Natura, finalità e compiti della catechesi. La catechesi: azione di natura ecclesiale. Finalità della catechesi: la comunione con Gesù Cristo. La finalità della catechesi si esprime nella professione di fede nell’unico Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. I compiti della catechesi attuano la sua finalità. I compiti fondamentali della catechesi: aiutare a conoscere, celebrare, vivere e contemplare il mistero di Cristo. Iniziazione ed educazione alla vita comunitaria e alla missione. Alcune considerazioni sull’insieme di questi compiti. Il catecumenato battesimale: struttura e gradualità. Il Catecumenato battesimale, ispiratore della catechesi nella Chiesa
CONGREGAZIONE PER IL CLERO
DIRETTORIO GENERALE
PER LA CATECHESI
CAPITOLO III
Natura, finalità e compiti della catechesi
« …Ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre » (Fil 2,11).
77. Dopo aver delineato il posto della catechesi entro la missione evangelizzatrice della Chiesa, le sue relazioni con i vari elementi dell’evangelizzazione e con le altre forme del ministero della Parola, in questo capitolo si intende riflettere in modo specifico su:
– la natura ecclesiale della catechesi, vale a dire il soggetto agente della catechesi, la Chiesa animata dallo Spirito;
– la finalità che essa persegue fondamentalmente nel catechizzare;
– i compiti con i quali realizza questa finalità, che costituiscono i suoi obiettivi più immediati;
– la gradualità interna del processo catechistico e l’ispirazione catecumenale che lo anima.
Inoltre, in questo capitolo, si approfondirà maggiormente il carattere proprio della catechesi — già descritto nel capitolo antecedente — dove si sono specificate le relazioni che essa stabilisce con le altre azioni ecclesiali.
La catechesi: azione di natura ecclesiale
78. La catechesi è un atto essenzialmente ecclesiale. (229) Il vero soggetto della catechesi è la Chiesa che, continuatrice della missione di Gesù Maestro e animata dallo Spirito, è stata inviata per essere maestra della fede. Perciò, la Chiesa, imitando la Madre del Signore, conserva fedelmente il Vangelo nel suo cuore, (230) lo annuncia, lo celebra, lo vive e lo trasmette nella catechesi a tutti coloro che hanno deciso di seguire Gesù Cristo.
Questa trasmissione del Vangelo è un atto vivo di tradizione ecclesiale: (231)
– La Chiesa, infatti, trasmette la fede che essa stessa vive: la sua comprensione del mistero di Dio e del suo disegno salvifico; la sua visione dell’altissima vocazione dell’uomo; lo stile di vita evangelico che comunica la gioia del Regno; la speranza che la invade; l’amore che sente per l’umanità e per tutte le creature di Dio.
– La Chiesa trasmette la fede in modo attivo, la semina nei cuori dei catecumeni e catechizzandi per fecondare le loro esperienze più profonde. (232) La professione di fede ricevuta dalla Chiesa (« traditio »), germinando e crescendo durante il processo catechistico, è restituita (« redditio »), arricchita con i valori delle differenti culture. (233) Il catecumenato si trasforma, così, in un centro fondamentale di incremento della cattolicità e fermento di rinnovamento ecclesiale.
79. La Chiesa, nel trasmettere la fede e la vita nuova — attraverso l’iniziazione cristiana —, agisce come madre degli uomini che genera figli concepiti per opera dello Spirito Santo e nati da Dio. (234) Precisamente, « essendo nostra madre, la Chiesa è anche l’educatrice della nostra fede »; (235) è madre e maestra, nel medesimo tempo. Attraverso la catechesi, alimenta i suoi figli con la sua propria fede e li inserisce, come membri, nella famiglia ecclesiale. Come madre buona offre a loro il Vangelo in tutta la sua autenticità e purezza, il quale, in pari tempo, è donato a loro come alimento adattato, culturalmente arricchito e come risposta alle aspirazioni più profonde del cuore umano.
