…EGLI SOLO E’. Appunti da una meditazione di Luigi Giussani lungo la Via Crucis…
Via Crucis
EGLI SOLO È
Appunti da una meditazione di Luigi Giussani lungo la Via Crucis
Lo Spirito, che ha fatto il Dio uomo e ha reso questo uomo capace di morire per noi e l’ha risuscitato con la sua potenza dai morti, operi anche in noi queste meraviglie, strappi via la curiosità del nostro essere qui, del nostro riandare ai fatti, del nostro reimmaginarci quello che è accaduto senza comprendere, senza penetrare mai, senza lasciarci sfidare mai dal significato reale della questione. Per questo diciamo l’invocazione con tutto il cuore: Gloria.
I STAZIONE
Gesù condannato a morte
Noi siamo tra gli uccisori di Cristo come tutti gli altri, ma lo siamo in un modo assolutamente particolare com’è particolare il suo rapporto con noi. Eppure rimane inesorabile questa Presenza nella nostra vita, perché essa Gli appartiene.
Il Signore, nella Sua Misericordia, ci ha scelti, ci ha perdonati, ci ha abbracciati e riabbracciati. Egli ha preso su di sé tutti i nostri peccati, noi siamo già perdonati. Deve manifestarsi. Come? Attraverso il cuore mio che L’accoglie, che Lo riconosce. È una cosa così semplice, ma non c’è nulla di più divino nel mondo, di più miracoloso, cioè di più grande anticipo dell’evidenza ultima ed eterna.
II STAZIONE
Gesù caricato della croce
«Tu cammini con noi nel deserto». Questa parola è vera. Non togli il deserto che è la nostra vita, ma in questo deserto parli e questa parola è pane che ci sazia, roccia su cui costruire. Questo è il dolore della Tua Croce: sei venuto a camminare con noi e Ti lasciamo solo. Che gli occhi nostri e il nostro cuore si commuovano nella memoria di questa Tua Presenza sacrificata, di questo Tuo camminare nel deserto. Volontariamente Egli abbracciò la Croce. Questa volontà di sacrificio, chi tra noi l’ha resa abituale?
III STAZIONE
Gesù cade la prima volta
Questo è il delitto, il venir meno dell’uomo a se stesso, a ciò di cui è fatto, cioè a se stesso, il venir meno dell’uomo a se stesso. Il peccato. Che scrosciante imponenza assume, allora, questa parola: peccato. E si capisce tale parola dalla sua origine, dalla sua radice che è la dimenticanza di Te, o Padre. Affidarsi a Lui vuol dire seguirLo, accettarne la legge. Può sembrare sacrificio, ma è per la gioia. Conviene a noi questa via in cui il sacrificio è condizione per diventare maturi, grandi. La nostra coscienza diverrà più profonda, il Consolatore ci verrà dato. La salvezza è dono – non è una nostra ricerca, un nostro sforzo – e ha un nome: Cristo.
IV STAZIONE
Gesù incontra sua madre
Il primo significato dello sguardo che la Madre porta al Figlio è una identificazione. Chi avrebbe creduto che il Creatore, perché noi vivessimo il rapporto con tutte le cose, avrebbe dovuto perderle per poi riaverle! Sua Madre lo ha creduto subito. Madonna, rendici partecipi della coscienza con cui tu guardavi tuo Figlio morire solo, solo, sulla croce. Guardavi tuo Figlio camminare con gli uomini per cui è venuto a morire, solo.
V STAZIONE
Il cireneo aiuta Gesù a portare la croce
C’è un fatto grosso come una montagna, che viene prima, e la tua strada ci deve passare: Dio ci ha amati per primo. Nessuno di noi può strappare dalla trama della sua esistenza questo fatto: sei stato chiamato. Dio ci ha scelti, siamo proprietà particolare di Dio, la nostra vita Gli appartiene.
VI STAZIONE
La Veronica asciuga il volto di Gesù
Non ha bellezza, né aspetto suggestivo il sacrificio. Il sacrificio è Cristo che patisce e muore. Egli è il significato della nostra vita, perciò deve incidere nel presente, perché ciò che non è amato nel presente non è amato, e ciò che non è affermato nel presente non è affermato. «Il tuo nome nacque da ciò che fissavi» (Giovanni Paolo II). La legge dell’esistere è l’amore, perché l’amore è affermare con il proprio agire qualcosa d’altro. Tutta la vita è funzione di qualcosa di più grande, è funzione di Dio. La nostra vita è funzione di Te, o Cristo. «Cerco il tuo volto». «Cerco il tuo volto», questa è l’essenza del tempo. «Cerco il tuo volto», questa è l’essenza del cuore. «Cerco il tuo volto», questa è la natura della ragione.
