S. MARIA ANNA de PAREDES Y FLORES (1618-1645)

E\’ la prima santa francescana in America Latina. Rimasta orfana dei genitori si consacrò a Dio; e iniziò nella sua casa un particolare tipo di vita ascetica, dedicandosi all’orazione, al digiuno e ad altre pie pratiche. Tentò anche di recarsi tra gli Indios pagani per portare loro la fede. Accolta poi nel Terz’Ordine Francescano, si dedicò con grande generosità all’assistenza degli indigeni poveri e dei neri e all’aiuto spirituale ai suoi concittadini. Fu proclamata Patrona dell’Ecuador; canonizzata da Pio XII nel 1950.

La prima santa dell\’Equatore è passata alla storia con l\’appellativo di "giglio di Quito". Vi nacque infatti il 31-10-1618, ultima degli otto figli del capitano Girolamo Zenel de Paredes y Flores, un aristocratico di Toledo (Spagna), trasferitesi nell\’Equatore, colonizzato nel 1534 da Diego de Almagro. Quando Maria Anna stava per nascere, sulla casa dei Paredes fu vista brillare fulgida e vicina la stella del mattino. Sopra di essa altre piccole stelle formavano una foglia di palma a celeste presagio.
Ancora piccina Maria Anna mostrò un insolito amore alla modestia. Quando usciva con la mamma portava con sé un velo e se ne copriva il volto. Quel lieve ostacolo posto tra lei e il mondo poteva apparire bizzarria infantile, ed era invece espressione di uno squisito dono del Signore. A cinque anni la bambina rimase orfana di entrambi i genitori. Si prese cura di lei la sorella maggiore, Girolama, che la educò con le sue tre figlie, avute dal capitano Cosimo de Caso Miranda. Fin dalla più tenera infanzia Maria Anna diede prove di una pietà e un amore per la mortificazione veramente straordinari. Nel cortile di casa organizzava con le compagne di gioco piccole processioni, recitava il rosario e faceva la Via Crucis non certo per divertimento. Un giorno sua sorella nello spogliarla non ebbe la sorpresa di scoprire che si era rivestita di un cilicio intessuto di foglie spinose? Tutti sapevano che sovente si nascondeva nella propria stanza per darsi la disciplina con mazzi di ortiche e baciare il crocifisso che aveva avuto cura di circondare di spine. In riparazione dei peccati degli uomini quant\’era contenta di patire per il suo Gesù!
La sorella, inquieta e contenta insieme, la condusse al P. Giovanni Camacho nella chiesa della Compagnia di Gesù, poco lontana dall\’abitazione dei Paredes, perché vedesse se era il caso di ammetterla alla prima comunione benché non avesse che sette anni. Il Padre gesuita la esaminò, e avendola trovata di un senno superiore all\’età, si rammaricò perché non era stata condotta prima al Signore, A contatto delle carni immacolate dell\’agnello di Dio, Maria Anna sentì il bisogno di stringersi a lui nei due anni seguenti con i vincoli dei tre voti. Il P. Camacho non solo glieli permise, ma la iniziò agli esercizi spirituali di S. Ignazio. In riconoscenza la santa propose di essere una vera figlia dell\’Ordine e volle essere chiamata soltanto Maria Anna di Gesù. Il suo amore divenne presto operativo. Nelle lezioni che prendeva in casa venne a sapere che tanti popoli non conoscevano Gesù Cristo. Nel 1630, dopo aver sentito magnificare i martiri giapponesi nella chiesa dei Gesuiti, decise di andare a predicare il Vangelo con sua nipote Giovanna e un\’amica agli indiani di Maians, sulla Cordigliera delle Ande. Per partire nella notte era riuscita a procurarsi la chiave del portone di casa, ma, contrariamente alla sua abitudine, ella dormi fino alla mattina e il suo progetto sfumò.
Costretta a rinunciare alle missioni, Maria Anna pensò di ritirarsi e fare vita eremitica con le sue amiche in un piccolo oratorio abbandonato, eretto un tempo sul Pichincha per mettere sotto la protezione della Vergine le popolazioni esposte alle collere del vulcano. Un toro sbarrò loro ostinatamente il passo e le eremite in erba capirono che era volontà di Dio che tornassero a casa. I coniugi Cosimo e Girolama, dopo quelle strane vicende pensarono di dare un orientamento alla vocazione di Maria Anna. Le proposero di entrare prima tra le Domenicane, poi tra le Clarisse, ma Maria Anna confidò a chi la dirigeva di aver percepito una voce distinta che le diceva che si sarebbe santificata nella propria casa vivendo nel raccoglimento e nella penitenza.