Finalità della catechesi: la comunione con Gesù Cristo
80. « Lo scopo definitivo della catechesi è di mettere qualcuno non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo ». (236)
Tutta l’azione evangelizzatrice è intesa a favorire la comunione con Gesù Cristo. A partire dalla conversione « iniziale » (237) di una persona al Signore, suscitata dallo Spirito Santo mediante il primo annuncio, la catechesi si propone di dare un fondamento e far maturare questa prima adesione. Si tratta, allora, di aiutare colui che si è appena convertito a « …conoscere meglio questo Gesù, al quale si è abbandonato: conoscere il suo “mistero”, il regno di Dio che egli annuncia, le esigenze e le promesse contenute nel suo messaggio evangelico, le vie che egli ha tracciato per chiunque lo voglia seguire ».(238) Il Battesimo, sacramento mediante il quale « siamo resi conformi a Cristo », (239) sostiene con la sua grazia quest’opera della catechesi.
81. La comunione con Gesù Cristo, per la sua stessa dinamica, spinge il discepolo a unirsi con tutto ciò con cui lo stesso Gesù Cristo era profondamente unito: con Dio, suo Padre, che lo aveva inviato nel mondo e con lo Spirito Santo, che gli dava l’impulso per la missione; con la Chiesa, suo corpo, per la quale si donò, e con gli uomini, suoi fratelli, la cui sorte ha voluto condividere.
La finalità della catechesi si esprime nella professione di fede nell’unico Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo
82. La catechesi è quella forma particolare del ministero della Parola che fa maturare la conversione iniziale, fino a farne una viva, esplicita e operativa confessione di fede: « La catechesi ha la sua origine nella confessione di fede e porta alla confessione di fede ». (240)
La professione di fede, interna al Battesimo, (241) è eminentemente trinitaria. La Chiesa battezza « nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo » (Mt 28,19), (242) Dio uno e trino, al quale il cristiano affida la sua vita. La catechesi di iniziazione prepara — prima o dopo la ricezione del Battesimo — a questo decisivo impegno. La catechesi permanente aiuterà a maturare questa professione di fede continuamente, a proclamarla nell’Eucaristia e a rinnovare gli impegni che implica. È importante che la catechesi sappia unire bene la confessione di fede cristologica, « Gesù è il Signore », con la confessione trinitaria, « Credo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo », poiché non sono che due modalità di esprimere la medesima fede cristiana. Chi per il primo annuncio si converte a Gesù Cristo e lo riconosce come Signore inizia un processo, aiutato dalla catechesi, che sbocca necessariamente nella confessione esplicita della Trinità.
Con la confessione di fede nell’unico Dio, il cristiano rinuncia a servire qualsiasi assoluto umano: potere, piacere, razza, antenati, Stato, denaro…, (243) liberandosi da qualsiasi idolo che lo renda schiavo. È la proclamazione della sua volontà di servire Dio e gli uomini senza alcun legame. Proclamando la fede nella Trinità, comunione di persone, il discepolo di Gesù Cristo manifesta contemporaneamente che l’amore di Dio e del prossimo è il principio che informa il suo essere e il suo operare.
83. La confessione di fede è completa solo se in riferimento alla Chiesa. Ogni battezzato proclama singolarmente il Credo, poiché nessuna azione è più personale di questa. Ma lo recita nella Chiesa e attraverso di essa, poiché lo fa come suo membro. Il « credo » e il « crediamo » si implicano mutuamente. (244) Nel fondere la propria confessione con quella della Chiesa, il cristiano è incorporato alla sua missione: essere « sacramento universale di salvezza » per la vita del mondo. Chi proclama la professione di fede assume impegni che non poche volte attireranno la persecuzione. Nella storia cristiana sono i martiri gli annunziatori e i testimoni per eccellenza. (245)
I compiti della catechesi attuano la sua finalità
84. La finalità della catechesi si realizza attraverso diversi compiti, mutuamente implicati. (246) Per attuarli, la catechesi si ispirerà certamente al modo in cui Gesù formava i suoi discepoli: faceva conoscere loro le diverse dimensioni del Regno di Dio (« A voi è dato di conoscere i misteri del Regno dei cieli », Mt 13,11); (247) insegnava loro a pregare (« Quando pregate, dite: Padre… », (Lc 11,2); (248) proponeva loro gli atteggiamenti evangelici (« Imparate da me, che sono mite e umile di cuore », Mt 11,29), li iniziava alla missione (« Li inviò a due a due… », Lc 10,1). (249)
I compiti della catechesi corrispondono all’educazione delle diverse dimensioni della fede, poiché la catechesi è una formazione cristiana integrale, « aperta a tutte le componenti della vita cristiana ». (250) In virtù della sua stessa dinamica interna, la fede esige di essere conosciuta, celebrata, vissuta e tradotta in preghiera. La catechesi deve coltivare ciascuna di queste dimensioni. La fede, però, si vive nella comunità cristiana e si annuncia nella missione: è una fede condivisa e annunciata. Pure queste dimensioni devono essere favorite dalla catechesi.
