1. Necessità del silenzio.
2. Gesù Cristo, i Santi, la natura intera ci insegnano il silenzio.
3. Eccellenza e vantaggi del silenzio.
4. Varie sorta di silenzio.
1. NECESSITÀ DEL SILENZIO. – «Tacete voi che abitate l\’isola», che siete appartati dal mondo, dice Isaia (ISAI. XXII, 2). «State in silenzio davanti alla faccia del Signore», esclama Sofonia (Soph. I, 7). E siccome Dio è presente in ogni luogo, perciò dappertutto si deve osservare un rispettoso silenzio. Quindi S. Giacomo ci esorta tutti di andare a rilento nel parlare, ma ad essere pronti ad ascoltare; anzi aggiunge che vana è la religione, la pietà di colui che si stima divoto, ma intanto non sa tenere in silenzio la sua lingua (IAC. I, 26, 19).
L\’uomo ha la lingua chiusa da due muri, i denti e le labbra, perché impari a mantenere il silenzio. Se poi è vera l\’etimologia che dànno alcuni filologi del vocabolo lingua, che derivano dal verbo ligare, ne resta confermata la necessità del silenzio. Assennato è l\’avviso che ci dà S. Agostino: «Parlate con le opere, anziché con la lingua» (Serm. XXXII, in Evang. Luc.); come scegliete quello che avete da mangiare, così scegliete quello che avete da dire (In psalm. LI). S. Antonio non cessava dal ripetere: Frenate la lingua (Vit. Patr.). Leggiamo nelle Vite dei Padri, che un venerabile vecchio chiamava coloro i quali non sanno tenere il silenzio, stalla senza porta. L\’abate Agatone portò per tre anni una pietra in bocca, per essere obbligato ad avvezzarsi al silenzio. Il Salmista diceva a Dio: «Ponete, o Signore, una custodia alla mia bocca, ed un chiavistello alle mie labbra!» (Psalm. CXL).
«L\’acqua trattenuta s\’innalza, dice S. Gregorio; così l\’anima silenziosa si leva in alto verso il cielo. L\’acqua lasciata libera, se ne va e si perde, così l\’anima nemica del silenzio scorre qua e là dissipata, s\’infiacchisce, svanisce, cade, si perde e scompare» (Moral. lib. VII, c. VII). «Chi non è difeso dal muro del silenzio, dice altrove il medesimo dottore, presenta la città dell\’anima sua aperta alle incursioni del nemico; poiché col suo parlare, l\’anima si caccia fuori di se stessa; si mostra affatto sguarnita e nuda al ferro del nemico il quale tanto più facilmente la soggioga, quanto più ella con la sua loquacità lo aiuta a vincerla e prostrarla (Pastor. p. III, adun. XV)». Gersone osserva che molto saggiamente i fondatori degli Ordini religiosi, sapendo come i pericoli dell\’anima le vengono in molta parte dalla lingua, ordinarono il silenzio come la migliore difesa e il più efficace rimedio, stabilendo pene contro gli infrattori di esso. È cosa provata dall\’esperienza, che dove la regola del silenzio è rigorosamente osservata, la religione, la virtù, la perfezione si mostrano in tutto il loro splendore (Tom. II, in resp. ad 4. q. 91).
La necessità del silenzio per mantenere raccolta e virtuosa l\’anima, non poté sfuggire alle osservazioni degli antichi saggi pagani. Famosa è quella sentenza di Seneca: «Non sa parlare, chi non sa tacere!» (In prov.); perciò scrivendo a Lucilio gli comandava soprattutto di essere tardo e parco nel parlare (Epist. LXXII). «Il silenzio non ha mai danneggiato persona, osserva Catone, l\’aver parlato nocque a molti! (Laert. Iib. VII, C. I)». Solo lo stolto non sa tacere – sentenzia Solone (STOBEUS. Serm. XXXIV). «L\’uomo, dice Epaminonda, dev\’essere assai più desideroso di udire che di parlare; perché la dottrina deriva dall\’ascoltare in silenzio; il pentimento, dal troppo parlare! (Ita Maxim.)».
