"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". ONTOLOGISMO (dal gr. = ente e = discorso, scienza): come parola deve la sua origine a Vincenzo Gioberti; come sistema fu abbozzato dall'oratoriano francese Malebranche (+1715) e sviluppato organicamente in Italia dal Gioberti stesso e dai suoi discepoli.
Il Malebranche (cfr. specialmente: Recherche de la verité) sosteneva come punto fondamentale della filosofia che noi abbiamo l'idea innata dell'Ente infinito (Dio) e che in esso contempliamo intuitivamente l'oggetto di tutte le nostre idee. Il Gioberti insegna (cfr. Introduzione allo studio della filosofia) che: l'oggetto primario della filosofia è l'Idea, che è la prima realtà e la prima verità assoluta ed eterna (primo antologico e primo logico); questa Idea assoluta (= Dio) è l'oggetto d'una nostra intuizione primigenia, da cui si svolge tutta la nostra cognizione; tale intuizione vaga e inizialmente confusa si determina in un giudizio: l'Ente è necessariamente, e da questo giudizio nella formola ideale: l'Ente crea l'esistente. Da questa formola Gioberti sviluppa tutta la sua filosofia, ricollegandola alla migliore tradizione italiana, che farebbe capo a S. Bonaventura e a S. Agostino. Ma questa genealogia è arbitraria. S. Agostino parla di Dio come luce, sole dell'anima, non nel senso che l'anima intuisce l'essenza divina, ma nel senso che Dio ha impresso nell'anima un'immagine luminosa di sé, per cui l'intelletto conosce la verità (cfr. De Trinitate, l. 14 c. 15 e L 12. c. 15, n. 24):
Similmente S. Bonaventura (Itinerarium mentis in Deum; Breviloquium) descrive i vari gradi ascendenti della cognizione umana e arriva fino al grado supremo, che non è la visione intuitiva di Dio (riservata all'altra vita), ma la contemplazione ideale dell'Ente come atto puro, nella cui luce si chiarifica tutta la nostra conoscenza. Né S. Agostino dunque né S. Bonaventura hanno mai asserito una visione intuitiva di Dio in questa vita come naturale inizio della cognizione umana, alla maniera di Gioberti. Sebbene il Gioberti escluda che Antonio Rosmini sia ontologista (Introduzione, t. I, p. 357 e t. II, p. 64), tuttavia non si può negare che l'oscuro sistema rosminiano presti il fianco all'accusa di ontologismo, quando asserisce che l'intelletto umano intuisce l'essere indeterminato, che il Padre astrae dal Verbo e che dal Verbo si distingue solo logicamente (Teosofia, v. II p. 445).
La Chiesa ha condannato esplicitamente l'Ontologismo riassunto in 7 proposizioni (Decr. del S. Uffizio. 1861; DB, 1659 ss.) e in altre 40 propos. (Decr. S. Uffizio 1887; DB, 1891 ss.) ha rigettato il pensiero rosminiano, di cui è evidente l'errore ontologistico nelle prime 7. Teologicamente l'Ontologismo è erroneo perché toglie il carattere soprannaturale alla visione intuitiva di Dio, facendone un retaggio naturale della vita presente, Filosoficamente l'Ontologismo confondendo l'essere in generale con Dio porta al Panteismo: d'altronde non trova giustificazione anzi è contraddetto dall'esperienza psicologica, in cui non c'è traccia d'intuizione di Dio.