B. FRANCESCO FAA DI BRUNO (1825-1888)

Nel 1840 il giovanotto fu ammesso alla Regia Accademia Militare di Torino da cui uscì nel 1846 con il grado di Luogotenente. Anche in quel tempo il Beato si distinse non soltanto per l’impegno nello studio, soprattutto della matematica, ma per la serietà di vita e di pietà. Sovente si recava all’oratorio di Don Bosco in Valdocco, vestito da ufficiale, per servire la Messa e fare la comunione. Non gli mancarono motteggi e sarcasmi da parte dei compagni libertini, ma a tutti egli s’impose con l’aperta professione di fede e la vita intemerata. E risaputo che non beveva e non fumava, non prendeva parte a balli e a feste di società.

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Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (1550-1578)

Di Adolfo Tanquerey. Parte seconda. Le Tre Vie. LIBRO III. Capitolo IV. Questioni controverse. § I. Controversia sulla natura della contemplazione. § II. La vocazione universale alla contemplazione. § III. Del momento in cui principia la contemplazione. Conclusioni del libro terzo: direzione dei contemplativi.

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S. LUCIA FILIPPINI (1672-1732)

La Filippini, non contenta di dedicarsi alla scuola, alla formazione delle aspiranti alla vita religiosa, agli esercizi di pietà, estese il suo zelo anche alle donne di Montefiascone. Per abituarle a vincere il rispetto umano, le radunava nei giorni di festa percorrendo le vie della città con un crocifisso in mano e facendo suonare ogni tanto un campanello da chi l’accompagnava. Al canto delle Litanie le conduceva in chiesa per la spiegazione della dottrina cristiana, e in duomo per la recita del rosario e il canto dei Vespri. Compiva così quanto il cardinale le aveva scritto pensando alle rovine della sua diocesi: “Lucia, Lucia, andate per tutte le strade e per tutte le piazze, e cercate storpi, zoppi e deboli, e fate che questo luogo sia pieno”.

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I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: La lingua

1. La lingua è l’interprete
dell’anima e del cuore
2. Stoltezza e pericolo del parlare
troppo
3. Chi ciarla molto commette molti
peccati.
4. Il parlare troppo porta confusione
e fa perdere il tempo
5. Danni della cattiva lingua
6. Chi ha cattiva lingua manca di
religione
7. È proibito profanare la
lingua
8. Chi parla male dovrà sempre
pentirsene
9. Ciascuno renderà conto
delle sue parole
10. Castighi della lingua cattiva.
11. Le cattive lingue si devono
fuggire
12. Ottima cosa è la lingua,
quando se ne faccia buon uso
13. vantaggi che derivano dal buon
uso della lingua.
14. Bisogna fare buon uso della
lingua
15. Mezzi per ben servirsi della
lingua
16. Bisogna osservare il silenzio.

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B. DIEGO GIUSEPPE DA CADICE (1743-1801)

Ai vaccari che trovò, Fra Diego rivolse come al solito una buona parola, ma uno di loro, che non si confessava da 9 anni, se ne fece beffe. La mattina dopo, mentre conduceva il bestiame al pascolo, ebbe la sfrontatezza di dire a Fra Diego: “Padre, vede quel toro? Se riesce a farlo mettere in ginocchio, mi confesserò io pure”. Investito dallo spirito di Dio il Beato si rivolse all’animale e gli disse: “Fratello toro, fermati!”. L’animale furente si arrestò all’istante. Fra Diego gli si accostò e il toro si mise in ginocchio tra lo stupore dei vaccari. Alla vista di quel prodigio, il peccatore si arrese e detestò i propri trascorsi.

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I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Gioie cristiane

1. Motivi che ha il cristiano di gioire.

2. Dove si trova la vera gioia?

3. La gioia cristiana rende invincibile.

4. La gioia cristiana sopporta tutto.

5. Le anime illuminate e pie hanno per loro eredità la gioia.

6. La gioia cristiana è testimonio di una buona coscienza.

7. Soavità della gioia cristiana.

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Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (1514-1530)

Di Adolfo Tanquerey. Parte seconda. Le Tre Vie. LIBRO III. Capitolo III. Fenomeni mistici straordinari. II. Le grazie gratisdate. § II. Fenomeni psicofisiologici. I. La levitazione. II. Le irradiazioni luminose. III. Gli effluvi odorosi. IV. L’astinenza prolungata. V. Le stimmate. Conclusione : Differenze tra questi fenomeni e i fenomeni morbosi.

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S. TURIBIO ALFONSO DI MOGROVEJO (1538-1606)

Turibio frequentò con profitto le scuole pubbliche prima a Valladolid, e quindi presso l’università di Salamanca, dove si laureò in giurisprudenza. Filippo II, re di Spagna, venuto a conoscenza della virtù e del sapere di lui, nel 1575, benché semplice laico, lo nominò presidente del tribunale dell’Inquisizione a Granada. Il Santo adempì per cinque anni il suo compito con tanta competenza e tatto che si attirò l’ammirazione di tutti. Particolarmente soddisfatto, dovette restarne il re, se lo destinò alla sede vacante di Lima, capitale del Perù. Gli scandali che colà avvenivano, erano così gravi, che gli indiani si rifiutavano di abbracciare la fede degli spagnoli.

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