2. GESÙ CRISTO, I SANTI, LA NATURA INTERA CI INSEGNANO IL SILENZIO. – Poche volte Dio ha fatto intendere la sua parola su la terra… Raro e parco fu il discorrere di Gesù Cristo mentre visse in questo mondo… La santissima Vergine parlava poco così, che la Sacra Scrittura notò quattro sole occasioni nelle quali questa Vergine immacolata proferì poche parole: 1° quando l\’Angelo le annunziò per parte di Dio l\’Incarnazione del Verbo; 2° quando intonò il sublime canto del Magnificat, in casa di Elisabetta; 3° quando trovò Gesù Cristo nel tempio, dopo esserne andata in cerca per tre giorni; 4° alle nozze di Cana in Galilea… I Santi in tutti i tempi e in tutti i luoghi hanno sempre amato ed osservato n silenzio. S. Girolamo scrive di S. Asella, che teneva un silenzio parlante; era un discorso silenzioso, ed un silenzio parlante (Ad Marcell. de Asel.). S. Pambone, col suo profondo e perseverante silenzio, aveva raggiunto un così alto grado di perfezione, che poteva dire morendo di non avere mai proferito parola di cui avesse da pentirsi (Vita Patr.).
I cieli proclamano la potenza, la sapienza, la ricchezza, la gloria di Dio, e intanto mantengono il silenzio… L\’universo tace; e intanto parla a modo suo all\’uomo e loda Iddio… I fiumi più maestosi sono quelli che fanno più poco rumore. Solo l\’uomo, dotato di ragione, ha il dono della parola; guidi adunque con la ragione la sua parola…
3. ECCELLENZA E VANTAGGI DEL SILENZIO. – «Il Signore combatterà per voi, si legge nell\’Esodo, e voi starete in silenzio!» (Exod. XIV, 14). Avvertimento utilissimo ad ogni cristiano è questo, perché nel silenzio sta la nostra forza e frutto del silenzio è la pace e la giustizia (ISAI. XXX, 15 – XXXII, 17). Il vero mezzo di regolare la lingua, sta nel ricorrere al silenzio. Volete imparare a parlare? tacete, e nel silenzio riflettete a quello che dovete dire e come dirlo… Ascoltate, osservate, tacete e voi avrete la pace dell\’anima, la pace interiore ed esteriore; questo è il consiglio dato da un Angelo a S. Arsenio: «Fuggi, taci, sta tranquillo; eccoti i principi di salute!» (Vit. Patr.). S. Gerolamo, descrivendo l\’ornamento più bello e più prezioso che possa abbellire
principalmente una donna, unisce alla modestia ed alla ritiratezza il silenzio (Ad Marcellam).
Infatti l\’Apostolo S. Giacomo asserisce che uomo perfetto è colui il quale non pecchi in parole; egli può, col freno che pone alla lingua, regolare a suo talento tutto il corpo (IAC. III, 2). Chi dunque trattiene la sua lingua, chi si mantiene in silenzio, governa a suo piacere il corpo; soggioga i sensi, la concupiscenza, e le diverse sue passioni. Dice S. Giovanni Climaco: « Il silenzio è la madre dell\’orazione, la liberazione dalla schiavitù, il mantenimento del fuoco dell\’amor divino, l\’ispezione diligente dei pensieri, la specola donde si scorge il nemico, l\’amico delle lacrime salutari; ci tiene vivo il pensiero della morte, ci ricorda il giudizio; porta con sé la scienza e la quiete! (Grad. XI)». Beata l\’anima che si trattiene con Dio per mezzo del silenzio, dicendo spesso con Samuele: «Parlate, o Signore, ché il vostro servo ascolta! » (I Reg. III, 9).
