S. COLETTA BOYLET (1381-1447)

Sotto la sua guida le religiose vivevano in assoluta povertà evangelica; digiunavano tutto l'anno, tranne la domenica; non mangiavano mai carne; d'inverno e d'estate camminavano a piedi nudi; vestivano un abito bruno con il cordone e il mantello. Per sovvenire i poveri Coletta non esitò a spogliare i monasteri anche del necessario. Dio la ricompensò moltiplicando miracolosamente le provviste. A Besançon il primo miracolo, a favore di una persona assalita da intollerabili dolori. Il demonio continuò a tormentarla visibilmente, per indurla a sospendere la sua opera riformatrice, ma, senza lasciarsi spaventare, ella si adoperò pure presso principi e predicatori, perché fosse rispettato da tutti il riposo festivo. Aveva orrore anche delle più piccole offese fatte a Dio.

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S. GIOVANNI GIUSEPPE DELLA CROCE (1654-1734)

Il Santo dovette superare opposizioni e calunnie prima di potersi stabilire in Napoli per curare i frati infermi. Vi riuscì nel 1704 dopo umiliazioni, patimenti e visite agli uffici burocratici della città. I suoi sudditi erano circa 200. Egli li visitò, a piedi, benché le sue gambe, coperte di piaghe, fossero sovente martoriate da interventi chirurgici. Si adoperò per far rifiorire tra essi la carità fraterna e la osservanza della disciplina. Ai rilassati non esitò di rimproverare la vita “cattiva e puzzolente in convento”. Ad un terziario indipendente, in pubblico refettorio disse: “Smettete, figliuolo, le vostre capricciose devozioni e mortificazioni e siate più ubbidiente. Più che disciplinarvi, praticate meglio i doveri del vostro stato”.

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B. GEREMIA STOICA DA VALACCHIA (1556-1625)

E’ il primo romeno, fratello laico cappuccino, ad essere elevato all’onore degli altari… Un giorno, sulla piazza del mercato dove si era recato per vendere il frutto del suo lavoro, Ion s’imbatté in un vecchio mendicante che gli disse: “Tu andrai al di là dei monti, in una terra che si chiama Italia. Percorrerai una strada lunghissima e avrai molto da soffrire, ma non avere paura perché non ti succederà alcun male. Giunto al termine del tuo viaggio ti metterai con amore e con gioia al servizio di un grandissimo signore e ne sarai magnificamente ricompensato”.

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B. PLACIDA VIEL (1815-1877)

Nel 1843 un uragano abbatté il campanile dell’abbazia. Madre Postel affidò allora a Suor Placida l’ingrato compito di andare nel mondo a questuare il denaro occorrente per ricostruirlo, nonostante la sua giovane età. La Beata, timidissima, si sforzò di ubbidire, ma al momento di varcare la soglia di casa, il coraggio le venne meno. Ritornò sui suoi passi e, piangendo, andò a buttarsi alle ginocchia della fondatrice che le disse: “Come, figlia mia, il tuo viaggio non è stato lungo! È questa la tua fede? Va’ a trascorrere una mezz’ora davanti al Santissimo Sacramento”. A partire da quel giorno il coraggio della Beata Placida non venne più meno.

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S. CASIMIRO, PRINCIPE DELLA POLONIA (1458-1484)

Nell’età in cui la maggior parte dei giovani si abbandona ai piaceri del senso, Casimiro seppe conservare integro il candore del suo animo a costo di grandi rinunce e rudi penitenze. Indifferente agli onori e alle ricchezze della terra, egli volle assicurarsi un posto nel regno dei cieli non vestendo con sfarzo, ma portando sovente il cilicio; non indulgendo alle mollezze, ma dormendo talvolta per terra; non soddisfacendo la gola, ma digiunando sovente e astenendosi, nei giorni prescritti, anche dai cibi più sostanziosi ordinatigli dai medici a motivo della sua cagionevole salute.

