1. Grandezze e privilegi di S.
Giovanni Battista.
2. S. Giovanni Battista è la
voce di Dio
3. S. Giovanni modello di tutte le
virtù.
4. S. Giovanni Battista è a
giusto titolo chiamato angelo.
5. Lodi dei santi Padri al Battista.
1. GRANDEZZE E PRIVILEGI DI S.
GIOVANNI BATTISTA. – L’elogio del Battista è stato fatto da
Gesù Cristo medesimo che disse di lui: «Io vi dico in
fede mia, che fra i nati di donna non vi è uno più
grande di Giovanni Battista» (MATTH. XI, 11). Questo encomio
racchiude ciò che si può dire di più eccellente
di un uomo… E per più ragione S. Giovanni Battista se lo è
meritato. 1° Egli fu santificato prima della nascita… 2°
Istituì il battesimo di penitenza e battezzò Gesù
Cristo… 3° Fu il primo ad annunziare il regno dei cieli e
convertì gran numero di peccatori… 4° Fu inviato da Dio,
purché fosse il precursore di Gesù Cristo, lo
mostrasse, lo. facesse conoscere, ed è questa la missione più
sublime che si possa affidare ad un uomo… 5° Il profeta
Malachia lo aveva paragonato agli angeli predicendone la nascita…
6° Le sue profezie, la sua vita, le sue opere splendono di più
mirabile luce che non quelle degli altri profeti. S. Giovanni fu
infatti un miracolo continuo, nella sua concezione, nel seno di
Elisabetta, nella sua natività, nella sua verginità,
nella sua vita evangelica. Fu concepito per miracolo da una madre
sterile; per miracolo conobbe, prima ancora di nascere, Gesù
Cristo non ancora nato e lo salutò col trasalire di gioia;
nato per miracolo fu a tutti argomento di grande letizia. Nella sua
circoncisione rese, per miracolo, la parola a suo padre e gli astanti
stupiti si domandavano: «Chi sarà mai questo bambino?»
(LUC. I, 66). Per miracolo andò, ancora fanciullo, al
deserto, e per miracolo vi passò quasi intera la sua vita nei
digiuni, nelle austerità, nelle severe penitenze.
S. Giovanni Battista ha la palma
della verginità, della profezia, della scienza, del
martirio… Egli è tra l’Antico e il Nuovo Testamento, come
anello di congiunzione fra l’uno e l’altro; è come
l’aurora del sole evangelico, che dirada le ombre dell’antica legge,
foriera dello splendido giorno della legge nuova.
Molti privilegi gode
S. Giovanni Battista: egli è ad un tempo dottore, vergine,
martire, profeta, anacoreta, apostolo, precursore… Ecco come ne
parla S. Agostino: «La fede concepisce, la verginità
partorisce, viene alla luce colui che è il più grande
degli uomini ed è uguale agli angeli, la tromba del cielo, il
panegirista di Cristo, il segreto del Padre, il banditore del Figlio,
il vessillifero del Re celeste, il perdono dei peccati, la correzione
dei Giudei, la vocazione dei gentili; in una parola, il legame della
legge e della grazia (Homil. in Evang.)».
Notate che la sua nascita è
preconizzata da un angelo…; nasce esente dalla colpa originale…;
Zaccaria, sordo e muto, al suo nascere parla e intende…, anzi è
illuminato, inspirato, e profetizza…; Elisabetta sterile,
partorisce…; un nome fuori della parentela è imposto al
bambino ed è il nome di Giovanni che significa: Dio è
stato misericordiosissimo, ovvero, questo piace a Dio.
2. S. GIOVANNI
BATTISTA È LA VOCE DI DIO. – Isaia, annunziando la persona e
la missione di Giovanni Battista, lo aveva chiamato «una voce
che grida nel deserto: Preparate la strada al Signore» (ISAI.
XL, 3). Il Battista fu la voce di Dio e del Verbo divino, e questo
nome gli si conviene, 1 ° perché come noi facciamo
conoscere agli altri, per mezzo della voce, la parola che sta celata
nel nostro pensiero, così il Padre eterno fece conoscere per
mezzo di S. Giovanni Battista il Verbo suo figlio, nascosto sotto
l’involucro della carne, dice S. Agostino (Hom. in Evang.).
