…Vi è come un misterioso influsso che va dalla Chiesa trasfigurata a quella non trasfigurata, da Maria ai suoi figli minacciati, da Cristo il glorificato al suo corpo non ancora perfetto. Tocchiamo così quella convinzione di fede che è in intimo rapporto con la glorificazione fisica della Madre del nostro Signore: la sua universale mediazione di grazia….
L’ASSUNTA IN CIELO*
di Hugo Rahner
Siamo alla fine del nostro cammino attraverso i misteri che ci sono stati rivelati sulla madre Chiesa dalla figura della madre Maria. Quasi timidamente il nostro sguardo sale ancora verso l’oscuro splendore che illumina la madre del Signore rapita dalla terra in quel mistero della sua trasfigurazione fisica che la Chiesa docente oggi proclama con amorevole insistenza. Se la verità dell’assunzione fisica di Maria in Cielo ci è stata solennemente annunciata come verità di fede rivelata, ciò è avvenuto necessariamente perché la Chiesa annuncia così anche il suo proprio ultimo mistero: con l’Assunzione della vergine Maria si capisce ciò che capiterà a tutta la Chiesa, anzi le è già capitato in Cristo Gesù trasfigurato. Ciò che avvenne al corpo umano della Donna che ci diede il Dio fatto uomo, non è un’eccezione, ma piuttosto un adempimento anticipato del ritorno nella trasfigurazione paradisiaca della carne non solo promesso ma già ora donato (anche se ancora nascosto nella grazia sacramentale).
Questa «nuova era» (come dice Paolo) è già qui, è realtà presente (Eb 6, 5; Ef 1, 21 ) e la fine di «questa era» è già iniziata in noi che crediamo e che siamo stati battezzati (1 Cor 10, 11). Il «principe e dio di questa era, il diavolo» (2 Cor 4, 4; 1 Cor 2, 6) è già vinto da quando il Verbo di Dio divenne il seme della grande donna, schiacciando così il capo al serpente, da quando versando il sangue ricevuto dalla sua madre umana ha « scacciato il principe di questo mondo». « Perché si fa già giudizio di questo mondo » (Gv 12, 31). Nella Chiesa, come casa di Dio, inizia « ora » questo giudizio (1 Pt 4, 17) per mezzo della Chiesa dei millenni terreni, che sono solo « un breve spazio di tempo» (Gv 16, 16); diviene sempre più chiaro che l’ultimo giorno e il giudizio finale sono già iniziati. Anche la trasfigurazione di Maria al termine dei suoi giorni, come noi crediamo, è la professione del senso ultimo della Chiesa, il quale si dispiega dinnanzi alla debolezza dei nostri occhi ancora terreni nel corso dei tempi ma che si compie già ora giorno per giorno nella realtà celeste che si cela nel profondo di tutto l’elemento terreno. E proprio in questo si svela l’ultimo e più profondo nesso fra il mistero di Maria e quello della Chiesa.
Per spiegarlo più comprensibilmente torniamo ancora una volta alle misteriose parole dell’Apocalisse. «Ma alla donna furono date le due ali della grande aquila, per volare nel deserto, nel suo luogo, dov’è nutrita per un tempo… lungi dalla faccia del serpente…Sicché il dragone si indignò contro la donna e andò a far guerra a quelli che restano della progenie di lei, a quelli che osservano i comandamenti di Dio e si mantengono fedeli al Vangelo di Gesù » (Ap 12, 14.17). È subito chiaro che qui si tratta della madre Chiesa che viene portata nella solitudine celeste e che soffre ancora la lotta di Satana contro i «figli che restano», perché la guerra contro il suo «vero figlio», contro Gesù, il dominatore del mondo, non ha avuto frutto. Ma i Padri della Chiesa primitiva vedono in questa donna sottratta al mondo terreno anche Maria, la madre di Gesù — e questo in quanto figura della Chiesa che lottando sale verso la trasfigurazione, perché nel suo corpo si è già compiuto ciò che è stato promesso alla Chiesa intiera: la vittoria definitiva su Satana, la nuova donazione in paradiso della vita trasfigurata persa con la demoniaca seduzione di Eva. Così