Il Concilio Vaticano II così espresse questi compiti: « La formazione catechistica, che dà luce e forza alla fede, nutre la vita cristiana secondo lo spirito di Cristo, porta a partecipare in maniera consapevole e attiva al mistero liturgico ed è stimolo all’azione apostolica ». (251)
I compiti fondamentali della catechesi: aiutare a conoscere, celebrare, vivere e contemplare il mistero di Cristo
85. I compiti fondamentali della catechesi sono:
– Favorire la conoscenza della fede
Colui che ha incontrato Cristo desidera conoscerlo il più possibile, come pure desidera conoscere il disegno del Padre che egli rivelò. La conoscenza dei contenuti della fede (fides quae) è richiesta dalla adesione alla fede (fides qua). (252) Già nell’ordine umano, l’amore per una persona porta a volerla conoscere sempre di più. La catechesi deve condurre, pertanto, a « comprendere progressivamente tutta la verità del progetto divino », (253) introducendo i discepoli di Gesù Cristo nella conoscenza della Tradizione e della Scrittura, la quale è la « scienza sublime di Cristo » (Fil 3,8). (254)
L’approfondimento nella conoscenza della fede illumina cristianamente l’esistenza umana, alimenta la vita di fede e abilita altresì a rendere ragione di essa nel mondo. La consegna del simbolo, compendio della Scrittura e della fede della Chiesa, esprime la realizzazione di questo compito.
– L’educazione liturgica
Infatti, « Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, in modo speciale nelle azioni liturgiche ». (255) La comunione con Gesù Cristo conduce a celebrare la sua presenza salvifica nei sacramenti e, particolarmente, nella Eucaristia. La Chiesa desidera ardentemente che tutti i fedeli cristiani siano condotti a quella partecipazione piena, consapevole e attiva che esigono la natura della liturgia medesima e la dignità del loro sacerdozio battesimale. (256) Per questo, la catechesi, oltre a favorire la conoscenza del significato della liturgia e dei sacramenti, deve educare i discepoli di Gesù Cristo « all’orazione, al ringraziamento, alla penitenza, alla domanda fiduciosa, al senso comunitario, al linguaggio simbolico… », (257) poiché tutto ciò è necessario affinché vi sia una vera vita liturgica.
– La formazione morale
La conversione a Gesù Cristo implica il camminare al suo seguito. La catechesi deve, pertanto, trasmettere ai discepoli gli atteggiamenti propri del Maestro. Questi intraprendono così un cammino di trasformazione interiore, nel quale, partecipando al mistero pasquale del Signore, « passano dall’uomo vecchio all’uomo nuovo in Cristo ». (258) Il Discorso della Montagna, nel quale Gesù riprende il decalogo e gli imprime lo spirito delle beatitudini, (259) è un riferimento indispensabile nella formazione morale, oggi tanto necessaria. L’evangelizzazione, che comporta anche l’annuncio e la proposta morale », (260) diffonde tutta la sua forza interpellante quando, unitamente alla parola annunciata, sa offrire anche la parola vissuta. Questa testimonianza morale, alla quale la catechesi prepara, deve saper mostrare le conseguenze sociali delle esigenze evangeliche. (261)
– Insegnare a pregare
La comunione con Gesù Cristo conduce i discepoli ad assumere l’atteggiamento orante e contemplativo che ebbe il Maestro. Imparare a pregare con Gesù è pregare con i medesimi sentimenti con i quali Egli si rivolgeva al Padre: l’adorazione, la lode, il ringraziamento, la confidenza filiale, la supplica, l’ammirazione per la sua gloria. Questi sentimenti si riflettono nel Padre Nostro, la preghiera che Gesù insegnò ai discepoli e che è modello di ogni preghiera cristiana. La « consegna del Padre Nostro », (262) sintesi di tutto il Vangelo, (263) è, pertanto, vera espressione della realizzazione di questo compito. Quando la catechesi è permeata da un clima di preghiera, l’apprendimento di tutta la vita cristiana raggiunge la sua profondità. Questo clima si fa particolarmente necessario quando il catecumeno e i catechizzandi si trovano di fronte agli aspetti più esigenti del Vangelo e si sentono deboli, o quando scoprono — meravigliati — l’azione di Dio nella loro vita.