Il cognato e la sorella della santa le assegnarono allora un piccolo appartamento di tre stanze. Maria Anna lo fece ammobiliare con un letto di legno, una croce guarnita di spine, una scala di legno della sua statura, dei flagelli, dei cilici e un altarino adorno delle statue di Gesù Bambino e della Madonna. Vestita di nero alla stregua dei Gesuiti, ella trascorreva nel suo ritiro la maggior parte della giornata. Non ne usciva che per andare alla Messa, occuparsi dei poveri e servire la famiglia ad ogni refezione, fedele sempre ad un regolamento di vita che aveva steso con l\’approvazione del confessore. "Alleai mi alzerò, farò la disciplina, mi metterò in ginocchio e renderò grazie al Signore, ripasserò a mente i punti della meditazione sulla Passione di Gesù, Dalle 4 alla 5,30 farò l\’orazione mentale. Dalle 5,30 alle 6 mi metterò i cilici, reciterò le ore fino a nona, farò l\’esame generale e particolare, andrò alla chiesa. Dalle 6,30 alle 7 mi confesserò. Dalle 7 alle 8 durante la Messa, preparerò le disposizioni del cuore per ricevere il mio Dio. Dopo che l\’avrò ricevuto, ringrazierò l\’Eterno Padre per avermi dato Suo Figlio e gliel\’offrirò, e in ricompensa chiederò molte grazie. Dalle 8 alle 9: libererò anime dal purgatorio e lucrerò indulgenze per esse. Dalle 9 alle 10: reciterò i quindici misteri della corona della Madre di Dio. Alle 10: durante la Messa mi raccomanderò ai miei santi: la domenica e i giorni di festa fino alle 11. Dopo mangerò se avrò necessità. Alle 14: reciterò i vespri e farò l\’esame particolare e generale. Dalle 14 alle 17: farò dei lavori manuali ed eleverò il cuore al Signore facendo molti atti di amore. Dalle 17 alle 18: farò la lettura spirituale e reciterò compieta. Dalle 18 alle 21: farò orazione mentale e mi terrò alla presenza di Dio. Dalle 21 alle 22: mi leverò la sete con un sorso d\’acqua e prenderò qualche cibo moderato. Dalle 22 alle 24: farò orazione mentale. Dalle 24 all\’1: leggerò qualche vita di santi e reciterò mattutino. Dall\’1 alle 4: dormirò, il venerdì sulla mia croce, le altre notti sulla mia scala: prima di coricarmi farò disciplina. In alcuni giorni di Avvento e di Quaresima dalle 22 alle 24 farò l\’orazione in croce. In alcuni giorni metterò pietruzze ai piedi, una corona di cardi in testa e sei cilici di cardi…".
Adiacente ad una parete della camera da letto c\’era una grande croce solidamente attaccata al muro per mezzo di grappe. Di frequente la penitente passava varie ore della notte appesa e crocifissa a quel legno per mezzo di un sistema di funi e di ferri. Altre volte riusciva a staccarla dalla parete, assumerla sulle esili spalle fasciate di cilici e fare nel corridoio esterno, mentre tutti dormivano, le stazioni della Via Crucis con la fronte coronata di spine.
Nella città di Quito non tardò a spargersi la fama della santa vita che tra le pareti domestiche conduceva Maria Anna. Tutti ne parlavano, specialmente i poveri ed i malati. Di frequente essi si davano appuntamento sotto la finestra di lei, prospiciente la strada, per ricevere denari, panieri gonfi di vestiti, pane, carne o prelibati cibi che la cucina padronale le faceva pervenire nei giorni di festa. Quando l\’attesa riusciva loro troppo noiosa, erano persino autorizzati a raccogliere un sassolino dalla strada e scagliarlo contro le impannate della finestra.
Attorno alla penitente non tardò a nascere l\’atmosfera della venerazione. Molte persone si rivolgevano a lei per consigli e preghiere. Ma come faceva Maria Anna a conoscere tutto, a interpretare il futuro con infallibile sicurezza? In favore degli infelici ella compì anche dei miracoli. Guarì la figlia di sua nipote, Giovanna, che aveva avuta la testa fracassata da un calcio di mulo; donò a sua sorella la gioia di mettere al mondo una bella bambina quando ogni speranza era perduta; portò la pace in famiglie di negri; risuscitò persino una povera indiana, strangolata per gelosia dal marito e abbandonata nella foresta. La sua preghiera era onnipotente perché viveva continuamente unita a Dio. Ben lo sapeva il diavolo e per questo la maltrattava, ma ella trovò un grande aiuto nel fratello coadiutore gesuita Ferdinando della Croce che, per volere di Dio, esercitò presso di lei il compito di direttore spirituale dopo che il P. Camacho aveva dovuto allontanarsi da Quito. Un giorno il fratello diede alla sua diretta l\’ordine di mettere per iscritto i doni che Dio le aveva concesso e che fino allora aveva gelosamente nascosti. La santa ubbidì in uno sforzo sovrumano, ma al mattino seguente, quando riaprì il quaderno per la dura fatica dell\’ubbidienza, costatò con stupore che le lacrime avevano cancellato tutte le pagine già scritte.
