S. GILBERTO di SEMPRINGHAM (1083-1189)
Il santo era un abile direttore e organizzatore. Eppure si riteneva incapace di governare la sua famiglia spirituale. Eugenio III, quando lo incontrò in Francia, si rammaricò di non averlo conosciuto prima di designare un titolare per l’arcivescovado di York. Dio permise che l’esemplare fondatore fosse esposto alla persecuzione del re Enrico II, capostipite della dinastia di Angiò-Plantageneto. Costui aveva costretto a fuggire in Francia S. Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury e primate d’Inghilterra, perché aveva coraggiosamente difeso il privilegio del foro ecclesiastico accettando la legge eversiva del parlamento soltanto con la riserva salvo ordine nostro et jure Ecclesiae. Gilberto fu accusato di aver inviato soccorsi al prelato in esilio. L’accusa era falsa, ma il santo preferì essere gettato in prigione, correre il rischio di vedere soppresso il suo Ordine, anziché dare l’impressione di condannare un atto giusto e buono in se stesso. Si salvò solo perché era troppo grande la stima che godeva presso il re.