Il Magistero sociale – PIO XI (3/4)

Sul matrimonio, nota Pio XI, circolano numerosi errori in versioni apertamente anticristiane o anche in versioni “moderate”, ma non meno pericolose. La radice di questi errori è la negazione della vera natura del matrimonio, istituzione divina, ritenendolo invenzione degli uomini che gli uomini quindi possono cambiare, o di cui possono creare nuove forme (come il matrimonio “temporaneo” o “ad esperimento”). Errori specifici attaccano poi i tre beni del matrimonio; la prole, la fedeltà e il sacramento. (altro…)

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Il Magistero sociale – Introduzione

II Concilio Vaticano II nel delineare i compiti dei laici nella Chiesa così li esorta: “imparino soprattutto i principi della dottrina sociale e le sue applicazioni, affinché si rendano, capaci sia di collaborare, per quanto loro spetta, al progresso della dottrina stessa, sia di applicarla debitamente nei singoli casi”… (altro…)

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Il Magistero sociale – PIO XI (4/4)

Dal punto di vista teorico l’avversione alle associazioni di apostolato rivela la tesi secondo cui “la Chiesa, il Papa devono limitarsi alle pratiche esterne di religione (Messa e Sacramenti) e il resto dell’educazione appartiene totalmente allo Stato”. La Chiesa non si accontenta della libertà di celebrare i Sacramenti; i diritti inviolabili delle anime comprendono non solo quello di pregare, ma anche quello di “partecipare i tesori della Redenzione ad altre anime, collaborando alla attività dell’Apostolato Gerarchico”. (altro…)

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Il Magistero sociale – PIO XII (1/3)

Pio XII ricorda i quarant’anni dalla consacrazione del mondo al Sacro Cuore da parte di Leone XIII, e – accennando anche al pontificato di Pio XI, che aveva tanto ribadito la dottrina della regalità sociale di Gesù Cristo – nota che nell’ultimo quarantennio si sono viste “aumentare sempre più le schiere dei nemici di Cristo” e anche di quei “cristiani più di nome che di fatto” che nell’ora della prova vengono meno…. (altro…)

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Il Magistero sociale – PIO XII (2/3)

Tutta la dottrina sociale, da Leone XIII al Concilio Vaticano II, ribadisce che la Chiesa non impone alcuna forma di governo, ma si riserva di giudicarle tutte e di enunciare per ognuna le condizioni di legittimità. Pio XII distingue la “vera” democrazia, conforme alla dottrina sociale della Chiesa, dalla democrazia falsa e illegittima che purtroppo ha spesso prevalso nel mondo moderno. (altro…)

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Il Magistero sociale – PIO XII (3/3)

L’ordine che la Chiesa tutela, e che l’organizzazione degli Stati deve rispettare, è “l’ordine normale e organico che regge i rapporti particolari degli uomini e dei diversi popoli”. “Nessuna organizzazione del mondo sarebbe vitale se non si. armonizzasse con 1’insieme delle relazioni naturali”, cioè con questo ordine organico, che deriva dalla natura delle cose, dalla storia e dalle tradizioni dei singoli popoli, che rispetta le differenze e le diversità tra i singoli, i gruppi, le etnie, le classi, sociali. Alla nozione di ordine organico si contrappone “l’ingranaggio di un unitarismo meccanico”. (altro…)

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Il Magistero sociale – GIOVANNI XXIII

La “Chiesa, “madre e maestra di tutte le genti”, ha sulla terra un duplice compito: in primo luogo “santificare le anime”, ma anche – in secondo luogo – “preoccuparsi delle esigenze terrene dei popoli” mostrando, con la sua dottrina sociale, quali siano gli ordinamenti più conformi alla dignità della persona umana e al suo destino eterno. (altro…)

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Il Magistero sociale – Paolo VI

Lo sviluppo “non si riduce alla semplice crescita economica” e anzi “verrebbe compromesso ove si deteriorasse la vera scala dei valori” che comprende certo anche la crescita del benessere materiale, ma che ha al suo vertice i valori morali e spirituali. La tentazione di rovesciare la scala dei valori, che ha al suo vertice “Dio, che ne è la sorgente e il termine”, mettendo al primo posto gli interessi economici e materiali, non è purtroppo monopolio delle persone e dei popoli più ricchi. (altro…)

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La prospettiva degli XENOTRAPIANTI

DOCUMENTO DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA

LA PROSPETTIVA DEGLI XENOTRAPIANTI

ASPETTI SCIENTIFICI E CONSIDERAZIONI ETICHE 26.09.2001

INTRODUZIONE

La chirurgia sostitutiva (trapianti) rappresenta la terapia d’elezione per diverse patologie umane. Tuttavia il fattore di limite al numero di trapianti che si possono effettuare è la carenza di organi e tessuti umani1. Lo xenotrapianto, ovvero il trapianto di organi, tessuti o cellule di una specie animale in un’altra specie, se applicato all’uomo, offrirebbe la possibilità di una enorme riserva di organi, tessuti o cellule per i trapianti rimediando così alla carenza “cronica” di donatori umani.