Le privazioni e le mortificazioni di Maria Anna la ridussero presto a pelle e ossa. I familiari, impensieriti, l\’esortarono a moderare le austerità. La santa riversò nel Cuore di Gesù la piena della sua amarezza supplicandolo: "Difendi la tua gloria. Fa che gli altri mi vedano, sì, macilenta e brutta, ma che non capiscano mai il perché: che nessuno sappia di quel po\’ di penitenza che io faccio tanto volentieri per te". Il Signore, per mostrarle quanto gradiva le sue mortificazioni, le ridonò un viso pieno e armonioso fino alla morte. E Maria Anna continuò a macerare il suo corpo senza pietà, a restare talora quindici giorni di seguito senza bere per prendere parte all\’amarissima sete provata da Gesù in croce. Negli ultimi sei anni di vita ella si cibò quasi esclusivamente dell\’Eucaristia. Soltanto di rado prendeva un po\’ di succo di frutta. Iddio le concesse in compenso di amarlo senza interruzione. Qualsiasi cosa leggesse o udisse le era occasione per starsene giorni e notti interi rapita in altissima contemplazione.
Nel 1645 la città di Quito fu devastata dal terremoto e dalla peste. Speciali funzioni propiziatorie furono fatte nella chiesa dei Gesuiti. Anche Maria Anna vi prese parte dal suo solito posto, vicino al pulpito. Il 25-3-1645 nel vedere il P. Alonso de Rojas inginocchiarsi durante la predica e offrire la sua vita per la cessazione dei flagelli, si sentì spinta a mormorare anche lei in una suprema dedizione di olocausto: "Mio Dio, mio Dio, vi offro la vita mia per il mio popolo". A casa, mentre si disponeva a pregare come il solito, sentì il primo annunzio di un malessere indefinito. "Oh Signore di misericordia – esclamò allora – quanto sei buono con me, con tutti noi!". Nella notte le scosse di terremoto cessarono e la peste non mieté più vittime. Per Pasqua il morbo era cessato del tutto. In Quito risuonò un solo grido: "Dio ha ascoltato l\’offerta della Santa".
Al capezzale della malata si succedettero i medici, ma di fronte all\’incomprensibile dovettero chinare la fronte. Il vescovo della città, Pietro de Oviedo, andò a ringraziarla e a benedirla. Al momento del congedo s\’inchinò e le baciò la mano. Maria Anna non ne aveva a sufficienza della febbre, dei frequenti salassi e del respiro affannoso. Un giorno supplicò una sua amica affezionata di batterla un poco sulle spalle. Fu accontentata, ma ella svenne con un\’indicibile espressione di dolore sul volto. Con l\’aiuto di una serva l\’amica cercò di aprirle la veste per farla respirare meglio. Un grido di sgomento le sfuggì dal labbro; l\’inferma aveva vari cilici di pruni e di ferro a punte, conficcati nelle carni, specialmente sulle spalle. Ogni volta che il dottore le praticava un salasso, Maria Anna ulteriormente ne godeva pensando alla Passione del suo Gesù. Un giorno accadde una cosa meravigliosa: dal suo braccio ferito sgorgò prima uno zampillo di acqua cristallina e subito dopo un fiotto di sangue rosso.
Tre giorni prima di morire la penitente perse la possibilità di parlare. S. Caterina da Siena le apparve per mostrarle la bellissima corona con cui sarebbe stata redimita dal Signore e dalla Madonna la notte del venerdì, fra le nove e le dieci. Nell\’aria di quella tarda sera fu percepita una fragranza di gigli che saliva dal giardino attraverso la finestra aperta. Che era successo? La serva, incaricata di scendere nell\’orto a vuotare le ampolline contenenti il sangue della morente, anziché spanderlo lo aveva versato in considerevole quantità in una minuscola fossa. Da quel sangue benedetto era nata una pianta di profumatissimi gigli. Essa prosperò senza alcun esterno aiuto fino quasi all\’ultimo quarto del secolo XVII.
Come aveva predetto, Maria Anna morì in un\’estasi di amore la notte di venerdì 26-5-1645. I suoi funerali furono una apoteosi. Pio IX la beatificò il 7-10-1850; il governo dell\’Equatore la proclamò eroina nazionale il 30-11-1946; Pio XII la canonizzò il 9-7-1950.1 resti del "giglio di Quito" sono venerati nella Chiesa della Compagnia di Gesù, che fu testimone" dei suoi serafici ardori. Pur essendo diretta dai Gesuiti, aveva voluto iscriversi al Terz\’Ordine Francescano senza portarne la divisa. La vasta casa in cui morì fu trasformata, come aveva predetto, in monastero dalle Carmelitane Scalze.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 5, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 326-330
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