S. LUIGI IX, RE DI FRANCIA (1214-1270)

Luigi IX, sovrano di Francia, nacque il 25 aprile 1214 in Poissy. Incoronato re di Francia, Luigi si assunse il compito, davanti a Dio e agli uomini, di diffondere il Vangelo. Volle di persona guidare una crociata per la liberazione della Terra Santa. Ma venne sconfitto e fatto prigioniero. Dopo essere stato rilasciato, proseguì come pellegrino per la Terra Santa, dove compì numerose opere di bene. Tornato in Francia, governò con giustizia e cristiana pietà, fondando la Sorbona e preparando una nuova crociata, durante la quale morì adagiato con le braccia incrociate sopra un letto coperto di cenere e cilicio. Era il 25 agosto del 1270.


Luigi o Ludovico IX. terziario francescano, nacque a Poissy il 25-4-1214. In seguito alla repentina morte del padre, Ludovico VIII, divenne re a undici anni, sotto la tutela della madre, Bianca di Castiglia. Donna prudente ed energica, ella seppe trionfare delle resistenze dei nobili miranti a sminuire il regio potere; indusse Raimondo VII di Tolosa a porre fine alla guerra contro gli albigesi (1229); riunì alla corona francese il ducato di Narbonne: si assicurò la successione al contado di Tolosa. L'Alta Provenza invece fu ceduta alla Chiesa, donde la sovranità dei Papi sul Venosino e Avignone.
Ludovico IX, alto, esile, allevato con cura dalla madre rigidamente cattolica, a diciannove anni fu dichiarato maggiorenne e sposò Margherita, figlia del conte di Provenza (1234), che doveva dargli undici figli. A ventun anni la reggente gli rimise il potere, ma il figlio volle riservarle una larga partecipazione al governo, il che gli consentì di circondarsi di saggi e illuminati ministri che lo coadiuvarono nell'assicurare pace e prosperità al suo popolo. Egli passò difatti alla storia come il migliore e il più tipico monarca cristiano del Medio Evo, modello a tutti di giustizia e d'imparzialità. Non soltanto i suoi feudatari, ma anche sovrani stranieri e papi ricorsero sovente al suo giudizio arbitrale nelle loro contese. E' rimasto famoso il lodo pronunciato da lui ad Amiens il 24-1-1264 nel conflitto tra Enrico III, re d'Inghilterra, e i suoi baroni.
I rapporti tra Ludovico IX e la Chiesa furono sempre cordiali. Se durante il suo regno permise che in Francia fosse introdotta l'Inquisizione romana, non permise mai al clero e al papa invadenze nel proprio dominio. A varie riprese ebbe a protestare contro le esigenze finanziarie di Innocenzo IV (+1254), e permise la costituzione di leghe fra i suoi baroni, intente a protestare contro le aspirazioni del clero all'indipendenza dalla giustizia regia nelle questioni temporali e a limitare l'accrescimento della ricchezza delle chiese e dei conventi a danno dei possessori laici. Nel conflitto tra il papato e il dissoluto imperatore Federico II, deposto nel concilio di Lione (1245) da Innocenzo IV, assunse un atteggiamento di assoluta neutralità. Intraprese opera di mediazione presso il papa nel convento di Cluny, ma restò infruttuosa. Quando l'imperatore, poco prima di morire (11250), concepì il disegno d'impossessarsi del Sommo Pontefice a Lione, egli gli fece sapere che a quell'impresa si sarebbe opposto con la forza. Quando Urbano IV (+1264) decise di sottrarre a Manfredi, figlio naturale di Federico II, il regno delle Due Sicilie per offrirlo a Carlo D'Angiò, fratello di Ludovico IX, questi non lo sostenne formalmente, ma permise a molti suoi baroni di prendere parte alla spedizione (1265).
Il Concilio di Lione (ecumenico XIII) aveva lanciato un appello invocante aiuto per i cristiani della Palestina ridotti nel 1244 dal sultano d'Egitto soltanto al possesso di loppe, Accon e Antiochia. Nel crescente raffreddamento per la santa causa, solo Ludovico IX fece voto di crociarsi appena fosse guarito della malattia che lo travagliava, e di mettere con disinteresse al servizio della sesta crociata tutte le sue energie. Nel 1248 partì infatti con un imponente esercito alla volta dell'Egitto. Dopo la conquista di Damietta ( 1249), mentre si avvicinava al Cairo, fu sconfitto a Mansura con tutto il suo esercito, decimato dalla peste (1250), a causa della disobbedienza di suo fratello, Roberto d'Artois, che aveva attaccato il nemico senza attendere il grosso dell'esercito. Nella ritirata Ludovico IX fu fatto prigioniero. Riscattò se stesso e i suoi compagni di sventura superstiti con una somma di 800.000 bisanti e la restituzione di Damietta. Si trattenne ancora a S. Giovanni d'Acri fino al 1254 e liberò molti prigionieri cristiani tra la generale ammirazione dei saraceni che lo avevano soprannominato il Sultano giusto. Non poté aspirare a risultati migliori perché gli vennero a mancare gli aiuti dalla patria. Durante la sua assenza Bianca di Castiglia, reggente del regno, aveva represso la rivolta dei pastorelli o contadini (1251).
