Santa: il prodigio della virtù discreta e diffusiva
Ora che la vita di Santa è “sotto inchiesta”, saranno in molti a non trovarci niente di prodigioso, niente di straordinario, d’eccezionale o di stravagante nel suo vissuto quotidiano.
Un’infanzia comune in un caseggiato anonimo di un grigio rione popolare di Bari che di radioso ha solo il nome: il quartiere Libertà. L’avviamento alla vita cristiana esercitato con tanti altri bambini presso la vicina parrocchia SS. Redentore: il catechismo, i primi sacramenti, la vita di parrocchia. Il dovere scolastico assolto, come da altri ragazzi e giovani, con senso di responsabilità e continuità d’applicazione, prima nelle scuole dell’obbligo, poi nel liceo classico e nell’università.
Una spiccata sensibilità e una forte esigenza d’amicizia, tipici di tanti adolescenti. Una trasognante propensione ad identificassi nell’aspirazione del giovane gabbiano Jonathan Livingston a conquistare grandi spazi e nuovi orizzonti, un impulso caratteristico degli anni verdi.
Una voglia d’autenticità e di genuinità vissuta con slancio e gioioso trasporto, com’è proprio dell’intransigenza giovanile.
Tutto ciò ha ben poco del taumaturgo, del monumentale, del colpo spettacolare. La presenza divina nella sua vita non ha il marchio del sensazionalistico, ma i connotati della discrezione.
“Santa è la dimostrazione vivente che è possibile realizzare i grandi progetti di Dio senza rinunciare alle gioie della vita e vivendo con pienezza fino al sacrificio estremo i più importanti valori dell’esistenza”, ha scritto di lei il suo parroco. Un entusiasmo e una gioia di vivere diffusive, contagiose che si esplicano nell’aiutare gli altri ad amare la vita e ad apprezzare i doni.
Vivace, la battuta sempre pronta, tempestiva in quella sua peculiare abilità nel cogliere l’aspetto allegro d’ogni situazione, non perde occasione per far ridere i suoi occhioni ed esibire il suo sorriso.
Una bambina tutta pepe, Santa lo era da piccola. “La vispa Teresa”, diceva la mamma. Sempre indaffarata in quei suoi traffici con le amiche, i lavori di gruppo, le attività dell’oratorio, gli impegni scolastici, le iniziative di volontariato, la visite agli anziani. Sempre al telefono, sempre a scrivere a qualcuno, a progettare nuove iniziative, a farsi venire nuove idee. Nell’attesa di incontrare altra gente.
Vive fortemente il sentimento dell’amicizia e si lega agli altri con un affetto totale. A scuola è tra le più brave, ma le piace instaurare rapporti d’amicizia con i meno capaci della classe. Disponibile e altruista, spesso invita a casa un compagno che incontra qualche difficoltà per studiare insieme.
La sua giornata inizia nel segno dell’amicizia: Maria, la sua amica e compagna di banco, passa da casa sua per andare insieme a scuola. Ogni mattina fanno tappa alla chiesa della Madonna del Rosario, ma poi, fino alla scuola media” Pascoli”, riempiono il lungo tratto di Via Crispi di confidenze, di discussioni, di canzoni. Le piace cantare, soprattutto le canzoni dei cantautori: Renato Zero, Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, Ivano Fossati, Enrico Ruggieri, Cladio Baglioni…
Si serve dei loro testi per sostenere i suoi argomenti quando si discute in classe.
La sua insegnante di scuola media ricorda: “Santa è lì, nell’aula della terza B, seduta accanto a Maria nel banco sotto la finestra. Mi guarda piena di curiosità, pronta ad ascoltare, ad intervenire per chiarire, per sapere di più.“ Ma perché”, “non è giusto” sono le sue frasi ricorrenti quando si affrontano tematiche sociali.“ Ma tu vuoi cambiare il mondo”, l’accusano i compagni che non la pensano come lei. E allora diventa battagliera, alza il tono della voce, per tornare a persuadere con i suoi argomenti di solidarietà, d’amore per gli altri. L’indomani porta i documenti del suo mondo, le canzoni; le ha scritte a mano, ha sottolineato le frasi a sostegno e non si arrende”.
