"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". SACRIFICIO (di Cristo): il sacrificio in genere è l'offerta di una cosa materiale e la sua distruzione reale o equivalente fatta da un legittimo ministro a Dio, per riconoscerne il dominio e per espiare i peccati degli uomini.
Non c'è religione senza sacrificio, che è l'atto più solenne del culto. Esso nasce dal sentimento della propria dipendenza di fronte al Creatore, a cui l'uomo è debitore di tutto, anche della propria vita. A riconoscere questa sua soggezione l'uomo, se non la stessa vita (come a volte accadde), offre le cose necessarie alla vita. Al sentimento di soggezione si aggiunge la coscienza della colpa e il desiderio di espiarla per riconquistare l'amicizia di Dio. E' di fede che la morte di Cristo fu un vero e proprio sacrificio (Conc. Efes. e Conc. Trid.: DB. 122, 938, 950). Difatti nell'Evangelo quella morte è indicata spesso in termini sacrificali: hostia, victima propitiatoria, ecc. Cristo è denominato Agnello che toglie i peccati del mondo, Agnello ucciso (Apoc. 5, 6). S. Paolo sopra tutto sviluppa questa dottrina specialmente nella Lett. agli Ebrei.
Col Sacrificio della Croce è intimamente connesso il sacrificio della Messa, che da quello attinge il suo valore (v. Messa). In ambedue Cristo è Sacerdote e Vittima.