2° Come la voce di colui che parla precede il concetto e
l’intendimento di colui che ascolta, così il Battista
precede, per mezzo della sua predicazione, la conoscenza e la fede di
Gesù Cristo nelle anime dei Giudei, e fa nascere in loro
questa fede, come osserva S. Gregorio (De S. Ioan.). 3°
Benché la voce preceda la comprensione dell’uditore, tuttavia
per riguardo a colui che parla, la voce viene dopo la parola già
formata nella sua mente; così pure S. Giovanni Battista
precede il Verbo e la conoscenza di Dio nello spirito dei suoi
uditori, ma intanto il Verbo di Dio precede Giovanni, in quanto che è
eterno, nota S. Ambrogio (Serm. de Nativ.). Lo stesso santo
dottore dice ancora: «Perché Giovanni era una voce, alla
sua nascita il padre muto ricupera la parola (In Luc.. c.
III)». 4° Giovanni Battista è il banditore che
ordina al popolo di tenersi pronto a ricevere Gesù Cristo e la
sua dottrina… 5° Giovanni è chiamato voce perché
non diceva nulla di suo, ma solo ciò che intendeva da Dio…
6° Come la voce precede la parola, nel senso che la parola è
formata dalla voce, così Giovanni che è la voce,
precede Gesù Cristo che è il Verbo o la parola, secondo
la profezia di Zaccaria: «E tu, o fanciullo, sarai chiamato
profeta dall’Altissimo; perché andrai innanzi alla faccia del
Signore a preparargli la strada» (Luc. I, 76). 7° Il
Battista è chiamato voce, perché il suo mandato non era
già di scrivere oracoli e profezie, come facevano Isaia e gli,
altri profeti ma di predicare e di mostrare Gesù a viva
voce… 8° Giovanni era la voce per eccellenza, poiché in
lui tutto era voce, tutto predicava la penitenza e la santità.
I suoi occhi, le sue mani, il suo abito, il suo cibo gridavano non
meno eloquente che la sua lingua: «Fate penitenza, preparate la
strada al Signore, perché il regno di Dio si avvicina»
(LUC. III, 4).
Finalmente il
Battista non fu già una voce fiacca e sorda, ma sonora e
gagliarda, perché parla e predica con meravigliosa audacia,
con costanza, con tutto l’animo, con energia, pubblicamente; flagella
senza umani riguardi i vizi del popolo e dei grandi. Poi col grido e
con la forza della sua voce prenunciava che la predicazione del
Vangelo sarebbe stata voce piena di forza e di magnificenza (Psalm.
XXVIII, 4), voce che avrebbe scosso ed atterrato i cedri del Libano
(Ib. 5), voce che sarebbe echeggiata fino nei più
remoti lidi del mondo (Psalm. XVIII, 4), che avrebbe aperto i
mari sprigionando da essi le fiamme, avrebbe scossa la solitudine e
gettato lo spavento nei deserti di Cades. (Psalm. XXVIII, 8).
Tale fu la voce di S. Giovanni Battista: «E ancora oggidì,
osserva S. Ambrogio, grida e predica con l’esempio e con le parole, e
col tuono della sua voce fa traballare i deserti dei nostri peccati
(Serm. de Nativ.)».
In tre modi S. Giovanni è voce: 1° E
voce che precede e annunzia il Cristo che sta per venire. 2° E
voce che mostra Gesù Cristo nato. 3° E voce che eccita
alla penitenza e quindi prepara i cuori a Gesù Cristo. Perciò
con tre nomi la sacra Scrittura chiama il Battista: angelo, voce e
lume. Egli è un angelo, un nuova Elia, un profeta, anzi per
testimonianza di Gesù, è più che profeta, che
predica e annunzia la grazia di Dio che sta per comparire; è
una voce che inculca la penitenza; è una lucerna che fa vedere
Gesù Cristo già presente: «Ecco l’Agnello di Dio:
ecco colui che toglie i peccati del mondo» (IOANN. I, 29), va
gridando per la Giudea questo messaggero del Messia.