Alla morte della madre (+1252) Ludovico IX tornò in Francia dove provvide all'organizzazione dei suoi stati e al consolidamento dell'autorità reale; interdisse le guerre private nei suoi domini; nominò degli "inquirenti reali" incaricati di visitare le province per prevenire o reprimere gli abusi dei balivi, siniscalchi e prevosti; abolì l'antica consuetudine del duello giudiziario; impose la "quarantena del re" di Filippo Augusto, suo nonno, cioè i 40 giorni che dovevano intercorrere tra l'offesa e la vendetta, durante i quali uno dei due avversari poteva ricorrere alla giustizia regia e mutar la guerra in un processo; istituì i casi di esclusiva competenza del sovrano, che egli esaminò nel bosco di Vincennes, seduto sotto una quercia; chiamò a sedere davanti ai tribunali legisti perché consigliassero i giudici; creò una commissione giudiziaria a corte che fu l'origine del parlamento; fece degli sforzi in vista di realizzare l'unità monetaria; favorì la fioritura della vita comunale; combatté le eresie degli albigesi e dei valdesi; promosse la pubblicazione del Libro dei Mestieri, vero codice industriale, superiore al suo tempo; proscrisse l'usura e i giochi d'azzardo; assicurò i privilegi del clero mediante la Prammatica Sanzione (1269); edificò a Parigi la Sainte- Chapelle in onore della corona di spine; eresse il collegio teologico (1257) detto poi la Sorbonne; fondò le Filles-Dieu per le donne cadute; gli ospedali di Pontoise, Vernon, Compiègne per i malati; i Quinze-Vingts per i 300 cavalieri abbacinati dai saraceni; emulò le opere buone compiute da S. Giovanni da Matha con la fondazione dell'ordine della SS. Trinità, al quale fu affiliato l'11-6-1256.
In politica estera Luigi IX cercò di eliminare i motivi di attrito tra la Francia e i paesi vicini. Una lega feudale, capitanata da Ugo il Bruno, conte delle Marche, e sostenuto da Enrico III, re di Inghilterra, fallì perché il santo re forzò il ponte di Taillebourg, e riportò una seconda vittoria a Saintes ( 1242). Convinto però che la pace deve essere fondata sul diritto, regolò il conflitto anglo – francese cedendo al re d'Inghilterra, col criticato trattato di Parigi (1259), la Guyenne, Limoges, Cahors e Périgueux, ottenendo in cambio la Normandia, l'Anjou, la Turenna, il Maine e il Poitou, terre già confiscate da Filippo Augusto a Giovanni senza Terra (+1216 ), dopo che lo aveva dichiarato decaduto dai suoi feudi francesi per l'assassinio del Plantageneta Arturo di Bretagna, pretendente come lui al trono d'Inghilterra, alla morte di Riccardo Cuor di Leone, suo fratello.
La figura di Ludovico IX restò circonfusa dell'aureola della santità. Il sire di Joinville, suo amico, ce ne lasciò una biografìa che è uno dei primi monumenti della letteratura storica francese.
I cristiani di Palestina nel 1268 perdettero anche loppe e Antiochia. Per compiacere Carlo d'Angiò, Ludovico IX intraprese allora (1270) l'ottava crociata, e si diresse prima a Tunisi, malgrado i consigli del papa, lo scontento dei vassalli e la sua cattiva salute, cullato dall'illusione che l'emiro di quella città fosse disposto a farsi battezzare con il suo popolo, per poi marciare contro l'Egitto come alleato degli occidentali. Nelle vicinanze di Cartagine scoppiò tra i soldati il tifo, che falcidiò l'esercito appena sbarcato e ridusse in fin di vita lo stesso re che a Tunisi morì il 25-8-1270. Agli inviati del principe della città aveva detto: "Desidero così vivamente la salvezza della sua anima che consentirei di restare nelle prigioni dei saraceni tutta la mia vita senza mai vedere il giorno, purché lui e tutta la sua gente si facciano cristiani".
La pietà di Ludovico IX fu sincera e senza affettazione benché il messaggero di Gueldre (Olanda) lo schernisse perché "bacchettone, collo torto e col cappuccio sulle spalle". Tutti i giorni ascoltava due messe e recitava le ore come i chierici. Amava ascoltare la parola di Dio, leggere la Bibbia, meditare i Padri e intrattenersi in questioni teologiche. A sera, prima di coricarsi, recitava 50 Ave Maria e faceva altrettante genuflessioni. Nei viaggi si fermava così a lungo nelle chiese che il suo seguito s'impazientiva.
A mensa era molto frugale. Volentieri si privava delle primizie e dei pesci di cui era ghiotto. Ogni venerdì si confessava e si faceva flagellare dal sacerdote con cinque catenelle di ferro. Portava il cilicio e ne offriva in dono agli amici. Durante l'avvento, la quaresima e ogni volta che si accostava alla Comunione dormiva da solo. Dopo che era stato con la regina non si permetteva di baciare i reliquiari. Per i poveri nutrì sempre un amore sviscerato. Invitava sovente i mendicanti alla sua tavola, li serviva e mangiava i loro avanzi. Visitava i lebbrosi e curava i malati più ripugnanti. In Palestina fece anche il becchino. Bonifacio VIII lo canonizzò nel 1297.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 8, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 281-284
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