Altri compiti fondamentali della catechesi:
Iniziazione ed educazione alla vita comunitaria e alla missione
86. La catechesi rende il cristiano idoneo a vivere in comunità e a partecipare attivamente alla vita e alla missione della Chiesa. Il Concilio Vaticano II indica la necessità per i pastori di « fomentare opportunamente lo spirito comunitario » (264) e per i catecumeni di « imparare a cooperare attivamente all’evangelizzazione e all’edificazione della Chiesa ». (265)
– L’educazione alla vita comunitaria
a) La vita cristiana in comunità non s’improvvisa e bisogna educare ad essa con cura. Per questo apprendimento, l’insegnamento di Gesù sulla vita comunitaria, riportato dal Vangelo di Matteo, richiede alcuni atteggiamenti che la catechesi dovrà favorire: lo spirito di semplicità e di umiltà (« Se non diventerete come i bambini… », Mt 18,3); la sollecitudine per i più piccoli (« Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli… », Mt 18,6); l’attenzione speciale verso coloro che si sono allontanati (« andare in cerca della pecora perduta… », Mt 18,12); la correzione fraterna (« Ammoniscilo fra te e lui solo… », Mt 18,15); la preghiera in comune. « Se due di voi si accorderanno per chiedere qualunque cosa… », Mt 18,19); il mutuo perdono, « fino a settanta volte sette… », Mt 18,22). L’amore fraterno unifica tutti questi atteggiamenti, « Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati », Gv 13,34).
b) Nell’educare a questo senso comunitario, la catechesi curerà anche la dimensione ecumenica e incoraggerà atteggiamenti fraterni verso i membri di altre Chiese e comunità ecclesiali. Perciò la catechesi nel perseguire questa meta esporrà con chiarezza tutta la dottrina della Chiesa cattolica, evitando espressioni o esposizioni che possano indurre in errore. Favorirà, inoltre, « una buona conoscenza delle altre confessioni », (266) con le quali esistono beni comuni come: « la parola di Dio scritta, la vita della grazia, la fede, la speranza e la carità, e altri doni interiori dello Spirito Santo ». (267) La catechesi avrà una dimensione ecumenica nella misura in cui saprà suscitare e alimentare « un vero desiderio dell’unità », (268) concepito non in vista di un facile irenismo, ma in vista dell’unità perfetta, quando il Signore lo vorrà e attraverso le vie che Egli vorrà.
– L’iniziazione alla missione
a) La catechesi è parimenti aperta al dinamismo missionario. (269) Essa si sforza di abilitare i discepoli di Gesù a essere presenti da cristiani nella società, nella vita professionale, culturale e sociale. Li preparerà anche a prestare la loro cooperazione nei differenti servizi ecclesiali, secondo la vocazione di ciascuno. Questo impegno evangelizzatore è originato, per i fedeli laici, dai sacramenti dell’iniziazione cristiana e dal carattere secolare della loro vocazione. (270) È anche importante usare ogni mezzo per suscitare vocazioni sacerdotali e di particolare consacrazione a Dio nelle diverse forme di vita religiosa e apostolica e per accendere nel cuore dei singoli la vocazione speciale missionaria.
