Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia, di Antonio A. Borelli Machado, è stato pubblicato in Portogallo con l’imprimatur del Vicario Generale di Braga, Monsignor Eduardo de Melo Peixoto; in Spagna con l’imprimatur del pro-Vicario Generale di Madrid, Monsignor Joaquin Iniesta; nelle Filippine con imprimatur del Cardinale Ricardo J. Vidal, Arcivescovo di Cebu; in Lituania, con l’imprimatur del Vescovo ausiliare di Kaunas, Monsignor Sigitas Tamkevicius; in Ucraina, con l’imprimatur del Cardinale Myroslav Ivan Lubachivsky, Arcivescovo-Maggiore di Lviv degli Ucraini; e in Lettonia, con l’imprimatur dell’Arcivescovo di Riga, Monsignor Janis Pujats.
Introduzione
Nei libri che trattano degli avvenimenti di Fatima, la descrizione delle apparizioni e i colloqui della Madonna con i veggenti sono inseriti in una sequenza di fatti che inglobano le ripercussioni locali provocate dalle apparizioni, gli interrogatori dei veggenti e dei testimoni, le guarigioni e le conversioni straordinarie che ne sono seguite, i particolari tanto attraenti della crescita spirituale dei bambini privilegiati e numerosi episodi connessi. Certamente, niente di più logico e di più comprensibile.
Letti i libri, però, sorge in molti spiriti il desiderio di disporre di un testo che dia loro più facilmente la possibilità di indugiare in modo speciale sul contenuto stesso delle apparizioni, con l’intento di penetrare sempre più il senso del messaggio che la Madonna è venuta a comunicare agli uomini, in modo da potere ottemperare alle sue richieste.
Con l’intenzione di soddisfare questo desiderio tanto legittimo, abbiamo composto una relazione circoscritta a quanto accadde tra la Vergine, l’Angelo del Portogallo e i veggenti, cioè un rapporto nel quale tutti gli altri fatti, edificanti o pittoreschi, che si inseriscono nella storia di Fatima, sono stati lasciati da parte per fissare l’attenzione sull’essenziale.
Alla relazione delle manifestazioni dell’Angelo nel 1916 e della Madonna nel 1917, segue quella delle rivelazioni private ricevute dall’uno o dall’altro dei veggenti isolatamente, e in modo speciale di quelle di suor Lucia. Poiché costituiscono un complemento delle apparizioni della Cova da Iria, non potevano mancare in questa sede.
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Nella redazione di questo studio, ci siamo basati soprattutto su due opere molto note, che raccomandiamo ai lettori desiderosi di possedere una storia completa di Fatima. La prima è dello scrittore cattolico nordamericano William Thomas Walsh, “Our Lady of Fatima”; la seconda opera è di padre Giovanni De Marchi I.M.C., “Era uma Senhora mais brilhante que o sol…” (“Era una Signora più splendente del sole…”).
Padre De Marchi ha passato tre anni a Fatima a interrogare i principali testimoni degli avvenimenti e a mettere accuratamente per iscritto le loro deposizioni. Ha intervistato suor Lucia e ha potuto consultare i manoscritti della veggente, dei quali parleremo più avanti.
William Thomas Walsh è stato in Portogallo nel 1946 a fare indagini e interviste. Ha parlato con suor Lucia e ha basato il suo libro specialmente sulle quattro “Memórias” da lei scritte.
Le opere di padre De Marchi e di Walsh sono molto fededegne, e concordano fondamentalmente tra loro. Tuttavia, per maggiore sicurezza, le abbiamo confrontate con quelle di altri autori che completano certi fatti e illuminano alcuni particolari. Esse sono citate nei punti corrispondenti.
Abbiamo potuto ricorrere direttamente anche alle fonti più autorevoli, che sono indubbiamente i manoscritti di suor Lucia. Infatti, nel 1973 sono state finalmente pubblicate le “Memórias” e “Cartas da Irmã Lúcia”, dal padre Antonio Maria Martins S.J. (vedi opere citate).
Ci sia permesso esprimere in questa sede il desiderio che venga fatta, in futuro, una edizione critica completa, la quale contenga, oltre alle memorie e alle lettere già pubblicate, i diversi interrogatori a cui fu sottoposta suor Lucia (1), i diversi documenti del processo canonico (2) e tutta la corrispondenza della veggente che si riesca ancora a raccogliere (3). L’importanza dell’argomento “Fatima” comporta certamente che si faccia uno sforzo tanto meritorio.
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Le diverse relazioni redatte da suor Lucia sono abitualmente designate come Memórias I, II, III e IV.
La prima, scritta su un comune quaderno a righe, è una raccolta di ricordi personali per la biografia di Giacinta. Il 12 settembre 1935, quando fu fatta la esumazione dei resti mortali della piccola veggente di Fatima morta nel 1920, si trovò che il suo volto si conservava incorrotto. Il vescovo di Leiria, mons. José Alves Correia da Silva, inviò a suor Lucia una fotografia scattata in tale occasione, ed ella, ringraziando, fece riferimento alle virtù della cugina. Allora il prelato ordinò a suor Lucia di scrivere tutto quanto sapeva della vita di Giacinta, e ne derivò il primo manoscritto, che fu pronto attorno al Natale del 1935.
Nell’aprile 1937, padre L.G. Ayres da Fonseca fece notare al vescovo di Leiria che la prima relazione di suor Lucia lasciava supporre l’esistenza di altri dati interessanti, relativi alle apparizioni e che restavano sconosciuti. Suor Lucia si mise allora a scrivere, tra il 7 e il 21 novembre di quell’anno – in seguito a un nuovo ordine di mons. José Alves Correia da Silva – la storia della sua vita. In questo secondo scritto parla anche, benché in modo molto succinto, delle apparizioni della Madonna, e riferisce, per la prima volta pubblicamente, le apparizioni dell’Angelo. Diverse ragioni l’avevano spinta a tacere, fino ad allora, in proposito: un consiglio dell’arciprete di Olivar, don Faustino José Jacinto Ferreira – a cui aveva narrato le apparizioni -, confortato, più tardi, da una raccomandazione dello stesso tenore del vescovo di Leiria; d’altro lato, le critiche e le beffe nate a proposito del racconto delle prime apparizioni dell’Angelo, nella primavera e nell’estate del 1915, e i rimproveri severi di sua madre, l’avevano sempre indotta a una grande cautela e discrezione. Inoltre colpisce, nelle Memórias di suor Lucia, la sua grande riluttanza a parlare di sé stessa e, di conseguenza, delle apparizioni.
