…Testo tratto da: M. LEPIN, Il Sacrificio del Corpo Mistico di Gesù Cristo, Monza: Ancora, 1941/2, pp. 11-21. Era nei disegni di Dio che la SS. Vergine fosse intimamente associata all’opera redentrice del suo Figlio….
CAPITOLO I
UNIONE DELLA SS. VERGINE AL SACRIFICIO Di GESÙ CRISTO.
Era nei disegni di Dio che la SS. Vergine fosse intimamente associata all’opera redentrice del suo Figlio.
«Certamente, dice S. Bernardo, Gesù Cristo sarebbe stato più che sufficiente a compiere l’opera della Redenzione: la nostra salvezza non ci viene forse da Lui? Tuttavia era più conveniente che l’uno e l’altro sesso vi avessero parte».
E come la perdita del genere umano fu consumata dal primo uomo con la partecipazione della prima donna; così volendo Gesù Cristo, il nuovo Adamo, riparare la nostra disgrazia, conveniva che Egli lo facesse con la cooperazione della nuova Eva, che è Maria. « L’ ordine della nostra riparazione, dice Bossuet, è tracciato su quello della nostra caduta» (1).
Ora l’atto redentore di Gesù Cristo si confonde e si identifica col suo Sacrificio adorabile; e la SS. Vergine, per avere Della nostra liberazione la stessa parte che ebbe Eva nella nostra perdita, deve dunque cooperare al Sacrificio stesso del Salvatore.
ARTICOLO I.
La SS. Vergine ministra del Sacrificio di Gesù Cristo.
§ I. – Sacerdozio ministeriale della SS. Vergine.
Maria fu salutata come Tempio immacolato, Altare di oro purissimo, sul quale Gesù ha incominciato la sua Oblazione divina. Ma l’augusta Vergine ha una parte ben più intima a quel Sacrificio adorabile.
E innanzi tutto a Lei il Cielo ne domanda la Vittima. «Gesù è nostro amore e nostra speranza, dice Bossuet, Gesù è nostra forza e nostra corona, Gesù è nostra vita e nostra salvezza. Ma quel Gesù che il Padre vuoi dare al mondo perché ne sia la salvezza e la vita, lo dà per le mani della SS. Vergine: da tutta l’eternità Ella è prescelta per essere colei che lo dà agli uomini. Quella Carne che è la mia Vittima trae da Lei la sua origine, ed il Sangue che deve lavare le mie iniquità è il Sangue scaturito dal seno purissimo di Maria» (3).
E non pensiamo che Maria sia stata puramente passiva nella formazione della Vittima Santa. Essa vi cooperò con un atto formale della sua volontà, e solo dopo ch’Ella ebbe consentito alla proposta del messaggero celeste, il Verbo si fece carne nel suo seno purissimo. « Non basta al Padre celeste, scrive Bossuet, di formare nel seno della SS. Vergine il prezioso tesoro ch’Egli ci comunica; ma vuole che la Vergine cooperi con un atto libero della sua volontà al dono inestimabile ch’Egli ci fa. E così, come Eva aveva lavorato alla nostra rovina con un atto della sua volontà, bisognava. che la Beatissima Vergine Maria in modo uguale cooperasse alla nostra salvezza. E perciò Dio le manda un Angelo; e l’Incarnazione del divin Figliuolo, quella grande opera della sua potenza, quel mistero incomprensibile che da tanti secoli tiene sospeso Cielo e terra, quel mistero, dico, non si compie che dietro il consenso di Maria, tanto fu necessario al mondo che Maria avesse desiderato la nostra salvezza» (3)
Il Fiat di Maria produsse dunque la Vittima vera. Vi ha di più: esso diede altresì la vita al Sacerdote vero, poiché quel Gesù che fu dato al mondo dal consenso della Vergine, è ad un tempo l’Ostia unica e il solo Pontefice vero e sommo.
V’ha di più ancora: il Fiat verginale concorre all’effettuazione del Sacrificio stesso. Infatti, appena ricevuta la vita, il nostro Salvatore incomincia la sua divina Oblazione: Egli si offre, già annientato e come immolato nel seno di Maria e per il consenso stesso dell’augusta Vergine (4).
Così la volontà formale di Maria concorre alla effettuazione del Sacrificio di Gesù. Epperò la sua cooperazione non finisce qui. La Vergine Sacerdote ha dato principio all’annientamento espiatorio del suo divin Figlio concorrendo a formarlo passibile e mortale nel suo seno: Ella deve consumare questo annientamento, contribuendo con un atto positivo di volontà alla sua Immolazione finale.
