…P. Gabriele Roschini O.S.M.: Le rivelazioni private; Che cosa sono, quali le loro caratteristiche e il loro valore …
LE RIVELAZIONI PRIVATE
Illustreremo tre punti: 1. che cosa sono, 2. le loro caratteristiche, 3. il loro valore.
1. Rivelazione “pubblica” e rivelazione “privata”
La Rivelazione (dal latino revelare = togliere il velo, manifestare una cosa occulta), in senso stretto, è l’atto soprannaturale con cui Dio comunica all’uomo, sia immediatamente (per Se stesso) sia mediatamente (attraverso un intermediario divinamente autorizzato) i suoi insegnamenti e i suoi voleri.
La Teologia cattolica ha fatto sempre una netta distinzione fra la Rivelazione pubblica e la Rivelazione privata.
La Rivelazione pubblica è quella che è indirizzata a tutta l’umanità, come oggetto della fede universale.
Essa ebbe inizio fin dall’alba dell’umanità, con i nostri progenitori. Dio infatti — come ha insegnato il Concilio Vaticano II — “volendo aprire la via della soprannaturale salvezza, fin dal principio manifesto Se stesso ai progenitori. Dopo la loro caduta, con la promessa della Redenzione, li risollevo nella speranza della salvezza (cfr. Gen 3, 15), ed ebbe assidua cura del genere umano. Dopo avere Dio, a più riprese e in più modi, parlato per mezzo dei Profeti, alla fine… ha parlato a noi per mezzo del Figlio (Eb 1, 1-2). Mando infatti il suo Figlio, cioè il Verbo eterno, che illumino tutti gli uomini, affinché dimorasse tra gli uomini e ad essi spiegasse i segreti di Dio… Egli [Cristo] compie e completa la rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la vita eterna. L’economia cristiana dunque, in quanto è alleanza nuova e definitiva, non passerà mai, e non è da aspettarsi alcun’altra rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo (cfr. 1 Tm 6, 14; Tt 2, 13)” (Costituzione Dogmatica Dei Verbum, cap. I, nn. 3-4).
La Rivelazione pubblica quindi si divide in due grandi periodi: quello giudaico, o dell’Antico Testamento, e quello cristiano o del Nuovo Testamento. Essa è contenuta tutta nella S. Scrittura e nella Tradizione.
Le rivelazioni private invece sono quelle che sono indirizzate ad una sola anima o ad un certo numero di anime (non già, come la Rivelazione pubblica, a tutta l’umanità) senza essere oggetto necessario della fede universale. Possono avvenire mediante apparizioni, locuzioni ecc. (interessanti i sensi esterni) oppure mediante visioni, rivelazioni ecc. (interessanti i sensi interni).
2. Caratteristiche delle rivelazioni private
Secondo la Teologia cattolica, queste rivelazioni private sono: possibili, reali, relativamente rare, necessariamente subordinate alla rivelazione pubblica, estranee al Deposito della Rivelazione, utili.
1) Sono, in primo luogo, possibili. Per il fatto stesso che la Chiesa le sottomette al suo giudizio, ne segue che essa non le scarta “a priori” e perciò le ritiene possibili. Alcune, anzi, le ha permesse e lodate. E’ ovvio infatti che Iddio, per il fatto di aver dato all’umanità una Rivelazione pubblica, generale, non abbia affatto rinunziato alla libertà di aggiungere, a Lui piacendo, alcune rivelazioni private, particolari, meno estese e, a volte, del tutto individuali. La ricchezza del mistero di Dio è inesauribile. E Dio non ha mai rinunziato ad avere contatti diretti con le anime onde istruirle. E’ ben nota, a questo proposito, la profezia di Gioele il quale, parlando del regno Messianico, disse: “E avverrà in seguito (un giorno): io effonderò il mio Spirito su ogni uomo e diventeranno profeti i vostri figli e le vostre figlie, i vostri adulti sogneranno sogni, i vostri giovani vedranno visioni” (3, 1). Sono quindi possibili.
2) Sono, in secondo luogo, reali, per lo meno in certi casi, per il semplice fatto che la Chiesa stessa permette che alcune di tali rivelazioni circolino tra i fedeli, e qualcuna (per es. quelle del S. Cuore a S. Margherita Alacoque) sia stata persino fondamento di un culto liturgico e perciò ufficiale. I criteri per accertare la realtà di una rivelazione e per scorgere l’elemento umano che vi si può infiltrare, sono tre, riguardanti: la persona che riceve la rivelazione; la materia alla quale essa si riferisce; gli effetti che essa produce.
a) La persona favorita da rivelazioni dev’essere considerata nelle sue qualità sia naturali sia soprannaturali.
