I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Giusti

1. Vita del giusto
2. Il giusto progredisce nelle virtù.
3. Coraggio eroico del giusto.
4. Il giusto è luce del mondo
5. Il giusto è il tesoro della terra.
6. Il giusto è benedetto da Dio
7. Il giusto è amato e benedetto dagli uomini.

1. VITA DEL GIUSTO. – La potenza del giusto nel produrre opere meritorie pel cielo gareggia con l’efficacia del calore solare
nelle produzioni del suolo. Egli vive di Dio e per Iddio, partecipa quindi della
potenza di Dio per l’acquisto della vita eterna… In questo senso dicono i
Proverbi
che la bocca del giusto è una sorgente di vita (X, 11), che germoglierà come orgogliosa pianta (Id. XI, 28), e che la sua ricompensa sarà il possesso dell’albero della vita eterna (Ib. 30).
 Non solamente per sé è sorgente di vita la bocca del
giusto, ma ancora per gli altri, perché da lei scaturiscono parole celesti che
procurano agli uditori la vita della grazia… impiegandosi con amore e con diletto nella legge divina, il giusto è preservato dagli attentati della morte e si salva dalle insidie del demonio.
 Il giusto vive di fede, di speranza, di carità, di
umiltà, di obbedienza, di orazione, di purità, di penitenza, di vigilanza, di
prudenza, di zelo; vive perché morto al mondo, al demonio, a se stesso. Batte il
corpo e lo estenua, per nutrire l’anima di forza e di grazia divina. Per lui, il mondo è come se non ci fosse ed egli sta nel mondo come se nel mondo non vivesse, anzi, ripete con S. Paolo: «Il mondo è crocifisso a me, e io sono crocefisso al mondo» (Gal. VI, 14). Si considera come viandante e
straniero su la terra; non lavora e non sospira se non per il cielo…
 
 2. IL GIUSTO PROGREDISCE NELLE VIRTÙ. – «Il giusto, scrive S. Bernardo, non crede mai di avere raggiunto la mèta, non dice mai:
Basta; ma sente del continuo fame e sete della giustizia, cosicché se sempre vivesse, sempre si studierebbe, a suo potere, di diventare ogni dì più giusto,
di avanzare sempre meglio in virtù e santità. Poiché, non già per un determinato
tempo, come un mercenario, ma per tutta la vita egli si è dedicato al divino servizio, secondo quel detto del profeta: Ho piegato l’anima mia al giogo della vostra legge, o Signore, oggi e per sempre» (Epistola CCLIII, ad Garin).
 «Io sono ben lungi, ripete il giusto con S. Paolo, dal
credere di avere raggiunto lo scopo; ma solamente dimenticando quello che mi sta dietro e slanciandomi per afferrare quello che mi sta dinanzi e che è da preferirsi a tutto, vado verso il mio destino, alla ricompensa della vocazione
divina, in Gesù Cristo» (Philipp. III, 13-14).
 «I giusti, dice il Salmista,vanno sempre in cuor loro
disegnando nuovi avanzamenti, e quindi progrediscono di virtù in virtù (Psalm.
LXXXIII, 6-7); «e la loro carriera, dice il Savio, somiglia a quella del sole che si avanza e cresce finché tocca il sommo del cielo» (Prov. IV, 18).
 
