"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". SANTIFICAZIONE: è l'azione trasformatrice, che rende l'uomo santo.
La santificazione è relativa al concetto di santità. Santo (in ebr.* = separare) significa ciò che è separato dalle cose profane e consacrato a Dio. La santità difatti ha un aspetto negativo (allontanamento dal peccato) e un aspetto positivo (unione amichevole con la Divinità). Nella religione ebraica, nonostante i motivi d'interiorità. dell'A. T., prevalse man mano quella santità esteriore, legale, che toccò l'apice nei Farisei. Gesù Cristo accese la fiamma della vera santità, presentandola come una rigenerazione, come vita nuova alimentata principalmente dall'amore fino a una misteriosa partecipazione della vita stessa di Dio. L'aspetto negativo (purificazione e liberazione dal peccato) è sviluppato particolarmente da S. Paolo, l'aspetto positivo (comunicazione vitale e immanenza mutua tra Dio e uomo) da S. Giovanni e da S. Pietro, che parla di una partecipazione della natura divina nell'uomo redento (v. Consorzio divino). Questi preziosi elementi della rivelazione scritta elaborati dai Padri e dai Dottori concorrono a formare la Teologia della santificazione suggellata dal Magistero Ecclesiastico. La santificazione ha tre fasi: genetica, statica e dinamica.
1° Geneticamente la santificazione, nell'ordine presente, è trapasso da uno stato di peccato all'amicizia di Dio per mezzo della grazia. Per questo trapasso v. Giustificazione.
2° Staticamente la santificazione è la condizione dell'uomo elevato dalla grazia santificante e dai doni annessi. Si può dire che è la santità quoad esse.
3° Dinamicamente la santificazione è l'attività soprannaturale dell'uomo santificato che tende a conquistare una vita d'unione con Dio sempre più intensa con la lotta assidua contro le passioni e le tentazioni e con l'esercizio delle virtù. La storia del Cristianesimo registra due errori opposti riguardo alla santificazione: – il Pelagianesimo (v. questa voce), che nega il peccato originale e la necessità della grazia, attribuendo l'opera della santità alla natura (naturalisrno); il Luteranesimo (v. questa voce), che invece esagera il peccato originale, nega la possibilità d'una rigenerazione e d'una collaborazione dell'uomo con Dio, riducendo la santità nostra a un'imputazione esterna di quella divina (pseudosupernaturalismo). La Chiesa ha condannato l'uno e l'altro errore e in armonia con la rivelazione, insegna che la santificazione è opera di Dio, che infonde la grazia, ma richiede la libera cooperazione dell'uomo sia nel momento dell'acquisto della grazia sia per conservare e accrescere il dono di Dio. L'uomo santificato deve lottare e lavorare continuamente per progredire nella santità, specialmente sotto l'impulso e con l'esercizio della carità (v. questa voce), che è la misura della vera santità.