Gli atteggiamenti evangelici che Gesù suggerì ai suoi discepoli, quando li iniziò alla missione, sono quelli che la catechesi deve alimentare: andare in cerca della pecora smarrita; annunciare e sanare nello stesso tempo; presentarsi poveri, senza oro né bisaccia; saper assumere il rifiuto e la persecuzione; porre la propria fiducia nel Padre e nel sostegno dello Spirito Santo; non attendersi altro premio che la gioia di lavorare per il Regno. (271)
b) Nell’educare a questo senso missionario, la catechesi formerà al dialogo interreligioso, che può rendere i fedeli idonei a una comunicazione feconda con uomini e donne di altre religioni. (272) La catechesi mostrerà che il legame della Chiesa con le religioni non cristiane è, in primo luogo, quello della comune origine e del comune fine del genere umano, come pure quello dei molteplici « semi della Parola », che Dio ha deposto in quelle religioni. La catechesi aiuterà anche a saper conciliare e, nello stesso tempo, a saper distinguere l’« annuncio di Cristo » dal « dialogo interreligioso ». Questi due elementi, mentre conservano la loro intima relazione, non devono essere né confusi né considerati equivalenti. (273) Infatti, « il dialogo non dispensa dall’evangelizzazione ». (274)
Alcune considerazioni sull’insieme di questi compiti
87. I compiti della catechesi costituiscono, di conseguenza, un insieme di aspetti ricco e variegato. Su questo insieme è opportuno formulare alcune considerazioni:
– Tutti i compiti sono necessari. Come per la vitalità di un organismo umano è necessario che funzionino tutti i suoi organi, così per la maturazione della vita cristiana occorre che siano coltivate tutte le sue dimensioni: la conoscenza della fede, la vita liturgica, la formazione morale, la preghiera, l’appartenenza comunitaria, lo spirito missionario. Se la catechesi trascurerà una di esse, la fede cristiana non conseguirà tutto il suo sviluppo.
– Ogni compito, a modo suo, realizza la finalità della catechesi. La formazione morale, per esempio è essenzialmente cristologica e trinitaria, piena di senso ecclesiale e aperta alla dimensione sociale. Lo stesso avviene per l’educazione liturgica, essenzialmente religiosa ed ecclesiale, ma anche molto esigente nel suo impegno evangelizzatore a favore del mondo.
– I compiti si implicano mutuamente e si sviluppano insieme. Ogni grande tema catechistico, per esempio, la catechesi su Dio Padre, ha una dimensione conoscitiva e implicazioni morali; si interiorizza nella preghiera e si assume nella testimonianza. Un compito chiama l’altro: la conoscenza della fede rende idonei alla missione; la vita sacramentale dà forza per la trasformazione morale.
– Per realizzare i suoi compiti, la catechesi si vale di due grandi mezzi: la trasmissione del messaggio evangelico e l’esperienza della vita cristiana. (275) L’educazione liturgica, per esempio, ha bisogno di spiegare che cos’è la liturgia cristiana e che cosa sono i sacramenti; però deve anche fare sperimentare i differenti tipi di celebrazione, far scoprire e amare i simboli, il senso dei gesti corporali, ecc. La formazione morale non solo trasmette il contenuto della morale cristiana, ma coltiva anche attivamente gli atteggiamenti evangelici e i valori cristiani.
– Le differenti dimensioni della fede sono oggetto di educazione tanto nel loro aspetto di « dono » quanto nel loro aspetto di « impegno ». La conoscenza della fede, la vita liturgica, la sequela di Cristo sono, ciascuna, un dono dello Spirito che si riceve nella preghiera e, nello stesso tempo, un impegno di studio, spirituale, morale, testimoniale. Entrambi gli aspetti devono essere coltivati. (276)
– Ogni dimensione della fede, come la fede nel suo insieme, deve radicarsi nell’esperienza umana, senza restare nella persona come qualcosa di posticcio o di isolato. La conoscenza della fede è significativa, illumina tutta l’esistenza e dialoga con la cultura; nella liturgia, tutta la vita personale è un’offerta spirituale; la morale evangelica assume ed eleva i valori umani; la preghiera è aperta a tutti i problemi personali e sociali. (277)
Come indicava il Direttorio del 1971, « è molto importante che la catechesi conservi questa ricchezza di aspetti diversi, in modo che nessun aspetto venga isolato, a scapito degli altri ». (278)
Il catecumenato battesimale: struttura e gradualità
88. La fede, spinta dalla grazia divina e coltivata dall’azione della Chiesa, sperimenta un processo di maturazione. La catechesi, al servizio di questa crescita, è un’azione graduale. Un’opportuna catechesi è disposta per gradi. (279)
Nel catecumenato battesimale, la formazione si sviluppa in quattro tappe:
– il pre-catecumenato, (280) caratterizzato dal fatto che in esso ha luogo la prima evangelizzazione in ordine alla conversione e si esplicita il kerigma del primo annuncio;
– il catecumenato, (281) propriamente detto, destinato alla catechesi integrale e al cui inizio ha luogo la « consegna dei Vangeli »; (282)
– il tempo della purificazione e illuminazione, (283) che fornisce una preparazione più intensa ai sacramenti d’iniziazione, e nel quale ha luogo la « consegna del Simbolo » (284) e la « consegna della Preghiera del Signore »;(285)
– il tempo della mistagogia, (286) caratterizzato dall’esperienza dei sacramenti e dall’ingresso nella comunità.