Ma come avrebbe
potuto non essere voce, e potentissima voce, a manifestazione e
proclamazione del Verbo, colui che era già stato tale prima di
nascere? Infatti egli parla fino dal seno di sua madre, non con la
bocca, ma col tripudiare nelle viscere di lei e con quel tripudio
adora e annunzia Gesù Cristo presente nell’utero della
Beata Vergine Maria, nel quale, si è incarnato secondo il
tempo; l’annunzia ad Elisabetta sua madre, la quale, riempita
anch’essa di Spirito Santo, riconosce Gesù e risponde al
saluto di Maria: «Benedetta tu sei fra le donne e benedetto è
il frutto del tuo seno. E donde a me tanta ventura, che la madre del
mio Signore venga a me? Infatti non appena la voce del tuo saluto
giunse all’orecchio mio, che ho sentito il mio bambino esultare nel
mio petto» (Luc. I, 42-44).
Né questa voce tace quando
Giovanni è preso da Erode e chiuso in prigione; di là
egli parla ai discepoli, e di là spedisce dei messaggeri a
riconoscere il Cristo. Che più? parla morendo, continua a
parlare dopo morte e parlerà fino alla fine del mondo col suo
sangue, rendendo testimonianza alla castità ed a Gesù
Cristo.
3. S. GIOVANNI
MODELLO DI TUTIE LE VIRTÙ. – Gesù Cristo chiama il
Battista «lucerna ardente e lucente» (IOANN. V, 35), e
con queste parole lo dichiara modello perfetto e pratico di tutte le
virtù più splendide. Infatti, specchio di penitenza,
egli la Pratica severissima per tutta la sua vita ed agli altri la
predica (Luc. III, 8). Modello di schietta e sincera
confessione, altamente si protesta di non essere lui il Cristo, ma
una semplice voce la quale designa il Cristo (IOANN. I, 20, 23).
Esempio di umiltà, si dichiara indegno di sciogliere i calzari
a Colui che, di lui più potente e a lui anteriore, sarebbe
comparso dopo di lui (Luc. III, 16). Voce di fede, gridava:
«Ecco l’Agnello di Dio» (IOANN. I, 29). Voce di
correzione e di minaccia, diceva ai farisei: «O razza di
vipere, chi v’insegnerà a scansare la collera divina che
s’appressa?» (Luc. III, 7). Voce di giustizia, inculcava
ai soldati che si astenessero da ogni violenza ed insolenza, e
stessero contenti al loro soldo (Luc. III, 14). Voce di
castità, intimava ad Erode di licenziare Erodiade, non
essendogli lecito tenere con sé la moglie di suo fratello
(MARC. VI, 18). E per aver mantenuta ferma questa voce, moriva
martire.
Egli è modello
ed esempio di lode, di riconoscenza, di ringraziamento, allorché
nascendo eccita il padre suo Zaccaria ad intonare quel sublime
cantico, che fu dalla Chiesa adottato come inno di ringraziamento e
di esultanza per i cristiani (Luc. I, 68 et seq.); ed anche
allora quando fu cagione che Maria, per rispondere al saluto ed alle
congratulazioni che Elisabetta mossa da lui interiormente, le aveva
fatto, proruppe in quell’inno di paradiso, in cui la più
schietta letizia si sposa alla più profonda umiltà, e
la profezia va congiunta al ringraziamento, cioè il Magnificat
(Luc. I, 46 et seq.).
Impariamo anche noi
dal Battista ad essere interamente ed in ogni cosa voce, modelli,
esemplari di ogni virtù; voci e trombe di Dio, annunziatrici
del suo amore, dei suoi benefizi, della sua gloria. Non ci cada mai
di mente l’avvertimento che a questo proposito ci dà San
Bernardo (Serm. de Nativ. S. Ioannis), «che cioè
il solo risplendere è vano, il solo ardere è poca cosa;
ma ardere e risplendere tutt’insieme forma la perfezione»; e
conferma il detto suo con questa osservazione, «che Gesù
Cristo parlando del Battista non disse: egli è lucerna
risplendente e ardente, ma ardente e risplendente, perché la
luce di Giovanni si dimostrava e proveniva dal suo fervore, e non il
suo fervore dallo splendore (Ut sup.)»… La vita di S.
Giovanni Battista era il lampo, la, sua voce il tuono, e tutt’insieme
il fulmine che percoteva i vizi e i peccati.
Giovanni Battista fu scelto ad
essere il precursore, il banditore e alfiere di Gesù Cristo,
perché è grande innanzi a Dio; perché è
un uomo meraviglioso, un eroe; perché splende per la fede, si
solleva per la speranza, è infiammato di carità; perché
è un modello sublime di castità, di penitenza, di
mortificazione, di preghiera, di ritiratezza, di raccoglimento, di
silenzio, di fuga dal mondo, di povertà… Concepito e
partorito per miracolo da genitori sterili e vecchi, attinge la
castità insieme con la vita.
