B. ANGELA SALAWA (1881-1922)

Quando il confessore la esortava a parlare più svelta, essa dimenticava tutto e le sue confessioni si prolungavano all’eccesso. Gli invidiosi ne mormoravano tanto che il P. Stanislao, sordo da un orecchio, impressionabile e rammollito di cervello, per evitare pettegolezzi prese, a torto, la decisione di non confessarla più. Tra le solite pettegole della zona correva voce che Angela fosse isterica e imbrogliona. Fu allora che il P. Stanislao, appena la scorse alla solita ora, sporse il capo dal confessionale e le disse con asprezza: “Vattene! Non voglio sentire la tua confessione”. Angela non riuscì a trattenere le lacrime. Si recò allora in una vicina chiesa e, mentre esponeva al Signore il suo senso di abbandono, si sentì dire dalla di lui ben nota voce: “Figlia mia, di che cosa ti preoccupi? Io non ti ho abbandonata”.

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B. MARIA EUGENIA DI GESÙ MILLERET DE BROUT (1817-1898)

Madre Maria Eugenia volle stabilire nella congregazione una vita contemplativa nutrita di silenzio, di adorazione del SS. Sacramento e dell’ufficio divino e una vita attiva alimentata dall’insegnamento della gioventù nei pensionati, negli orfanatrofi e nei ritiri. Con l’aiuto del Rev. d’Alzon ritoccò le costituzioni e lavorò alacremente per formare le sue figlie alla vita religiosa nelle 31 case da lei fatte sorgere in Francia, nella Spagna e nell’Inghilterra, specialmente dopo che ricevette dalla S. Sede il decreto di lode (1855) e riuscì a stabilire la casa madre ad Auteuil (1857), nei pressi di Parigi, con la cospicua eredità paterna.

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S. GIOVANNI OGILVIE (1579-1615)

Per sei settimane il Santo dimorò nella Scozia settentrionale, poi si stabilì a Edimburgo, presso Guglielmo Sinclair, avvocato al parlamento e fervente cattolico, per confermare nella fede i credenti, convertire gli eretici e confortare i carcerati, a costo anche della vita. Prima dell’alba celebrava la Messa e distribuiva la comunione ai pochi fidati che vi prendevano parte. Durante il giorno visitava i malati, i neofiti e sovente aveva appuntamenti con gli eretici e con coloro che offrivano speranza di conversione. Narra egli stesso: “Prima di essere catturato, la sera avevo l’abitudine di recitare il breviario nelle case degli eretici quando ero obbligato a pernottarvi; qualcuno che mi aveva spiato e udito bisbigliare a bassa voce, al lume di una candela, diceva che ero un mago”.

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S. GREGORIO DI NISSA (ca. 335-394)

San Gregorio fu oratore stimato, ma meno vivo del Nazianzeno, fu uomo di azione, ma inferiore a Basilio. Fu invece il più speculativo dei Cappadoci e il più profondo dei padri greci del secolo IV. Contro Eunomio, vescovo ariano di Cizico, difese energicamente dalle accuse suo fratello, e contro Apollinare di Loadicea rivendicò a Cristo un corpo umano e un’anima razionale. Nella controversia trinitaria rappresentò l’ortodossia cattolica e seguì la terminologia già fissata dagli altri cappadoci. Nella spiegazione teologica del dogma qualche volta fu molto audace, altre volte invece assai impreciso.

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S. FRANCESCA ROMANA (1384-1440)

Dio continuò a favorirla di visioni e rivelazioni soprattutto durante l’adorazione del Santissimo Sacramento e la meditazione della Passione del Signore. Ce ne sono giunte 97 perché la Santa le dettò al suo confessore. Impressionanti sono quelle che descrivono i suoi viaggi nel regno d’oltre tomba. Con mano sicura ella guidò alla perfezione le sue figlie spirituali, specialmente alla pratica della carità e dell’umiltà. Un giorno di gennaio alcune di loro non disdegnarono di seguirla fuori città per fare provvista di legna. Assalite dalla sete, Dio fece spuntare sui rami spogli di una vigna tanti grappoli d’uva quante erano le consorelle che l’avevano seguita. La bolla di canonizzazione parla di altri miracoli operati dalla Santa. Un giorno fece pranzare 15 sue Oblate con alcuni pezzi di pane che sarebbero bastati appena per 3 persone. Di quella moltiplicazione di pani ne avanzò un paniere. (altro…)

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S. DOMENICO SAVIO (1842-1857)