Qualità naturali, ossia temperamento (se equilibrato oppure psiconevrotico, isterico); qualità intellettuali (se persona di buon senso oppure fantastica, esaltata); qualità morali (se persona completamente sincera oppure incline ad esagerare, ad inventare).
Qualità soprannaturali, ossia: se dotata di virtù soda, se obbediente e, in modo tutto particolare, se ha sincera e profonda umiltà (oppure cerca di mettersi in mostra). Tutti questi elementi (qualità naturali e soprannaturali della persona) qualora risultassero positivi, non provano, certo, la realtà della rivelazione; sono pero di valido aiuto a giudicare il valore delle asserzioni della persona che si dice favorita da rivelazioni. Se invece i suddetti elementi risultassero negativi, la realtà della rivelazione non sarebbe attendibile (cfr. Lambertini, De Servorum Dei beatificatione et canonizatione, L. III, cap. 51, n. 3).
b) Altro criterio per accertare la realtà di una rivelazione è la materia alla quale si riferiscono le rivelazioni. Ogni rivelazione che è realmente (non solo apparentemente) contraria alla fede, ai buoni costumi o alla decenza, va inesorabilmente rigettata, poiché Dio non può contraddirsi, insegnando cose contrarie a ciò che insegna la Chiesa, custode ufficiale del Deposito della Fede. Altrettanto si dica delle cose che si oppongono all’unanime insegnamento dei Padri e dei Teologi (non già se si tratta di opinioni controverse). Anche le richieste di cose impossibili ad eseguire non possono ammettersi come provenienti da Dio. Se, al contrario, le cose contenute nella rivelazione privata non solo sono ortodosse, ma sono anche superiori alle capacità naturali dello scrittore, si ha un criterio positivo per la sua preternaturalità.
c) Un terzo criterio per accertare la realtà di una rivelazione è costituito dagli effetti prodotti dalla rivelazione. Dai frutti, infatti, si conosce l’albero. Le rivelazioni reali, vere, producono serenità e pace; le false producono turbamento, tristezza, scoraggiamento ecc., frutti dell’arte diabolica. Le rivelazione vere rassodano l’anima nella virtù, particolarmente nell’umiltà; le false invece producono orgoglio (cfr. S. Teresa di Gesù, Il Castello interiore, mansione VI, c. VIII, Opere, Modena 1871-1882, vol. III, p. 302303).
È tuttavia necessario tener presente che una rivelazione può essere reale, ossia, vera nella sua sostanza e falsa nei suoi accessori. ciò è dovuto, principalmente, alla mescolanza dell’attività umana, naturale della veggente (senza che se ne accorga) con l’azione divina, soprannaturale di Dio; e si verifica, in modo particolare, nelle rivelazioni scritte da persone dotate di fantasia straordinariamente vivace. A causa di una tale infiltrazione, nelle rivelazioni private vengono, a volte, a trovarsi errori di scienze fisiche, di scienze storiche, idee, pregiudizi o sistemi teologici ecc. Vengono così date come divinamente rivelate cose che sono parto dell’immaginazione. Dio infatti non è tenuto a correggere i pregiudizi e gli errori scientifici che possono trovarsi nella mente dei veggenti, poiché ha di mira il loro bene spirituale, non già la loro formazione intellettuale.
3) Le rivelazioni private (oltre ad essere possibili e reali) sono anche, in terzo luogo, relativamente rare. Si tratta infatti d’interventi soprannaturali straordinari, e perciò fuori dell’ordinario, rari. Per questo la Chiesa, dinanzi alle asserite rivelazioni, ha usato sempre molto riserbo ed ha proceduto sempre con grande cautela e con estrema circospezione. E la sua approvazione, quando viene concessa, è da intendersi più in modo negativo che positivo (nel senso cioè che in tali scritti, in genere, nulla vi è che sia contrario alla fede e ai costumi).
