1. Necessità della
meditazione.
2. Gesù Cristo e i santi
furono assidui alla meditazione.
3. Bisogna meditare spesso e
principalmente il mattino.
4. Eccellenza e vantaggi della
meditazione.
5. Bisogna superare gli ostacoli che
si oppongono alla meditazione.
6. Come si deve meditare; varie
specie e gradi di meditazione.
1. NECESSITÀ
DELLA MEDITAZIONE. – Per quanti affari abbia, l’uomo consecrata a Dio
non tralascerà mai la meditazione, se gli preme di non cadere
nella tepidezza, e mantenersi nel fervore… Ma ogni sorta di persone
hanno il dovere di riflettere e meditare su le cose dell’anima; agli
affari temporali non si mette mano se prima non vi si è
pensato; ora gli affari ben più importanti dell’eterna salute,
non meritano forse che l’uomo se ne dia pensiero e vi si impieghi con
tutto l’anima? «L’orazione (e specialmente la mentale) è
per l’anima come l’acqua per il pesce», dice il Crisostomo (In
psalm.). «Come il corpo, dice S.
Agostino, si ciba di vivande materiali, così l’uomo interiore
si nutre e vive dei divini insegnamenti e di preghiere (De
Civit. Dei)».
Se non ci prendiamo grande cura di questa, la nostra pietà,
dice S. Bonaventura, sarà una pietà arida, imperfetta,
vacillante (Specul.).
Ecco perché S. Bernardo scriveva a papa Eugenio: «Tu mi
chiedi che casa bisogna fare per essere veramente pio? Attendi alla
meditazione (De Considerat)».
S. Teresa asserisce, che chi lascia la meditazione, non ha bisogno di
demonio che lo tragga all’inferno; egli vi si incammina e ci va da sé
(In Medit.). «Io
ripasserò col pensiero, alla vostra presenza, o Signore, e
nell’amarezza del cuore, gli anni della mia vita», diceva
gemendo il re Ezechia (ISAI. XXXVIII, 15). Così dobbiamo fare
anche noi… Del resto, in qual modo conosceremo noi i nostri doveri,
ci occuperemo della nostra salvezza e aggiusteremo le nostre partite
con Dio, senza la meditazione? Chi trascura la meditazione, se anche
fosse già santo, dovrà ben presto dire col profeta: «Io
giacqui abbattuto e inaridii come erba falciata, perché mi
sono dimenticato di prendere il mio cibo (cioè di meditate)»
(Psalm. CI, 5).
Gli ordini che oggi
ti ho dato, disse il Signore al popolo d’Israele, scolpiscili nel tuo
cuore, e mèditavi sopra, sia che riposi in casa tua, sia che
viaggi; pensaci prima di andare a letto, richiamali alla mente al
primo svegliarti. Legali ai tuoi polsi come ricordo, sospendili
innanzi ai tuoi occhi (Deuter.
VI, 6-8). Si poteva inculcare con frasi più espressive,
l’obbligo e la necessità della meditazione? Se la terra offre
un triste e desolante spettacolo, dice Geremia, questo avviene perché
non si medita, non si pensa col cuore (IEREM. XII, 11).
2. GESÙ CRISTO E I SANTI
FURONO ASSIDUI ALLA MEDITAZIONE. – La maggior parte degli uomini
considerano la meditazione come opera di supererogazione, ma ben
diversamente ne giudicarono Gesù Cristo e i santi di tutti i
secoli; a loro apparve sempre cosa di utilità grandissima e
indispensabile alla salute. Quindi erano tutti esattissimi a questo
pio esercizio e, per attendervi con più libertà,
facilità e profitto, cercavano il ritiro e si ritiravano, per
quanto i doveri del loro stato gliene davano agio, da ogni tumulto
del secolo.
S. Luca ci attesta di
Gesù Cristo, che si ritirava sui monti per applicarsi
all’orazione, e vi passava le notti (Luc.
VI, 12). I trent’anni della vita privata e nascosta del Salvatore
turano consecrati alla meditazione, «Signore, diceva il
Salmista, io mi sono ricordato dei giorni antichi; ho meditato su
tutte le opere vostre» (Psalm.
CXLII, 5). «Ho riandato i giorni che furono, ho pensato agli
anni eterni» (Id.
LXXVI, 5). «La vostra legge, o Signore, forma il soggetto delle
mie meditazioni» (Id.