Nel 1941 il vescovo di Leiria ordinò alla veggente di scrivere tutto quanto potesse ancora ricordare a proposito della vita di sua cugina, nella prospettiva di una nuova edizione del libro su Giacinta che il canonico Galamba de Oliveira voleva fare stampare. “Questo ordine – scrive suor Lucia – mi cadde in fondo all’anima come un raggio di luce, dicendomi che era giunto il momento di rivelare le due prime parti del segreto” (Cfr. Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 444). Così, suor Lucia inizia il suo terzo manoscritto, rivelando le parti attualmente note del segreto di Fatima. Poi registra le impressioni da esse causate sullo spirito di Giacinta. La relazione è datata 31 agosto 1941.
Sorpreso da tali rivelazioni, il canonico Galamba de Oliveira giunse alla conclusione che suor Lucia non aveva detto tutto nel documenti precedenti, e sollecitò il vescovo di Leiria a ordinarle di scrivere una storia completa delle apparizioni: “Le ordini, Signor Vescovo […] di scrivere TUTTO. Ma TUTTO. Che deve restare molto tempo in purgatorio per avere taciuto una cosa tanto importante”. Suor Lucia si scusa dicendo che ha sempre agito per ubbidienza. Il canonico Galamba insiste con il vescovo perché le ordini “di dire TUTTO, TUTTO; di non nascondere nulla” (facendo così allusione, sembra, anche alla terza parte del segreto). Il vescovo, tuttavia, preferisce non compromettersi: “Questo non lo ordino. Non mi metto in affari di segreti”. E ordina semplicemente alla veggente di fare una narrazione completa delle apparizioni (cfr. Memórias, IV, pp. 314 e 316; le sottolineature sono della stessa suor Lucia). Allora fu redatto il quarto manoscritto, che porta la data dell’8 dicembre 1941. In esso suor Lucia fa, per la prima volta, una relazione sistematica e ordinata delle apparizioni, dichiarando, infine, di non avere “avvertitamente” omesso nulla di quanto poteva ricordare, salvo, evidentemente, la terza parte del segreto, che non aveva avuto fino ad allora ordine di rivelare (cfr. Memórias, IV, p. 352).
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Pubblicando questo studio, desideriamo dare il nostro contributo affinché il messaggio della Madonna di Fatima sia sempre più conosciuto, amato e ascoltato.
Capitolo I
Apparizioni dell’Angelo del Portogallo
Prima delle apparizioni della Madonna, Lucia, Francesco e Giacinta – Lucia de Jesus dos Santos, e i suoi cugini Francisco e Jacinta Marto, tutti residenti nel villaggio di Aljustrel, parrocchia di Fatima – ebbero tre visioni dell’Angelo del Portogallo, o della Pace.
Prima apparizione dell’Angelo
La prima apparizione dell’Angelo avvenne nella primavera o nell’estate del 1916, in un antro, o grotta, del colle del Cabeço, vicino ad Aljustrel, e si svolse nel modo seguente, come narra suor Lucia:
“Giocavamo da qualche tempo, ed ecco che un vento forte scuote le piante e ci fa sollevare lo sguardo per vedere che cosa succedeva perché la giornata era serena. Allora cominciammo a vedere a una certa distanza, sulle piante che si stendevano in direzione di oriente una luce più bianca della neve, con l’aspetto di un giovane trasparente, più splendente di un cristallo attraversato dai raggi del sole.
A misura che si avvicinava, ne venivamo distinguendo i tratti: un giovane dai 14 ai 15 anni, di una grande bellezza. Eravamo sorpresi e quasi rapiti. Non dicevamo parola.
Giunto vicino a noi disse:
– “Non abbiate paura. Sono l’Angelo della Pace. Pregate con me”.
E, inginocchiato a terra, curvò la fronte fino al suolo. Spinti da un moto soprannaturale, lo imitammo e ripetemmo le parole che gli udimmo pronunciare:
– “Dio mio! Credo, adoro, spero e vi amo. Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano”.
Dopo avere ripetuto questo tre volte, si alzò e disse:
– “Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche”.
E scomparve.
L’atmosfera soprannaturale che ci avvolse era tanto intensa che quasi non ci rendevamo conto, per un lungo lasso di tempo, della nostra stessa esistenza, restando nella posizione in cui ci aveva lasciato, e ripetendo sempre la stessa preghiera. La presenza di Dio si sentiva così intensa e intima che non osavamo parlare neppure fra di noi. Il giorno seguente, sentivamo lo spirito ancora avvolto in questa atmosfera, che andò scomparendo soltanto molto lentamente.
Di questa apparizione, nessuno pensò di parlarne, né di raccomandarne il segreto. Essa lo impose da sé. Era così intima, che non era facile pronunciare su di essa la minima parola. Ci fece anche, forse, maggiore impressione, per il fatto che fu la prima manifestazione di questo tipo” (cfr. Memórias, II, pp. 114 e 116, IV, pp. 318 e 320; G. De Marchi, pp. 58-59; W.T. Walsh, pp. 66-67, Luiz Gonzaga Ayres da Fonseca S.J., p. 134, José Galamba de Oliveira, p. 52-57).
Seconda apparizione dell’Angelo
La seconda apparizione avvenne nell’estate del 1916, sul pozzo della casa dei genitori di Lucia, presso cui i bambini giocavano. Così narra suor Lucia ciò che l’Angelo disse loro – a lei e ai suoi cugini – in quella occasione:
– “Che fate? Pregate! Pregate molto! I Cuori santissimi di Gesù e di Maria hanno su di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all’Altissimo preghiere e sacrifici”.
