S. IVO DI HELORI (1253-1303)

Figlio di un modesto gentiluomo bretone, fu allevato piamente da sua madre. A Parigi studiò teologia ed altro per dieci anni alla scuola di s. Bonaventura. Poi il suo vescovo lo richiamò come ufficiale di giustizia ecclesiastica consacrandolo sacerdote. Nel tribunale divenne l’avvocato di tutte le cause dei poveri ed infelici, istituendo per primo il patrocinio gratuito. Il grande fervore di santità che lo animava, lo spinse a predicare sempre più spesso. Ebbe l’incarico dal suo vescovo di curare la parrocchia di Tredez e poi quella di Louannec, che sollevò dalle miserevoli condizioni spirituali in cui si trovavano. Non tralasciò la predicazione nelle altre parrocchie, dove si recava portando con sé solo la Bibbia e il Breviario. Nel 1298 si ritirò nel suo castello di Kermartin dove morì il 19 maggio 1303.

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S. MARIA ANNA de PAREDES Y FLORES (1618-1645)

E\’ la prima santa francescana in America Latina. Rimasta orfana dei genitori si consacrò a Dio; e iniziò nella sua casa un particolare tipo di vita ascetica, dedicandosi all’orazione, al digiuno e ad altre pie pratiche. Tentò anche di recarsi tra gli Indios pagani per portare loro la fede. Accolta poi nel Terz’Ordine Francescano, si dedicò con grande generosità all’assistenza degli indigeni poveri e dei neri e all’aiuto spirituale ai suoi concittadini. Fu proclamata Patrona dell’Ecuador; canonizzata da Pio XII nel 1950.

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S. TEOFILO DA CORTE (1676-1740)

Nato a Corte, in Corsica, nel 1676 entrò dapprima tra i Cappuccini, poi passò ai Frati Minori Osservanti tra i quali rimase prendendo il nome di Teofilo. A Napoli, venne ordinato prete nel convento di Santa Maria la Nova nel 1700. Visse per dodici anni con san Tommaso di Cori – dal quale fu molto influenzato – nel convento laziale di Civitella San Sisto (oggi Bellegra) sui Monti Prenestini, dove era il padre guardiano. Percorse, predicando, tutta la Sabina e la zona di Subiaco. Poi, per ristabilire la presenza francescana in Corsica, l\’ordine pensò a lui. Quindi tornò sull\’isola natìa e divenne padre guardiano della nuova fondazione di Zúani. Morì a Fucecchio, in Toscana nel convento da lui fondato, nel 1740. È stato proclamato santo nel 1930.

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S. MATTIA APOSTOLO (I secolo)

Mattia viene chiamato a ricomporre il numero di dodici, sostituendo Giuda Iscariota. Viene scelto con un sorteggio, attraverso il quale la preferenze divina cade su di lui e non sull\’altro candidato – tra quelli che erano stati discepoli di Cristo sin dal Battesimo sul Giordano -, Giuseppe, detto Barsabba. Dopo Pentecoste, Mattia inizia a predicare, ma non si hanno più notizie su di lui.

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S. GIOVANNA D ARCO (1412-1431)

Figlia di contadini, analfabeta, lasciò giovanissima la casa paterna per seguire il volere di Dio, rivelatole da voci misteriose, secondo le quali avrebbe dovuto liberare la Francia dagli Inglesi. Ottenne grandi vittorie con cui raggiunse tale fine. Ma, lasciata sola, nel 1430 fu fatta prigioniera dai Borgognoni, che la cedettero agli Inglesi. Tradotta a Rouen davanti a un tribunale di ecclesiastici inglesi, dopo estenuanti interrogatori ed un iniquo processo fu condannata per eresia ed arsa viva. Fu riabilitata nel 1456. Nel 1920 Benedetto XV la proclamava santa.

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S. CATERINA da SIENA (1347-1380)

In un tempo in cui gli odi mortali, la peste, la lebbra e il cancro facevano strage di anime e di corpi, la santa, munita di un bastone e di una lanterna, entrava nelle case dei contendenti per mettere pace, nei lazzaretti e negli ospedali per servire, consolare, convertire e aiutare a ben morire i sofferenti. Dio la ricompensava con grandi e continue visioni. "Io sarò sempre con te, le disse un giorno, sia che tu vada o che ritorni, e porterai l\’onore del mio nome e la mia dottrina a piccoli e grandi, siano essi laici, chierici e religiosi. Metterò sulla tua bocca una sapienza alla quale nessuno potrà resistere. Ti condurrò davanti ai pontefici, ai capi delle chiese e del popolo cristiano affinché, per mezzo dei deboli, come è mio modo di fare, io umilii la superbia dei forti".

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S. BEDA VENERABILE (672-735)

Trascorse tutta la sua vita nel monastero di Jarrow in Inghilterra,  dedicandosi solo alla preghiera, allo studio e all\’insegnamento. Della sua vasta produzione letteraria restano opere esegetiche, ascetiche, scientifiche e storiche. Tra queste c\’è l\’Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum, un\’opera letteraria universalmente riconosciuta da cui emerge la Romanità (o meglio l\’universalità) della Chiesa. 

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S. AGOSTINO DI CANTERBURY (1605)

Abate benedettino. Venne inviato da San Gregorio Magno ad evangelizzare l\’Inghilterra, ricaduta nell\’idolatria sotto i Sassoni. Qui convertì re Edilberto, che aveva sposato la cattolica Berta, di origine franca, e che aiutò Agostino permettendogli di predicare in piena libertà. Il Natale seguente più di diecimila Sassoni ricevettero il battesimo. Il Papa nominò arcivescovo e primate d\’Inghilterra Agostino, che cercò di riunire la Chiesa bretone a quella sassone senza però riuscirci. Suo grande merito è stato quello di aver convertito quasi tutto il regno di Kent.

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S. GIOVANNI BATTISTA DE ROSSI (1698-1764)

Nacque nel 1698 a Voltaggio, in provincia di Genova ma a 13 anni, per motivi di studio, si trasferì a Roma. Qui fu colto dai primi attacchi di epilessia, malattia che lo avrebbe fatto soffrire sempre. Ordinato sacerdote, l\’8 marzo 1721, diede ancora più slancio al suo apostolato tra gli studenti, i poveri e gli emarginati. Fondò la Pia Unione dei sacerdoti secolari di Santa Galla dal nome di un ospizio maschile da lui diretto. Giovanni ne volle uno anche per donne e lo dedicò a Luigi Gonzaga. Dopo l\’aggravamento dell\’epilessia negli ultimi mesi di vita, che lo costrinse a un vero e proprio calvario, morì il 23 maggio 1764. Fu canonizzato da Leone XIII l\’8 dicembre 1881.

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B. LUDOVICO ZEFIRINO MOREAU (1824-1901)

Trascorse la sua vita in una grande semplicità e quasi come un anacoreta, sempre intento alla preghiera e alla guida del suo popolo. La S. Sede, nel 1893, gli diede un coadiutore nella persona di Mons. Massimo Decelles al quale lasciò la cura degli affari temporali della diocesi. Costui, nei processi canonici, attestò che la piena devozione al Papa, che inculcò nei diocesani, "fu veramente uno dei tratti più caratteristici della sua anima e della sua pietà. Per lui Chiesa e Papa formavano una cosa sola. Egli amava il Papa con lo stesso amore con cui amava la Chiesa: con la stessa tenerezza, con lo stesso zelo, con la stessa fede".

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