che il Signore ha scelto questa terra!” (Ep. 108).

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S. GIACINTA MARESCOTTI (1585-1640).

Un suo fratello aveva la buona abitudine di spendere forti somme di denaro in suffragio dei defunti della propria famiglia. Suor Giacinta un giorno gli disse: “Dammi, te ne prego, ora che sono in vita, quella somma che vorresti impiegare per Messe in mio suffragio dopo la mia morte. Per amore di tanti poveri io sarei contenta di stare in Purgatorio qualche tempo di più”. Per consolare un carcerato una volta nascose nel ventre di un grosso pesce che aveva fatto cuocere una letterina piena di salutari ammonimenti e glielo mandò. Dei naviganti, sorpresi in alto mare da una furiosa burrasca, le si raccomandarono, esclamando: “Oh, Suor Giacinta, se è vero che sei così Santa, come tutti dicono, vieni ad aiutarci!”, ed ella apparve loro sulla nave, li condusse in porto e poi scomparve.

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