Efrem Siro fa dire a Maria in una delle sue prediche nel quarto secolo: « Il bambino che portavo mi ha preso sotto le sue ali di Aquila e mi ha portata in alto e mi ha detto: le montagne e le pianure che vedi saranno soggette a tuo figlio!»[1]. Ma questo mistero della trasfigurazione fisica di Maria è insieme l’inizio della trasfigurazione della madre Chiesa. Lo ha annunciato lo stesso Efrem in una predica precedente, di cui non possiamo comprendere il senso profondo se non facciamo attenzione continuamente alla trasparenza con la quale la teologia della Chiesa primitiva vede direttamente nella figura di Maria anche la Chiesa. «Devo chiamarti figlio, dice Maria a Gesù, fratello, sposo o Signore, tu che hai rigenerato la madre dall’acqua con la nuova nascita? In verità io sono tua sorella perché ambedue discendiamo da nostro padre Davide. Sono tua madre perché ti ho concepito. Sono la tua sposa perché mi hai riscattato con il prezzo della tua morte e mi vuoi rigenerare per mezzo del tuo Battesimo. È venuto il figlio dell’Altissimo e ha riposato nel mio grembo e sono diventata la sua generatrice. Nato da me, mi ha rigenerato con una nuova nascita, perché ha rivestito sua madre di un nuovo abito, egli si è incarnato nella sua stessa carne, ella ha rivestito lo splendore solare che a lui era proprio»[2]. In questa immagine quasi fusa appare la madre di Dio trasfigurata come la «rigenerata» in cui si è realizzato il mistero della rigenerazione battesimale in seno alla Chiesa nella luminosa unione del corpo con il Signore trasfigurato. Solo la risurrezione della carne è il vero «giorno della nascita per l’umanità redenta. Questo si è già compiuto definitivamente in Maria in forza del sangue salvifico che lei stessa ha donato — ma solo per divenire un esempio reale del mistero che si verifica nella Chiesa.
In una serie di sublimi immagini i Padri dell’antica Chiesa riferiscono questo mistero della grande donna con ali di aquila a Maria e alla Chiesa. Se la madre di Dio era l’arca santa in cui Dio stesso ha riposato, questo vaso santificato doveva essere portato in quel luogo della patria celeste in cui l’aveva preceduta il Signore e il versetto del salmo (Sal 131, 8) saliva loro alle labbra: «Levati, o Signore verso la tua dimora, tu e l’arca della tua possanza». Così la liturgia greca canta nella festa dell’assunzione di Maria: «Venite voi tutti che amate questa festa, venite, danziamo, intrecciamo una corona di canti alla Chiesa perché l’arca di Dio è oggi giunta al luogo del suo riposo!»[3]. Anche San Tommaso D’Aquino riferisce questo salmo all’Assunzione di Maria[4].
Quando festeggia la trasfigurazione fisica di Maria, la Chiesa festeggia se stessa e il suo beato destino finale. Prendendo un’altra immagine del tesoro della primitiva dottrina mariana, Maria è la luna, la santa luna che nel giorno della sua Assunzione in cielo si tuffa eterna e immutabile nella luce del suo sole — ma in questo è anche figura della Chiesa che dai Padri viene spesso chiamata la santa luna il cui splendore significa il ritorno alla luce solare di Cristo nella trasfigurazione della carne nell’ultimo giorno[5]. Miracoloso rinnovarsi come la gioventù dell’aquila, immersi nella luce di Cristo, il sole trasfigurato della bella eternità: tutte queste immagini sfavillano quando i Padri parlano della gioventù della Chiesa alla fine dei tempi: «In quel giorno, quando sarà innalzata per regnare con Cristo nello splendore della risurrezione della carne » dice Agostino della Chiesa, «sarà come la gioventù dell’aquila che si rinnova dopo la vecchiaia. Salirà in alto come una volta. in essa si compirà la risurrezione — come vediamo nell’immagine della luna che diminuisce e muore per essere poi di nuovo rigenerata e cresce fino alla luce piena — vedi: essa ci è simbolo della risurrezione»[6]. In verità in Maria è già manifestato ciò che avverrà alla Chiesa: sarà tutto come «una volta»: come una volta Adamo e Eva possedevano il paradiso originario, così sarà nella risurrezione della carne; Cristo e Maria ci preparano già ora il nuovo paradiso che è la Chiesa trasfigurata[7].