CXVIII, 77).
S. Antonio si levava
a mezzanotte, pregava in ginocchio e con le mani alzate; meditava
fino al levare del sole e spesso fino a tre ore dopo mezzo giorno; si
lagnava talora che il ritorno dell’aurora lo richiamasse alle sue
occupazioni giornaliere. Che importa a me della tua luce? diceva al
sole, perché vieni a distrarmi? perché comparisci tu a
togliermi alla chiarezza della vera luce? (CASSIAN. Collat.).
Un religioso
benedettino aveva preso l’abitudine di uscire di chiesa al tempo
della meditazione. Se ne avvide S. Benedetto, ma scorse nel medesimo
tempo un ragazzo nero che tirava il monaco per la falda della tonaca
e lo trascinava fuori di chiesa. Questo era il demonio il quale,
comprendendo la necessità e l’utilità della
meditazione, distraeva il religioso da questo santo esercizio.
(SURIO, In Vita). S.
Giovanni Silenziarlo era così avvezzo alla meditazione, che
ogni altra occupazione gli riusciva insipida e amara (Vite
de’ Padri). Leggete le vite dei santi, e non
ne troverete uno che abbia trascurato la meditazione.
3. BISOGNA MEDITARE
SPESSO E PRINCIPALMENTE IL MATTINO. – «La meditazione del mio
cuore si farà sempre al vostro cospetto, o Signore»,
dice il Salmista (Psalm.
XVIII, 14). «L’anima mia è sempre nelle mie mani, e la
vostra legge non mi è mai caduta di mente» (Id.
CXVIII, 109). «Sì, dormo, ma il mio cuore veglia»,
dice la Sposa dei Cantici, cioè lavoro, mi occupo, e sembro
assorto nelle cose temporali, ma il mio pensiero medita
incessantemente (Cant.
V, 2). Ci dicono poi i maestri spirituali, che domandando a Dio nel
pater il nostro pane quotidiano, dobbiamo intendere in primo luogo il
pane della grazia della meditazione.
Ma se ad ogni ora
l’uomo deve alzare la mente a Dio e fissarla nella contemplazione
delle cose celesti, principalmente al mattino egli deve farne
particolare studio; è questo il tempo più propizio per,
la meditazione delle verità eterne. «Chi di buon mattino
volge il pensiero a cercarmi, mi troverà» dice il
Signore (Prov. VIII,
7). La meditazione del mattino premunisce e rinforza l’animo contro
le suggestioni del demonio e gli assalti della concupiscenza, come
nel suo linguaggio mistico attestava di sé il profeta (Psalm.
C, 8).
La parola del Signore, dice il Savio, allora
particolarmente discende dal cielo e penetra nel cuore. dell’uomo,
quando tutto intorno h lui si tace, e le creature riposano nel più
alto silenzio (Sap, XVIII, 14-15). Colui che all’aurora si
rivolgerà a Dio sapienza increata, non avrà difficoltà
a trovarlo, anzi lo abbraccerà appena uscito. di casa, cioè
quando con la meditazione abbia cacciato fuori da sé l’amor
proprio per cercare l’amor di Dio (Id. VI, 15). Perché
la Maddalena fu la prima a incontrare Gesù risorto? Perché
lasciando Gerusalemme mentre era ancora notte, andò
sull’aurora al sepolcro…
«Dio, Dio mio,
esclamava il Salmista, io mi volgo a voi al primo apparire della
luce» (Psalm.
LXII, 2). «Mi sono ricordato di voi nel mio riposo e nelle
prime ore del mattino voi sarete l’oggetto delle mie meditazioni»
(Ib. 7). «Io ho
prevenuto l’aurora nel volgere il mio sguardo a voi, o Signore, per
meditare le vostre parole» (Psalm.
CXVIII, 148). «Ho gridato a voi, o mio Dio, e la mia preghiera
precederà il levare del sole» (Psalm.
LXXXVII, 14). «Ah! io mi presenterò a voi sul fare del
giorno e vi
contemplerò con
la meditazione delle opere vostre, perché in sul mattino voi
esaudite la mia voce, e nelle prime ore del giorno la vostra
misericordia si versa sopra di noi» (Psalm.
V, 3-4); (Psalm.
LXXXIX, 14).