Prima, però, che lo xenotrapianto possa diventare una realtà clinica, è necessario risolvere alcuni problemi pratici. Uno di essi è il rigetto, processo mediante il quale il corpo della persona che riceve il trapianto (ricevente) cerca di sbarazzarsi del trapianto stesso. Un altro problema è assicurare il corretto funzionamento del trapianto nel nuovo ospite, superando la barriera di specie. Inoltre vi è la necessità di minimizzare la possibilità di introduzione, attraverso il trapianto, di nuovi agenti infettivi nella popolazione umana.

Oltre ai problemi scientifici, lo xenotrapianto solleva poi altre questioni che richiedono considerazioni di natura teologica, antropologica, psicologica ed etica, nonché l’esame di problematiche legali e di questioni procedurali.

PRIMA PARTE – ASPETTI SCIENTIFICI

Cenni storici

1. Fino ad oggi, abbiamo un’esperienza molto limitata di trapianti xenogenici (cioè, provenienti da specie diversa da quella del ricevente) di organi o tessuti in riceventi umani. I primi tentativi, compiuti usando la terapia immunosoppressiva per i pazienti riceventi, al fine di prolungare la sopravvivenza dell’organo trapiantato, sono stati effettuati negli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70. In quel periodo il risultato più eclatante fu la sopravvivenza per nove mesi di un rene di scimpanzé trapiantato in un ricevente umano da Reemtsma e collaboratori2. Negli anni ’80, fu trapiantato in una bambina (Baby Fae) un cuore di babbuino, che sopravvisse per breve tempo3; dopo poche settimane, infatti, sopravvenne il rigetto. Negli anni ’90, due fegati di babbuino furono trapiantati in due pazienti da STARZL e collaboratori 4. Questi due pazienti sopravvissero l’uno per settanta giorni e l’altro per ventisei giorni. In particolare il primo paziente, al quinto giorno dopo il trapianto, fu sottoposto a dieta orale e passò la maggior parte dei suoi settanta giorni di sopravvivenza in una normale corsia, uscendo anche, in un’occasione, dall’ospedale per breve tempo5. Tuttavia, in uno dei due casi, sembra che un patogeno di babbuino (citomegalovirus) sia stato trasferito al paziente, anche se egli non sviluppò alcuna malattia6. In entrambi i pazienti si rilevò una massa epatica adeguatamente funzionante, sufficiente a sostenere la vita. Il fegato di babbuino sintetizzava proteine di babbuino che, in qualche caso, assumevano livelli ematici caratteristici del babbuino e non dell’uomo. La possibile incompatibilità molecolare di queste proteine costituisce un potenziale problema di funzionalità nell’uomo.

Furono anche tentati trapianti di cuore (tre casi) o di fegato (un caso) di maiale; tuttavia in nessun caso il paziente sopravvisse più di ventiquattro ore7.

Mentre, in passato, sono stati preferiti i primati non umani come fonte di organi, attualmente la comunità scientifica, nonché i preposti Organismi di quei Paesi che si sono occupati del problema, hanno escluso l’utilizzo di tali animali come fonte di organi, sia a causa del maggior rischio di trasmissione di infezioni, sia per altre considerazioni di ordine etico e pratico8. Di conseguenza, molti ricercatori hanno scelto di utilizzare i maiali come fonte potenziale di organi, tessuti o cellule per lo xenotrapianto9. L’uso dell’ingegneria genetica ha consentito di migliorare significativamente il tempo di sopravvivenza di un organo di maiale trapiantato in un primate non umano immunosoppresso10, anche se il tempo di sopravvivenza di tali organi non è ancora paragonabile a quello di organi umani trapiantati nell’uomo. Alcune barriere allo xenotrapianto, dunque, restano11.

L’ulteriore modificazione genetica degli animali donatori e/o l’uso di altri/nuovi farmaci immunosoppressori sono i due approcci attualmente considerati per prolungare ulteriormente la sopravvivenza di uno xenotrapianto12. Da quanto detto, risulta evidente come molte ricerche nell’ambito dello xenotrapianto siano ancora necessarie e debbano essere compiute.

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