1. In che consiste la purità d\’intenzione.
2. Necessità e utilità della purità d\’intenzione.
3. Modi di avere un\’Intenzione pura.
1. IN CHE CONSISTE LA PURITÀ D\’INTENZIONE. – La purità d\’intenzione consiste nel non cercare altro che Dio nei nostri pensieri, nei nostri divisamenti, nelle nostre azioni; nel non vedere altro che lui e la volontà sua santissima; nello studiarci di piacere solamente a lui in tutto e dappertutto; nel guardare sempre e in ogni cosa a Dio, come ad unico nostro fine… Dobbiamo imitare il muratore il quale non colloca pietra senza avere a mano la squadra e il piombo… Mentre adempiamo le funzioni di Marta, non dimentichiamo quelle di Maria… La nostra intenzione guardi fisso in Dio, mentre i piedi e le mani fanno l\’opera loro… «Non badate troppo all\’azione dell\’uomo, scrive S. Agostino, ma studiate piuttosto l\’intenzione, con cui la fa (In Psalm. XXXI)». E S. Bernardo riconosce per vero e fedele servo di Dio colui che nulla affatto attribuisce a se stesso di quelle opere meravigliose che Dio talora compie per mezzo di lui, ma ne rifonde tutta la gloria in colui dal quale parte ed a cui appartiene ogni bene (Serm. XIII, in Cant.).
La nostra intenzione è buona, se schiviamo il peccato e pratichiamo il bene per scampare alle pene dell\’inferno. Migliore, se attendiamo al bene, sperandone la ricompensa eterna. Ottima e perfetta è poi, se operiamo per amore della virtù, per esempio per obbedienza e per adempiere la legge; per riconoscenza, per rendere grazie a Dio; per penitenza, per soddisfare ai nostri peccati; per giustizia, per rendere al prossimo quel che gli è dovuto; per la virtù della religione, per servire Dio; e soprattutto per carità, per piacere a Dio e fare unicamente per lui una cosa che gli piace. Infatti la carità siede tra le virtù quale regina; per ciò gli atti che partono da lei, e che essa regola con !\’intenzione, divengono nobilissimi e di un merito immenso presso Dio.
«Se noi facciamo il bene per timore dell\’inferno, siamo nella condizione di schiavi, dice un autore; se lo facciamo per averne la ricompensa, siamo allo stato di servi; se lo facciamo unicamente per piacere a Dio, entriamo nel numero e vestiamo la dignità di figli di Dio (Serm. de S. Dorothea)». Chi poi lavora per Iddio, pensi che il buon esito appartiene a Dio, e quindi non si affanni sia che riesca, sia che non riesca. Anche salvando tutto il mondo, noi possiamo dannarci; ed al contrario, possiamo salvarci e procurarci ricchissima corona in cielo, senza avere convertito nessuno, purché abbiamo fatto tutto quello che potevamo con intenzione pura.
2. NECESSITÀ E UTILITÀ DELLA PURITÀ D\’INTENZIONE. – «Sii ben persuaso, scriveva ad un tale S. Eucherio, di non avere ben vissuto per Iddio altro giorno, che quello in cui hai rinnegato il proprio volere, e resistito ai cattivi desideri, e non sei incorso in veruna trasgressione della legge; pensa di avere vissuto solamente quel giorno che fu testimonio della tua purità d\’intenzione, e che hai impiegato nella santa meditazione (Epist.)». Riccardo da S. Vittore paragona l\’opera, non accompagnata da purità d\’intenzione, ad un corpo privo di vita (De statu int. hom. 1. I, c. VII). Quindi S. Ignazio da Loyola suggerisce a tutti che procurino, quanto possono, di avere un\’intenzione retta, non solamente per la condotta generale della loro vita, ma anche in tutte le cose particolari (In Vita).
La purità d\’intenzione rende meritoria un\’azione anche indifferente in se stessa; e più questa intenzione è perfetta, più s\’accresce il prezzo dell\’opera. «I meriti di una buona azione, dice S. Gregorio, risplendono per i raggi della buona intenzione; colui che è guidato dalla retta intenzione, nel fare l\’opera di Dio, innalza una colonna nell\’edifizio della casa spirituale; e collocato nel tempio di Dio, che è la Chiesa, le riesce di utilità e di ornamento (Moral. 1. XVII, c. XIV)». Insomma, tanto pregio annette questo Santo alla purità d\’intenzione, che la chiama la base, il fondamento di tutto l\’edifizio spirituale. L\’intenzione è, secondo S. Ambrogio, il giudice di tutte le azioni degli uomini; essa mette il suggello a tutte le opere loro (Offic. lib. II). Perché siccome i branchi, i rami, i frutti di un albero traggono il loro succo dalle radici, così le buone opere traggono il loro valore e merito dalla buona intenzione.
3. MODI DI AVERE UN\’INTENZIONE PURA. – S. Ignazio di Loyola ci suggerisce di mirare, in tutte le cose, al beneplacito di Dio e alla divina bontà; di operare piuttosto per lei, per amore e per riconoscenza dei grandi benefizi con cui essa ci previene e ci accompagna, anzi che per timore delle pene o per la speranza del paradiso, benché queste ultime considerazioni ci possano aiutare a cercare Dio. Importa sommamente spogliarci, per quanto è possibile, di ogni affetto alle creature, per rivolgerlo e fissarlo tutto intero e unicamente in Dio loro creatore, amando in lui tutte le cose create, e amando tutte le cose in lui, secondo la santissima e divina volontà sua. Diciamo insomma col Santo: «Sia tutto a maggior gloria di Dio» – Omnia ad maiorem Dei gloriam; – e col Profeta: «Non a noi, Signore, non a noi, ma al vostro nome sia gloria» (Psalm. CXIII, 1). Non dimentichiamo mai quella esortazione dell\’Apostolo delle Genti: «Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualunque altra cosa, fate tutto a gloria di Dio» (I Cor X, 31).
«Rivela al Signore le tue opere, ci dice il Savio, e i tuoi pensieri saranno diretti a lui» (Prov. XIV, 3), Il Cardinale Gaetano dice che queste parole si devono intendere dell\’intenzione, del fine, come se la Scrittura dicesse: Volgetevi al Signore e a lui, come ad ultimo vostro fine, riferite le vostre azioni; e così avverrà che i vostri pensieri saranno ben diretti al loro scopo (Ex Delrio). Riferite tutte le vostre azioni a Dio e saranno retti i vostri pensieri. Fate tutto per Iddio, manifestate a lui ogni cosa, offeritegli tutto, raccomandategli, confidategli tutto, e state sicuri ch\’egli dirigerà, fortificherà, confermerà tutto per la sua gloria, per la vostra e l\’altrui salute. Bisogna cercare unicamente la gloria di Dio e nient\’altro; è questo il modo di giungere a una perfetta sommessione, ad una grande quiete di spirito… Importa dimenticare non solamente le cose esteriori, ma ancora noi medesimi, non amandoci che in Dio, per Iddio, e con Dio; non operando che in Dio, per Iddio e con Dio.