"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica. FIDEISMO: è un sistema che esagera la funzione della fede nella conoscenza della verità.
C\’è un fideismo che si è manifestato volta a volta nel seno stesso della Chiesa sotto forme diverse più o meno accentuate. La corrente neo-platonica-agostinana al tempo della Scolastica reagiva, in base al sentimento e alla fede, contro le tendenze razionalistiche. Questa reazione si afferma esageratamente col Nominalismo, ma diventa eterodossa in Lutero. La sfiducia nella ragione serpeggia nelle opere di Pascal, trova una esposizione sistematica in Daniel Huet, Vescovo di Avranches (+1721), se pure è lui l\’autore del «Tractatus de debilitate intellectus humani» (il Muratori ne dubita), per inalvearsi poi nel Tradizionalismo (v. questa voce).
Ma un Fideismo peggiore (se non altro perché è naturalistico) è quello derivato dal Kantismo (v. questa voce) attraverso la «Critica della ragion pratica»: il rappresentante più spiccato di esso è il tedesco Jacobi, il quale al disopra dell\’intelletto pone una facoltà intuitiva (Vernunft) che attinge Dio. Alla fede si appellano spesso anche i Positivisti (Mill, Spencer) e i Prammatisti (James) per affermare la Divinità, che non riescono a provare per via di ragione (v. Positivismo, Prammatismo).
Al fideismo si accostano finalmente i Modernisti con la teoria del senso e dell\’esperienza religiosa (v. questo voce e Modernismo).
La Chiesa come difende sempre la libertà, pur avendo bisogno di affermare la grazia, così difende la dignità della ragione, anche quando afferma i diritti della fede (Cfr. Cane. Vat., sess. III; DE, 1781 ss.).