"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". NESTORIANISMO: grande eresia cristologica del V secolo, che rompeva l'unità di Cristo, ponendo in Lui due soggetti, uno divino e uno umano.
L'autore principale di questa eresia è Nestorio, Vescovo di Costantinopoli che fu discepolo di Teodoro di Mopsuestia nella Scuola Antiochena. In quella scuola dominava un realismo a tendenza naturalistica: Teodoro perciò vedeva in Cristo i due elementi, divino e umano, come entità reali, concrete, per sé stanti, uniti soltanto moralmente. Nestorio fedele al suo maestro, ne sviluppa la dottrina in questi punti fondamentali: a) Cristo è anzitutto uomo perfetto come uno di noi; la sua natura umana ha dunque la sua sussistenza, la sua autonomia e quindi la sua personalità; b) in Cristo uomo però c'è il Verbo, Figlio di Dio che abita nell'Umanità assunta come in un tempio; c) Cristo uomo e il Verbo sono per sé due soggetti, ma formano una sola cosa moralmente (prosopon unionis) come il Re e il suo Legato; d) essendo l'unione tra i due soggetti solo accidentale, non è lecito attribuire all'uno le proprietà dell'altro; e) Maria Vergine non è propriamente Madre di Dio, ma Madre di Cristo uomo (v. Maternità divina); f) solo Cristo uomo è Redentore. Sacerdote e Vittima, non il Verbo che è in Lui.
Inoltre Nestorio si mostra almeno favorevole al Pelagianismo (v. questa voce), è oscuro e reticente sul carattere intrinseco della giustificazione (v. questa voce), e coerentemente alla Cristologia, nega la transustanziazione (v. questa voce) pur ammettendo la presenza reale del Verbo nel pane consacrato (impanazione?). Contro Nestorio combatté Cirillo Alessandrino: l'ardore della lotta fu accresciuto anche dalla imprecisione della terminologia, specialmente delle voci * (= essenza, natura, ipostasi, persona). Ma non fu una semplice logomachia; S. Cirillo sa e dimostra di difendere l'unità reale di Cristo contro il dualismo deleterio di Nestorio. Perciò l'eresia fu condannata nel Concilio di Efeso (431), dove si affermò la Maternità divina di Maria e l'unità vera, reale, sostanziale dell'elemento divino e umano di Cristo nell'unica persona del Verbo (v. Unione ipostatica).