Gedeone e i suoi
soldati sonando le trombe, aggirarono il campo nemico a mezzanotte e
rompendo i loro vasi, tennero con la sinistra le lampade e con la
destra le trombe, e gridarono: La spada del Signore è di
Gedeone! A quel grido i Madianiti si spaventarono e levando alte
grida fuggirono. E Dio fece sì che volgessero contro se
medesimi le spade, e si uccidessero tra di loro (Iudic.
VII). Un simile prodigio avviene in favore di colui che medita la
parola divina nel silenzio della notte e nella serenità del
mattino: tutti i suoi nemici fuggono sgominati e dispersi…
Le ragioni che ci
fanno scegliere il mattino per attendere alla meditazione, sono
queste: 1° È debito dell’uomo consecrare a Dio le primizie
del giorno, dei pensieri e delle azioni… 2° Bisogna che tutti
gli atti della giornata abbiano il loro principio da Dio, che siano
rivolti ad un fine buono e santo, e fatti con perfezione. «Ora
se voi fate precedere, dice S. Efrem, dall’orazione le opere della
vostra giornata e, uscendo dal vostro letto, prendete da essa il
principio delle vostre azioni, difficilmente il peccato troverà
adito nell’anima vostra (Serm.
III)». 3° Gli angeli lodano Dio sul mattino, e sul mattino
ancora alzano le loro voci il sole, le stelle, gli uccelli, gli
insetti e ogni genere di creature, per inneggiare a Dio. Vi è
forse occupazione più conveniente e più gloriosa per
l’uomo, che quella d’imitare su la terra la condotta degli angeli,
fare orazione al sorgere dell’aurora, e fare omaggio di adorazione e
di lodi al Creatore con preghiere, inni, e affetti? Sarebbe
vergognoso per un cristiano, scrive S. Ambrogio, se il sole con i
suoi raggi venisse a battere su le sue palpebre ancora chiuse. Se noi
preveniamo il suo levare, se lanciando il letto, andiamo a Gesù
Cristo, sole eterno, e contempliamo la vera luce data al mondo, egli
ci illuminerà e colmerà di splendore e di gioia (De
offìc. 1. II, c. 4). 4° I santi
ed i sapienti hanno tutti consecrato al Signore le prime ore dopo la
loro levata.
4. ECCELLENZA E.
VANTAGGI DELLA MEDITAZIONE. – «Il mio cuore, dice il profeta,
mi arse in petto e nella meditazione il suo fuoco divamperà»
(Psalm. XXXVIII, 3).
Riccardo da S. Vittore osserva che la meditazione produce nel cuore
gli effetti del fuoco sopra il ferro. Di sua natura il ferro è
nero e duro; in virtù del fuoco si scalda a poco a poco, si
arroventa e finalmente diviene fuoco, cosicché fonde, cessa di
essere quello che era. Così avviene dell’anima investita dalle
divine fiamme della meditazione e tuffata nella fornace del celeste
amore; ella si scalda, s’infiamma, s’infoca e si fonde in Dio; non è
più quello che era (De Homin. Inter.
Instit.). Ecco la meravigliosa metamorfosi
che opera la meditazione.
S. Tommaso insegna
che la vita di orazione e di contemplazione vince in eccellenza la
vita di azione, e ne dà otto ragioni. La prima è che
una tale vita si confà can quello che l’uomo ha in sé
di più perfetto e conforme ai bisogni della sua intelligenza e
delle relazioni che passano tra lui e le cose spirituali e
intelligibili. La seconda è che può continuarsi più
facilmente che non la vita attiva. La terza, che procura più
sante consolazioni, perché, come dice S. Gregorio, Marta si
turbava affaccendata, mentre Maria stava seduta a delizioso convito
(In Ezech. 1. II). La
quarta è che l’uomo ha più attitudine alla vita
contemplativa e vi si trova più a suo agio, perché è
più facile. La quinta è che la vita contemplativa ha le
sue dolcezze da se stessa e in se stessa, mentre la vita attiva trae
le sue gioie dal di fuori. La sesta, che consiste nella tranquillità
e nella pace. La settima, che si occupa interamente di cose divine,
mentre la vita attiva si affatica intorno a cose umane. L’ottava che
riesce meglio adatta all’uomo, perché è vita
d’intelligenza (2.a, 2.ae).