Maria sa che quel Figlio che Dio le dà, che diviene suo bene, sua proprietà, una parte di Lei stessa, deve essere immolato alla gloria di Dio e per la salvezza degli uomini.
«Ella conosceva le profezie che lo annunciavano e le figure che lo rappresentavano, come quella che essendo vissuta nel Tempio per circa dodici anni, aveva mille volte adorato in ispirito il Sangue vero del Figlio di Dio in quel sangue ch’ Ella vedeva scorrere ogni giorno dalle vittime » (5).
Ora, rinunciando per così dire a goderne nell’atto stesso ch’essa ne riceve il possesso, l’augusta Vergine abbandona Gesù ai disegni di morte del Padre, con quello stesso Fiat che gli dà la vita nel suo seno.
E questo atto di volontà che consacra il Salvatore all’Immolazione, Maria non cessa, per così dire, di rinnovarlo per tutto il tempo in cui Gesù abita nel suo seno verginale.
«Maria, non appena Gesù è diventato suo possesso, desidera recarsi al Tempio, per farvi la rinuncia di ogni diritto sopra di Lui, e rimetterlo nelle braccia di Dio Padre perché Lo sacrifichi» (6). E nel giorno della Presentazione, la Vergine mentre fa da ministra nell’Oblazione personale di Gesù, rinnova, in modo solenne e pubblico, la donazione ch’Ella ha fatto del Figlio suo nel dì dell’Incarnazione.
«Gesù Cristo era suo, e siccome Iddio aveva proibito che gli si presentassero delle ostie rubate, e voleva che gli fossero offerte dalle mani di coloro a cui appartenevano, Gesù Cristo Ostia non poteva dunque essere presentato se non col beneplacito e per le mani della sua SS. Madre.
«Perciò la SS. Vergine doveva andare al Tempio, non solo per assistervi da parte della Chiesa e di tutto il Nuovo Testamento riunito nella sua persona per essere in essa testimonio di quell’augusto Sacrificio che per lui si doveva offrire, come Simeone vi venne per rappresentare la legge della quale egli portava lo Spirito; ma la Vergine, doveva portarsi al Tempio anche per presentare a Dio quell’Ostia che era sua, e che la natura e la grazia le avevano data. Infatti Ella la depose nelle mani di Simeone, il quale, come rappresentante dei Padre Eterno, ricevette la dimissione del diritto della SS. Vergine» (7).
«E non è questa una meditazione vana ed immaginaria, dice Bossuet… Come la SS. Vergine nel giorno dell’ Annunciazione, diede il suo consenso ali’ Incarnazione del Messia, oggetto dell’ ambasciata dell’ Angelo; così ella ratificò, per così dire, in questo giorno della sua Purificazione nel Tempio, il patto della sua Passione, poiché quel giorno era una figura e come un preludio della Passione (8).
«Tuttavia, dopo avere così dato Gesù, la SS. Vergine lo riscatta, per avere in sua custodia la Vittima divina, finché venga il tempo dell’Immolazione; le prodigherà le sue cu re materne, per metterla nello stato, in cui deve essere per I’ immolazione ; ed infine, dopo averla messa in quello stato, di nuovo la dona, e con un nuovo atto di consenso, affinché l’immolazione si compia non solo, ma perché Ella medesima eseguisca in qualche modo questa immolazione coll’assistere alla crocifissione in una perfetta unione di volontà col Divin Salvatore» (9).
La SS. Vergine, infatti, non ritratta la sua donazione; ma mantiene la sua prima volontà sempre attuale, sempre effettiva, fino all’ora in cui deve aver luogo L’Immolazione, e finché questa sia interamente consumata. «Come dunque il Salvatore ha potuto dire che compiva Egli stesso il Sacrificio della sua vita, perché l’abbandonava all’azione dei carnefici, cosi noi possiamo dire e con tutta verità della SS. Vergine ch’Ella stessa immolava la Vittima divina, con la perfetta unione della sua volontà con quella dì Gesù Cristo in questa immolazione e per questa immolazione» (10).
Dopo aver cooperato così intimamente all’Immolazione della Vittima, era conveniente che Maria contribuisse nello stesso modo alla sua gloriosa Consumazione. « Parecchi eccellenti autori, dice S. Giov. Eudes, assicurano che Ella abbia ottenuto dall’Eterno Padre, col fervore delle preghiere e l’abbondanza delle lagrime, che fosse abbreviato il tempo che il suo divin Figliuolo doveva passare nei Sepolcro ed anticipata l’ora della sua Risurrezione. In tal modo si può dire di Voi, o Vergine divina, che due volte avete dato la vita al vostro Figlio Gesù: la prima nella capanna di Bethlem; la seconda, in certo modo nel Sepolcro con le vostre preghiere e le vostre lagrime» (11).