– “Come dobbiamo fare a sacrificarci?”, chiesi.
– “In tutti i modi possibili, offrite a Dio un sacrificio in atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori. Attirate così sulla vostra patria la pace. Io sono il suo angelo custode, l’Angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione la sofferenza che il Signore vi manderà”.
E scomparve.
Queste parole dell’Angelo si incisero nel nostro spirito, come una luce che ci faceva comprendere chi era Dio; come ci amava e voleva essere amato; il valore del sacrificio, e come gli era gradito; come, per riguardo a esso, convertiva i peccatori”. (Cfr. Memórias, II, p. 116; IV, pp. 320 e 322; G. De Marchi, pp. 60-61; W.T. Walsh, p. 70; L.G. da Fonseca, p. 135; J. Galamba de Oliveira, pp. 57-58).
Terza apparizione dell’Angelo
La terza apparizione avvenne alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno del 1916, di nuovo nella grotta del Cabeço, e si svolse nel modo seguente, sempre secondo la descrizione di suor Lucia:
“Appena vi giungemmo, in ginocchio, con i volti a terra, cominciammo a ripetere la preghiera dell’Angelo: “Dio mio! Credo, adoro, spero e vi amo, ecc.” Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vedemmo che su di noi brillava una luce sconosciuta. Ci alzammo per vedere cosa succedeva, e vedemmo l’Angelo con un calice nella mano sinistra e sospesa su di esso un’Ostia, dalla quale cadevano nel calice alcune gocce di sangue. Lasciando il calice e l’Ostia sospesi in aria, si prostrò a terra vicino a noi e ripeté tre volte la preghiera:
-“Trinità santissima, Padre, Figliolo e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui è offeso. E per i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori”.
Poi sollevandosi prese di nuovo il calice e l’Ostia, e diede l’Ostia a me e ciò che conteneva il calice lo diede da bere a Giacinta e a Francesco, dicendo nello stesso tempo:
-“Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate il vostro Dio”.
Di nuovo si prostrò a terra e ripeté con noi altre tre volte la stessa preghiera: “Trinità santissima ecc.” E scomparve.
Portati dalla forza del soprannaturale, che ci avvolgeva, imitavamo l’Angelo in tutto, cioè prostrandoci come lui e ripetendo le preghiere che lui diceva. La forza della presenza di Dio era così intensa, che ci assorbiva e ci annientava quasi completamente. Sembrava che per un grande lasso di tempo ci privasse perfino dell’uso dei sensi corporali. In quei giorni facevamo le azioni materiali come portati da questo essere soprannaturale che a ciò ci spingeva. La pace e la felicità erano grandi, ma soltanto interiori, con l’anima completamente concentrata in Dio. Anche la stanchezza fisica che ci prostrava era grande.
Non so perché, le apparizioni della Madonna producevano in noi effetti molto diversi. La stessa gioia intima, la stessa felicità e pace. Ma, invece di questo abbattimento fisico, una certa agilità espansiva; invece di questo annientamento nella divina presenza, un esultare di gioia; invece di questa difficoltà nel parlare, un certo entusiasmo comunicativo. Ma, nonostante questi sentimenti, sentivo la ispirazione a tacere, soprattutto alcune cose. Negli interrogatori, sentivo la ispirazione interiore che mi indicava le risposte che, senza mancare alla verità, non scoprissero ciò che per il momento dovevo occultare” (cfr. Memórias, II, p. 118; IV, pp. 322 e 326; G. De Marchi, pp. 62-63; W.T. Walsh, pp. 72-74; L.G. da Fonseca, pp. 135-137; J. Galamba de Oliveira, pp. 58-59).
Le apparizioni dell’Angelo, nel 1916, furono precedute da tre altre visioni, dall’aprile all’ottobre 1915, nelle quali Lucia e altre tre pastorelle, Maria Rosa Matias, Teresa Matias e Maria Justino, videro, sempre sul colle del Cabeço, sospesa nell’aria sull’alberetto della valle, “come una nuvola più bianca della neve, qualcosa di trasparente, con forma umana”. Era “una figura come se fosse una statua di neve, che i raggi del sole rendevano in qualche modo trasparente”. La descrizione è della stessa suor Lucia (cfr. Memórias, II, p. 110; IV, pp. 316 e 318; G. De Marchi, pp. 57-58; W.T. Walsh, pp. 47-49; L.G. da Fonseca, pp. 132-133; J. Galamba de Oliveira, p. 51).
Capitolo II
Apparizioni della Santissima Vergine
Al tempo delle apparizioni della Madonna, Lucia de Jesus, Francisco e Jacinta Marto avevano rispettivamente 10, 9 e 7 anni, essendo nati il 22 marzo 1907, l’11 giugno 1908 e l’11 marzo 1910. I tre bambini, come abbiamo detto, abitavano ad Aljustrel, frazione della parrocchia di Fatima. Le apparizioni si svolsero in una piccola proprietà dei genitori di Lucia, chiamata Cova da Iria, a due chilometri e mezzo da Fatima, sulla strada di Leiria. La Madonna appariva su un elce, o querciolo, alto un metro o poco più. Francesco vedeva soltanto la Madonna e non la sentiva. Giacinta vedeva e sentiva. Lucia vedeva, sentiva e parlava con la santissima Vergine. Le apparizioni avvenivano attorno al mezzogiorno.
