"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". ELETTI: sono i predestinati da Dio alla vita eterna.
Non poche sono le questioni connesse con questa voce (v. Predestinazione), ma ne esaminiamo soltanto due: 1° carattere dell’elezione divina e suo rapporto con la scienza, con l\’amore e la predestinazione; 2° numero degli eletti.
l° Carattere dell\’elezione divina. S. Tommaso più volte richiama l\’attenzione sulla differenza tra l\’amore di Dio e il nostro. Noi amiamo una creatura attratti dalla perfezione che è in essa e che può giovare a noi; Dio invece, non potendo subire alcun influsso esterno, ama la creatura infondendole la perfezione e il bene che essa non aveva. Sicché il nostro amore è effetto della perfezione della cosa amata; l\’amore di Dio invece è causa di quella perfezione: «Amor Dei est infundens et creans bonitatem in rebus» (S. Theol. I, q. 20, a. 2). Ne consegue che mentre noi, mossi dalla perfezione d\’una creatura, la preferiamo ad altre e l\’amiamo, Dio prima ama una creatura e poi la preferisce per la perfezione che le ha largito amandola. Perciò i Tomisti stabiliscono questa successione (di ragione, non di tempo) negli atti divini: amore, elezione, predestinazione. In tal modo l\’elezione, quale frutto dell\’amore di Dio, è assolutamente gratuita come la predestinazione alla gloria eterna. Ma per prediligerlo Dio deve prima conoscere l\’eletto: una certa prescienza deve dunque precedere l\’elezione. Se si domanda quale sia la causa della scelta, i Tomisti rispondono che essa dipende esclusivamente dalla bontà di Dio che si comunica a chi vuole; i Molinisti vogliono generalmente che a quella scelta, oltre la bontà divina, contribuisca in qualche modo la previsione dei meriti dell\’eletto. In qualunque sistema la distinzione tra eletti e non eletti resta avvolta in un profondo mistero, come già riconosceva S. Agostino. Se pure nell\’ordine astratto ed intenzionale l\’elezione è indipendente dalla considerazione dei meriti, praticamente nell\’ordine di esecuzione è certo che i meriti (nell\’adulto) sono una condizione imprescindibile di salvezza come i demeriti per la dannazione.
2° Numero degli eletti. E\’ una questione agitata fin dai primi secoli con due opposte tendenze: una ottimistica, che apre le porte del Paradiso alla maggior parte degli uomini; l\’altra più rigorosa, che riduce a pochi il numero degli eletti. Anticamente prevalse la tendenza rigoristica, oggi gli stessi Teologi sono un po\’ più larghi, pur rigettando l\’ottimismo esagerato di alcuni autori (come per esempio degli Umanisti). La verità è che solo Dio sa con certezza, ab aeterno, il numero preciso degli eletti; la Chiesa nella sua liturgia lo dice espressamente: «Deus cui soli cognitus est numerus electorum in superna felicitate locandus». In armonia con la Sapienza divina e con l\’opera redentrice di Gesù C. possiamo pensare che gli eletti siano più dei reprobi, ma ciascuna per conto proprio deve pregare, lottare e anche temere per la sua salvezza, seconda il monito dell\’Apostolo: «Adopratevi per la vostra salvezza con timore e tremore» (Filipp. 2. 12).