3. CORAGGIO EROICO DEL GIUSTO. – «La forza del giusto sarà
esaltata» – scrive il profeta. E infatti, se vi è persona coraggiosa nelle difficoltà è il giusto; al contrario non vi è nessuno più sfiduciato e vigliacco del peccatore; ed ecco ne le cagioni. Primieramente, la concupiscenza e le
passioni generate dal peccato, indeboliscono e snervano l’anima, mentre la
vittoria che su di loro si riporta con la virtù, tempra l’anima a fortezza
virile ed eroica. Vincere ogni giorno, ogni istante, fino alla morte, il demonio, il mondo, la carne e la concupiscenza è cosa che tocca il sublime
dell’eroismo…
 In secondo luogo i rimorsi della coscienza lacerano incessantemente l’anima del peccatore, la rodono, e ne consumano la robustezza
col disgusto e con la disperazione. Al contrario, la virtù del giusto, la pace
della sua coscienza, le consolazioni che riceve, eccitano il suo coraggio, infiammano il suo zelo… .
 In terzo luogo, il peccatore è abbandonato dalla grazia di Dio mentre il giusto ne è soccorso, e la grazia di Dio è onnipotente; col suo aiuto, anche le cose più ardue, le imprese più rischiose, le azioni più dure
divengono facili e leggere: e viceversa, senza la grazia, non si può intraprendere nulla di buono, di grande, di forte e tanto meno poi condurlo a
termine. Questa è la ragione per cui tanto magnanimo e pieno di confidenza ci si
mostra il giusto; egli può tutto, perché il suo punto di appoggio è Dio. Egli
ripete col Salmista : «Il Signore è mia luce e mia salvezza, che avrò io a
temere? Il Signore protegge la mia vita, di chi dovrò io paventare? Uomini
malvagi mi appostarono per divorarmi, i miei persecutori mi circondarono, ma
eccoli barcollare e stramazzare al suolo. Quand’anche un intero esercito mi
assediasse, il mio cuore non ne patirebbe sbigottimento; anzi al primo segnale
del combattimento io esulterò di gioia. Il Signore mi ha ricoverato nella sua
tenda; ha fermato i miei piedi su di un masso, e mi ha fatto levare il capo sui
miei nemici» (Psalm. XXVI, 1-6). «Dio è il mio pastore; io non languirò
mai di fame; egli dà vigore all’anima mia. Quand’anche camminassi in mezzo alle
ombre di morte, non temere: nessun male, perché tu sei con me, o Signore» (Psalm.
XXII, 1-4). « Il Signore è mio appoggio, mio rifugio, mio Liberatore. È il mio
Dio, il ma sostegno; mi protegge, assicura la mia salute, prende le mie difese.
Lo invocherò il nome del Signore e sarò liberato dai miei nemici. Dall’alto dei
cieli si è degnato di stendermi la mano, mi ha protetto. Sotto la vostra
custodia, o mio Dio, traverserò illeso il campo nemico; con voi supererò i
baluardi» (Psalm. XVII, 2-3, 16-17, 29). E se Dio è dalla nostra parte,
chi oserà tenerci fronte? (Rom. VIII, 31); Ah, io sono onnipotente in
colui che mi fortifica (Philipp. IV, 13). Eccone in prova l’eroismo degli
apostoli, il coraggio de martiri, la forza delle vergini.
 Il peccatore, alla vista della croce, delle spine, del
sangue che bisogna versare nelle battaglie contro il mondo, il demonio e la
propria concupiscenza, trema, diventa pusillanime e fugge spaventato. Temendo di
perdere le ricchezze o la vita, viene meno ai suoi giuramenti, si abbandona a
misfatti e iniquità e perde l’eterna beatitudine. Ma il giusto che è saggio,
teme quello che bisogna temere e non teme quello di cui non ha ragione di
temere. Egli tiene fissa in mente quella sentenza di Gesù Cristo: «Non abbiate
paura di quelli che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete
piuttosto colui che può precipitare nell’inferno l’anima e il corpo» (MATTH, X,
28).
 «Il malvivente fugge anche quando nessuno lo insegue;
il giusto, al contrario, è baldo e intrepido come un leone», dicono i
Proverbi
(XXVIII, 1). Il giusto è intrepido come un leone, perché 1° la buona condotta,
la coscienza innocente e monda dànno la vera libertà e lo zelo; rendono generosi
ed eroici. 2° Una vita virtuosa procura la tranquillità della coscienza; ed una
coscienza intemerata nulla teme… 3° I giusti non vedono nulla di terribile in
questa vita, eccetto il peccato; tutto il rimanente, croci, avversità,
patimenti, fuoco, morte, lo considerano come un nulla, se non lo stimano un
guadagno (Philipp. I, 21). 4° I giusti sanno che sono sotto le ali di
Dio, nascosto nel loro cuore, e da Dio sorretti, si sentono pieni di energico
vigore. Essi altro non vogliono che Dio; e chi potrebbe loro toglierlo? Di tutto
il resto a loro non importa nulla e perciò non si turbano se altri ne li
prova… 5° Nei frangenti penosi e difficili, Dio infonde ai giusti tanta
speranza e coraggio, che ardiscono mettere mano ad ogni impresa e diventano
terribili ai loro nemici…
 «Il giusto è intrepido come leone e non conosce timore»
(Prov. XXVIII, 1). A ragione la sacra Scrittura paragona il giusto al
leone: l° Il leone è gagliardissimo in forza, e similmente il gusto… 2° Il
leone, re degli animali, sdegna la loro compagnia; il giusto schiva la vita
delicata ed oziosa dei mondani, disprezza le pompe del secolo e guarda come
fango tutti i beni della terra… 3° Il leone si mangia la sua preda con tutta
sicurezza; non teme le belve che possono attorniarlo e non le degna nemmeno di
uno sguardo; il giusto non ha pensieri che di Dio e della giustizia: questo
forma la sua vita ed il suo sostegno; egli non teme che gli venga rapito colui
dal quale solo attende la sapienza, la grazia, la virtù, la gloria, la visione
beatifica, la suprema felicità, ogni bene… 4° Il leone disprezza tutte le
fiere, tutti i nemici che gli si presentano; non sa che cosa sia timore, e più
grande è il pericolo, più il suo coraggio s’invigorisce; e così il coraggio del
giusto cresce in ragione delle avversità e dei pericoli che lo mettono alla
prova. Le tribolazioni lo rallegrano, perché vi trova di che esercitare la sua
virtù, la sua energia, ed infiammare di coraggio l’anima sua. Egli allora
esclama col grande Apostolo: «Chi mi dividerà dalla carità di Gesù Cristo? forse
la tribolazione, o l’angustia, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la
persecuzione, o la spada? Ma noi siamo, la mercé di colui che ci ha amati,
superiori a tutte queste cose; perché io sono sicuro che né la morte, né la
vita, né gli angeli, né i principati, né le potestà, né le cose presenti, né le
future, né la forza, né l’altezza, né la profondità, né creatura veruna potrà
separarci dall’amore di Dio, che è in Gesù Cristo nostro Signore» (Rom.
VIII, 35-39).
 «Il leone, osserva S. Giovanni Crisostomo, si lascia
prendere al tranello, ma i giusti, se vengono legati e incatenati, allora più
diventano robusti, indomabili, invincibili. Il leone rugge e mette in fuga le
belve del deserto; Il giusto grida al cielo e volge in fuga i demoni. Le armi
del leone sono i suoi occhi sfavillanti, le sue zampe, il terrore che incute, i
denti aguzzi; le armi del giusto consistono nella saviezza, nella pazienza,
nella tolleranza, nel disprezzo di tutte le cose presenti. Chiunque è munito di
queste armi, si ride non solamente degli uomini crudeli e persecutori, ma di
tutti quanti i demoni» (Homil. ad pop.).
 Studiatevi dunque di vivere secondo Iddio, e non sarete
mai vinti da nessuno; ancorché foste l’ultima degli uomini agli occhi del cieco
mondo, sarete sempre i più forti e potenti. Ma se non vivete secondo la fede,
quando foste pure la suprema potenza della terra, sarete però sempre facile
preda di ogni più fiacco nemico, e di ogni più piccolo inganno; la vostra sorte
sarà quella dell’indurato Faraone che fu vinto da zanzare e da cavallette…