Prima apparizione: 13 maggio 1917
I tre veggenti giocavano alla Cova da Iria quando notarono due luci come lampi, dopo i quali videro la Madre di Dio sull’elce. Era “una Signora tutta vestita di bianco, più splendente del sole, che diffondeva una luce più chiara e intensa di un bicchiere di cristallo pieno di acqua pura, attraversato dai raggi del sole più ardente”, descrive Lucia. Il suo volto indescrivibilmente bello, non era “né triste, né allegro, ma serio”, con un tono di dolce rimprovero. Le mani giunte, come per pregare, appoggiate sul petto e volte verso l’alto. Dalla mano destra pendeva un rosario. Le vesti parevano fatte soltanto di luce. La tunica era bianca, e bianco il mantello, orlato d’oro, che copriva il capo della Vergine e le scendeva ai piedi. Non le si vedevano i capelli e le orecchie. I tratti della fisionomia, Lucia non ha mai potuto descriverli, perché le fu impossibile fissare il volto celestiale, che abbagliava. I veggenti erano così vicini alla Madonna – più o meno a un metro e mezzo di distanza – che rimanevano nella luce che la circondava, o che diffondeva. Il colloquio si svolse in questo modo (4):
La Madonna: “Non abbiate paura, non vi faccio del male”.
Lucia: “Di dove è Vostra Signoria?”
La Madonna: “Sono del cielo” (e La Madonna alzò la mano per indicare il cielo).
Lucia: “E cosa vuole da me Vostra Signoria?”
La Madonna: “Sono venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi (5) il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e che cosa voglio. Poi ritornerò ancora qui una settima volta”.
Lucia: “E anch’io vado in cielo?”
La Madonna: “Sì ci vai”.
Lucia: “E Giacinta?”
La Madonna: “Anche lei”.
Lucia: “E Francesco?”
La Madonna: “Anche lui, ma deve recitare molti rosari”.
Lucia: “Maria das Neves è già in cielo?”
La Madonna: “Sì c’è già”.
Lucia: “E Amelia?”
La Madonna: “Resterà in purgatorio fino alla fine del mondo.
“Volete offrirvi a Dio, per sopportare tutte le sofferenze che vorrà inviarvi, come atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?”
Lucia: “Sì, vogliamo”.
La Madonna: “Andate, dunque; avrete molto da soffrire, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto”.
“Pronunciando queste ultime parole (la grazia di Dio, ecc.) aprì per la prima volta le mani, comunicandoci – è suor Lucia che scrive – una luce molto intensa, quasi un riflesso che usciva da esse, che ci penetrava nel petto e nel più intimo dell’anima, e faceva vedere noi a noi stessi in Dio, che era questa luce, più chiaramente che se ci vedessimo nel migliore degli specchi. Allora, per un impulso interiore anch’esso comunicatoci, cademmo inginocchio e ripetemmo interiormente: “O santissima Trinità, vi adoro. Mio Dio, mio Dio, vi amo nel santissimo Sacramento”.
Passati i primi momenti, La Madonna aggiunse:
– “Recitate il rosario tutti i giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra”.
“Poi – descrive suor Lucia – cominciò a elevarsi serenamente, salendo verso oriente, fino a scomparire nella immensità dell’orizzonte. La luce che la circondava sembrava aprire una via in mezzo agli astri”. (Cfr. Memórias, II, p. 126; IV, pp. 330 e 332; G. De Marchi, pp. 67-70; W.T. Walsh, pp. 85-87; L.G. da Fonseca, pp. 24-28; J. Galamba de Oliveira, pp. 63-64).
Seconda apparizione: 13 giugno 1917
Prima della seconda apparizione, i veggenti notarono di nuovo una luce, che chiamavano lampo, ma che propriamente non lo era, bensì era il riflesso di una luce che si avvicinava. Alcuni spettatori, che erano accorsi sul posto in numero di circa cinquanta, notarono che la luce del sole si oscurò durante i minuti che seguirono l’inizio del colloquio. Altri dissero che la cima dell’elce, coperta di germogli, sembrò curvarsi come sotto un peso, un momento prima che Lucia parlasse. Durante il colloquio della Madonna con i veggenti, alcuni udirono un sussurro simile al ronzio di un’ape:
Lucia: “Che cosa vuole da me Vostra Signoria?”
La Madonna: “Voglio che veniate qui il giorno 13 del mese prossimo, che diciate il vostro rosario tutti i giorni e che impariate a leggere (6). Poi vi dirò che cosa voglio”.
Lucia chiese la guarigione di una persona malata.
La Madonna: “Se si converte, guarirà entro l’anno”.
Lucia: “Vorrei chiederle di portarci in cielo”.
La Madonna: “Sì, Giacinta e Francesco lì porto tra poco. Ma tu resti qui ancora qualche tempo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. A chi la abbraccia, prometto la salvezza; e queste anime saranno amate da Dio come fiori posti da me ad adornare il suo trono”.
Lucia: “Rimango qui sola?”
La Madonna: “No, figlia. E tu soffri molto? Non scoraggiarti. Non ti lascerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio”.
Nel momento in cui disse queste ultime parole – racconta suor Lucia – aprì le mani e ci comunicò per la seconda volta il riflesso di quella immensa luce. In essa ci vedevamo come sommersi in Dio. Giacinta e Francesco sembravano essere nella parte di questa luce che si elevava verso il cielo e io in quella che si diffondeva sulla terra. Di fronte alla palma della mano destra della Madonna stava un cuore circondato da spine, che parevano conficcate in esso. Comprendemmo che era il Cuore Immacolato di Maria, oltraggiato dai peccati dell’umanità, che voleva riparazione” (7).
Quando svanì questa visione, la Signora, ancora avvolta nella luce che lei stessa irradiava, si alzò dall’arbusto senza sforzo, dolcemente, in direzione di oriente, fino a scomparire completamente. Alcune persone più vicine notarono che i germogli della cima dell’elce si erano piegati nella stessa direzione, come se le vesti della Signora li avessero trascinati. Soltanto alcune ore più tardi ripresero la loro posizione naturale. (Cfr. Memórias, II, p. 130; IV, pp. 334 e 336; p. 400; G. De Marchi, pp. 91-94; W.T. Walsh, pp. 109-111; L.G. da Fonseca, pp. 37-38; J. Galamba de Oliveira, p. 70).