Allegra e ironica, ma anche volitiva e decisa. Quando si propone qualcosa, la persegue con tenacia e chiarezza di idee insolite per la sua età. E’ di quelle che si danno un programma e lo percorrono fino in fondo, costi quel che costi. Una di carattere, insomma. Frequenta ancora la scuola media, quando decide di diventare dottoressa. “Per essere d’aiuto a chi soffre”, dice. E’ la stessa motivazione che, al V ginnasio, la spinge ad iscriversi al corso di primo soccorso per i pionieri della Croce Rossa italiana. Può così occuparsi di una ragazza poliomielitica, di un bambino affetto da distrofia muscolare, d’altre persone nello stato di bisogno.
Un impasto di dinamismo e di pensosità, di semplicità e di serietà, di determinazione e di spontaneità, di gioia e d’impegno, di docilità e di fermezza. Serena, allegra, ma anche autentica, coerente, risoluta. Sa entrare in punta di piedi in ambienti e nuovi contesti, ma s’impone per la carica umana e, soprattutto, per la sicurezza delle sue idee e per la determinazione con cui difende le sue scelte. E’ aperta al dialogo e quasi lo provoca. Se c’è una qualità che tutti però riconoscono è il profondo radicamento delle sue convinzioni religiose e la sua risoluta capacità di difendere, anche a costo di scontrarsi con gli altri e di trovarsi isolata. In questo rivela una personalità precisa, forte, persino caparbia. Una di quelle che non sono fatte per essere gregarie, ma si ritagliano uno spazio da primo attore, un ruolo da protagonisti.
“Nulla d’eccezionale, di particolarmente interessante, se non le doti comuni di una ragazza impegnata, assidua, attenta, almeno per quanto riguardava la sua presenza scolastica”, ricordano alcuni amici del Liceo –Ginnasio “Orazio Flacco”. E’ soprattutto al liceo che dimostra di avere una personalità già compiuta. Spesso qui si trova a non condividere discorsi o situazioni, che si vede contraddetta o contrariata. Ma allora rivela un’insospettabile determinazione e la forza di volontà.
I suoi compagni ricordano ancora il primo giorno di scuola del primo Liceo. C’è grand’attesa per una nuova materia: la filosofia. Il suono della campana accompagna l’ingresso in aula del nuovo insegnante, un uomo che “quanto a fascino non è da meno della materia”. Dopo l’appello di rito, la provocazione: diecimila lire per una verità assoluta. Si cimentano in parecchi, ma i tentativi di risposta non reggono alla prova. Alla fine, decisa, interviene Santa “Per me la verità assoluta è Dio, è lui l’unica certezza e l’unico ente assoluto”. Una affermazione che lascia tutti di sale e spiazza in particolare il professore, impegnato a dimostrare che non esistono verità assolute e che tutto è opinabile. Determinata, ma anche comprensiva con chi non condivide il suo cammino spirituale.
E’ Santa che, in terza liceo, nel novembre 1986, tramite suo padre poliziotto, si adoperò per fare rilasciare un suo compagno di scuola trattenuto in stato di fermo in Questura a seguito di pesanti imputazioni connesse ai fatti di violenza verificatesi durante l’occupazione-autogestione del Liceo Classico “Q.O.Flacco” di Bari. Quel suo compagno di classe, leader del comitato studentesco, agit.prop è ateo confesso, proprio lui è quello che bersagliava con pesanti provocazioni, che irride al suo modo di essere, di vestire e di parlare controcorrente: in lei nessuna concessione al conformismo giovanilistico, al vezzo delle parolacce, alla moda del momento. Alle sue parole di derisione risponde con il sorriso.
Una svolta decisiva nella sua vita è costituita dalla sua consacrazione religiosa. Sin dai quindici anni, all’impegno di volontariato nella CRI comincia ad affiancare l’attività di apostolato. Aderisce alla Milizia dell’Immacolata presso le Missionarie di Padre Kolbe e si reca spesso al loro istituto di Palese. Frequenta il movimento dei Focolari, fa esperienza delle Mariapoli estive e diventa una “gen”, a far parte del complesso musicale gen “Corriamo insieme”. Va a roma al Genfet, il raduno degli aderenti al movimento di Chiara Lubich. Ma soprattutto decide di votarsi totalmente a Dio.