4) Le rivelazioni private, in quarto luogo, sono necessariamente subordinate alla Rivelazione pubblica. Debbono infatti essere giudicate alla luce della Rivelazione pubblica: se sono ad essa conformi, possono essere vere; se, al contrario, sono ad essa difformi, debbono ritenersi false; se sono poi ad essa dubbiamente conformi, debbono ritenersi dubbie (ossia, né necessariamente false, né necessariamente vere). ciò che è incerto e discutibile (quale è la rivelazione privata) va giudicato alla luce di ciò che è certo e indiscutibile (quale è la Rivelazione pubblica). Non è la Rivelazione pubblica che dipende dalle rivelazioni private, ma sono le rivelazioni private che dipendono dalla Rivelazione pubblica.
5) Le rivelazioni private, in quinto luogo, sono estranee al Deposito della Rivelazione pubblica, alla quale nulla di sostanzialmente nuovo possono aggiungere. Anche nel caso in cui le rivelazioni private sono bene accertate, la Chiesa non le impone alla credenza dei fedeli (come fa invece con la Rivelazione pubblica), per cui la Chiesa non ha mai giudicato come “eretici” coloro che si rifiutano di ammetterle; ciò pero non toglie che costoro possano essere, talvolta, imprudenti e temerari nel rifiutarle. Le rivelazioni private, nell’ipotesi che siano realmente di origine divina, obbligano soltanto coloro che ne sono da Dio favoriti, nonché tutti coloro per i quali la loro realtà storica e teologica è certa. Si tratta pero di prestar loro una fede puramente “umana” (non già “cattolica”), come ha dichiarato Benedetto XIV. “Che cosa pensare — Egli si chiede — delle rivelazioni private approvate dalla Chiesa, quali, per esempio, quelle di S. Ildegarda, di S. Brigida e di S. Caterina da Siena?…”. E dà questa risposta: “Alle predette rivelazioni, anche se approvate, non si deve né si può prestare un assenso di fede cattolica, ma soltanto un assenso di fede umana, secondo le regole della prudenza, secondo le quali le suddette rivelazioni sono probabili e piamente credibili” (De Servorum Dei Beatificatione, L. III, c. 53, n. 15; cfr. L. II, c. 32; n. 11, Bassano 1767, t. III, p. 277; t. II, p. 138-139).
6) Le rivelazioni private, in sesto ed ultimo luogo, sono utili. Quantunque nulla aggiungano o possano aggiungere di sostanzialmente nuovo alla Rivelazione “pubblica” (già completa in Cristo), non per questo debbono ritenersi inutili. Esse infatti sono molto utili alle anime di coloro ai quali esse vengono comunicate. In più modi, ossia: nutrendo e sviluppando la fede e la pietà della Chiesa; fornendo una più chiara intelligenza delle verità e dei documenti della Rivelazione pubblica. Con le rivelazioni (private), Iddio ci aiuta a trarre maggiore profitto dalla Rivelazione (pubblica).
3. Valore delle rivelazioni private
Riguardo al valore delle rivelazioni private, vi sono tre sentenze: due opposte (estremiste) ed una media.
La prima sentenza estremista è quella dei Centuriatori di Magdeburgo (Protestanti), i quali rigettano tutte le rivelazioni private negando loro qualunque fede, anche quella puramente umana.
Altri, all’opposto, ritengono che alle rivelazioni private intorno ai misteri, si possa prestare non solo una fede umana, ma anche una fede divina, ammessa la sola probabilità dell’autenticità di tali rivelazioni. Così ha ritenuto il Card. Ximenes O. F. M. (Annotationes de mystica Civitate Dei, annot. 5, 8); e in favore della sua sentenza cita il Card. De Lugo (De Fide, disp. 1, n. 240), il Ripalda (Disp. 7, sect. 2), il Mastri (De virtutibus theologalibus, disp. 6, q. 10, art. 2, n. 299) e il Panger (De Fide, disp. 3, n. 24). Cristoforo de Vega è arrivato fino al punto di asserire che il Sommo Pontefice, anche senz’alcun altro argomento, in base alla sola rivelazione privata di S. Brigida, avrebbe potuto decidere la controversia concezionista definendo dogma di fede l’Immacolata Concezione (cfr. Theologia Mariana, Napoli 1866, t. I, p. 136).
Comunemente, però, i teologi seguono una via di mezzo tra i due suddetti estremi, e ritengono che le rivelazioni private, riguardanti le verità sia dogmatiche sia morali, sono degne di fede umana (non già divina).
Testo tratto da: P. G. M. Roschini O.S.M., La Madonna negli scritti di Maria Valtorta, Isola del Liri 1996/2, pp. 18-23.