PSICOLOGIA DEL FANCIULLO

Per conoscere un bambino bisogna vivere la sua vita, comunicare con lui con una continua simpatia, sentire quello che egli sente, sperimentare tutte le sue disposizioni, indovinare tutte le sue tendenze, comprenderlo interiormente.

* Vi è una conoscenza del bambino che è essenzialmente frutto dell’amore, d’un amore attento e disinteressato.

* Per conoscere un bambino bisogna vivere la sua vita, comunicare con lui con una continua simpatia, sentire quello che egli sente, sperimentare tutte le sue disposizioni, indovinare tutte le sue tendenze, comprenderlo interiormente.

* La mamma deve molto osservare e industriarsi per capire il suo bambino. Il suo intuito l’aiuterà, ma ella può essere aiutata con profitto da uno studio elementare di psicologia, scienza che ha fatto tali progressi nel corso di questo secolo XX che sarebbe un vero peccato misconoscere.

* Dalla nascita ai diciott’anni, i mutamenti ulteriori ed esteriori sono così rapidi che i genitori riescono a stento a mantenersi adeguati alla realtà sempre nuova e sempre in moto che hanno di fronte. Il pericolo d’illudersi è considerevole, perché ogni errore grave e rinnovato di psicologia si traduce nel bambino in un ripiegamento su sé stesso o in uno sdoppiamento della sua personalità. Il suo “io” superficiale fa da schermo al suo “io” inferiore. La frattura di diffidenza e di incomprensione reciproca va allargandosi, anche sotto apparenze conformiste che assicurano e addormentano. Quanti ponti di neve nascondono crepacci! Non appaiono spalancati che in certe ore di crisi. Vi sono genitori che non se ne accorgono mai.

* Ogni bambino ha la sua personalità che non lo rende identico a nessun altro, il suo genio, la sua insostituibile missione sulla terra, il suo nome divino. Misconoscere tali realtà vuol dire rischiare di trattarlo come un numero, un essere anonimo, una materia banale da far entrare in un mondo vago e in contraddizione con il suo elemento vitale, rischiando di vuotare la sua originalità legittima o di suscitare, con una scossa, l’esplosione di una rivolta quando le circostanze favorevoli daranno la libertà alle sue energie troppo a lungo compresse.

* Bisogna osservare il bambino soprattutto nei momenti in cui si manifesta più spontaneamente: nei giochi, a tavola, nei suoi piccoli traffici, quando deve scegliere qualche cosa, quando ascolta una favola o è insieme ai suoi compagni…
Così voi scoprite il ghiotto e l’egoista che si serve sempre per primo, il capriccioso che non può giocare per cinque minuti al medesimo gioco, il baro che cerca di far sotterfugi alle regole, il capo che ha iniziativa e sa far rigare gli altri; il cattivo carattere che manda tutti al diavolo per un nonnulla; chi con i suoi cubi fa costruzioni sempre uguali perché manca di immaginazione; lo spirito pratico che non si lascia sconcertare da nulla e trova sempre il bandolo; il sensibile che piange durante la favola; il generoso che consola o che sa aiutare.

* Per conoscere profondamente un bambino, bisogna conversare con lui e mantenere il contatto. Una mamma non perde mai tempo attardandosi la sera a conversare un poco col suo bambino posto a letto. Bisogna saper ascoltare le sue innumerevoli questioni senza innervosirsi, ed essere così gentile da rispondere. Sarà il più sicuro mezzo per chiarire molte idee e insieme il modo migliore per mantenere quel legame affettivo che è condizione di fiducia e di serenità.

* Bisogna inoltre ricordarsi che il bambino non reagisce come un grande: il suo ritmo non è uguale, il suo linguaggio è senza sfumature, i suoi centri d’interesse sono del tutto differenti. Persino le parole non rivestono per lui gli stessi significati: di qui malintesi e differenti punti di vista. Il saperlo è già, in parte, un rimedio al pericolo.

* I bambini non reagiscono come i grandi. È questa la legge elementare alla quale ogni adulto deve continuamente rifarsi. (Una bambinetta, dinanzi ad un’immagine di cristiani dati in pasto ai leoni, esclamava mostrando col dito uno di questi: ” Oh! guardate quel povero leone, che non ha un cristiano da mangiare! “).

* La grande arte dell’educazione non consiste solo nel pensare al bambino, ma a pensare nel bambino, sforzandosi di assimilare ciò che passa nella sua testa e nel suo cuore. Ciò richiede oblio di sé, plasticità, rinuncia e quindi molto amore: è il segreto del successo.

* Perché il bambino si apra al suo educatore interamente, bisogna che possa essere se stesso. Certe educazioni troppo rigide non fanno che mortificare il bambino e possono persino giungere ad annientare la sua personalità. Guardiamoci dai bambini troppo disciplinati e troppo buoni, che vivono ed agiscono sotto il dominio della paura!

* L’immaginazione del bambino ha un irrefrenabile potere di ingrandimento. I bambini trascorrono ore intere ad organizzarsi una seconda esistenza, confusa con la reale, da essi riempita di personaggi coi quali s’intrattengono e vivono un’avventura che a volte prende l’aria di una vera epopea. Ciò può essere un pericolo quando questi sogni sono una fuga da una educazione troppo severa ed angusta.

* Dai bambini bisogna esigere sforzi proporzionati alle loro forze, atti secondo la loro capacità. Risparmiate loro le costrizioni; disponete per essi periodi di riposo e di distensione; non siate sempre alle loro calcagna; non spingete i vostri bambini a diventare dei prodigi; sia vostra ambizione farli diventare robusti ed equilibrati.

* Attraverso papa e mamma, il bambino è legato a una catena di antenati che gli trasmettono parzialmente, aggiungendo ciascuno delle modificazioni, quello che essi hanno ricevuto dagli altri. Non lasciatevi però mai sedurre dall’idea di cercare a chi il bimbo somiglia. Il bambino è una persona con un carattere personale e originale, I dati ereditari costituiscono un insieme di tendenze che non sono mai assolute né costrittive. La libertà e l’educazione possono utilizzarli, incanalarli o neutralizzarli.