E, mentre consegue il diploma di maturità classica e si scrive all’università, avvia un percorso di ascesi interiore e di integrale configurazione al Cristo. Si interoga, con scrupolosa ansia di chiarezza, su quale sia il posto scelto da Dio per servirlo; cerca di interpretare esattamente il progetto di Dio su di lei. Un fatto, però, è certo: il suo sì al Signore.E’ una scelta radicale, escusiva, “totalitaria”.
Sono gli anni in cui affida a un diario personale le sue intime ambasce del suo sofferto discernimento vocazionale. Sono pagine bellissime per intensità e sublimità di sentimenti. Curandone la publicazione di questo straordinario documento spirituale ( Vorrei avere le ali di un’aquila,Bari 1997, pagg.158), ho parlato di tre concomitanti livelli di elaborazione: l’appassionato carteggio d’amore per Gesù e la Madonna, la sofferta storia di una scelta e il coinvolgente romanzo di una formazione che aspira alla santità. Sono struggenti gli accenti e le manifestazioni d’amore che sgorgano dalle sue riflessioni sottese da una fede genuina e incrollabile. Quello scrigno contiene un tesoro di intensa spiritualità e di profonda ricchezza interiore.
Santa cerca di capire il percorso, ma la meta è sicura: “Il Signore vuole che io diventi santa”.
Un traguardo che le viene ricordato continuamente dal suo nome bello e impegnativo. Sente la responsabilità di quel nome: “A volte penso che veramente anche il mio nome è qualcosa che Dio ha voluto dare a me perché contribuisse alla mia santità”; “sarò molto esigente, ma sento il bisogno Di santificarmi” (6/1/88), “Veramente il Signore mi sta amando con amore di predilezione! Chiedo solo di avere sempre la disponibilità a lasciarmi amare, trasformare da lui solo e soltanto per amore Suo e dell’Immacolata e sono sicura che solo così potrò cominciare a fare un cammino di santità. Si, sento il desiderio di farmi santa per vivere la vita unitiva, indivisibile con il mio signore” (19/4/88).
E mentre cerca di chiarirsi il piano di Dio su di lei e compie il suo itinerario ascetico, non se ne sta inoperosa. Presta la sua azione nel centro parocchiale, svolge attività di catechismo, fa parte del consiglio pastorale, si reca a far visita alla casa di riposo, segue una giovane famiglia bisognosa, canta nel coro. Discreta , delicata, dalla presenza incisiva ma quasi impercettibile. E’ attiva nella comunità parrocchiale, una delle tante, ma tra le più impegnate. Giovanile, socievole, il sabato sera invita a casa sua i giovani della comunità per trascorrere la serata in fraterna allegria. Comprensiva con tutti, Santa vive la sua vita di apostolato, di studio e di attenzione per gli altri. “ Non voglio essere considerata una persona“diversa”, ma una che ha fatto una scelta e che si sforza di vivere coerentemente. Pensa un po’. C ’ è chi alla mia età sta cercando ancora di capire cosa fare nella vita e a me il Signore rivela il suo piano giorno per giorno. Che fortuna! Meglio , che grazia!” Sulla sua esperienza del divino e dell’umano sembra schiudersi un cielo sempre più limpido e aperto per i suoi voli d’aquila. Sennonché dal giugno 1988 Santa incontra sulla sua strada un inciampo: imprevedibile, traumatico, fatale. Partecipa alla S. Messa nella cattedrale di Bari, proclama le letture.
Un ragazzo l’adocchia , l’aggancia, le fa la proposta. Santa cerca di dissuaderlo da ogni proposito.
Ma quella mente malata si dice invaghito di lei e la segue. Da quel giorno non le dà più pace. Le telefona, la perseguita, la provoca, l’aggredisce persino. Il giovane schizofrenico la intercetta in ogni suo spostamento e la minaccia: “Tu sarai mia o di nessuno”. Ha giurato di “farla secca”. Lettere , telefonate, parole oscene, messaggi registrati. Un incubo, una ossessione continua, per quasi tre anni.