Terza apparizione: 13 luglio 1917
Nel corso della terza apparizione, una nuvoletta cenerognola si librò sull’elce, il sole si oscurò, una fresca brezza spirò sulla montagna, benché si fosse in piena estate. Il signor Marto, padre di Giacinta e Francesco, che lo racconta, dice che udì anche un sussurro simile al rumore prodotto da mosche in un orciolo vuoto. I veggenti videro il riflesso della solita luce e poi La Madonna sul querciolo.
Lucia: “Che cosa vuole da me Vostra Signoria?”
La Madonna: “Voglio che veniate qui il giorno 13 del mese prossimo, che continuiate a recitare tutti i giorni il rosario in onore della Madonna del Rosario, per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché soltanto lei ve la potrà meritare”.
Lucia: “Vorrei chiederle di dirci chi è, e di fare un miracolo per cui tutti credano che Vostra Signoria ci appare”.
La Madonna: “Continuate a venire qui tutti i mesi. In ottobre dirò chi sono, che cosa voglio, e farò un miracolo che tutti vedranno per potere credere”.
Lucia presenta allora una serie di richieste di conversioni, guarigioni e altre grazie. La Madonna risponde raccomandando sempre la pratica del rosario, con cui otterranno le grazie entro l’anno (8).
Quindi proseguì: “Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte e in modo speciale quando fate qualche sacrificio: “O Gesù è per amor vostro, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria”.
Prima parte del segreto: la visione dell’inferno
“Dicendo queste ultime parole – racconta suor Lucia – aprì di nuovo le mani come nei due mesi passati. Un riflesso [di luce che esse emettevano] parve penetrare la terra e vedemmo come un grande mare di fuoco e immersi in questo fuoco i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate, di forma umana, che ondeggiavano nell’incendio, sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti – simili al cadere delle scintille nei grandi incendi – senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni di bracia”.
La visione durò soltanto un momento, durante il quale Lucia emise un “ahi”. Ella nota che, se non fosse stato per la promessa della Madonna di portarli in cielo, i veggenti sarebbero morti per la emozione e la paura.
Seconda parte del segreto: l’annuncio del castigo e dei mezzi per evitarlo
Spaventati, quindi, e come per chiedere soccorso, i veggenti levarono gli occhi verso la Madonna, che disse loro con bontà e tristezza:
La Madonna: “Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato.
“Se farete quello che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace.
“La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore (9). Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre (10).
“Per impedire tutto questo verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate, infine, il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace.
“In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc.
“Questo non ditelo a nessuno. A Francesco, sì, potete dirlo” (11).
Dopo qualche istante: “Quando recitate il rosario, dopo ogni mistero dite: “O Gesù mio, perdonateci, liberateci dal fuoco dell’inferno, portate in cielo tutte le anime, soprattutto quelle più bisognose”” (12).
Lucia: “Vostra Signoria vuole qualcosa d’altro da me?”
La Madonna: “No, oggi non ti chiedo più nulla”.
“E, come al solito, cominciò a elevarsi verso oriente, fino a scomparire nella immensa distanza del firmamento”.
Allora si udì una specie di tuono che indicava che l’apparizione era cessata (13) (Cfr. Memórias, II, p. 138; III, pp. 218 e 220; IV, pp. 336-342; G. De Marchi, pp. 107-110; W.T. Walsh, pp. 126-129; L.G. da Fonseca, pp. 48-49; J. Galamba de Oliveira, pp. 72-78 e 146-147).
Quarta apparizione: 15 agosto 1917
Il giorno 13 agosto, in cui avrebbe dovuto svolgersi la quarta apparizione, i veggenti non poterono essere presenti alla Cova da Iria, perché furono rapiti dal sindaco di Ourém, che a forza volle strappare loro il segreto. I bambini rimasero irremovibili.
Alla solita ora, alla Cova da Iria, si udì un tuono, al quale seguì un lampo, e i presenti notarono una piccola nuvola bianca librarsi qualche minuto sull’elce. Si osservarono anche fenomeni di colorazione, in diverse tinte, del volto delle persone, degli abiti, delle piante, del suolo. La Madonna era certamente venuta, ma non aveva trovato i veggenti.
Il 15 agosto (14) Lucia era con Francesco e un altro cugino in una località detta Valinhos, una proprietà di uno dei suoi zii, quando, alle quattro del pomeriggio, cominciarono a prodursi le variazioni atmosferiche che precedevano le apparizioni della Madonna alla Cova da Iria: un improvviso abbassamento della temperatura e un oscurarsi del sole. Lucia, sentendo che si avvicinava qualcosa di soprannaturale e che li avvolgeva, mandò a chiamare in fretta Giacinta, che giunse in tempo per vedere la Madonna che – annunciata, come le altre volte, da un riflesso di luce – era apparsa su un elce, o querciolo, un poco più grande di quello della Cova da Iria:
Lucia: “Che cosa vuole da me Vostra Signoria?”
La Madonna: “Voglio che continuiate ad andare alla Cova da Iria il giorno 13 e che continuiate a recitare il rosario tutti i giorni. L’ultimo mese farò il miracolo perché tutti credano” (15).
Lucia: “Vostra Signoria, che cosa vuole che si faccia con il denaro che il popolo lascia alla Cova da Iria?”
La Madonna: “Fate due portantine: una portala tu con Giacinta e altre due bambine vestite di bianco, e l’altra la porti Francesco con altri tre bambini. Il denaro delle portantine è per la festa della Madonna del Rosario, e quello che avanza serve per una cappella che devono far fare” (16).
Lucia: “Vorrei chiederle la guarigione di alcuni malati”.
La Madonna: “Sì, alcuni li guarirò entro l’anno”. E, assumendo un aspetto più triste, raccomandò loro di nuovo la pratica della mortificazione dicendo, alla fine di tutto: “Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all’inferno, perché non vi è chi si sacrifichi e preghi per loro”.
“E, come al solito, cominciò a elevarsi verso oriente”.
I veggenti tagliarono rami della pianta su cui era apparsa loro la Madonna e li portarono a casa. I rami diffondevano un profumo particolarmente soave. (Cfr. Memórias, II, p. 150; IV, pp. 342 e 344; G. De Marchi, pp. 151-152; W.T. Walsh, pp. 184-186; L.G. da Fonseca, pp. 69-70; J. Galamba de Oliveira, p. 89).