Arriviamo così ad un’ulteriore e più profonda questione che abbiamo già trovato nelle parole dell’Apocalisse da cui abbiamo preso l’avvio. Maria, la donna con le ali di aquila è già arrivata al luogo del suo riposo, — ma Satana fa ancora la guerra a «quelli che restano della progenie di Lei». La Chiesa è già veramente trasfigurata perché l’ultimo giorno e il giudizio sono già qui e pur tuttavia non è ancora trasfigurata ed è sofferente e minacciata nelle sue membra ancora pellegrina sulla terra. Vi è come un misterioso influsso che va dalla Chiesa trasfigurata a quella non trasfigurata, da Maria ai suoi figli minacciati, da Cristo il glorificato al suo corpo non ancora perfetto. Tocchiamo così quella convinzione di fede che è in intimo rapporto con la glorificazione fisica della Madre del nostro Signore: la sua universale mediazione di grazia. Possiamo comprendere con esattezza e profondità questa verità spesso mal compresa e spesso in essa poco intelligentemente si vede un pregiudizio a danno della parte più santa della Rivelazione che e per ogni cristiano l’unica mediazione di grazia del « solo mediatore tra Dio e gli uomini che è Gesù Cristo » (1 Tim 2, 5), possiamo capire questa verità solo se non perdiamo di vista la posizione misticamente esemplare di Maria nella Chiesa. Papa Pio x ci ammaestra con queste parole nello spirito dei Padri della Chiesa primitiva: «Nessuno ignora che quella donna rappresenta la Vergine Maria, che incontaminata generò il nostro Capo. D’altra parte l’Apostolo continua: “ed essendo incinta gridava tra le doglie e si travagliava per partorire”. Giovanni, dunque, vide la santa Madre di Dio nel godimento dell’eterna felicità e, pur tuttavia, in travaglio per un parto misterioso. Per quale parto mai? Di noi, senza dubbio, che tuttora trattenuti nell’esilio dobbiamo ancora essere generati al perfetto amore di Dio ed all’eterna felicità. Il dolore della partoriente, poi, significa l’intenso amore, con cui dal suo celeste trono la Vergine veglia e con preghiera continua si adopera, affinché il numero degli eletti sia completo»[8]. Se quindi poniamo la mediazione di grazia che si estende a tutta la Chiesa — cioè a «coloro che restano della progenie» di Maria nel mistero del suo essere equivalente all’Ecclesia, vediamo chiaramente che non scema l’azione diretta ed insostituibile della grazia di Gesù Cristo, né la meditazione sacramentale della grazia della Chiesa stessa: infatti Maria è in eterno la «serva del Signore» e parimenti in eterno la «madre della Chiesa». «Viene così tolto fondamento all’idea che Maria, con questo pregio della sua mediazione di grazia, occupi una particolare posizione che non avrebbe niente a che fare con la realtà di grazia della Chiesa o che minacci addirittura il predominio del Salvatore umano-divino nell’evento della salvezza. Vi è un’unica e sola mediazione di grazia: l’accoglimento del soprannaturale influsso di Cristo attraverso il concepimento creaturale dell’umanità che appare come disponibilità e forza creativa materna. Essa è presente in tutta la Chiesa, si esprime nella “madre di grazia divina” che da sé fa piovere su tutta la Chiesa il flusso della grazia»[9].
Comprendiamo così nel modo più profondo l’incomprensibilità della doppia figura terrena della Chiesa partendo da Maria che è al tempo stesso trasfigurata e in doglie. È la Chiesa che è ancora esposta alla minaccia di Satana — e quanto spesso soccombe davanti ai nostri occhi ai suoi attacchi! E purtuttavia è già trasfigurata e nelle sue membra sale giorno per giorno nella gloria verso Cristo e sua Madre. Nel suo destino terreno si compie il Mistero dell’Incarnazione perché Cristo, il Signore, è pellegrino su questa terra con un corpo non trasfigurato e tuttavia con occhi che vedono Dio. «Fin d’ora siamo figli di Dio ma non è ancora stato manifestato quello che saremo» (1 Gv 3, 2). Maria ha conosciuto questa doppia figura di suo Figlio, da Lei la Chiesa lo deve apprendere sempre più profondamente. Per questo Efrem Siro fa pregare così Maria: «Mentre vedo la tua figura che può essere guardata con occhi terreni, il mio spirito comprende la tua immagine segreta. Con gli occhi vedo la figura di Adamo — nella tua immagine nascosta vedo il Padre che abita in te. Solo a me hai mostrato il tuo splendore nei due aspetti. Ma come tua madre anche la Chiesa possa vederti nella tua immagine visibile e misteriosa»[10]. Nella Chiesa e nel doloroso corso della sua storia e della persecuzione che la purifica deve evidenziarsi sempre più chiaramente dove va pellegrina: verso la forma trasfigurata del Signore. A Maria si deve render conforme. Ciò che sacramentalmente avviene alla Chiesa e ai suoi figli nati nel Battesimo, è l’ascesa al beato deserto della solitudine con Dio. Con ali di aquila deve levarsi da questo mondo in decadenza. In Maria si è già compiuto ciò che avverrà alla nostra natura umana che abbiamo in comune con Lei. «Oggi i cori di fuoco degli spiriti vedono la nostra natura di argilla e tremano» canta un inno armeno nella festa della Assunzione di Maria[11]. La teologia della trasfigurazione in Russia ha conservato questo pensiero profondo come era stato formulato dai Padri della Chiesa orientale: «La vergine madre del genere umano resta in cielo trasfigurata. Ella santifica tutto il mondo naturale, in Lei e per mezzo di Lei l’universo arriva alla sua trasfigurazione»[12].