VII STAZIONE
Gesù cade la seconda volta
Se portiamo attenzione alle nostre giornate, ad ogni input di sacrificio che, imposto dalla vocazione, noi assecondiamo, realmente ci percepiamo redentori, ricostruttori di città distrutte, redentori con Cristo. Allora la nostra azione si spalanca, si apre: con la presenza di Cristo, con il cuore di Cristo, la nostra vita personale spacca gli orizzonti e si apre all’Infinito, un Infinito che, come la luce del sole, penetra fin nei tuguri e nei luoghi oscuri, tutto rendendo nuovo. Dobbiamo collaborare a ciò per cui Cristo è morto. «Vocazione» vuol dire essere chiamati particolarmente a questo, a rendere inevitabile per noi questo: partecipare a quell’azione per cui Cristo è morto per redimere, per salvare gli uomini. Non potremo andare per strada e guardare le facce degli altri se non sentendo uno struggimento, uno struggente desiderio di salvarli. È dentro questo struggimento che si salva se stessi.
VIII STAZIONE
Gesù incontra le donne di Gerusalemme
Lo sguardo a Cristo non si può portare se non nella coscienza di essere peccatori. Che si è peccatori non è un giudizio se non emerge quando guardiamo la faccia di Colui che abbiamo contristato. Le nostre giornate sono dominate invece dalla distrazione, così il cuore rimane arido e in quello che facciamo siamo pieni di pretesa.
IX STAZIONE
Gesù cade la terza volta
«Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori». Dio è positività, Dio è l’Essere; tutto ciò che non finisce in questa parola non è, non è vero, non è reale. Tutto finisce in questa parola, attraverso il sacrificio. È nel sacrificio che tutto diventa vero, compreso te stesso e la tua stessa vita.
X STAZIONE
Gesù è spogliato delle vesti
Dobbiamo accettare di rinnegare l’immediatezza con cui le cose ci si presentano o ci sollecitano, aderire alla via di Dio misteriosa che ci invita a seguire la sua parola, a seguire la sua rivelazione, il modo con cui Lui stesso è venuto a salvarci, per liberarci. È andato in croce per liberarci dal fascino del nulla, per liberarci dal fascino delle apparenze, dell’effimero.
XI STAZIONE
Gesù è inchiodato alla croce
Cristo in croce è il peccato condannato dal Padre. La croce di Cristo è l’esplosione della coscienza del male. Noi entriamo in rapporto con Cristo per la coscienza che abbiamo del peccato. Qui si attua la caduta senza fine in noi: nell’assenza della coscienza del peccato e nella coscienza falsa del peccato; perché il rimorso, lo scetticismo non sono coscienza del peccato. Chi ha coscienza del proprio peccato ha anche la coscienza della liberazione.
XII STAZIONE
Gesù muore in croce
Non possiamo dimenticare a quale prezzo siamo stati salvati, ogni giorno. Il sacrificio non è un’obiezione, neanche la sconfitta umana è un’obiezione, ma è la radice della Resurrezione, è la possibilità di una vita vera.
L’avvenimento che riaccade qui ed ora, se è innanzitutto un fatto – un fatto che non si può ridurre a nulla, che non si può censurare, che non si può più cancellare -, se è innanzitutto un fatto, è un fatto per te, che ti interessa supremamente. È un fatto per te! Per te, per me, per me! “Per te” è la voce che si sprigiona dal cuore del Crocifisso. “Per me” è l’eco che ne soffre il cuore mio, la coscienza mia.
Tutto cadrebbe nella morte senza questa voce, senza questa Presenza.
XIII STAZIONE
Gesù deposto dalla croce
Tutto il mondo giudica castigo il dolore, giudica l’uomo raggiunto dal dolore, costretto alla rinuncia, al sacrificio come percosso da Dio e umiliato, ma Maria no. Come era chiaro al suo cuore, crocifisso con quello di Cristo, che il castigo che ci dà salvezza, che esalta la vita si era abbattuto su di Lui e per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome.
Fac ut ardeat cor meum in amando Christum Deum ut sibi complaceam.
Ecco la grande legge morale. Qui insorge la vera legge morale che è la scaturigine della morale: piacere al Mistero, piacere a quell’uomo crocifisso, piacere al mistero di Dio che si è reso uomo e fu crocifisso per me, e risorse perché io fossi liberato.
XIV STAZIONE
Gesù è posto nel sepolcro
La soglia della verità del sacrificio sta nella domanda: «Dio, affrettati in mio soccorso». Il muoversi della pietra sulla tomba delle nostre azioni vuote incomincia qui. La Resurrezione incomincia da questo aspetto di infinita impotenza nostra che è la mendicanza, da questo supremo riconoscimento che Dio solo è potente, e di suprema gratitudine perché Egli, che ha iniziato la nostra esistenza, vuol portarla a compimento. Niente c’è di più espressivo della comunicabilità universale, cattolica, ecumenica, di un cuore reso nuovo dal “sì” a Cristo, da quella speranza in Lui per cui ognuno di noi quotidianamente riprende la ricerca, il desiderio, la domanda, il sacrificio della purità. Sempre vivendo una pace nella mortificazione continuamente ravvivata.
Preghiamo
Guarda, Dio onnipotente, l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione del Tuo unico Figlio. Egli è Dio e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen