S. GIOVANNA DELLA CROCE DELANOUE (1666-1736)

Nacque a Saumur, sulle rive della Loira, in Francia, il 18 giugno 1666. Dopo la morte dei genitori, fu invitata a consacrarsi ai poveri. Lei prese a visitarli, portando loro nutrimento e vestiti, lavando i loro abiti e se necessario donandogli i suoi e cominciò anche ad accoglierli in casa propria. Arrivate alcune giovani per aiutarla, nel 1704 nacque la congregazione di Sant'Anna della Provvidenza. E nel 1715 sorse a Saumur una casa per poveri. Alla sua morte, il 17 agosto 1736, la fondatrice lasciò una dozzina di comunità, ospizi ed anche piccole scuole. È santa dal 1982.

La fondatrice delle Suore di S. Anna della Provvidenza nacque 1'8-6-1666 a Fenet, quartiere della parrocchia di Nostra Signora di Nantilly de Saumur (Maine-et-Loire) da Pietro e da Francesca Hureau, che per mantenere i loro dodici figli, di cui Giovanna era l'ultima, gestivano un modesto negozio di cianfrusaglie.
Orfana di padre a quattro anni, la santa fu formata alla pietà dalla mamma, che l'abituò molto presto a ricevere frequentemente i sacramenti, a detestare il male e a prolungare la sua permanenza in chiesa. Tuttavia Giovanna dovette faticare assai per dominare il suo temperamento orgoglioso. A scuola era temuta dalle compagne perché voleva sempre prevalere in ogni cosa e riprendeva i difetti negli altri. A causa del suo temperamento nevrotico e imperioso ebbe molto da soffrire, ma Dio la purificò permettendo che, fin dal giorno della sua prima comunione, fosse di continuo tormentata da scrupoli e da pensieri cattivi. Credendo di essere in disgrazia di Dio e, quindi, di andare dannata, si chiudeva in una stanza, stendeva le braccia in forma di croce e domandava perdono al Signore delle proprie mancanze.
Benché si confessasse d'ordinario tutti i giorni dai Preti dell'Oratorio, i quali officiavano il santuario di Nostra Signora des Ardilliers che sorgeva in città, certe volte combatteva diverse ore prima di decidersi a fare la comunione. Dal confessore, inficiato di giansenismo, non ebbe una parola di consolazione. Il Signore le fece conoscere che doveva cambiarlo, che doveva compiere i digiuni che le aveva ispirato, ma ella "per rispetto umano" si determinò a quel passo solamente sei anni dopo, quando cioè sua madre morì (1692).
Il sacerdote Genneteau, austero cappellano dell'ospedale di Saumur, dopo molte ripulse accettò di farle da guida a condizione, però, che nei giorni festivi tenesse chiuso il negozio che gestiva con l'aiuto di una nipote. La santa accettò il sacrificio e ne fu ricompensata da Dio con la liberazione da ogni sorta di scrupoli e di tentazioni. Dopo una confessione generale ottenne di digiunare tre volte la settimana, ma il demonio la tentò allora di avarizia. Temendo di mancare del necessario e di diventare povera, cominciò a comperare giorno per giorno soltanto tanto pane quanto le era necessario, per rifiutarlo più facilmente ai poveri senza mentire.
Il 5-1-1693 giunse in pellegrinaggio a Nostra Signora des Ardilliers una povera donna di Rennes, Francesca Souchet, da alcuni ritenuta una pazza, da altri considerata un'anima favorita di particolari carismi. La Delanoue la ospitò per alcuni giorni. Nell'allontanarsi, Francesca disse soltanto: "Dio mi ha mandato questa prima volta per imparare la strada". La vigilia di Pentecoste dello stesso anno la povera di Rennes riapparve a Nostra Signora des Ardilliers, ma questa volta la Delanoue non volle ospitarla. Francesca trovò alloggio presso una vedova, ma una voce misteriosa ripetutamente le disse: "Devi ritornare là dove sei stata l'altra volta". La pellegrina ubbidì, e disse a Giovanna, di ritorno dalla Messa: "Non so se è il diavolo o il buon Dio chi m'ispira le belle cose che ho nell'animo, ma io non posso non dirle". E le parlò di elemosina, di carità e di distacco.
Giovanna, che non aveva mai sperimentato una speciale inclinazione per i poveri, soggiogata dalla grazia, comprese che la sua vocazione non era il commercio, ma il servizio di tutti i bisognosi. Ritornò in chiesa con Francesca per pregare, poi andò a portare a una donna la migliore camicia che aveva non tanto per fare l'elemosina quanto per praticare un atto di distacco. Le disse allora Francesca: "II dono che avete fatto calma la collera del Signore verso di voi. Il velo dell'oblio è steso così sul vostro passato". Il 22-5-1693 la Delanoue, mentre se ne stava sola nella bottega e si domandava quali disegni avesse Dio su di lei, andò in estasi. Per tre giorni e tre notti nessuno, neppure il suo confessore, riuscì a farle ricuperare i sensi. In quel tempo le fu dato di contemplare la Madonna, il suo angelo custode e l'inferno, e di comprendere che doveva sovraspendersi nel più assoluto distacco per il soccorso ai poveri e ai malati.
Prima di andarsene, Francesca Souchet aveva lasciato a Giovanna un messaggio: "La voce mi ha detto che dovete andare a St-Florent per occuparvi di sei bambini che troverete in una stalla". La santa ne andò in cerca, li trovò con i genitori in una scuderia, e perché erano tutti malati e privi di ogni cosa, per due mesi li visitò più volte la settimana portando loro cibo, indumenti e medicine. Sua nipote, alla quale aveva affidato il negozio, s'inquietò, i vicini l'accusarono di prodigalità, ma Giovanna, memore della raccomandazione di Francesca a confidare in Dio, continuò ad andare in cerca dei poveri e a servirli. Molti di essi andavano pure a bussare alla sua porta. Ella li riuniva in piccoli gruppi e, dopo averli ristorati, faceva loro anche un po' di catechismo. Parecchie persone, per burla, chiamarono la sua casa la Provvidenza, ma altre si associarono volentieri alla sua carità. La santa poté così costatare quanto fossero vere le parole udite nell'estasi: "Se sarai molto fedele nel soccorrere i poveri avrai in cambio una sovrabbondanza di grazia".
Ogni tanto Francesca Souchet giungeva da Rennes a Saumur e spronava la santa al soccorso dei poveri benché per loro si fosse già sovraccaricata di debiti. Le diceva: "Non vi preoccupate. Dio ha il potere di far crescere il lievito nella madia. Al momento opportuno Egli aprirà la sua gran sacca di grano. Il re di Francia non vi darà la sua borsa, ma quella del Re dei re vi sarà sempre aperta. Abbiate dunque fiducia e continuate l'opera vostra".
Nel 1698 la Delanoue rinunciò al suo commercio per intensificare le visite ai poveri. Poco dopo si sentì ispirata a fare il voto di annientare la propria natura vestendo una tunica rammendata, escludendo dall'unica sua refezione quotidiana la carne, il pesce, le uova, il burro e il vino, e dormendo due o tre ore per notte adagiata sopra una sedia o rannicchiata in una cassetta, incapace di contenere disteso un bambino di sette anni, con la testa appoggiata ad un sasso. Per meglio comprendere i poveri e provare la miseria, con un'amica si recò in pellegrinaggio alla tomba di S. Martino di Tours mendicando il pane di porta in porta. Ne ritornò con la ferma risoluzione di non limitarsi a soccorrere i poveri, ma ad ospitarli in casa sua. Le venne allora alla mente la predizione che nel 1693 la Souchet le aveva fatto: "Il tempo non è ancora venuto, ma verrà. La vostra casa sarà un ospedale per i viandanti. Li riceverete tutti, chiunque siano, da qualunque luogo vengano… E sulla porta vi sarà una croce".
Nella primavera del 1700 la santa ricevette in casa alcune vecchie abbandonate e dodici orfane che si dilettava chiamare i suoi "piccoli Gesù". Di notte le faceva dormire nella vasta cantina scavata nella roccia. Secondo Suor Maria Laigle, confidente della santa, "mille occasioni hanno fatto vedere come la divina Provvidenza moltiplicasse il denaro nella sua borsa e il pane nella sua casa" perché potesse sfamare tante bocche. La madre dei poveri avrebbe voluto ingrandire il suo ospizio in miniatura, ma come fare? Il 15-9-1702, giorno della festa di Nostra Signora des Ardilliers, una frana rase al suolo undici case di Fenet, tra cui quella della Delanoue. Una delle sue orfanelle fu tratta fuori dalle macerie esanime. Le rimanenti si strinsero attorno alla loro protettrice che tutto aveva perduto tranne il coraggio e la fiducia in Dio. Difatti, mentre gli abitanti di Saumur e lo stesso Genneteau ritenevano che la Provvidenza fosse finita, Giovanna trovò un rifugio per qualche settimana nella scuderia dei preti dell'Oratorio, poi affittò una casa di tre stanze con una cantina sotto il colle in cui poté alloggiare un numero maggiore di bisognosi.
Il 22-9-1703 una giovane chiese alla Delanoue di prenderla con sé "per amore di Dio", come aiuto nelle sue opere di carità. Sei mesi dopo ad essa se ne aggiunse un'altra. Ben presto il loro numero salì a quattro perché la nipote della santa, dopo tante opposizioni, aveva finito per unirsi al gruppo. Il 26-7-1704 Genneteau benedisse i primi abiti religiosi delle Suore di S. Anna. Suor Giovanna, che viveva la scienza della perfezione senza averla studiata nei libri, seppe trasfonderla subito nelle sue figlio raccomandando loro soprattutto l'umiltà, l'ubbidienza e il filiale abbandono alla divina Provvidenza. Nelle conferenze dirà loro: "Sorelle mie, se veramente volete tendere alla perfezione dovete fare come la formica che si lascia schiacciare senza muoversi, senza difendersi quando le si cammina sopra, e non come certi insetti che non si lasciano uccidere senza opporre resistenza. Sì, voi dovete essere così: bisogna che di voi si possa fare quello che si vuole, che siate disposte a soffrire tutto senza lamentarvi, senza giustificarvi; dovete essere annientate nell'intimo vostro".
Sempre fidente nella Provvidenza Suor Giovanna continuò ad accettare altre orfane e altre donne che riuscì ad alloggiare nel bei palazzo la Fontaine, affittato ad un prezzo molto elevato dai preti dell'Oratorio.
Le sue compagne, però, temevano che fosse vittima di una illusione non sapendo ben discernere se le "incredibili" penitenze alle quali si abbandonava venivano dal cielo oppure dall'inferno. L'8-9-1706 giunse al santuario di Nostra Signora des Ardilliers come pellegrino S. Luigi M. Grignion di Montfort (+1716). Oltre le suore, anche la Delanoue gli volle esporre i propri timori riguardo la sua vocazione al servizio dei poveri, le sue prove, le sue austere penitenze, e lo supplicò di dirle se si trovava nella volontà di Dio. Il santo in un primo momento la ritenne un'illusa accecata dall'orgoglio ma, dopo la Messa celebrata nel santuario alla presenza della comunità, la consigliò di continuare a vivere come aveva cominciato perché lo Spirito del Signore era in lei.
La santa approfittò di quelle parole di conforto per organizzare su basi definitive la sua piccola congregazione sotto la direzione del Genneteau al quale ubbidiva ciecamente, non senza profondo dolore, anche quando, per metterne a prova la virtù, le proibiva di scostarsi dal regime comune o le ordinava di comunicarsi soltanto la domenica. Nel raccoglimento dell'orazione il Signore le aveva rivelato che "avrebbe dovuto ricevere come membri della congregazione persone anche malate, purché avessero lo spirito di Dio". Le anziane non ne volevano sapere. La santa chiese allora un segno al cielo. Dovendo dare l'abito a tre giovani, di cui una inferma, pregò il Signore di procurarle la stoffa necessaria per vestirle perché non ne aveva a sufficienza. Una voce interna le disse: " Fa tre parti della stoffa che hai, e basterà". E così avvenne.
Mons. Michele Poncet de la Rivière, vescovo di Angers, il 24-9-1709 approvò le costituzioni delle Suore di S. Anna, serve dei poveri. Qualcheduno avrebbe voluto che fossero mitigate perché alle religiose prescrivevano di mangiare gli stessi alimenti dei poveri in vasellame di terra e con posate di bosso, ma la santa vi si oppose dicendo che ciò non era conforme ai desideri del Signore. Il 29-9 dello stesso anno le prime suore a una a una emisero segretamente i loro voti al confessionale. Per la sua comunità la fondatrice divenne Suor Giovanna della Croce, però, invece di superiora, si considerava soltanto la prima serva dei poveri.
Rimase un mistero come abbia fatto la santa a tenere in piedi il suo ospizio, popolato da circa ottanta persone, con risorse aleatorie che le venivano giorno per giorno, e come abbia potuto continuare a sovraspendersi anche per i poveri della città e della campagna dormendo sopra una sedia poche ore per notte e mangiando solo alla sera una zuppa! È vero che a palazzo la Fontaine molte volte la comunità dovette stare a stecchetto, ma è anche vero che una voce misteriosa non cessava di dire alla fondatrice: "Ricevi ogni sofferenza che incontrerai… Verrò in questa casa nella persona dei poveri secondo il mio piacere. Non preoccupartene e non temere nulla". Un giorno la santa si lamentò con il Signore di non potere pregare a lungo dovendo assistere una malata. Una voce le rispose immediatamente: "Non ti ho scelta per l'opera delle piccole suore, per l'assistenza dei poveri, per la veglia dei morti?… Per questa ragione ti ho messa in quest'ordine della Provvidenza e non in un ordine di cappuccine o di recollette".
Alla fondatrice, oltre le preoccupazioni per il vitto quotidiano non mancarono neppure le persecuzioni da parte di alcuni preti giansenisti di cui rifiutò sempre gli aiuti spirituali e materiali pur avendone estremo bisogno. Il suo parroco, P. Lebrun, per esempio, perché la santa aveva avuto l'audacia di chiedere e di ottenere dalla curia una cappella per il suo Istituto, all'inizio del 1713 scrisse perfidamente al vescovo che le penitenze della sua parrocchiana rischiavano di comprometterne la vita e l'opera. Il vescovo, impressionato, le ordinò di sospenderle, ma Suor Giovanna si recò da lui ad Angers e perorò con tanto calore la sua causa che ottenne di continuare a mantenere fede al voto che aveva fatto nove anni prima e che aveva praticato senza pregiudizio della propria salute.
Nei primi mesi del 1713 un'altra prova parve accasciare la santa. Il Signore permise che per otto settimane non le venisse nessun soccorso, tanto che per continuare a mantenere i poveri si vide costretta a contrarre grossi debiti. Al re Luigi XIV chiese lettere patenti. Le furono accordate, ma il parlamento si rifiutò di registrarle. Fu assalita dal dubbio di non essere veramente nello stato in cui la voleva il Signore, e ne soffrì amaramente. La sua fiducia in Dio fu ricompensata nel mese di maggio di quello stesso anno: Enrico de Vallière, governatore di Annecy in Savoia, in seguito al suggerimento del cappellano del santuario, Giuseppe de Tigne, accanito antigiansenista, comperò per la Provvidenza della Delanoue la casa di Trois Anges nella quale la santa si stabilì definitivamente nel 1716 non senza aver fatto prima dipingere sulla porta una grande croce. Sotto la direzione del de Tigne, succeduto al Genneteau, l'opera si consolidò e s'ingrandì. Dieci anni dopo, infatti, la grande Provvidenza di Saumur albergava quasi 300 persone tra sane e malate.
Nonostante le fatiche che doveva sostenere per il buon funzionamento dell'ospizio e le spaventose penitenze che continuava a praticare, la santa chiese ancora al Signore altre croci. Venne esaudita perché nell'adempimento delle più rudi occupazioni fu torturata talvolta da terribili dolori ai denti e da violenti mali agli orecchi. Molte volte nel fare la comunione aveva avuto il dono di contemplare il Signore sotto l'aspetto di un bambino. Un giorno una voce interna le ordinò di dire al confessore che in avvenire avrebbe ricevuto il suo Dio non più come un bambino, ma come un crocifisso. Nello stesso tempo le apparve la Vergine seduta, con sulle ginocchia il suo diletto Figlio in forma di crocifisso. In seguito per ben sette volte le fu dato di sperimentare in sé il terribile supplizio della crocifissione. Nelle estasi sospirava: "Oh, mio sposo, quale dolcezza essere con tè!… Sì, posso ben dire che tu sei il mio tutto e che la creatura non è niente per me!… In tè, amor mio, trovo quanto la mia anima può desiderare… Sì, sì, mio Dio, in tè solo voglio fissare la mia dimora per il tempo e per l'eternità". Una suora le chiese un giorno che cosa occorreva fare per giungere a tale stato di amore. La santa le rispose con semplicità: "Bisogna essere molto umili!".
Francesca Souchet aveva dichiarato alla Delanoue: "La voce mi ha detto che le penitenze non abbrevieranno i vostri giorni". In realtà la santa non deperì invecchiando. Solo a settant'anni, colei che tutti chiamavano "la penitente", per volere del confessore dovette concedersi un po' di riposo. Ne approfittò per prolungare le sue visite in chiesa e meditare più frequentemente il Vangelo e l'Imitazione di Cristo. Nel mese di settembre 1735 d'improvviso fu colta da un acutissimo mal di capo e da un bruciore molto forte alla bocca. Dopo un attimo di smarrimento mormorò: "Mio Dio, sono contenta di soffrire!". Un mese dopo si sentì abbandonata da Dio e il pensiero del cielo le divenne argomento di tormento e di lotta. Dall'apatia passò anche al timore, ciò nonostante continuò a dirigere le sue 72 suore distribuite in 9 case con il solito spirito soprannaturale. La santa ben sapeva che le sue pene inferiori erano dovute alle suggestioni del demonio. In passato, difatti, molte volte le era apparso minaccioso sotto orribili forme perché con i suoi consigli gli rubava molte anime. Dopo quattro mesi la procella si dissipò e fino alla morte Suor Giovanna fu ricolma di grandi consolazioni.
Sentendo avvicinarsi la morte, all'inizio dell'agosto del 1736 la fondatrice volle intrattenersi a lungo con le suore radunate nella sua cella sotto il tetto. Tra l'altro disse loro: "Sorelle mie, continuate sempre quanto è stato praticato fino ad ora. Assistete i poveri in casa e fuori casa. Date sempre alla porta: questo ci ottiene l'aiuto e la protezione di Dio… Se tralascerete di fare il bene, che sempre venne praticato, il Signore si ritirerà".
La Delanoue spirò placidamente il 17-8-1736. Appena la gente lo seppe, ad una sola voce esclamò: "È morta la nostra santa!". Dal 1881 le sue reliquie sono venerate nella cappella della nuova casa madre stabilita nell'antica abbazia benedettina di St-Florent-lès-Saumur. Pio XII la beatificò il 9-11-1947 e Giovanni Paolo II la canonizzò il 31-10-1982.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 8, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 183-190
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