S. PELLEGRINO LAZIOSI (1265-1345)

(…) ogni giorno celebrò la Messa con somma devozione. Aveva un così alto concetto della purezza con cui il sacerdote deve trattare i divini misteri che, nonostante l\’intemerità della sua vita, non osava accedere all\’altare senza essersi prima purificato nel tribunale della penitenza. Iddio gli aveva concesso il dono delle lacrime, ed egli se ne serviva sovente per piangere i peccati propri e quelli degli altri.

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SS. AGOSTINO SCHOEFFLER (1822-1851) e LUIGI BONNARD (1824-1852)

Di tutti i cristiani e missionari martirizzati nel Tonchino e nella Cocincina (Vietnam), i Papi, a partire da Leone XIII ne beatificarono centinaia. Non sappiamo con certezza quando il cristianesimo fu introdotto in quei paesi la cui evangelizzazione regolare e sistematica fu iniziata nel 1627 dal P. Alessandro de Rodhes SJ.

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S. RICCARDO di CHICHESTER (1197-1253)

Riccardo intraprese diversi viaggi per il bene della diocesi e della Chiesa universale. Innocenzo IV, il debellatore dell\’imperatore Federico II (fl250), lo incaricò di predicare per tutta l\’Inghilterra la settima crociata per la liberazione della Terra Santa dalle mani degli infedeli. Egli vi si dedicò con grande zelo e in tutte le città e paesi in cui giunse organizzò la raccolta delle elemosine per aiutare la spedizione di S. Luigi IX, re di Francia.

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S. UGO di GRENOBLE (1053-1132)

Il Santo non si curava delle novità del mondo perché considerava bagattelle quanto si riferiva a questa misera vita. Non prestava orecchio alle mormorazioni. A tavola sovente si vedeva piangere alla lettura di qualche libro edificante. Per meglio conservare in sé la disposizione al dolore sensibile, egli supplicava il lettore di ripetere due o tre volte il brano che lo aveva intenerito.

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S. PIETRO REGALADO (1390-1456)

Il santo fu favorito del dono delle lacrime che versava a torrenti specialmente durante la Messa. Più volte i frati lo videro circondato da una nuvola splendente, sollevato da terra e coronato di fiamme. Una notte gli abitanti di Aguilera accorsero al convento credendo che fosse scoppiato un incendio. La fiamma che avevano visto elevarsi sopra il tetto di esso partiva invece dal cuore ardente di Pietro. La notizia dello strabiliante prodigio fece accorrere anche il vescovo di Osma. Verso mezzanotte egli vide delle fiaccole che formavano una corona luminosa sul tetto del convento. Vi si recò subito, e trovò il santo immerso nella meditazione, con il petto infiammato come una fornace accesa.

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S. LEONARDO MURIALDO (1828-1900)

Il Santo, essendo fornito di una discreta fortuna, si era proposto di fare il sacerdote pio e studioso, convinto che, in quel tempo di lotte anticlericali, occorressero ministri di Dio che possedessero una virtù eroica e una buona cultura.(…) Nel suo anelito di redenzione per la classe operaia, il Murialdo non tentò vie solitarie. Egli s\’inserì nei movimenti che il laicato cattolico aveva suscitato per infondere nella società un soffio rinnovatore. Fu un apostolo della collaborazione fiduciosa e aperta del clero e del laicato, un animatore delle organizzazioni cattoliche. Nel 1875 prese parte al secondo Congresso dei cattolici italiani a Firenze e con i dirigenti propugnò la costituzione di un comitato generale permanente dell\’Opera dei Congressi. Quegli uomini erano portati per cultura ed estrazione familiare a dividersi nella ricerca dei metodi per realizzare gli ideali.

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B. GIUSEPPE SEBASTIANO PELCZAR (1842-1924)

Nel mese di Ottobre 1869 Don Pelczar fu trasferito nel seminario di Przemys’l con l’incarico di prefetto e di professore. Fin d’allora si distinse per la difesa che fece del primato e dell’infallibilità papale, provocando reazioni negli ambienti dominati dai radicali. Un anno dopo, gli fu affidato l’insegnamento della teologia pastorale. Egli molto lo amò, perché gli offriva l’occasione di formare gli alunni allo spirito sacerdotale. Nella primavera del 1873 pubblicò la sua prima opera intitolata: Vita spirituale. Nel 1924 aveva già raggiunto l’ottava edizione. Durante il suo episcopato darà alle stampe altri 42 libri di complessive 27.503 pagine in cui, con grande erudizione, prudenza e sollecitudine pastorale, difenderà la fede cattolica dal modernismo, dal socialismo e dalla massoneria. Nello stesso tempo nei fedeli inculcherà la devozione al S. Cuore di Gesu e alla Vergine SS.

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B. FRANCESCO FAA DI BRUNO (1825-1888)

Nel 1840 il giovanotto fu ammesso alla Regia Accademia Militare di Torino da cui uscì nel 1846 con il grado di Luogotenente. Anche in quel tempo il Beato si distinse non soltanto per l’impegno nello studio, soprattutto della matematica, ma per la serietà di vita e di pietà. Sovente si recava all’oratorio di Don Bosco in Valdocco, vestito da ufficiale, per servire la Messa e fare la comunione. Non gli mancarono motteggi e sarcasmi da parte dei compagni libertini, ma a tutti egli s’impose con l’aperta professione di fede e la vita intemerata. E risaputo che non beveva e non fumava, non prendeva parte a balli e a feste di società.

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S. LUCIA FILIPPINI (1672-1732)

La Filippini, non contenta di dedicarsi alla scuola, alla formazione delle aspiranti alla vita religiosa, agli esercizi di pietà, estese il suo zelo anche alle donne di Montefiascone. Per abituarle a vincere il rispetto umano, le radunava nei giorni di festa percorrendo le vie della città con un crocifisso in mano e facendo suonare ogni tanto un campanello da chi l’accompagnava. Al canto delle Litanie le conduceva in chiesa per la spiegazione della dottrina cristiana, e in duomo per la recita del rosario e il canto dei Vespri. Compiva così quanto il cardinale le aveva scritto pensando alle rovine della sua diocesi: “Lucia, Lucia, andate per tutte le strade e per tutte le piazze, e cercate storpi, zoppi e deboli, e fate che questo luogo sia pieno”.

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B. DIEGO GIUSEPPE DA CADICE (1743-1801)

Ai vaccari che trovò, Fra Diego rivolse come al solito una buona parola, ma uno di loro, che non si confessava da 9 anni, se ne fece beffe. La mattina dopo, mentre conduceva il bestiame al pascolo, ebbe la sfrontatezza di dire a Fra Diego: “Padre, vede quel toro? Se riesce a farlo mettere in ginocchio, mi confesserò io pure”. Investito dallo spirito di Dio il Beato si rivolse all’animale e gli disse: “Fratello toro, fermati!”. L’animale furente si arrestò all’istante. Fra Diego gli si accostò e il toro si mise in ginocchio tra lo stupore dei vaccari. Alla vista di quel prodigio, il peccatore si arrese e detestò i propri trascorsi.

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