Con una incredibile capacità diabolica, Giuseppe – questo il nome del ragazzo psicopatico – spunta quando meno te lo aspetti, si fa trovare nei posti e nelle ore più impensabili. Santa ha paura, è costretta ad essere scortata, è condizionata nei suoi movimenti. Teme per la sua vita. Ha lasciato detto al suo padre spirituale e scritto a una missionaria: “Se dovesse capitarmi qualcosa, ricordati che io ho scelto Dio”.
A nulla servono diffide, denuncie, precauzioni.
La sera del 15 marzo ’91 Santa torna da un incontro di catechesi in parrocchia. Gli amici si offrono per accompagnarla. “Non ce n’è il bisogno: tanto in auto giungo sotto casa”, dice. Lì , invece, al riparo del buio della notte, l’aspetta il suo assassino. Che l’accoltella ripetutamente, a morte.
Le invocazioni di aiuto, le grida, lo strazio dei parenti, la disperata corsa al policlinico di Bari, “zio Dino aiutami! Non voglio morire!”, “Santa resisti, resisti! Siamo quasi arrivati”, “Mario, accelera!”, “Santa, raccomandati alla Madonna, ripeti la preghiera di Padre Kolbe”. La trepida attesa, lo sgomento del ferale annuncio: tutto si consuma in poche, convulse, drammatiche ore. Santa ha 23 anni.
Ci sono aspetti che sfuggono in questa vicenda. Ma se c’è qualcosa che colpisce in questa giovane vissuta accanto a noi è l’intensità dei sentimenti, il rigore dell’impegno, la consapevolezza di ogni suo atto. Insomma uno spessore umano ed una densità spirituale che, pur nella tragicità degli ultimi eventi, hanno il volto della sobrietà, della leggerezza, della normalità e persino della letizia. Una presenza latente che invade l’ambiente col suo delicato profumo. L’integrità del suo vissuto, la sua scelta di seguire l’ideale evangelico e di realizzare con coerenza un progetto di vita personale e collettivo, l’autenticità delle sue motivazioni vanno proposti a giovani cristiani e laici. A chi non vuol fare prodigi, ma vivere come un prodigio.
Domenica delle Palme, in occasione della XIII Giornata Mondiale della Gioventù, la chiesa di Bari ha avviato ufficialmente il processo di canonizzazione
Santa Scorese serva di Dio
Occasione più significativa non si poteva dare: è stata scelta la XIII giornata Mondiale della Gioventù, che la Chiesa promuove nella Domenica delle Palme, per avviare ufficialmente l’inchiesta diocesana sulla vita e sul martirio della giovane ventitreenne di Palo del colle, Santa Scorese. E’ stato infatti, nel corso della celebrazione che si è tenuta domenica 5 aprile presso la parrocchia di S. Ferdinando, alla presenza di migliaia di giovani, che l’Arcivescovo di Bari Bitonto, Mons. Mariano Magrassi, ha dichiarato aperto formalmente il processo cognizionale canonico sulla giovane universitaria che visse virtuosamente e morì il 16 marzo 1991 per mano di uno squilibrato.
In pratica si è trattato della prima seduta pubblica del processo di canonizzazione per il quale il 31 marzo scorso al presule di Bari è giunta da Roma la comunicazione del “nulla osta” da parte della Congregazione delle Cause dei santi.
Il primo atto di questo non breve procedimento è avvenuto sul finire dello scorso anno quando, a seguito della fama di santità e di martirio, anche attraverso lettere postulatorie a lui inviate, l’arcivescovo Magrassi, avvalendosi delle facoltà previste dal diritto e dalla costituzione apostolica
“Divinus perfectionis Magister”, con personale decreto 1997 ha dichiarato “attore” della Causa l’Archidiocesi di Bari- Bitonto e nominato “postulatore” il sac. Don Vito Bitetto. Si sono già dichiarati favorevoli alla promozione della causa di canonizzazione l’Ausiliare Mons. Luciano Bux e i vescovi della conferenza episcopale pugliese che hanno fatto pervenire il loro “placet” a Mons. Magrassi che ha anche nominato con apposito decreto il Tribunale formato da don Vito Angiulli, giudice delegato, don Angelo Latrofa, promotore di giustizia e dal diacono Guglielmo Marengo, notaio.