 4. IL GIUSTO È LUCE DEL MONDO. – «La strada del giusto
è come striscia di sfavillante luce», leggiamo nei Proverbi
(IV, l8). Seminata di pericoli, di tentazioni, di errori, la vita presente è
notte buia anziché giorno chiaro: perciò Dio vi ha messo i giusti, quasi
altrettante fiaccole, a rischiarare le tenebre, fino a che la notte di tutte le
tentazioni e dei pericoli sia finita. I giusti sono fari collocati su le torri
del Signore, in riva al mare burrascoso di questo mondo, per indicare gli scogli
ai naviganti e nell’indirizzarli al porto di salvezza. I giusti compaiono come
splendida aurora che dirada le tenebre; sono l’aurora del sole eterno… .
 E qui notate come convenga ai giusti, agli amici di
Dio, questo paragone con l’aurora: 1° L’aurora riceve la sua chiarezza dal sole;
e i giusti ritraggono la loro giustizia da Gesù Cristo, vero sole di
giustizia… 2° La luce dell’aurora aumenta a poco a poco, insensibilmente,
finché diviene vero splendore; la virtù del giusto va man mano crescendo finché
tocca la perfezione… 3° Il sole, in su l’aurora, trasmettendo i raggi suoi a
traverso delle nubi, compare più bello; l’anima giusta e santa che splende di
carità, e di pazienza in mezzo alle tribolazioni, si mostra più ammirabile e più
bella… 4° L’aurora non è altro che l’aria, di per sé tenebrosa ed oscura, ma
che rischiarata dalla luce solare, diventa luminosa e splende dapprima
debolmente, poi di vivissima chiarore; così l’anima, allorché passa dalle
tenebre dell’errore e del vizio alla luce della virtù, viene rischiarata dalla
grazia, in modo però che si trova in lei una mescolanza di tenebre e di luce, la
quale, a poco a poco, crescendo la grazia, si cambia nel puro splendore della
giustificazione… 5° Finalmente i barlumi dell’aurora si confondono ben presto
negli splendori del sole e non formano più che una sola luce al meriggio; così i
giusti si uniscono, si perdono, si trasformano in certa qual guisa in Gesù
Cristo, per la perfezione della loro vita e questo avverrà più intimamente
ancora, quando, nell’eternità beata, lo vedranno faccia a faccia e lo
possederanno tutto intero poiché allora Dio sarà tutto in tutti.
 «Il giusto, dice l’Ecclesiastico, è stabile
nella sapienza come il sole» (Eccli. XXVII, 12). Ora vedete l’analogia
che vi è tra il giusto e il sole: 1° Il sole è tutto luce e calore, così anche
il giusto… 2° Il sole non patisce oscuramento né dal fumo, né dalle nubi; il
giusto non è turbato né dal timore, né dalle passioni; queste sono nubi ch’egli,
quanto più progredisce, tanto più dissipa… 3° Il sole sta lontanissimo e
altissimo dalla terra; il giusto mena la sua vita nel cielo e aborre le cose
della terra… 4° Il sole spande i luminosi e benefici suoi raggi su tutto il
mondo, tanto sui buoni quanto sui cattivi; il giusto fa del bene a tutti, amici
o nemici… 5° Il sole obbedisce ai cenni di Dio, va, viene, leva, tramonta,
secondo le leggi assegnategli; e così fa il giusto… 6° Il sole è più grande
della terra; il giusto è animato da tale carità, che racchiude nel suo cuore il
mondo intero… 7° Il sole vince in chiarezza le stelle; il giusto supera in
luce e santità tutti gli altri uomini… 8° Il sole è attivissimo; il giusto non
cessa un istante dal produrre frutti di obbedienza, di amore e di buone opere…
9° I raggi del sole si conservano sempre puri, anche battendo in luoghi immondi,
sopra sozzure; similmente il giusto, serba intatto il suo candore e la sua
bellezza; anche vivendo in mezzo ai peccatori ed essendo testimonio delle loro
laidezze.

