1. Le occasioni prossime del peccato sono molte e pericolosissime.
2. Bisogna fuggire le occasioni prossime del peccato.
1. LE OCCASIONI PROSSIME DEL PECCATO SONO MOLTE E PERICOLOSISSIME. – Le occasioni prossime del peccato sono frequenti,
il rischio che vi si corre è grande, incalcolabili sono le disgrazie che portano con sé. Numerosi, crudeli ed agguerriti sono gli assassini delle anime (Prov. XVII, 5): «la via del malfattore è irta di spade», dicono i Proverbi.
«Chi scherza con 1’occasione prossima del peccato, non è più sicuro, scrive S. Cipriano; ingannatrice è la confidenza che spinge l’uomo a cimentarsi al pericolo di perdere la vita; arrischiata è sempre la speranza che ci fa credere che ci salveremo stando in mezzo al male.
Incerta è la vittoria, quando si vuole combattere in mezzo all’esercito nemico; mettersi tra le fiamme di un vasto incendio e non bruciare, o poterne uscire quando si vuole, è un’impresa impossibile.
Ci vorrebbe un miracolo; ma Dio non è tenuto a farlo e l’uomo che si espone in tale maniera, non lo merita; anzi fa di tutto per allontanare Dio e perire. Quindi si cade e si precipita miseramente e scandalosamente» (Lib. I, Ep. II).
«Chi ama il pericolo, vi perirà», dice lo Spirito Santo
(Eccli. III, 27).
Qualunque sia il pericolo, chi lo ama, lo cerca, e se ne diletta, vi farà naufragio. Quindi la frequenza con le persone di diverso sesso, senza ragionevoli motivi; la pratica con gli empi, con i libertini, alle veglie, alle danze, ai teatri, ai ridotti, sono occasione prossima di peccato, nella quale si cade quasi sempre.
Il demonio cela il pericolo e lo veste delle sembianze di un’onesta amicizia… Chi ha il cuore attaccato a ciò che lo espone al male, mostra di amare il pericolo che va congiunto a ciò ch’egli cerca. «Ammazza, gridava S. Gerolamo, il nemico mentre è tuttora piccolo e debole, sterpa la gramigna di mezzo al buon seme appena nata (Epist.)».
«Il sostenere la guerra che si leva contro di noi, contro nostro volere, è talora cosa indispensabile; ma l’avventurarvisi di proprio arbitrio è solenne pazzia», avverte S. Basilio (De Constit. monast., c. IV); e S. Cipriano dice che è un sedurre l’anima propria con imperdonabile accecamento, l’esporsi alle occasioni prossime del peccato.
Solo chi veglia, fugge, teme e diffida di se stesso, non perisce (De singular. Cleric.). Quindi S. Bernardo dice che «indizio di colpa già commessa, o spinta a commetterla, è il cercare l’occasione del peccato (Serm. in Psalm)». Già Seneca vedeva negli occhi gli eccitatori al vizio, gli alfieri del delitto (In Prov.).
2. BISOGNA FUGGIRE LE OCCASIONI PROSSIME DEL PECCATO. – «Figlio mio, diceva il Savio, se i malvagi ti accarezzeranno, non lasciarti sedurre» (Prov. I ,10). «Non dare orecchio ai loro perversi consigli; non permettere loro l’entrata nella tua mente, nel tuo cuore, nella tua volontà,
nella tua memoria; non ammetterli nemmeno alla tua presenza, non mostrarti affabile e sorridente con loro; non cercare né di vederli, né di essere veduto… Chi vuole custodire la sua anima, fugga coloro che possono essergli di occasione al peccato » (Id. XXII, 5).
Questo è il consiglio che dà a tutti il Savio; alla donna poi particolarmente, S. Martino raccomanda che si tenga ritirata in casa; che la prima virtù della donna, e la sua più onorevole vittoria sta nel non essere veduta (In eius Vita).
S. Agostino dice:
«Chi non prevede e non schiva il pericolo che deve prevedere e schivare, non prega Dio, ma piuttosto lo tenta (Lib. XVI de Civit. Dei, c. XIX)». Perciò dice Davide: « Non mi assisi nel convegno dei vanitosi, e non porrò piede tra i malviventi, e non starò insieme con gli empi (Psalm. XXV, 4-5). «Con quelli dal cuore depravato non ebbi dimestichezza e non conobbi il maligno che si allontanava da me» (Psalm. C, 4).
Tutte le anime pie hanno sempre in ogni tempo imitato Davide: temettero della propria fiacchezza, cercarono il loro scampo nella fuga. La virtù e la buona condotta sono poste a questo prezzo… Quanti imprudenti si espongono a mortali occasioni di peccato!… vi periscono quasi tutti…