La teologia russa della trasfigurazione ha trovato profondamente simbolizzata Maria e la Chiesa, viste come un’unica cosa, nelle icone della sapienza divina rifatte sull’esempio della grande icona posta sull’altare della Chiesa di S. Sofia di Novgorod e venerate in tutta la Russia. La figura femminile alata della santa sapienza che troneggia nel cerchio del cosmo splendente di stelle, ha sopra di sé l’immagine del Logos divenuto uomo e accanto a sé le figure che formano la sintesi dell’antica e della nuova rivelazione della Parola, Giovanni Battista e Maria che porta Cristo. Il tutto è sovrastato dalla liturgia celeste dell’eternità svolta da sei angeli. Comunque si siano interpretati l’origine e il senso originale di questa icona nella tarda mistica russa, si è sempre visto nella figura della Sofia abbracciante il mondo, non solo il Verbo di Dio esistente fin dall’eternità, ma anche tutta la realizzazione dell’avvenimento della salvezza stabilito nel Logos fin dall’eternità: la trasformazione dell’universo nella trasfigurazione originale che ha il suo inizio in Maria e la Chiesa. Nella figura della santa Sofia si vede anche Maria e in essa la Chiesa e in essa l’anima del salvato che lentamente si trasfigura nell’ascesa mistico-ascetica. Maria — la Chiesa — l’anima: questa è la «grande donna con le ali dell’aquila» che si innalza verso la trasfigurazione celeste in forza della sua mistica assimilazione al Logos che regna su tutto, che è divenuto uomo e che ci ha donato la Parola di salvezza della Rivelazione, in grazia della quale noi uomini potremo prendere parte alla liturgia celeste dei cori angelici. Per questo, un’interpretazione russa del XVI secolo di questa icona dice: «Sopra santa Sofia, la sapienza divina, che è la Chiesa di Dio, la purissima madre di Dio — ecco l’anima feconda di coloro che son ripieni di Dio, l’indicibile purezza della verginità e la realizzazione dell’umile saggezza. Sopra al capo ha Cristo: perché il capo della sapienza è il Figlio, il Verbo di Dio. Sopra il Signore si spiega il cielo, perché ha piegato il cielo quando la Sapienza scese nella Purezza verginale. E tutti coloro che amano la purezza sono simili alla Genitrice di Dio, perché ha generato il Figlio, il Verbo di Dio, il Signore Gesù Cristo. Ma coloro che amano la verginità concepiscono parole che generano figli: cioè ammaestrano coloro che non capiscono. Questi sono amati dal precursore, dal Battista che battezzò il Signore, perché egli indicò la strada per la verginità, insegnando la vita austera in Dio. E i suoi piedi poggiano su una pietra, perché “su questa pietra voglio edificare la mia Chiesa”». Un canone di pittura della scuola di Strogonoff spiega l’icona allo stesso modo. «L’immagine della Sofia, la sapienza di Dio, dipinta secondo l’esempio venerato a Novgorod, è la Chiesa di Dio, la Sofia, la purissima vergine madre di Dio; ma ciò significa l’anima degli uomini verginali e la purezza dell’indicibile verginità, la realizzazione dell’umile sapienza»[13].