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B. PIETRO RENATO ROGUE (1758-1796)

Sentendosi chiamato a una vita di maggior perfezione, Don Rogue decise di entrare nella Congregazione dei preti della Missione dopo molte preghiere e lunghe riflessioni. Si recò quindi a Parigi per iniziare nel seminario di San Lazzaro il noviziato (25-10-1786), durante il quale ebbe modo di attingere alla fonte lo spirito di umiltà e carità di cui era animato il fondatore, S. Vincenzo de Paoli (+1660). Al termine dell’anno di prova il Beato fu rimandato a Vannes (1787) affinchè, sotto la direzione del signor Giovanni Le Gal, suo antico professore, insegnasse teologia ai chierici del seminario. In tale compito il P. Pietro seppe evitare gli opposti estremismi. Da tutti era amato perché possedeva un temperamento gaio e affidabile. Quando nella chiesa del seminario prendeva parte alle sacre funzioni era un diletto udirlo cantare, essendo dotato di una voce incantevole.

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B. LIBERATO WEISS e COMPAGNI (1675-1716)

Martire, secondo la Chiesa Cattolica, è colui che, volontariamente, preferisce subire la morte corporale piuttosto di rinnegare la fede in Dio. Al B. Liberato e ai suoi due compagni è stato riconosciuto questo titolo, perché, in Etiopia, preferirono lasciarsi lapidare dai monofisiti anziché rinnegare l’esistenza in Gesù Cristo delle due nature, quella divina e quella umana.

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B. INNOCENZO DA BERZO (1844-1890)

Al rigido controllo dei pensieri e dei sensi unì una calcolata distribuzione del tempo libero, all’uso frequente delle giaculatorie, una rigida mortificazione, specialmente degli occhi. Geremia Bonomelli, in quel tempo professore in seminario, depose nei processi canonici: “Il chierico Scalvinoni per l’ubbidienza, la modestia, la diligenza, l’umiltà, per un certo candore che traluceva da tutte le sue parole e azioni, conciliava gli animi di tutti i suoi compagni, dirò meglio che imponeva un certo rispetto e una cotale riverenza. Il solo vederlo edificava, benché facesse ogni cosa con tutta semplicità e fosse estremamente schivo di ogni singolarità”.

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B. TERESA EUSTOCHIO VERZERI (1801-1852)

Teresa si faceva la serva di tutte occupandosi della cucina e dei lavori più umili. In tutte le figlie spirituali ella cercò d’istillare sempre l’amore al lavoro. Nelle sue lettere sono frequenti gli accenni ai ricami di arredi sacri, da eseguire con sollecitudine per le chiese che li avevano ordinati. Diceva loro: “Sapete quanto bene potete fare con il vostro lavoro, quante anime potete salvare con i vostri guadagni! Senza andare nelle Indie per sostenere queste fanciulle nel corpo, voi mettete in salvo le loro anime che a Cristo costano sangue”. Nell’accettazione delle postulanti si atteneva a quanto raccomandava il fondatore: “Si badi, si badi alla testa; il resto verrà da sé se la testa è buona!”.

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B. CATERINA MARIA DREXEL (1858-1955)

Nella vita di Caterina Drexel è rimasto memorabile il 27-1-1887, giorno in cui fu ricevuta in udienza privata da Leone XIII (+1903) insieme alle sorelle. Con grande semplicità di spirito e zelo ella gli descrisse l’estrema necessità che avevano gli indiani e i negri degli USA di comunità missionarie che lavorassero per il loro riscatto. Il papa la guardò e, sorridendo, le disse: “Signorina, perché lei stessa non si fa missionaria?”. Il seme della parola di Dio non poteva cadere in terreno più fertile. Di ritorno a Filadelfia Mons. O’ Connor le scoprì il suo piano per la fondazione di una congregazione che lavorasse per i fini che le stavano tanto a cuore. La Beata veramente desiderava moltissimo darsi a Dio, ma in una comunità di vita contemplativa. Molto rifletté sulla proposta che le era stata fatta, molto pregò, e nella festa di S. Giuseppe del 1889 scrisse al suo direttore che accettava la sua proposta.

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