Il silenzio è il germe dei santi pensieri, delle opere generose, dei fatti eroici… «Tesori preziosi stanno nascosti in una bocca chiusa!» – dice il Savio (Eccli. XXX, 18), e Geremia chiama beato chi attende nel silenzio la salute di Dio (Lament. III, 26). Indizio ed effetto di prudenza è il tacere (Prov. XI, 12). L\’uomo loquace è senza prudenza e senza esperienza, dice S. Isidoro; ma l\’uomo sensato parla pochissimo, e in quello che dice, va molto adagio e col regolo alla mano (c. XXX). Lo Spirito Santo ci assicura che nella verbosità facilmente si nasconde il peccato, e al contrario dà lode di molto saggio a chi sa moderare la propria lingua (Prov. X, 19). Chi sta in silenzio, anche quando è insultato, mostra la pace e la grandezza dell\’animo suo; col suo ammirabile contegno riprende, confonde, calma, converte chi l\’oltraggia… Col silenzio diventiamo padroni di Dio, d.egli uomini, dei nemici.
Dal silenzio nasce la compunzione, la divozione, la pazienza; San Giovanni Climaco scrive: «L\’amante del silenzio si appressa a Dio e, stando continuamente nel cuore medesimo di Dio, ne ritrae grandi lumi! (Grad. XI)». «Il silenzio, dice Talassio, purifica l\’anima, la rende più perspicace ed intelligente, custodisce il cuore! (De Silent.)». Anzi vi accende e vi mantiene il fuoco dell\’amor di Dio, dice S. Francesco d\’Assisi (S. Bonav. in eius vita). L\’uomo taciturno acquista sempre, come afferma S. Giovanni Climaco, una vera scienza; egli è nemico della falsa confidenza, tiene sempre l\’occhio su l\’immagine dell\’inferno, ritorna sovente sul pentimento dei suoi peccati, si allontana da ogni pericolo (Grad. VI).
Beato chi ama il silenzio, dice Geremia (Lament. XVIII), egli sederà solingo e taciturno, perché Dio l\’ha collocato con sé. «Il solitario sederà e tacerà, spiega S. Bernardo; tutto in lui e attorno di lui osserverà il silenzio; egli sarà al sicuro dallo stormire delle diaboliche tentazioni, dalle agitazioni dei desideri carnali, dal rumore del mondo (Serm. I, de Ss. petro et Paulo)». Il solitario, col suo perfetto silenzio, s\’innalza, dice San Pier Damiani, sopra se stesso: perché l\’anima, chiusa nel chiostro del silenzio, cresce e si eleva fino al cielo; ella ascende, per mezzo dei suoi celesti desideri, fino a Dio e si sente investita dal fuoco sacro dell\’amore divino; ella attinge alla sorgente delle acque di vita. Fate adunque che il tempio del vostro cuore s\’ingrandisca per mezzo del silenzio, e la fabbrica delle virtù s\’innalzi su la base della taciturnità (Epist. CXXX).
Il Cardinale Torrecremata rileva dieci frutti prodotti dal silenzio: 1° Per mezzo del silenzio si evitano le colpe che nascono dalla smania di parlare. Qui cade a proposito un\’aurea sentenza di S. Bernardo: Chiamate due volte alla lima le parole, prima di proferirle. La lima è il silenzio. 2° Col silenzio si schivano gli scandali delle contese e i pericoli in cui cadono i ciarloni. 3° Col silenzio ci esercitiamo in tutte le virtù, perché il silenzio è la scuola. 4° Il silenzio porta l\’uomo alla perfezione. 5° Ci mette in possesso della vera pietà la quale non può esistere senza il silenzio. 6° Fortifica l\’uomo facendo che chiuda la porta ai nemici. 7° È il legame della società nelle case religiose. 8° Prepara alla meditazione, alla contemplazione ed al colloquio familiare con Dio. 9° Conserva il fervore della divozione, poiché un vaso scoperchiato lascia perdere il calore e la bontà del liquore che contiene. 10° Il silenzio è l\’impronta dell\’uomo savio e prudente (Tract. LVII, in c. VI, Reg.).
4. VARIE SORTA DI SILENZIO. – S. Tommaso numera varie sorta di silenzio: il primo è il silenzio di ammirazione…; il secondo è un silenzio di sicurezza…; il terzo è un silenzio di longanimità…; il quarto è il silenzio del riposo del cuore (4a q. VI, art. 10).