Gli officiali del tribunale, insieme al “ supplice libello” presentato dal postulatore e a una accurata relazione sulla vita e sull’attività di Santa Scorese, esamineranno i suoi scritti e le testimonianze de visu e de auditu di quanti sono venuti a conoscenza delle virtù della serva di Dio.
Di Santa Scorese è già stato pubblicato un “diario spirituale” (Vorrei avere le ali di un’aquila , a cura di Dino Tarantino, Bari 1997 ) che delinea la cristallina figura e la profonda spiritualità della giovane che, nella sofferta ricerca del volere di Dio per una sua consacrazione con voti pubblici, fece una offerta totale della sua vita al Signore, mentre si donava infaticabilmente ai fratelli nel bisogno. A coronare un itinerario di perfezione cristiana e di consapevole aspirazione alla santità intervenne anche il martirio subìto ad opera di uno psicopatico la sera del 15 marzo 1991, sotto il portone di casa. Il martirio di sangue è proprio lo specifico proposto nella istanza della causa di canonizzazione. Potrebbe essere la via più breve e più sicura per il riconoscimento della eroicità e per una glorificazione anche in terra con l’onore degli altari.
Lumeggiando le sue virtù, la sua vita e la sua morte, il firmamento della chiesa di Bari si arricchisce di una stella che, per il suo diurno sforzo di perfezione evangelica, il cocente anelito a consacrarsi tutta al Signore, la sua docilità a interpretare la Sua Volontà e a servire i fratelli, può rappresentare una esemplare guida per i giovani e per l’intera comunità ecclesiale barese.
Dal diario spirituale (Vorrei avere le ali di un’aquila)
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Vorrei essere giglio, vela, aquila, musica
Riportiamo due pagine del diario spirituale
di Santa, pubblicato con il titolo
((Vorrei avere le ali di un’aquila)).
6/2/89
Credo e spero che un’esperienza così non si ripeta mai più nella mia vita, è stato tremendo!!
Non so nemmeno se ho la capacità di scrivere quello che provo, tanta è la confusione, lo scoraggiamento che ho dentro.
Oggi G., il matto, ha cercato di usarmi violenza. Mi ha prima detto che ero morta, e poi mi ha sbattuto per terra e lui cercava di baciarmi. Che sensazione orribile!! Ho urlato con tutta la voce che avevo, con tutta l’anima, ma nessuno mi ha sentita. Ho invocato Gesù dicendogli che non poteva lasciar fare e ho chiamato Maria. Per fortuna pare che loro mi abbiano ascoltata e così ho cercato di liberarmi di quel pazzo che mi teneva stretta e sono andata dalle missionarie.
Non ricordo bene quello che è successo lì, ma ricordo che qualcuno mi ha aperto la porta e ho visto C. mi sono aggrappata a lei e sono scoppiata in pianto.
Che situazione terribile!! Mi sento ancora frastornata e mi sembra di aver vissuto un incubo. Naturalmente papà è lì lì per avere un collasso nervoso…
Non capisco perché si sia arrivati a tanto, perché, Gesù, tu permetti questo. Ho provato ad immaginare te sulla croce, a completare la tua passione col mio dolore, ma non riesco: mi chiedi troppo!
In questo momento mi sembra assurdo il vangelo. Come, come faccio a dare la mia vita così? Sento che le mie forze vengono meno e che queste prove sono fin troppo grandi!
D ‘altra parte sarei una cieca a non ammettere che oggi tu eri lì e tu Maria, madre, non mi hai abbandonata nemmeno per un secondo. Ma mi chiedo: perché tutto questo. Non sarò io a salvare il mondo, non riuscirò, forse, nemmeno a salvare la mia anima…
Nella mia mente tornano quelle situazioni, quel volto e soprattutto sento su di me il fiato di quell’assurdo essere che credo che sia più animale che umano.
Desidero stare da sola e non vorrei pensare a niente, svuotarmi la testa completamente, poter ricominciare, ma tutto mi sembra così nero e irreparabile!
Il pensiero che un uomo possa avvicinarsi a me e darmi magari un bacio sulla guancia mi fa stare male. Signore, ti prego, ascolta il grido della mia preghiera, liberami da queste forze di male che mi attanagliano!