Non è pertanto
da stupire, se tutti gli antichi padri gli tributarono larghi encomi.
Il Crisostomo, per esempio, lo dice: «Scuola di virtù,
insegnamento di vita, modello di santità, regola di giustizia,
specchio di verginità, tipo di pudicizia, esemplare di
castità, cammino alla penitenza, riconciliazione dei
peccatori, disciplina della fede; più che uomo, emulo degli
angeli, compendio della legge, sanzione del Vangelo, voce degli
apostoli, silenzio dei profeti, lucerna del mondo, araldo del giudice
supremo, precursore di Cristo, mietitore del Signore, testimonio di
Dio, mediatore tra la Santissima Trinità e gli uomini (Serm.
VIII)». «E’ la gioia dei genitori, soggiunge S.
Bernardo, il lustro della nazione, l’esempio del mondo, il fine
della legge, il principio del Vangelo, il fugatore della morte, la
porta della vita, l’onore degli uomini, l’aurora della conversione
del mondo, il principe della giustizia (Serm. de privileg.
Bapt.)».
4. S. GIOVANNI
BATTISTA È A GIUSTO TITOLO CHIAMATO ANGELO. – «Ecco che
io mando il mio angelo, dice il Signore per mezzo di Malachia, ed
egli preparerà la strada innanzi a me. Quindi verrà ben
tosto nel suo tempio il dominato re che voi cercate, l’angelo
dell’alleanza che voi aspettate» (MALACH. III, l). Qui il
profeta annunzia l’angelo che preparerà la strada al Messia.
Ora qual è questo angelo? E quello al quale Zaccaria disse: «E
tu, o fanciullo, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché
camminerai dinnanzi alla faccia del Signore a preparargli la strada»
(Luc. I, 76). Il Messia predetto da Malachia e di cui
Giovanni, anch’egli prenunziato, doveva preparare la strada, è
giunto; Giovanni Battista lo mostra a dito: «Ecco l’Agnello di
Dio» (IOANN. I, 29).
Si noti ancora che Malachia, il
quale annunzia S. Giovanni Battista e l’arrivo del Messia, è
l’ultimo dei profeti. La loro missione è finita; quello che
avevano predetto sta per avverarsi; e più non ne sorgeranno
altri, poiché erano stati suscitati da Dio unicamente per
annunziare Gesù e la santa Vergine sua Madre: comparendo Gesù,
essi scompaiono come le stelle al levare del sole.
E perché si dà il
nome di Angelo a S. Giovanni Battista? Angelo per grazia non per
natura, egli è chiamato così:
1° perché è un
angelo per causa del suo uffizio. Angelo vuol dire messo o inviato,
ora egli è stato inviato da Dio agli uomini, per far loro
conoscere Gesù Cristo, e condurli a lui.
2° Siccome gli angeli non
conobbero infanzia, ma furono creati in una natura perfetta, con
l’uso attuale della ragione, del giudizio, del libero arbitrio, così
Giovanni Battista non ebbe infanzia. Infatti nel sesto mese dacché
era concepito e prima di nascere, visitato dalla Beata Vergine Madre
di Dio, e da Gesù Cristo ch’ella portava in seno, fu
santificato nell’utero di Elisabetta, profetizza, riceva il più
nobile uso della ragione, riconosce Gesù Cristo, lo adora, lo
saluta, prova un grande impeto di gioia.
3° Gli angeli
vivono senza cibo e senza bevanda, e Giovanni serba tanta sobrietà,
mortificazione, temperanza nel bere e nel mangiare, che si può
dire con S. Basilio, la vita sua essere stata un continuo, non
interrotto rigorosissimo digiuno (De S. Ioann.). Al che se
aggiungiamo i purissimi, castissimi suoi costumi e la immacolata sua
illibatezza, ne conchiudiamo a tutta ragione che gli conviene il nome
di angelo.
4° A quel modo che gli angeli si specchiano
continuamente nella faccia di Dio (MATTH. XVIII, 10), così
Giovanni ritiratosi, fin dall’infanzia, nel deserto, conversa per via
della contemplazione con Dio e con gli angeli del paradiso e per ciò
si veste e s’infiamma di libertà angelica, di costanza, di
carità, di zelo, di perfezione. Inoltre Giovanni tratta col
Verbo incarnato, lo assiste, lo serve, come gli angeli assistono e
servono Dio nel Cielo.