Quinta apparizione: 13 settembre 1917
Come altre volte, dai presenti, il cui numero fu calcolato tra le 15 e le 20 mila persone o forse più, fu osservata una serie di fenomeni atmosferici: l’improvviso abbassamento della temperatura, l’impallidire del sole fino al punto da vedersi le stelle, una specie di pioggia, come di petali iridati o di fiocchi di neve, che scomparivano prima di posarsi per terra. In particolare, questa volta, fu notato un globo luminoso che si muoveva lentamente e maestosamente in cielo, da oriente verso occidente e, verso la fine della apparizione, in senso contrario. I veggenti notarono, come al solito, il riflesso di una luce e poi la Madonna sull’elce:
La Madonna: “Continuate a recitare il rosario per ottenere la fine della guerra. In ottobre verranno anche Nostro Signore, la Madonna Addolorata e quella del Carmelo, san Giuseppe con Gesù Bambino, per benedire il mondo. Dio è contento dei vostri sacrifici, ma non vuole che dormiate con la corda, portatela soltanto di giorno” (17).
Lucia: “Mi hanno chiesto di chiedervi molte cose: guarigione di alcuni malati, di un sordomuto”.
La Madonna: “Sì, ne guarirò alcuni, altri no (18). In ottobre farò il miracolo perché tutti credano” (19).
“E, cominciando a elevarsi, scomparve come al solito”. (Cfr. Memórias, II, p. 156; IV, pp. 346 e 350; G. De Marchi, pp. 169-170; W.T. Walsh, pp. 194-195; L.G. da Fonseca, pp. 78-79; J. Galamba de Oliveira, p. 93).
Sesta e ultima apparizione: 13 ottobre 1917
Come le altre volte, i veggenti notarono il riflesso di una luce e poi la Madonna sul querciolo:
Lucia: “Che cosa vuole da me Vostra Signoria?”
La Madonna: “Voglio dirti che facciano in questo luogo una cappella in mio onore, che sono la Regina del Rosario, di continuare sempre a recitare il rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire e i militari ritorneranno presto alle loro case”.
Lucia: “Io avevo molte cose da chiederle. Se guariva alcuni malati e se convertiva alcuni peccatori …”.
La Madonna: “Alcuni sì, altri no (20). Bisogna che si emendino, che chiedano perdono dei loro peccati”. E, assumendo un aspetto più triste: “Non offendano più Dio nostro Signore, che è già molto offeso” (21).
Quindi, aprendo le mani, la Madonna le fece riflettere sul sole e, mentre si elevava, il riflesso della sua luce continuava a proiettarsi sul sole.
Lucia, a quel punto, esclamò: “Guardate il sole!”.
Scomparsa la Madonna nella immensa distanza del firmamento, successivamente si presentarono agli occhi dei veggenti tre quadri, il primo simboleggiante i misteri gaudiosi del rosario, poi quelli dolorosi e infine quelli gloriosi (soltanto Lucia vide i tre quadri; Francesco e Giacinta videro soltanto il primo).
Apparvero, accanto al sole, san Giuseppe con Gesù Bambino e la Madonna del Rosario. Era la Sacra Famiglia. La Vergine era vestita di bianco, con un manto azzurro. Anche San Giuseppe era vestito di bianco e Gesù Bambino di rosso chiaro. San Giuseppe benedisse la folla, facendo tre volte il segno della croce. Gesù Bambino fece altrettanto.
Seguì la visione della Madonna Addolorata e di Nostro Signore afflitto dal dolore sulla via del Calvario. Nostro Signore fece un segno di croce per benedire il popolo. La Madonna non aveva la spada nel petto. Lucia vedeva soltanto la parte superiore del corpo di Nostro Signore.
Finalmente apparve, in una visione gloriosa, la Madonna del Carmelo, incoronata regina del cielo e della terra, con in braccio Gesù Bambino.
Mentre davanti agli occhi dei veggenti si svolgevano queste scene, la grande moltitudine, da 50 a 70 mila spettatori, assisteva al miracolo del sole.
Era piovuto durante tutta l’apparizione. Alla fine del colloquio di Lucia con la Madonna, nel momento in cui la santissima Vergine si elevava e in cui Lucia gridava “Guardate il sole!”, le nuvole si aprirono, lasciando vedere il sole come un immenso disco d’argento. Brillava con una intensità mai vista, ma non accecava. Tutto questo durò solo un attimo. L’immensa palla cominciò a “ballare”. Come una gigantesca ruota di fuoco, il sole girava velocemente. Si arrestò per un certo tempo per poi ricominciare a girare su sé stesso vertiginosamente. Quindi i suoi bordi divennero scarlatti e si allontanò nel cielo, come un turbine, spargendo rosse fiamme di fuoco. Questa luce si rifletteva sul suolo, sulle piante, sugli arbusti, sui volti stessi delle persone e sulle vesti assumendo tonalità scintillanti e colori diversi. Animato per tre volte da un movimento folle, il globo di fuoco parve tremare, scuotersi e precipitarsi zigzagando sulla folla terrorizzata. Il tutto durò circa dieci minuti. Finalmente il sole tornò zigzagando al punto da cui era precipitato, restando di nuovo tranquillo e splendente, con lo stesso fulgore di tutti i giorni.
Il ciclo delle apparizioni era terminato.
Molte persone notarono che le loro vesti, inzuppate dalla pioggia, erano improvvisamente asciugate.
Il miracolo del sole fu osservato anche da numerosi testimoni posti fuori dal luogo delle apparizioni, fino a quaranta chilometri di distanza (cfr. Memórias, II, p. 162; IV, pp. 348 e 350; G. De Marchi, pp. 199-200; W.T. Walsh, pp. 217-221; L.G. da Fonseca, pp. 102-105; J. Galamba de Oliveira, pp. 95-97).