 5. IL GIUSTO È IL TESORO DELLA TERRA. – Per riguardo a
Noè che era giusto, Dio conservò la stirpe umana all’epoca del diluvio. E la
sacra Scrittura ci dice che anche a Sodoma ed alle altre infami città della
Pentapoli Dio era disposto a perdonare, dietro le istanze del giusto Abramo, se
vi si fossero trovati solo dieci uomini giusti e furono distrutte dal fuoco,
salvandosene il solo Loth con la famiglia, perché non si poterono trovare dieci
persone dabbene… Quante volte non salvò Mosè il popolo colpevole e gli
risparmiò i castighi della vendetta divina? Ah! il giusto è un parafulmine che
preserva il mondo dallo scoppio dell’ira celeste.
 «La persone giuste e sante, dice S. Gerolamo, sono i
cardini della Chiesa, anzi del mondo (Lib. sup. Gen.)». Infatti, dice
Ruffino spiegando questo passo, «chi può dubitare che il mondo non stia in piedi
per le orazioni delle anime pie? (praef. in Vitis Patr.)».
 Discorrendo di Abramo, S. Ambrogio osserva «che egli
c’insegna come i giusti siano solido baluardo della patria e quanto bisogna
guardarsi dal biasimarli e vilipenderli. Infatti la loro fede ci protegge, la
loro giustizia ci preserva dalla rovina. Se Sodoma avesse avuto dieci giusti,
forse non sarebbe perita (De Abrah., l. I, c. 6)». Quindi Filone ci
esorta a pregare affinché, «come colonne che reggono l’edifizio, vi siano sempre
nel mondo degli uomini giusti a preservazione contro le calamità. Poiché vivendo
questi, non è mai da disperare della salute pubblica (De migrat. Abrah.)».
 Anche l’autore dei Proverbi aveva già detto: «La
benedizione dei giusti porta prosperità ad un paese; e la lingua dei malvagi lo
scompiglia e la rovina» (Prov. XI, 11). Ora se dimandate che cosa è
questa benedizione dei giusti, e in che consiste, vi rispondo che consiste in
questo: 1° Con le loro virtù, i giusti dànno buon esempio e attirano grazie su
quelli che li attorniano… 2° Sono preziosi per i benefizi e gli atti di carità
che esercitano, per le loro limosine, per la cura che si prendono dei malati,
dei prigionieri, degli appestati, dei bambini derelitti, per l’educazione che
dànno alla gioventù e agli ignoranti… 3° Le preghiere dei giusti sono una
benedizione, perché allontanano le calamità e attirano le grazie temporali e
spirituali… 4° I loro consigli, i loro avvisi, i loro discorsi, le loro
conversazioni, i loro buoni esempi sono anche una benedizione… 5° Finalmente,
l’arte ch’essi hanno di dire cose edificanti, di persuadere, di convertire, di
far perseverare nel bene è la più preziosa delle benedizioni.
 Per riguardo di S. Paolo, Dio salvò dal naufragio tutti
quei centoventi che navigavano con lui nel medesimo vascello (Act. XXVII,
24).
 Con la maestà della sua presenza e la gravità delle sue
parole, S. Leone fermò il feroce Attila e lo trattenne dal saccheggiare Roma;
mitigò l’ira di Genserico già padrone della città e risparmiò alla medesima
l’incendio, la strage, la totale rovina (Storia Eccles.).
 Con la sua modestia e umiltà, con la tenera sua
eloquenza, S. Gregorio riconciliò l’imperatore Morizio e i principi della
famiglia reale con la città che li aveva insultati. S. Lupo, vescovo di Troyes,
arrestò Attila il quale devastava, come fuoco del cielo, le contrade per le
quali passava con le sue orde. Per una sommossa avvenuta in Tessalonica, la
statua dell’imperatore Teodosio era stata abbattuta e trascinata per le vie
della città nel fango, e già l’imperatore, a vendetta dell’oltraggio fattogli,
aveva ordinato che fosse abbandonata al saccheggio, ma le parole del pio vescovo
Flaviano calmano lo sdegno imperiale e ottengono perdono al paese colpevole (Storia
Eccles
.).
 Ai tempi dello scisma di Pier Leone, S. Bernardo,
armato della grazia e della potenza della sua parola, ridusse il re
d’Inghilterra e gli altri grandi del regno all’ovile della Chiesa e
all’obbedienza verso il papa Innocenzo II e pose fine allo scisma (Stor.
Eccles
.).