5° Il nome di
angelo gli si da ancora, perché egli non perde giammai la
grazia ricevuta, non commette mai colpa, per lo meno grave e
deliberata; ma persevera nella carità e progredisce in
santità, come confermato in grazia, quasi uguale agli angeli.
Quello che in tale felice condizione lo mantiene e rinsalda è
la sua vita austera, la severa penitenza che pratica nel cibo, nel
vestire e nel riposo. Perciò, il Crisostomo chiama angelico il
vivere suo, e dice «aver Giovanni vissuto su la terra come se
già fosse nel cielo (Serm. de S. Ioann)».
6° Come gli
angeli d’un ordine superiore istruiscono quelli degli ordini
inferiori, ed inoltre illuminano, purificano gli uomini e li rendono
Più perfetti, così operò S. Giovanni, giusta
quelle parole di Gabriele a Zaccaria paure del Battista:.
«Elisabetta, tua moglie, partorirà un tiglio che
chiamerai Giovanni… Egli sarà riempito di Spirito Santo fin
nell’utero di sua madre, convertirà moltitudine d’israeliti
al loro Dio. Camminerà dinanzi a Dio nella virtù e
nello spirito di Elia, per rivolgere i cuori dei padri a quelli dei
figli, e gli increduli alla sapienza dei giusti, per preparare al
Signore un popolo perfetto» (Luc. l, 16-11).
7° Angelo è
ancora chiamato il Battista perché nel deserto non ha altro
istitutore e maestro che lo Spirito Santo il quale lo illumina, non
da uomo ma da angelo, intorno al misteri di Dio e di Gesù
Cristo. Egli è come un cherubino ed un serafino, che supera
per la sua virtù, santità e missione tutti gli angeli
inferiori. Ed è questo il motivo per cui i Giudei lo
riveriscono e lo adorano, quasi fosse egli il Messia, come apparisce
dalla deputazione che a nome dei sacerdoti e dei leviti gli si
presento a domandargli chi fosse (GIOV. I, 19-22). Che più?
la grandezza, la potenza, la santità del Battista erano così
magnificate su le bocche del Giudei, che Erode medesimo l’ebbe a
scambiare col Cristo. Infatti quando seppe degli strepitosi prodigi
che Gesù operava nella Giudea, disse: «Chi sarà
costui del quale tali cose porta la fama, mentre Giovanni fu da me
decollato?» (Luc. IX, 9).
5. LODI DEI SANTI PADRI AL
BATTISTA. – I santi padri gareggiano nell’encomiare e dare
titoli di lode e di onore al figliuolo di Elisabetta. Per essi, egli
figura l’aurora, la stella del mattino, l’arcobaleno, il lampo, la
voce, l’amico dello sposo, il precursore, il testimonio, il profeta
di Gesù Cristo e del Vangelo, il mediatore e l’anello che
congiunge i due Testamenti…
Nessuno tra gli
uomini è più grande di Giovanni, – disse il Verbo
incarnato; perché, osserva S. Agostino, «quegli che è
dappiù di Giovanni, non è semplicemente uomo ma è
Dio-Uomo (Homil. in Evang.)».
«Giovanni
Battista, dice S. Ambrogio, non conosce pari tra i nati di donna; li
supera tutti e s’innalza sopra tutti; supera i profeti, vince in
dignità i patriarchi (Serm. XCXIV)». Così
è veramente dice Gersone, perché «egli sembra che
tenga il primo posto, dopo Maria, nell’ordine dei serafini, in luogo
di Lucifero (Tract. IV, in Magnificat)».
«A quel modo, scrive Tertulliano, che
l’aurora segna il fine della notte ed il principio del giorno, così
Giovanni Battista è la fine della notte della legge, è
l’aurora del giorno evangelico» (Cont. Marcion. lib. IV,
C. 33). La stessa cosa ripete S. Tommaso chiamandolo: «Termine
della legge,
cominciamento del Vangelo (P. 3.a, q. 38, art.
1)». Ed il Crisologo chiama Giovanni «il vincolo della
legge e della grazia, nel quale il giudaismo doveva finire ed il
Cristianesimo incominciare (Serm. XCI)»