E poi chiedo a te Madre, con l’animo fatto a pezzetti, di tenermi nel tuo cuore, di custodirmi e farmi dimorare in te e tu in me.
Non mi abbandonare nemmeno un istante perché tu hai preso anche l’impegno di accompagnarmi sempre, fino all’eternità.
Mi sento tanto sola in questo momento e tanto insicura e fragile.
Desidererei tanto che C. fosse qui con me a parlare, perché è l’unica che mi dà sicurezza e che forse in questo momento saprebbe starmi accanto. Non per chissà quale ragione assurda chiedevo a B. di far venire C. con me, dai miei genitori. Si , B., per quanto si sforzi non riesce ad essere molto materna, almeno nei miei confronti. Non che io cerchi appoggi umani, perché mi accorgo che solo lui mi resta, mia roccia, mia potente salvezza, mia fortezza, e Sua Madre, ma anche Gesù, pur sentendosi unito al padre aveva bisogno dei suoi amici e nel Getsemani ha chiesto loro di stare svegli e parlare con Lui.
Ecco, mi sento un po’ come Gesù nel Getsemani e vorrei poter trovare la forza di dire come lui: “Padre allontana da me questo calice, ma sia fatta non la mia ma la tua volontà”. Stare nella volontà del Padre.
Mi sembra impossibile farlo adesso, ma voglio almeno provarci. Tu sei amore e allora amami!!
Spero di dormire anche se prevedo una notte insonne. Chissà, però, che le preghiere di C. non mi aiutino.
3 agosto, Bologna
(…) Non c’è gioia sfrenata in me ma la pace che mi dà la Tua presenza nascosta, Dio e Signore dell’universo.
Ti sento nel vento fresco che viene a rinfrancare il mio corpo.
Ti sento nell’aria pura che arriva nei miei polmoni e mi dà vita.
Ti colgo nella semplicità dell’erba, dei fiori che si piegano davanti a Te, l’onnipotente.
Ti lodo perché Sei e perché mi fai essere.
Ti lodo, Ti adoro e Ti ringrazio per tutte le attenzioni che hai per me.
Ti ringrazio anche per quelle formicuzze che si affannano a portare via la briciola che è caduta dal mio panino: Tu sei Provvidenza e mi rendi Provvidenza.
Non ha senso vivere per l’erba, eppure Tu le dai vita e sotto il cielo azzurro ti canta le sue lodi.
A Te basta poco, Ti compiaci di quello che hai creato perfetto in te e anch’io voglio gioire di quello che ho, di quello che mi dai.
“ I gigli del campo non filano, non tessono, ma io vi dico che neppure Salomone in tutta la sua gloria fu mai vestito come uno di loro… Non affannatevi!!”
Vorrei vivere come un giglio, godere dell’abbondanza che dai, dal caldo sole dell’estate, delle prime piogge di autunno, del gelo dell’inverno e del canto degli uccelli di primavera!
Vorrei essere una vela che solca i mari, gli oceani, che si perde completamente nella Tua immensità.
Vorrei avere le ali di un’aquila e spiccare voli sempre più alti verso Te, che sei l’Altissimo e non accontentarmi delle basse quote.
Vorrei essere musica che giunge ai tuoi orecchi e portarti la gioia.
Vorrei ,vorrei… quante cose vorrei essere , ma io sono quella che sono e sono quella che Tu hai voluto.
Mio Signore, allora, accoglimi tra le tue braccia tenere di Padre, di Fratello e di Sposo e dammi di essere per te e solo così sarò giglio, vela, aquila, musica perché Tu sei tutto questo.
Canto la gioia di averti incontrato, di essere amata, desiderata da te.
Il mio cuore canta e sente che deve battere solo per Te, come il cuore di Maria, con il suo stesso cuore.
Ti lodo, Padre Buono perché non sono sola, ma mi hai dato una Madre ed un gran numero di fratelli per cantare insieme il mio grazie.
Dio di Misericordia, di Perdono, di Pace e di Gioia, Ti amo!!!
NB. Per informazioni o per richiedere il Diario spirituale di Santa scrivere a: GLI AMICI DI SANTA
PIAZZALE SANTA SCORESE c.n., 70027 Palo del Colle (BA).