Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica. IMMUTABILITÀ: esclude ogni passaggio o moto dell'essere da un termine a un altro e però l'immutabilità si oppone ad ogni sviluppo o evoluzione.
L'Immanentismo e l'Idealismo, che identificano mondo e Dio riducendo l'uno e l'altro all'atto del pensiero, sono costretti a concepire Dio in perenne evoluzione. La divina Rivelazione invece afferma l'assoluta immutabilità di Dio in opposizione al continuo divenire dell'universo: «Presso di Lui non c'è mutamento né ombra di vicende» (S. Giacomo, 1, 17). S. Paolo (Lett. agli Ebrei, 1, 10) ripete le parole del Salmo 101: «Essi (i cieli) periranno, ma tu resterai; e tutti s'invecchieranno come un panno. Tu li muterai come un vestito, ma Tu rimani lo stesso e i tuoi anni non avranno fine ». Il Concilio Laterano IV e il Concilio Vaticano commentano con l'espressione «Deus incommutabilis» (DB. 428 e 1782).
La ragione conferma e illustra questa verità: infatti l'essere che si muta e si sviluppa, passando dal meno al più, è evidentemente imperfetto, è potenza che passa all'atto, acquistando qualche cosa di nuovo. Ma tutto questo si oppone alla ragione di Essere per essenza, di Atto puro, semplice, perfettissimo, infinito (v. queste voci). Pertanto l'evoluzionismo divinò è antropomorfismo e pone l'assurdo dell'Infinito-finito. In un inno della Chiesa si canta:
Rerum, Deus, tenax vigor,
Immotus in te permanens