Al P. Daniele non mancarono critiche e contrarietà per l’audacia dei suoi progetti, ma egli diceva: “Non bisogna dubitare della Provvidenza, ma pregare e agire. Con questi due mezzi si abbassano le montagne”. Quando giungeva la sera, era raro che non fosse stanco morto. Si udiva allora sovente mormorare: “Ho fatto tutto quello che ho potuto, Dio deve fare il resto”. Un giorno confidò al P. Pichon: “Si è detto che io sono fortunato! È vero, ho avuto della fortuna, Dio mi ha benedetto. Egli mi ha concesso di condurre a termine grandi opere… Posso però anche aggiungere… che la mia fortuna è stata di levarmi alle cinque del mattino e di andare a dormire alle undici di sera, se non a mezzanotte. La mia fortuna è stata di lavorare quanto ho potuto, di scrivere migliaia di lettere, di tentare incessantemente nuove iniziative, di essere ogni giorno sulla breccia, a tempo pieno, quasi a spianare ogni occasione”.
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