Non vi è cosa che dia tanto
vigore all’anima, quanto la meditazione. Con l’aiuto di questa, ella
atterra i demani, dissipa le tentazioni, e trionfa di tutto… Con la
meditazione si scorgono i pericoli e si evitano; i nemici della
salute, e si fuggono; la bruttezza del peccato, e ce ne preserviamo;
la bellezza della virtù, e la pratichiamo; la morte, e vi ci
prepariamo; il giudizio, e ce lo rendiamo misericordioso; l’inferno,
e lo scampiamo; il cielo, e lo conquistiamo.
«Fin tanto che
gli uomini di contemplazione, scrive S. Gregorio, non si dànno
alle opere esteriori della vita attiva, stanno, per così dire,
godendosi la dolce frescura dell’ombra, e non sono molestati dalla
fiamma delle tentazioni. Infatti essi, riposando nel desiderio delle
cose celesti, quanto più sano lontani dall’amore del mondo,
tanto più gioiscono tranquilli all’ombra della divina frescura
(In Ezech. 1. II)».
«La meditazione
purifica l’anima, diceva S. Bernardo; governa gli affetti, dirige le
azioni, corregge gli eccessi, forma i costumi, rende la vita onesta e
bene ordinata e dà la scienza delle cose umane e divine. Essa
scevera ciò che è confuso, reprime le voglie
tumultuose, riunisce ciò che è sparso, esplora i
segreti, cerca il vero, esamina il verosimile, mette in chiaro quello
che è finto ed apparente. Essa regola anticipatamente quel che
si deve fare, esamina quello che si è fatto, affinché
niente rimanga nell’anima che non sia conveniente e che debba essere
corretto. Essa nei giorni prosperi prevede l’avversità, nei
difficili rende la persona superiore alle disgrazie; delle quali
cose, questa appartiene alla forza, quella alla prudenza (De
Considerat. L. I, c. VII)».
Mio Signore e mio
Dio, esclama S. Teresa, gioia degli angeli, non posso pensare
all’utile che viene dal conversare con voi colla meditazione, senza
che desideri di fondermi come cera, al fuoco del vostro divino amore.
La vostra bontà è grande, giacché sopportate ed
anzi prevenite con i vostri favori una creatura così
imperfetta e colpevole com’è l’uomo. Voi gli ascrivete a
merito i momenti che impiega nel darvi testimonianza di amore ed un
suo moto di pentimento basta a far sì che dimentichiate ogni
sua colpa. Io ne fui alle prove, o mio Dio! E per ciò non
intendo come mai il mondo non si accosti tutto quanto a voi, per
godere della vostra amicizia (In Vita).
Siccome S. Teresa
dovette la sua salute specialmente all’orazione mentale, mette in
campo le più vive e calde esortazioni per trarre gli altri su
la medesima strada. Essa li prega e li scongiura nel nome di Dio, che
non vogliano privarsi dei rilevanti vantaggi che dalla meditazione
ricaveranno, .accertandoli che se persevereranno, tosto o tardi ne
proveranno certamente i benèfici effetti (De
Medit.).
5. BISOGNA SUPERARE
GLI OSTACOLI CHE SI OPPONGONO ALLA MEDITAZIONE. – S. Bernardo nota
quattro ostacoli che si oppongono alla meditazione, ma che si possono
superare. Primo, avere il capo che duole; secondo, affogare negli
affari; terzo, lo stato di scoraggiamento in cui si trova spesso il
peccatore o lo scrupoloso; quarto, le illusioni che assediano e
stancano l’immaginazione (De Consider.).
A questi possiamo aggiungerne altri quattro: l° l’accidia; 2°
la tepidezza…; 3° l’accecamento…; 4° i vani pretesti: non
si ha tempo; non si sa meditare; la meditazione è propria
delle persone consacrate a Dio; il tempo non va mai. alla fine; non
se ne cava nessun profitto… Ma tutti questi impedimenti si possono
senza troppa fatica o togliere o superare.
