RISPETTO E GENTILEZZA

Bisogna inculcare nel fanciullo una gentilezza che venga dal cuore: virtù cristiana per eccellenza, figlia del rispetto e della carità. Però la gentilezza, logicamente, dovrà sviluppare il senso del rispetto e suggerirà tanti piccoli atti di carità in un’epoca in cui l’egoismo è in voga in tanti, quasi fossero soli o fossero il centro di tutto.

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“Antimoderno” pedagogico (I)

“Se l’educazione cristiana, pur impartita in ottimi istituti e da eccellenti maestri, non appare così vigorosa ed effettuale qual si desidererebbe, ciò si deve al fatto che l’educazione e l’istruzione non sono concepite a fondo e coerentemente da un punto di vista filosofico e teologico cristiano moderno”.

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RIPOSO E DISTRAZIONI

II gioco non ha per i fanciulli il medesimo significato che ha per i grandi. Per l’adulto è un passatempo, una distrazione; per il ragazzo, invece, è la cosa più seria del mondo, si potrebbe dire la principale occupazione. Perciò è molto importante che i genitori, pur interessandosi del gioco dei figli, evitino di turbarlo con interventi intempestivi.

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ADOLESCENZA

E’ l’età in cui il fanciullo cessa di essere tale e non è ancora adulto; in cui si produce una specie di squilibrio in vista di un equilibrio e della conquista della personalità, che renderanno a poco a poco questo bambino non solo un giovane o una giovane qualsiasi, ma quel giovane o quella giovane.

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EDUCARE LA VOLONTÀ

Un Curato che ha esercitato molta influenza nella sua parrocchia, don Marco, Curato di S. Nicola di Troyes, in una lettera aperta ai padri e alle madri diceva: ” Vedo molti genitori… Essi mi supplicano di fare qualcosa dei loro bimbi. Vedo anche molti fanciulli… li conosco, ma una cosa manca a tutti: l’abitudine allo sforzo. Non sono stati formati su questo punto non si esige abbastanza da essi… si lascia passare… si capitola. Sono buoni, forniti di immense risorse, si potrebbe ottener molto dalla loro buona natura. Malauguratamente si lasciano vivere… Non hanno molta buona volontà… E il male dell’epoca. Bisogna assolutamente rimediare..sviluppare in essi l’energia. È urgente: essi portano in sé l’avvenire “.

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La pastorale dei divorziati

In molti paesi, i divorzi sono diventati una vera “piaga” sociale (cf. Gaudium et spes, n. 47). La statistica sta a indicare una continua crescita dei fallimenti anche tra coloro che sono uniti nel sacramento del matrimonio: “questi uomini e queste donne sappiano che la Chiesa li ama, non è lontana da loro e soffre della loro situazione. I divorziati risposati sono e rimangono suoi membri, perché hanno ricevuto il battesimo e conservano la fede cristiana”.

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NEL PRIMO CENTENARIO DELLA MORTE DI SAN GIOVANNI BOSCO.

Lettera di Giovanni Paolo II. S. Giovanni Bosco nei quasi 73 anni della sua vita fu testimone di profondi e complessi mutamenti politici, sociali e culturali: moti rivoluzionari, guerre ed esodo della popolazione dalle campagne verso le città, dal sud verso il nord: tutti fattori che incisero sulle condizioni di vita della gente, specialmente dei ceti più poveri. Di fronte a questa massa sradicata filantropi, educatori, ecclesiastici si sforzano di venire incontro ai nuovi bisogni. Emerge fra essi in Torino don Bosco per la sua chiara ispirazione cristiana, per l’iniziativa coraggiosa e per la diffusione rapida della sua opera in cui si sente quasi guidato per mano dal Signore e dall’intervento materno della Vergine Maria.

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