Non c’è qui anche per noi un significato profondo per la nostra vita religiosa? Anche in noi stessi, nel grembo della Chiesa non ancora trasfigurata ma già avvolta nella misteriosa luce della Risurrezione si compie il mistero che come credenti confessiamo ogni giorno: «risurrezione della carne e vita eterna». A noi sono date le ali d’aquila della vergine Chiesa con le quali «grazie alla dottrina della Chiesa sfuggiamo al demonio e saliamo giorno per giorno verso la patria celeste»[14]. «Sempre nuovi e simili all’aquila, dobbiamo salire nella beata solitudine dello spirito calmo e pacato»[15], nel «santo ozio» (come un mistico del Medio Evo interpreta il verso dell’Apocalisse)[16].
Concludiamo questi pensieri sul mistero fra Maria e la Chiesa con alcune belle parole di un Padre latino del quinto secolo: un paragone delle due sublimi figure femminili, Maria e la Chiesa che sono una sola cosa in Cristo, il capo, una sola cosa con noi stessi da quando «la vergine Maria è divenuta Ecclesia e ogni anima credente»[17].
« Si rallegri la Chiesa di Cristo che, come la beata Maria, ha ricevuto la forza dello Spirito Santo ed è divenuta madre di un figlio divino. Confrontiamo queste due madri: ognuna con il suo parto rafforza la nostra fede nel parto dell’altra. Su Maria scese misteriosa la silenziosa ombra dello Spirito Santo — la Chiesa diviene maternamente feconda con l’infusione dello Spirito Santo nel benedetto fonte battesimale. Maria ha generato suo Figlio senza macchia — la Chiesa ha cancellato i peccati in coloro che genera. Da Maria nasce colui che era fin dal principio — dalla Chiesa rinasce ciò che all’inizio fu distrutto »[18].
* Testo tratto da: Hugo Rahner, Maria e la Chiesa. Indicazion per contemplare il mistero di Maria nella Chiesa e il mistero della Chiesa in Maria, Milano: Jaca Book, 1977/2, pp. 113-122.
[1] Sermo 12, Opera syriace et latine II, Rorna 1740, p. 430.
[2] Sermo 11, ibid., p. 429. L’attribuzione di questi testi a Efrem è poco certa (e questo vale anche per i testi citati prima). Cfr. anche L. Hammersberger, Die Mariologie der Ephremichen Schriften, Innsbruck 1938. E. Beck, « Die Mariologie der echten Schriften Ephraems », Oriens Christianus 40, (1956), pp. 22-40.
[3] Menei greci, vespro per il 15 agosto, ed. Romana 1901, p. 409.
[4] Expositio in Salutationem Angelicam, Opera, ed. Parma, vol. XVI,
p. 134.
[5] Teodoro Studita, PG 99, 720. Cfr. H. Rahner, «Mysterium Lunae III: Die Strahlende Kirche», Zeitsch. f. kath. Theol. 64, (1940), pp. 121-131.
[6] Enarr. in psalmos 102, 9, PL 37, 1323 s.
[7] Guglielmo d’Auvergne, « Sermo 1 sull’Assunzione di Maria » (citato
senza indicazione più precisa della fonte da M. Jugie, La mort et l’Assomption de la Sainte Vierge, Roma 1944, p. 381).
[8] Encíclica Ad diem illum del 2 febbraio 1904, Tutte le encicliche dei Sommi Pontefici, Milano 1963, p. 538.
[9] J. Beurner, « Die Analogie Maria-Kirche und ihre Bedeutung fuer die
allgemeine Gnadenvermittlung der Gottesmutter », Theologie und Scelsorge, agosto 1943, p. 44. H. Rahner, Himmelfahrt der Kirche, Freiburg 1960.
[10] Sermo 11, Opera syriaca, II, p. 429.
[11] Citato in Jugie, op. cit., p. 309.
[12] S. Bulgakow, L’Orthodoxie, Paris 1932, p. 166 s.
[13] A.M. Ammann, « Darstellung und Deutung der Sophia im vorpetrinischen RussIand», Orientalia christiana periodica 4, (1938), pp. 148-154.
[14] Ps. Ambrogio, PL 17, 880 C.
[15] Beda, PL 93, 168 B.
[16] Rupert von Deutz, PL 169, 1061 D.
[17] Hildebert de Le Mans, PL 171, 609 A.
[18] Ps. Cesario d’Arles, PL 67, 1068, BC.