 6. IL GIUSTO È BENEDETTO DA DIO. – «Il Signore ama i
giusti, li benedice e si moltiplicano», dice il Salmista (Psalm. CXLV,
7). – Benedixit eis et mutiplicati sunt (Psalm. CVI, 38). «Dio custodirà
i piedi dei giusti», leggiamo in altro luogo della Scrittura (I Reg. 1,
9). Per i piedi dei giusti, si devono intendere gli andamenti e le azioni dei giusti, che Dio fa volgere a bene e ricompensa… Il giusto, accusando e
condannando se stesso per umiltà, secondo le parole del Savio (Prov.
XVIII, 17), non è mai accusato e condannato da Dio.

 «Il giusto rassomiglia ad una buona vigna, scrive S. Bernardo, la sua virtù è la vite, le buone opere sono i tralci; il testimonio della sua coscienza è un vino delizioso; la sua bocca, donde escono parole di edificazione e preghiere, è il torchio. Nulla in lui scorgete d’inerte; le sue parole, i suoi pensieri, ogni sua cosa insomma è a disposizione di Dio, come il campo è in mano al lavoratore. Egli è il frutto dei lavori del Signore; la vigna del Dio degli eserciti. Quindi Iddio lo ama e lo colma di grazie (Serm. XXIII
in Cantic.
)».
 «Noi otteniamo di essere ascoltati dai principi, dice
S. Gregario, quando abbiamo famigliarità con loro; ora i giusti sono gli amici e
i familiari di Dio, perché a lui congiunti col legame della carità e delle virtù; gli parlano dunque famigliarmente e ne sono ascoltati ed esauditi» (Pastor.).

 7. IL GIUSTO È AMATO E BENEDETTO DAGLI UOMINI. – «La memoria del giusto rimarrà in eterno» (Psalm. CXI, 6). «Mosè, dice l’Ecclesiastico, fu caro a Dio e agli uomini e la sua memoria è benedetta» (Eccli. XLV,
1). S. Bernardo applica queste parole al giusto, e dice: «Certamente è caro a Dio ed agli uomini colui che non solamente è con la sua presenza una
benedizione, ma la cui memoria è essa stessa in benedizione, per riguardo alle buone opere che ricorda. Poiché il giusto nutrisce i suoi simili della sua vita, della sua dottrina, della sua intercessione» (Serm. in Cant.).
 Come un altro Gesù Cristo, egli consuma la vita sua nel fare del bene (Act. X, 38); la sua memoria, esaltata ed onorata, passa di
generazione in generazione, né mai si spegne… Imitiamo dunque il giusto, siamo giusti noi medesimi… Qui è la vita, la felicità, la gloria, l’immortalità beata.