Capitolo III
Alcune visioni private
Nel poco tempo passato sulla terra dopo le apparizioni, e anche nel periodo da esse abbracciato, Francesco e Giacinta, ma soprattutto questa ultima, ebbero separatamente diverse visioni. Riferiremo ora le principali, che sono quelle di Giacinta.
“Vidi il Santo Padre …”
Una volta, circa a mezzogiorno, presso il pozzo della casa dei genitori di Lucia, Giacinta chiese a Lucia:
– “Non hai visto il Santo Padre?”
– “No”.
– “Non so come è andata, ma ho visto il Santo Padre in una casa molto grande, in ginocchio davanti a un tavolo, piangente con le mani sul viso; fuori dalla casa vi era molta gente e alcuni gli tiravano pietre, altri gli lanciavano imprecazioni e gli dicevano molte brutte parole. Povero Santo Padre, dobbiamo pregare molto per lui!” (cfr. Memórias, III, p. 228; G. De Marchi, p. 117; W.T. Walsh, p. 143; L.G. da Fonseca, p. 152).
Una sera dell’agosto 1917, mentre i veggenti erano seduti sulle rocce del colle del Cabeço, Giacinta si mise improvvisamente a recitare la preghiera loro insegnata dall’Angelo, e dopo un profondo silenzio disse alla cugina:
– “Non vedi tante strade, tanti sentieri e campi pieni di gente che piange perché ha fame e non ha niente da mangiare? E il Santo Padre in una chiesa, che prega davanti al Cuore Immacolato di Maria? E tanta gente che prega con lui?” (cfr. Memórias, III, p. 228; G. De Marchi, p. 117; W.T. Walsh, p. 142; L.G. da Fonseca, p. 152).
Un giorno, in casa di Giacinta, Lucia la trovò molto pensierosa e le chiese:
– “Giacinta, a che cosa stai pensando ?”
– “Alla guerra che deve venire. Deve morire tanta gente! E va quasi tutta all’inferno! Devono essere distrutte molte case e devono morire molti sacerdoti. Vedi, io vado in cielo, e tu, quando vedrai di notte la luce che quella Signora ha detto che viene prima, vienci anche tu” (cfr. Memórias, III, p. 228; G. De Marchi, p. 280; W.T. Walsh, p. 144; L.G. da Fonseca, p. 179).
Ultime visioni di Giacinta
Alla fine dell’ottobre 1918, Francesco e Giacinta si ammalarono, quasi nello stesso tempo. Andando a fare loro visita, Lucia trovò Giacinta al sommo della gioia. Ella gliene spiegò la ragione:
“La Madonna ci è venuta a trovare, e ha detto che molto presto viene a prendere Francesco per portarlo in cielo. E a me ha chiesto se volevo convertire ancora altri peccatori. Le ho detto di sì. Mi ha detto che sarei andata in un ospedale, e che là avrei sofferto molto. Di soffrire per la conversione dei peccatori, in riparazione dei peccati contro il Cuore Immacolato di Maria e per amore di Gesù. Ho chiesto se tu saresti venuta con me. Mi ha detto di no. Questo è quello che mi spiace di più. Mi ha detto che mi ci porterà mia madre e che poi resterò là da sola!” (cfr. Memórias, I, p. 70; G. De Marchi, p. 268; W.T. Walsh, p. 243; L.G.da Fonseca, p. 169).
Durante la malattia dei due veggenti, Lucia faceva loro visita di frequente. Allora conversavano a lungo sugli avvenimenti di cui erano stati protagonisti. Trascriviamo alcune osservazioni di Giacinta:
“Ormai mi manca poco per andare in cielo. Tu resti qui per dire che Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Quando sarà il momento di dirlo, non nasconderti, dì a tutti che Dio ci concede le grazie attraverso il Cuore Immacolato di Maria, di chiederle a lei, che il Cuore di Gesù vuole che, al suo fianco, si veneri il Cuore Immacolato di Maria. Chiedano la pace al Cuore Immacolato di Maria che Dio ha affidato a lei. Se potessi mettere nel cuore di tutti la luce che ho qui dentro nel petto a bruciarmi e a farmi amare tanto il Cuore di Gesù e il Cuore di Maria!” (cfr. Memórias, III, p. 234; G. De Marchi, p. 287; W.T. Walsh, p. 261).
“Vedi, sai? Nostro Signore è triste perché la Madonna ci ha detto di non offenderlo più, che era già molto offeso e che nessuno ci fa caso; continuano a fare gli stessi peccati” (cfr. Memórias, III, p. 236; G. De Marchi, p. 285; W.T. Walsh, p. 261).
Alla fine del dicembre 1919, la Madonna comparve nuovamente a Giacinta, che riferi il fatto alla cugina in questi termini:
“Mi ha detto che andrò a Lisbona, in un altro ospedale (22); che non rivedrò né te né i miei genitori; che dopo avere sofferto molto, morirò sola; ma che non devo avere paura, che mi viene a prendere lei là per portarmi in cielo” (cfr. Memórias, I, pp. 74 e 76; G. De Marchi, p. 289; W.T. Walsh, p. 262; L.G. da Fonseca, p. 179).
“Chi ti ha insegnato tante cose?”
Trasportata a Lisbona, Giacinta rimase prima in un orfanotrofio vicino alla chiesa di Nossa Senhora dos Milagres, poi fu portata all’ospedale Dona Estefánia. Nel primo di questi istituti fu assistita da madre Maria da Purificação Godinho, che prese nota – anche se non sempre letteralmente – delle sue ultime parole.
Ne riproduciamo di seguito alcune, impregnate di tono profetico, di spirito soprannaturale e di insegnamenti. De Marchi le pubblica raccolte per argomento.
Riguardo alla guerra
“La Madonna disse che nel mondo ci sono molte guerre e discordie.
“Le guerre non sono altro che il castigo per i peccati del mondo.
“La Madonna non può più trattenere il braccio del suo amato Figliuolo sul mondo.
