S. GIOVANNI D’AVILA (1500-1569)

La grandezza di questo sacerdote secolare, apostolo dell\’Andalusia (Spagna), è stata riscoperta in questi ultimi tempi. Studi approfonditi di specialisti hanno permesso l\’edizione critica delle sue opere. Giovanni esercitò il ministero apostolico in varie città dell\’arcidiocesi di Siviglia, insegnando il catechismo ai bambini e la pratica della meditazione agli adulti, dando lezioni di Sacra Scrittura e trascorrendo molte ore nel confessionale. Il suo esempio fu contagioso. Numerosi sacerdoti si sentirono attratti dal suo genere di vita, lo assecondarono, si misero alla sua sequela per condividerne le austerità e lo zelo a favore delle anime.

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B. ROSA VENERINI (1656-1728)

Rosa, sotto la guida del P. Domenico Balestra S.J., radunò in casa alcune donne, per la recita del S. Rosario. La beata si avvide subito che tante di loro ignoravano persino i primi rudimenti della fede. Decise allora di sostituire al rosario una vera scuola di catechismo. I frutti che ottenne furono tanto copiosi che i parroci la supplicarono a continuare l\’opera intrapresa. Nasceva così la Congregazione delle Maestre Pie che, sotto la guida del P. Ignazio Martinelli S.J. (1633-1716), si sarebbe propagata rapidamente negli Stati Pontifici.

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B. MARIA TERESA DI GESÙ GERHARDINGER (1797-1879)

Le stava sommamente a cuore la propagazione della fede tra i popoli ancora non credenti. Molto riconoscente si dimostrò verso coloro che la sostennero nelle sue iniziative. Ordinò difatti alle suore di pregare, quattro volte al giorno in comune, per tutti i benefattori vivi e defunti della congregazione. Speciali preghiere e penitenze ella fece per le religiose che con lei condivisero le fatiche degli inizi.

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B. GIOVANNI MARTINO MOYE (1730-1793)

Quando, durante la rivoluzione francese, fu imposto ai sacerdoti di giurare la costituzione civile del clero, il Moye incoraggiò i confratelli alla resistenza finché fu costretto a rifugiarsi a Treviri con le Suore e il noviziato. Si preparò alla morte trascorrendo il tempo nel pregare, nell\’assistere i poveri e nel visitare i malati dell\’ospedale, a contatto dei quali contrasse il morbo che lo portò alla tomba. Pio XII lo beatificò il 21-11-1954.

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B. EDOARDO GIUSEPPE ROSAZ (1830-1903)

La glorificazione di Mons. Rosaz, vescovo di Susa, aumenta la schiera dei beati e dei santi che fecero onore alla Chiesa che è in Piemonte nel secolo XIX. Il beato nacque a Susa il 15-2-1830. Il savoiardo Romualdo, agiato mugnaio, lo ebbe da Giuseppina Dupraz, ultimo di otto figli. Il giorno dopo i genitori lo fecero battezzare nella cattedrale parrocchia di S. Giusto martire con i nomi di Felice, Edoardo e Giuseppe, e gli impartirono una formazione religiosa solida e genuina. Crebbe fragile di salute motivo per cui non gli fu possibile frequentare la scuola pubblica. Un privato maestro gli impartì in casa lezioni di grammatica e matematica.

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S. TEODOSIO DI PECERSK (+1074)

La Russia antica ha trovato il suo ideale di vita religiosa nella persona di S. Teodosio di Pecersk. L\’influsso che egli esercitò sulla spiritualità russa fu grandissimo, anche se lasciò soltanto pochi, ma bellissimi discorsi ai monaci. Egli fu pure il confessore e il direttore spirituale di principi e cortigiani, di ministri e guerrieri. E evidente che con questi contatti egli esercitò un salutare influsso sulla società russa e la radicò in Dio. Colui che è considerato il fondatore e il modello del monachesimo russo morì nella sua laura il 3-5-1074. Fu canonizzato nel 1108 da un concilio di vescovi russi riuniti a Kiev. La laura di Pecersk resta ancora oggi un luogo di pellegrinaggio caro a tutti i credenti.

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B. FRANCESCO DE MONTMORENCY LAVAL (1623-1708)

Per sete di lucro, le autorità civili della colonia (Canada) non fecero cessare il nefasto commercio di bevande alcoliche con gli indigeni i quali, quando erano ubriachi, trasformavano i loro villaggi in "una vera immagine dell\’inferno". I rapporti tra il vescovo e le autorità civili al riguardo divennero molto tesi tanto che, nel novembre del 1678, Mons. de Laval ritenne necessario, nonostante il suo cattivo stato di salute, recarsi di nuovo in Francia per sostenere presso il re la necessità di proibire detto commercio. Luigi XIV preferì seguire una via di mezzo: vietare rigorosamente il commercio delle bevande alcoliche nei paesi e nelle città, permetterlo nelle selve lontane. Il beato ne accettò il decreto solamente per evitare mali maggiori, ma fino a che visse non cessò di contrastare l\’infausto commercio.

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S. GOTTARDO DI HILDESHEIM (960-1038)

L\’intraprendente pastore (…) si mostrò subito molto vigile custode del gregge che gli era stato affidato, stabilì nel capitolo della cattedrale una perfetta disciplina canonica, fu assiduo al coro, parco e austero con se stesso, misericordioso con i peccatori pentiti, generoso con i poveri, sollecito verso i sofferenti. Il popolo lo accolse con gioia, il clero lo amò, i religiosi cercarono di imitarne gli esempi.

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