"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". PASSIONE (di Gesù Cristo): è il complesso dei dolori e delle sofferenze che Cristo sostenne nello spirito e nel corpo specialmente nell'ultimo periodo della sua vita che ebbe come epilogo la tragedia della Croce.
Errori: Docetismo, fin dallo secolo. che negava la realtà fisica del corpo del Signore, riducendolo a un'apparenza. Aftardocetismo (V sec.), di origine monofisitica, (v. queste voci), che attribuiva a Cristo un corpo incorruttibile. In base a queste teorie molti pensavano che la passione e il dolore fisico di Gesù fossero un miracolo. All'eccesso opposto giunsero i Teopaschiti, che attribuirono la passibilità alla Divinità stessa. La Chiesa, condannando tutti questi errori, ha insegnato sempre, in base alla Rivelazione. che l'Umanità del Redentore è in tutto simile alla nostra, eccetto il peccato, come dice S. Paolo (Ebrei, 2,17; Filipp. 2,6 ss.) e pertanto: a) ebbe le passioni sensitive come noi, escluso ogni disordine (v. Propassioni); b) sentì il dolore e le sofferenze vere e proprie della carne. cioè ebbe una perfetta passibilità; c) sebbene la passione dell'Umanità sia propria del Verbo, tuttavia essa non tocca la Divinità, che resta assolutamente impassibile.
A provare la verità e la realtà del dolore e di tutta la passione di Cristo basta leggere l'Evangelo, dove si parla con linguaggio realistico della sua stanchezza (Giov. 4, 6), della sua fame, della sua sete (Mt. 4,2 e Giov. 19, 29), della sua mortale tristezza fino a sudar sangue. Nell'Antico Testamento il Messia era stato vaticinato «l'Uomo dei dolori». S. Tommaso dimostra che il dolore di Gesù Cristo proporzionatamente al suo infinito amore fu massimo per estensione e per intensità; nondimeno la sua anima, anche durante la passione, continuò a godere della visione beatifica con la facoltà intellettiva, simile a una montagna che svetta nel sole, mentre sui suoi fianchi scroscia la tempesta.