Infine, l’augusta Vergine, mentre contribuisce in questo modo ai misteri della Risurrezione e dell’Ascensione, dà il proprio Figlio in Comunione alla Chiesa. Non contenta di averlo dato come Vittima della nostra Redenzione, questa Madre generosa volle altresì darcelo continuamente nella Eucaristia, domandando per noi l’istituzione di quell’adorabile Sacramento. «Nel primo miracolo del Salvatore, Maria domanda il cambiamento dell’acqua in vino, perché, illuminata sui disegni di Dio, e contemplando nella luce divina il sublime mistero figurato dalle nozze di Cana, vale a dire l’assemblea dei cristiani, perciò domanda per loro l’istituzione della santa Eucarestia come il mezzo più potente per fortificare la loro debolezza, dopo che G. C. sarà salito al Cielo. E G. C. opera con tanta bontà e sollecitudine il miracolo di Cana, dietro la domanda della Madre sua, per farci intendere ch’ Egli non ha concesso alla sua Chiesa l’augusto Sacramento, figurato nel cambiamento dell’ acqua in vino, se non conseguentemente ai desideri di Maria, la quale, per l’impero d’amore che esercita sul suo Cuore, dispone liberamente della potenza divina in favore degli uomini» (12).
Tale è la cooperazione formale di Maria alla effettuazione iniziale ed alle diverse parti del Sacrificio di Gesù. Alla sua SS. Madre Gesù deve la propria esistenza; e a Lei Egli deve pure la propria Oblazione. Egli si serve dell’augusta Maria per la produzione ed il sostentamento della sua vita mortale: di Lei ancora si serve per la inaugurazione e la consumazione del suo Sacrificio. Maria è la Ministra del Sacrificio di Gesù. Gesù si offre, si immola, si consuma da se stesso; Egli è il Sacerdote sommo, solo vero Sacerdote. Ma il Sacrificio del figlio appartiene in qualche modo alla Madre: associata al Sacerdozio dei Salvatore, Maria offre, immola, consuma la Vittima adorabile, in qualità di Sacerdote ministeriale.
NOTE
(1) BOSSUET – Elev. sui Mist., VIII sett., III elev.
(2) BOSSUET – VI disc. per la festa dell’ Annunciazione, I punto. S. Agostino : «Caro Christi, caro Maria.» ( Serm. de Assumpt. cap. V) – La Chiesa non chiama forse Gesù «il frutto delle viscere della SS. Vergine» – Et benedictus fructus ventris tui Jesus.
(3) BOSSUET – Ibid. – La Madre Maria di Gesù: « Maria ha esercitato un vero sacerdozio, come il sacerdote, alla consacrazione, produce in certo modo G.C., così Maria ha procurato la Vittima adorabile, La Vittima fu formata col proprio sangue di Maria». Citato nella sua Vita dell’Abate Laplace. – Lione 1906.
(4) Il P. Bernardino, cappuccino, quasi contemporaneo di M. Olier: « Si può dire che l’Incarnazione è il sacerdozio di Maria; che la fa sacrificatore nello stesso tempo che Madre. La maternità le dà insieme e la potenza di generare il Verbo di Dio come suo proprio Figlio, e il potere di farne un’Ostia, poiché il Cuor di Maria è il seno che lo ha generato e I’ altare su cui è immolato» (La Communion de Marie, mère de Dieu. IV. part., cap. IV. Ristampata dal R. P. Fèlix Simonnet. Parigi 1860).
(5) OLIER – Vita inter. della SS. Vergine, cap. VIII, § 1, pag. 139.
(6) Id. – Ibid.
(7) OLIER, Spiegaz. delle cerim. – lib. VI, cap. II.
(8) BOSSUET – III disc. per il giorno della Parificaz.
(9) R. P. JRANJACQUOT – Sempl. spiegaz. sulla cooperazione della SS. Vergine all’opera della Redenzione e sulla sua qualità di Madre dei cristiani. In – 12 – 2. ediz. Parigi 1875.
(10) Id. – Ibid.
(11) P. EUDES – Il Cuore ammirabile della Madre di Dio lib. V, cap. IX.
(12) OLIER – Vita inter. della SS. Vergine, cap. X
Testo tratto da: M. LEPIN, Il Sacrificio del Corpo Mistico di Gesù Cristo, Monza: Ancora, 1941/2, pp. 11-21.