"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica. FINALE (causa): il fine è ciò per cui si agisce è il movente della causa efficiente e conseguentemente delle altre cause.
Divisioni: a) finis qui (ciò cui si tende) e finis cui (soggetto a cui si ordina il bene che si vuol fare); b) finis operis (deriva oggettivamente dall\’azione posta) e finis operantis (inteso esplicitamente dall\’agente); c) fine remoto, a cui è ordinato il fine prossimo. Il fine è sempre un bene (almeno appreso come tale): l\’agente però può tendere o a comunicare il bene proprio (amore di benevolenza) o a conquistare il bene che non ha (amore di cancupiscenza).
Contro il Materialismo, il Fatalismo e il Razionalismo, la dottrina cattolica afferma che Dio è causa finale cioè fine supremo del creato. Il Conc. Vat., sesso III, c. 1 e can. 5 (DB, 1783, 1805), precisa che Dio ha creato tutto per la sua gloria, ossia non per accrescere la sua felicità, ma per manifestare liberamente le sue perfezioni, comunicando i suoi beni alle creature. Si tratta della gloria estrinseca di Dio, che nulla aggiunge alla sua gloria e felicità intima.
La S. Scrittura: Salmo 18: «I cieli cantano la gloria di Dio»; Prov. 16, 4: «Tutto Dio ha fatto per se stesso».
I Padri: S. Gregorio Nisseno ne raccoglie il pensiero in una bella immagine: Dio si serve della creazione del mondo per celebrare la sua gloria come in un libro aperto.
La ragione vede chiaro che Dio, suprema intelligenza, ha creato per un fine e che questo fine non può essere che Lui stesso. Se Dio agisse per un fine fuori di sé, sarebbe subordinato ad esso, e questo ripugna alla sua natura di Primo Ente. In questo fine primario però (gloria di Dio) è implicito il fine secondario, che è il bene delle stesse creature, specialmente dell\’uomo. L\’apparente egoismo di Dio si risolve così in sublime amore di benevolenza, perché solo in Dio a cui è ordinato l\’uomo trova la sua suprema perfezione, essendo Egli Verità e Bontà infinita capace quindi di saziare la sete infinita della nostra intelligenza e del nostro cuore.