B. FRANCESCO DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE P. e Q. (1811-1872)

In Spagna, alla morte del re Ferdinando VII (+1833), era scoppiata una guerra civile tra sua figlia Isabella II (+1904), sostenuta dai liberali e lo zio Don Carlos, pretendente al trono in forza della legge salica, sostenuto dai conservatori e dal clero. Sedici anni più tardi il beato confesserà nel suo libro La Vita Solitaria: “Quando feci la mia professione religiosa la rivoluzione teneva già nella sua mano la torcia incendiaria per bruciare tutte le case religiose e il temibile pugnale per assassinare gli individui che si erano rifugiati in esse. Non ignoravo il pericolo opprimente al quale mi esponevo… ciò nonostante mi impegnai con voti solenni in uno stato, le cui regole credevo di poter praticare fino alla morte, indipendentemente da qualsiasi umano avvenimento”.

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Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (1386-1401)

Di Adolfo Tanquerey. Parte seconda. Le Tre Vie. LIBRO III. Capitolo II.Della contemplazione infusa. Art. I. Nozioni generali sulla contemplazione infusa. § I. Natura della contemplazione infusa. I. Definizione. II. Parte di Dio nella contemplazione. III. Parte dell’anima.

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B. MARCELLO CALLO (1921-1945)

La guerra scatenata da Adolfo Hitler nel 1939 rendeva difficile la vita anche a Rennes. La città l’ 8-3-1943 fu bombardata per la prima volta. Tra le oltre trecento vittime ci fu pure Maddalena, la sorella di Marcello. Fu lui che la trasse fuori dalle macerie dando prova di grande calma e sangue freddo. A questa sciagura un’altra se ne aggiunse: la sua requisizione da parte dell’organizzazione tedesca detta Servizio di Lavoro obbligatorio. Il santo giovane ricevette l’ordine di partire per la Germania la vigilia dei funerali della sorella. Avrebbe potuto nascondersi, ma non lo fece per non esporre i genitori a feroci rappresaglie. Preferì, dunque, partire per non creare noie a suo padre, che lavorava ancora, e a suo fratello, alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale, ma soprattutto per fare “il missionario”, assistere cioè spiritualmente i giovani già partiti per il lavoro forzato in Germania.

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Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (1363-1385)

Di Adolfo Tanquerey. Parte seconda. Le Tre Vie. LIBRO III. Capitolo I. Della via unitiva semplice. Art. II. L’orazione di semplicità. § I. Natura dell’orazione di semplicità. § II. Vantaggi dell’orazione di semplicità. § III. Modo di fare l’orazione di semplicità. § IV. Relazione tra l’orazione di semplicità e la contemplazione infusa. Conclusione del primo capitolo.

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San Salvatore Da Horta (1520-1567)

Dio, che predilige i semplici, ricondusse Salvatore a Barcellona (1541), nel convento di Santa Maria di Gesù. Il Padre Provinciale dei Frati Minori lo accolse senza difficoltà nel noviziato, benché non sapesse né leggere né scrivere. In lui nulla fu notato di singolare o difettoso da correggere. Era tanto semplice e di vita tanto pura, che pareva non sapesse far altro che servire il Signore. Dopo aver lavorato sodo tutto il giorno, a mezzanotte giungeva primo in coro per la recita di Mattutino. Dopo l’ufficio, senza eccezione, si flagellava, talvolta fino al sangue e portava il cilicio, col permesso del confessore al quale ogni mattina, prima dell’alba si confessava. Serviva quindi la prima Messa e faceva la comunione, contrariamente all’usanza del tempo.

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I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Morte del giusto

1. Dolcezza di una buona morte.

2. La morte del giusto è un
sonno.

3. Per il giusto la morte è
desiderabile.
4. Speranza dei giusti in punto di
morte.
5. Vantaggi di una buona morte: l°
Per quello che si lascia; 2° Per ciò che si trova.
6. Esempi ricavati dalla morte dei
santi.
7. La morte del giusto e la sua memoria resta in
onore e venerazione.
8. La buona vita fa la buona morte.

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Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (1339-1362)

Di Adolfo Tanquerey. Parte seconda. Le Tre Vie. LIBRO III. Capitolo I. Della via unitiva semplice. V. Il dono della scienza. VI. Il dono dell’intelletto. VII. Il dono della sapienza. § III. Ufficio dei doni nell’orazione e nella contemplazione. Nota: I cinque sensi spirituali e i doni. § IV. Dei frutti dello Spirito Santo e delle beatitudini. I. I frutti dello Spirito Santo. II. Le beatitudini.

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B. MARTA BOUTILLJER (1816-1883)

Suor Marta non aveva ricevuto doni brillanti da Dio ma un grande buon senso, uno spirito di moderazione e di semplicità e soprattutto un grande amore alla verità. Era per temperamento silenziosa, discreta, riservata fino all’eroismo. Dalle consorelle non fu mai vista ridere, ma soltanto sorridere. Finché visse si studiò di seguire gli insegnamenti e gli esempi della fondatrice, di fare sempre tutto il bene possibile, ma nel più profondo nascondimento. Madre Placida Viel aveva ragione di dire nelle conferenze che teneva alle religiose: “Ho nella mia comunità una suora molto santa, molto umile”.

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