Assetato d’amore, il giovanetto avrebbe voluto accrescerlo, dormendo su pezzi di legno e di mattone, coperto d’inverno come d’estate, digiunando a pane e acqua, portando il cilicio, ma Don Bosco, che conosceva quanto precaria fosse la sua salute, gli consigliò di accettare soltanto le sofferenze quotidiane che gli provenivano dalle stagioni o dai compagni. Ad un certo momento anche le ricreazioni gli diventarono pesanti. Vedendolo ritirarsi in disparte, assorto in una muta contemplazione, il suo Maestro gliene chiese la ragione. “Mi assalgono le solite distrazioni (cioè le estasi) – rispondeva – e mi pare che il Paradiso mi si apra sopra il capo!”. Era persuaso che la sua vita volgesse al termine.

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S. CATERINA DA BOLOGNA (1413-1463).

Nella notte del venerdì santo, mentre pregava inginocchiata davanti al crocifisso, questi le parlò familiarmente dei dolori che aveva sofferto, fin dal primo istante del suo concepimento. Nella notte del Natale del 1445, mentre in coro recitava le consuete mille Ave Maria in onore del parto della Santissima Vergine, questa le apparve e le diede in braccio il celeste Bambino ancora in fasce. Caterina lo baciò, lo accostò al suo viso e, quando la visione disparve, il suo corpo emanò un soavissimo profumo. Poco tempo dopo, durante la Messa e l’ufficiatura in coro, il suo viso, bianco come latte nelle parti venute a contatto col Figlio di Dio, apparve agli occhi delle consorelle circonfuso di vivissima luce. A ricordo dei misteri della vita di Cristo e di Maria Santissima, compose in esametri latini l’opera Il Rosario.

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S. GIOVANNI DI DIO (1495-1550)

Il 20-1-1539 seppe che S. Giovanni d’Avila (+1569) avrebbe tenuto un sermone nell’eremo dei Martiri su San Sebastiano. Andò ad ascoltarlo e ne uscì misteriosamente sconvolto. Sentì così veemente il bisogno della misericordia di Dio che non trovò di meglio per fare subito penitenza dei propri peccati, che mettersi a gridare e percuotersi per strada, gettarsi per terra e ravvoltolarsi nelle pozzanghere, strapparsi i vestiti di dosso e sbattere la testa contro i muri. Quanti lo videro lo presero per pazzo. Giunto nella libreria fece a pezzi i libri o li regalò ai passanti insieme con il denaro che aveva messo da parte. Poi continuò ad agitarsi per le vie di Granada gridando e piangendo. Persone pietose, sul far della sera, lo condussero nella casa in cui era ospitato S. Giovanni di Avila.

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S. TERESA MARGHERITA DEL SACRO CUORE DI GESÙ (1747-1770)

Nel tempo in cui Anna Maria si disponeva a lasciare il monastero, il Signore le preparò in modo meraviglioso la vocazione al Carmelo. Un giorno di settembre 1763 ricevette una visita da una sua amica d’infanzia. Mentre tranquilla se ne ritornava nella sua cameretta, sentì risuonarle all’orecchio e più ancora nel cuore una voce che diceva: “Io sono Teresa di Gesù. Ti voglio tra le mie figlie”. Una forza misteriosa la spinse irresistibilmente in cappella. Davanti a Gesù sacramentato udì la stessa voce ripeterle: “Io sono Teresa di Gesù e ti dico che sarai tra poco nel mio monastero”. Quando fu ricondotta nella casa paterna, nulla di straordinario apparve nel suo modo di vivere. Fu sempre fedele alle pratiche di pietà, soave nei modi, caritatevole con tutti e desiderosa di sacrificio.

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SS. PERPETUA E FELICITA (+202)

Vibia Perpetua, nobildonna di ventidue anni con un figlio lattante, e Felicita, schiava, in stato di avanzata gravidanza, mentre si preparavano a ricevere il battesimo, furono arrestate a Thuburbo minus insieme con Revocato, Saturnino e Secondulo…La vigilia del supplizio ai condannati alle belve fu preparato un lautissimo banchetto in pubblico secondo la consuetudine. Al popolo, accorso curioso a vedere, essi parlarono con la solita franchezza, minacciando il giudizio di Dio, dicendosi felici di essere destinati al martirio. Di fronte a tanta fortezza d’animo numerose persone si convertirono. Quando giunse il giorno della festa si recarono all’anfiteatro trepidanti non di timore, ma di gioia. Perpetua entrò nell’arena cantando a gran voce un salmo, Revocato, Saturnino e Saturo rivolgendo pacate parole di ammonimento alla folla.

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