SANTA AGNESE DI PRAGA (1205-1282)

Proprio quando S. Agnese era in procinto di seguire gli esempi di S. Chiara d’Assisi, “pianticella primogenita di Frate Francesco”, da lui stabilita nel 1211 presso la chiesa di San Damiano affinchè servisse Dio nella più assoluta povertà, ricevette altre offerte matrimoniali prima da Enrico VII il quale aveva in animo di ripudiare Margherita d’Austria e sposare lei, allo scopo di rafforzare il suo potere nei confronti di Federico II, suo padre; e poi dello stesso Federico II, il quale non poteva guardare con indifferenza al fidanzamento del figlio. La santa ormai, giovane matura, non si lasciò allettare dalla possibilità di diventare regina. Preferendo a uno sposo terrestre quello celeste, per mezzo di uomini di fiducia, ne diede notizia a Gregorio IX (+1241). Il padre di tutta la cristianità la confermò nel santo proposito e le promise la sua protezione.

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B. ANGELA DELLA CROCE GUERRERO GONZALEZ (1846-1932)

Per compiere più facilmente la missione che il cielo le aveva affidato, la B. Angela camminava sempre alla presenza di Dio e si dedicava ogni giorno in modo eccezionale alla preghiera. Per rispetto a Gesù sacramentato, in chiesa restava sempre in ginocchio. Negli ultimi anni di vita le consorelle fecero costruire per lei un piccolo sgabello di legno perché potesse appoggiarvisi, specialmente durante l’adorazione al SS. Sacramento, che ogni domenica sera veniva esposto solennemente nella cappella di casa madre. Celebrava la solennità del Corpus Domini con entusiasmo. Per tutto il tempo in cui il SS. Sacramento veniva portato in processione per le strade di Siviglia, ella se ne stava con le consorelle prostrata in adorazione davanti all’altare.

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S. RUDESINDO (907-977)

Sua madre lo affidò al vescovo di Durmio, sotto la cui direzione Rudesindo fece rapidi progressi nella scienza e nella pietà. Aveva appena vent’anni quando, alla morte del prelato, fu scelto per succedergli. Spaventato di una simile incombenza, volle ricusarla, ma Dio lo avvertì di non fare resistenza. Lavorò con zelo alla santificazione del suo gregge, e stabilì dei monasteri in cui amava ritirarsi a pregare, studiare e meditare le divine scritture.

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B. GIOVANNA MARIA BONOMO (1606-1670)

La Bonomo trascorse un’infanzia molto edificante, poco interessata alle belle vesti o ad altre vanità. Ogni mattina si recava in parrocchia ad ascoltare la Messa. Ogni giorno recitava l’Ufficio della B. Vergine. Dio le aveva concesso di comprendere la lingua latina e di parlarla come se l’avesse studiata. Le aveva pure dato una grande intelligenza dei divini misteri motivo per cui era in grado di spiegarli ai bambini del vicinato o ai poveri che soccorreva nelle loro necessità.

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S. PIETRO NOLASCO (1189-1256)

Un giorno, come inizio della sua divina missione, si recò in Catalogna a visitare la celebre abbazia benedettina di Montserrat, ove fin da tempi antichissimi sorgeva un santuario mariano. Sciolse il voto che aveva fatto, e poi si diresse a Valenza ancora sotto la dominazione dei saraceni per consacrare la sua vita al riscatto dei cristiani. Per liberarne il più gran numero possibile questuò presso i suoi migliori amici. La sua opera fu criticata da molti, ma egli, senza perdersi di coraggio, non cessava di ripetere che bramava di essere caricato delle loro catene e di vendere se stesso pur di ridonare ad essi la sospirata libertà.

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B. GIUSEPPINA BAKHITA (c. 1865-1947)

A chi la conobbe, Suor Giuseppina diede l’impressione di essere “un angelo in terra”, una religiosa “straordinariamente virtuosa” benché non praticasse eccezionali penitenze. Essendo persuasa che doveva restare nel mondo tanto tempo quanto il Signore avrebbe voluto, senza mostrare preferenze e gusti, per lei tutto era buono, tutto era di troppo. In cima a tutte le sue aspirazioni c’era il desiderio di ubbidire sempre e con sollecitudine ai superiori. Non le mancarono difficoltà nella vita religiosa, sgarbatezze da parte di consorelle poco pazienti. Anziché confidare ad altre consorelle la sua angustia si limitava a dire: “Passa tutto: facciamo ogni cosa per il Signore”. A lui e di lui parlava sovente.

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S. FRANCESCO SAVERIO BIANCHI (1743-1815)

Il P. Bianchi per 12 anni s’impose un severo tenore di vita da cui mai si discostò se non per le confessioni, le visite ai malati nelle case e negli ospedali, i soccorsi ai poveri e alle fanciulle raccolte nei conservatori. Una volta ebbe necessità di andare a confessare le religiose del conservatorio di Santa Maria Maddalena di Barra mentre pioveva a dirotto. Un suo benefattore avrebbe preferito condurvelo con un tempo migliore, ma il Santo, esortandolo ad avere fiducia, insistette. Durante il viaggio tanto il postiglione quanto i cavalli non furono bagnati da una sola goccia d’acqua. (altro…)

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B. MARIA di S. IGNAZIO THEVENET (1774-1837).

Dopo l’approvazione della sua famiglia religiosa la fondatrice dedicò con preferenza le sue cure alle orfane della “Provvidenza”. Con tenerezza materna le chiamava le sue “piccole” mentre le lavava, le pettinava, le vestiva o mentre le correggeva. Difficilmente si rifiutava di accettarle anche quando le risorse erano scarse o non disponeva più di un letto. Si limitava allora ad esclamare: “Dio provvederà”. Ed effettivamente, nei momenti di maggiori ristrettezze economiche, giunsero alla porta di casa provvista di generi alimentari che non aveva ordinato. Di quelle ragazze diceva alle suore: “Anzitutto facciamone delle donne laboriose che sappiano fare economia e che siano la benedizione delle famiglie che formeranno più tardi”. Ogni mattina le visitava nei reparti in cui lavoravano e a contatto della loro irrequietezza si sentiva ringiovanire.

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NOSTRA SIGNORA di LOURDES

Si fece il segno della croce ed anch’io allora fui in grado di farlo. Dopo non ebbi più paura. Recitai il rosario; la fanciulla faceva scorrere i grani del rosario, ma le sue labbra non si muovevano. Mentre pregavo, la guardavo incantata. Aveva un abito bianco che le scendeva fino ai piedi, che erano quasi nascosti dalle pieghe, tranne la punta. Il vestito era chiuso attorno al collo da un’arricciatura da cui pendeva un cordone. Un velo bianco le copriva la testa, cadeva lungo le spalle, le braccia, fino a coprirle tutto il vestito. I piedi erano nudi e su di essi spiccava una rosa gialla. Un nastro azzurro le cingeva la vita e scendeva lungo la gonna. La catena del rosario era gialla e luminosa, e i grani bianchi, grossi, e lontani l’uno dall’altro. La fanciulla era giovane, viva e circondata da un’aureola di luce. Quand’ebbi finito il rosario mi salutò sorridendo, si ritirò e scomparve improvvisamente nella nicchia assieme alla luce radiosa che la circondava”.

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