“Bisogna far penitenza. Se non si emendano verrà il castigo. Gesù è profondamente indignato per i peccati e delitti che si commettono in Portogallo. Per questo un terribile cataclisma di ordine sociale minaccia il nostro paese e specialmente la città di Lisbona. Si scatenerà, come pare, una guerra civile di carattere anarchico e comunista, accompagnata da saccheggi, uccisioni, incendi e distruzioni d’ogni specie. La capitale si convertirà in una immagine dell’inferno. Nell’occasione in cui la Giustizia divina, offesa, infliggerà tanto spaventoso castigo, tutti quelli che potranno fuggano da questa città. Questo castigo, ora predetto, conviene che sia annunziato a poco a poco, con la debita discrezione” (cfr. G. De Marchi, p. 302; W.T. Walsh, pp. 267-268).
“Se gli uomini non si emenderanno, la Madonna invierà al mondo un castigo quale non si vide mai e, prima che alle altre nazioni, alla Spagna” (cfr. G. De Marchi, p. 109).
Giacinta parlava anche di “grandi avvenimenti mondiali che si dovrebbero realizzare verso il 1940” (cfr. G. De Marchi, p. 109).
Sui sacerdoti e sui governanti
“Mia madrina, preghi molto per i peccatori!
“Preghi molto per i sacerdoti!
“Preghi molto per i religiosi!
“I sacerdoti devono occuparsi solo delle cose di Chiesa!
“I sacerdoti devono essere puri, molto puri!
“La disobbedienza dei sacerdoti e dei religiosi ai loro superiori ed al S. Padre offende molto Gesù.
“Mia madrina, preghi molto per i governanti!
“Guai a quelli che perseguitano la Religione di Gesù.
“Se il Governo lasciasse in pace la Chiesa e lasciasse libertà alla santa religione, sarebbe benedetto da Dio” (cfr. G. de Marchi, p. 303; W.T. Walsh, p. 268).
Sopra il peccato
“I peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati della carne.
“Verranno certe mode che offenderanno molto Gesù.
“Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. La Chiesa non ha mode. Gesù è sempre lo stesso.
“I peccati del mondo sono molto grandi.
“Se gli uomini sapessero ciò che è l’Eternità, farebbero di tutto per cambiar vita.
“Gli uomini si perdono, perché non pensano alla morte di Gesù e non fanno penitenza.
“Molti matrimoni non sono buoni, non piacciono a Gesù non sono di Dio” (cfr. G. de Marchi, pp. 301-302).
Sulle virtù cristiane
“Madrina mia, non vada in mezzo al lusso; fugga le ricchezze! Sia molto amica della santa povertà e del silenzio. Abbia molta carità anche con chi è cattivo. Non parli male di nessuno e fugga chi dice male. Abbia molta pazienza, perché la pazienza ci porta in Cielo. La mortificazione e i sacrifici sono molto graditi a Nostro Signore.
“La confessione è un sacramento di misericordia. Per questo bisogna avvicinarsi al confessionale con confidenza e gioia. Senza confessione non c’è salvezza.
“La Madre di Dio desidera molte anime vergini, che si leghino a lei con il voto di castità.
“Per essere religiosa bisogna essere molto pura nell’anima e nel corpo”.
– “E sai che vuol dire essere pura?”, chiede madre Godinho.
– “Lo so, lo so. Essere pura nel corpo vuol dire custodire la castità. Ed essere pura nell’anima vuol dire non fare peccati: non guardare ciò che non si deve vedere; non rubare; non mentire; dir sempre la verità, anche quando ci costa …”.
“Chi non adempie le promesse che fa alla Madonna, non avrà mai pace.
“I medici non hanno luce e scienza per curare bene gli ammalati, perché non hanno amor di Dio”.
– “Chi t’insegnò tante cose?”, chiede madre Godinho.
– “Fu la Madonna, ma alcune cose le penso io. Mi piace tanto pensare!” (cfr. G. de Marchi, pp. 303-304; W.T. Walsh, pp. 268-269).
Notando che molti visitatori conversavano e ridevano nella cappella dell’orfanatrofio, Giacinta chiese a madre Godinho di fare loro presente che questo comportamento costituiva mancanza di rispetto verso la Presenza reale. Poiché questa misura non diede risultati soddisfacenti, chiese che si facesse questa comunicazione al cardinale: “La Madonna non vuole che la gente parli in chiesa” (cfr. G. De Marchi, p. 298).
Ultimi giorni di Giacinta
Durante la sua breve permanenza all’ospedale, Giacinta fu favorita da nuove visite della Madonna, che le annunciò il giorno e l’ora in cui sarebbe morta. Quattro giorni prima di portarla in cielo, la santissima Vergine le tolse tutti i dolori.
La vigilia della sua morte, qualcuno le chiese se voleva vedere la madre. Giacinta rispose:
“La mia famiglia durerà poco tempo. Presto ci incontreremo in Cielo. La Madonna apparirà un’altra volta, non a me, perché di certo morrò, come mi disse Lei” (cfr. G. De Marchi, p. 310).
La Madonna venne a prendere Giacinta il 20 febbraio 1920. Francesco aveva reso la sua anima a Dio il 4 aprile dell’anno precedente.
Giacinta fu sepolta nel cimitero di Vila Nova de Ourém. Francesco era stato precedentemente sepolto in quello di Fatima. Il 12 settembre 1935, i resti mortali di Giacinta furono traslati al cimitero di Fatima, dove furono deposti in un sepolcro nuovo appositamente costruito per lei e per suo fratello. Sulla lapide, una semplice iscrizione diceva: “Qui riposano i resti mortali di Francesco e di Giacinta, a cui è apparsa la Madonna”.
Più tardi, rispettivamente nel 1951 e nel 1952, le preziose spoglie furono portate nella cripta della basilica di Fatima, ove si trovano ancora.
I processi canonici preparatori per la beatificazione dei due veggenti di Fatima sono stati iniziati ufficialmente nel 1949. La comunicazione delle grazie, ottenute per intercessione dei servi di Dio Francesco e Giacinta, deve essere fatta al vice- postulatore della causa, presso il palazzo episcopale di Leiria, in Portogallo.