Nei suoi scritti su la
meditazione, santa Teresa apertamente ci dice che né per
disgusti e nausee che si provino in sul principio, né per
distrazioni che ci molestino, né per difetti che vi si
commettano, si deve tralasciare la meditazione. Ella non dissimula
punto le aridità e le svogliatezze che sorprendono spesso
l’anima nel tempo della preghiera e della meditazione. Nei primi
anni, dice di se stessa, in cui mi proposi di consecrare un’ora
all’orazione mentale, mi accadde di desiderarne tanto accesamente la
fine, che mi premeva di più l’ascoltare quando suonerebbe
l’orologio, che non il continuare l’argomento della mia meditazione;
e non vi è penitenza rigorosa che talora non abbia preferito
alla pena che provava quando dovevo ritirarmi per attendere alla
meditazione. Tanta era la tristezza la quale mi accasciava
all’entrare in cappella, che mi bisognava, in quel momento, tutto il
coraggio di cui Dio mi ha dotata. Ma infine Nostro Signore mi
assisteva; perché dopo di aver fatto a me stessa tale
violenza, io mi trovava in una calma ben più grande, in una
letizia, tale, che non provavo né la più dolce né
la più dilettevole molte di quelle volte in cui andavo
all’orazione spinta e attratta dalla sua soavità. Se Dio ha
sofferto per sì lungo tempo me tanto imperfetta e colpevole; e
se apertamente si vede che l’orazione mentale è il rimedio con
cui egli ha guarito tutti i miei mali, qual altra creatura, per
misera che sia, potrà temere di praticarla? Io infatti credo
che non si trovi persona la quale, dopo di aver ricevute tante grazie
da Dio, sia stata così ingrata come me.
Colui che medita, continua la
medesima santa, si figuri di dover preparare, in un terreno sterile e
ingombro di roveti e spine, un giardino piacevole a Dio il quale solo
può schiantare le male erbe e sostituirle con le buone. Ora la
cosa si può ritenere come fatta quando, dopo di aver
fermamente deliberato di praticare l’orazione, uno vi si esercita e
come un giardiniere solerte, innaffia i novelli germogli perché
non muoiano, e fa sì che producano fiori il cui soave olezzo
invita il nostro divin Maestro a venire sovente per i viali del
giardino a dilettarsi nell’osservare i fiori i quali non sono altra
cosa se non le virtù. Rimane ora a vedere in qual modo si può
innaffiare tale giardino, come vi si debba lavorare, se questo lavoro
non eccederà il profitto che se ne attende, e finalmente
quanto tempo dovrà durare. In quattro diverse maniere si può
innaffiare un giardino: o traendo acqua da un pozzo, il che richiede
molta fatica da parte nostra; o conducendovi, per mezzo di canali,
l’acqua attinta con argani; o conducendovela da un fiume o da un rio,
il che è meno faticoso e irriga molto meglio tutto il
giardino; o finalmente con un’abbondante pioggia e in questo caso è
il padrone medesimo che bagna senza nessuna fatica da parte nostra, e
questo sistema giova incomparabilmente meglio che non tutti gli
altri.
6. COME SI DEVE MEDITARE; VARIE
SPECIE E GRADI DI MEDITAZIONE. – Per meditare bene, bisogna che
cooperino le tre facoltà dell’anima: l° la memoria la
quale si ricordi nei suoi particolari il soggetto che si medita; 2°
l’intelletto che lo svisceri e approfondi; 3° la volontà
determinata a praticare i doveri e le obbligazioni che ne risultano.
Tre poi sono le
principali sorta di orazione mentale: 1° La purgativa,
per cui si chiamano a rassegna le proprie colpe, si deplorano, si
piangono, e si delibera di correggersene. 2° L’illuminativa,
con cui l’uomo si applica a comprendere che cosa è la virtù,
la sua bellezza, la eccellenza, la necessità… 3°
L’unitiva, in virtù
della quale l’anima si congiunge intimamente a Dio nell’amore e nella
felicità… Le due prime sono necessarie e bisogna passare per
esse prima di arrivare alla terza la quale dipende unicamente dal
volere di Dio e non è necessaria.
Il padre Alvarez assegna quindici
gradi alla orazione mentale: 1 ° intuizione della verità;
2° raccoglimento delle forze nell’interno dell’anima; 3°
silenzio spirituale; 4° quiete; 5° unione con Dio; 6°
audizione del linguaggio di Dio; 7° sonno spirituale; 8°
estasi; 9° rapimento; 10° apparizione corporale di Gesù
Cristo e dei santi; 11° apparizione in ispirito di Gesù
Cristo e dei santi; 12° visione intellettuale di Dio; 13°
visione di Dio accompagnata da una certa oscurità; 14°
manifestazione di Dio a un grado meraviglioso; 15° visione chiara
e intuitiva di Dio, quale, secondo S. Agostino e altri dottori, fu
concessa a S. Paolo quando venne rapito al terzo cielo.