89. Queste tappe, colme di sapienza della grande tradizione catecumenale, ispirano la gradualità della catechesi. (287) All’epoca dei Padri della Chiesa, infatti, la formazione propriamente catecumenale si realizzava mediante la catechesi biblica, centrata sulla narrazione della Storia della salvezza; la preparazione immediata al Battesimo, per mezzo della catechesi dottrinale, che spiegava il Simbolo e il Padre Nostro, appena consegnati, con le loro implicazioni morali; e la tappa che seguiva ai sacramenti dell’iniziazione, mediante la catechesi mistagogica, che aiutava a interiorizzare detti sacramenti e a incorporarsi nella comunità. Questa concezione patristica continua a essere una fonte di luce per il Catecumenato attuale e per la stessa catechesi di iniziazione.
Questa, in quanto accompagna il processo di conversione, è essenzialmente graduale; e, in quanto è al servizio di chi ha deciso di seguire Cristo Gesù, è eminentemente cristocentrica.
Il Catecumenato battesimale, ispiratore della catechesi nella Chiesa
90. Dato che la missione ad gentes è il paradigma di tutta l’azione missionaria della Chiesa, il Catecumenato battesimale, che le è congiunto, è il modello ispiratore della sua azione catechizzatrice. (288) Perciò, è opportuno sottolineare gli elementi del Catecumenato che devono ispirare la catechesi attuale e il significato di questa ispirazione. Occorre, tuttavia, premettere che tra i catechizzandi e i catecumeni (289) e tra catechesi post-battesimale e catechesi pre-battesimale, che vengono rispettivamente loro impartite, vi è una differenza fondamentale. Essa proviene dai sacramenti di iniziazione ricevuti dai primi, i quali « sono già stati introdotti nella Chiesa e fatti figli di Dio per mezzo del Battesimo. Pertanto il fondamento della loro conversione è il Battesimo già ricevuto, la cui forza debbono sviluppare ». (290)
91. A fronte di questa differenza sostanziale, si considerano ora alcuni elementi del Catecumenato battesimale, che devono essere fonte di ispirazione per la catechesi postbattesimale:
– Il Catecumenato battesimale ricorda costantemente a tutta la Chiesa l’importanza fondamentale della funzione dell’iniziazione, con i basilari fattori che la costituiscono: la catechesi e i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia. La pastorale di iniziazione cristiana è vitale per ogni Chiesa particolare.
– Il Catecumenato battesimale è responsabilità di tutta la comunità cristiana. Infatti « tale iniziazione cristiana non deve essere soltanto opera dei catechisti o dei sacerdoti, ma di tutta la comunità dei fedeli, e soprattutto dei padrini ». (291) L’istituzione catecumenale incrementa, così, nella Chiesa la coscienza della maternità spirituale che essa esercita in ogni forma di educazione alla fede. (292)
– Il Catecumenato battesimale è tutto impregnato dal mistero della Pasqua di Cristo. Per questo « tutta l’iniziazione deve rivelare chiaramente il suo carattere pasquale ». (293) La Veglia pasquale, centro della liturgia cristiana, e la sua spiritualità battesimale, sono ispirazione per tutta la catechesi.
– Il Catecumenato battesimale è, anche, luogo iniziale di inculturazione. Seguendo l’esempio dell’Incarnazione del Figlio di Dio, fatto uomo in un momento storico concreto, la Chiesa accoglie i catecumeni integralmente, con i loro vincoli culturali. Tutta l’azione catechizzatrice partecipa a questa funzione di incorporare nella cattolicità della Chiesa gli autentici « semi della Parola » disseminati negli individui e nei popoli. (294)
– Finalmente, la concezione del Catecumenato battesimale, come processo formativo e vera scuola di fede, offre alla catechesi post-battesimale una dinamica e alcune note qualificanti: l’intensità e l’integrità della formazione; il suo carattere graduale, con tappe definite; il suo legame con riti, simboli e segni, specialmente biblici e liturgici; il suo costante riferimento alla comunità cristiana…
La catechesi post-battesimale, senza dover riprodurre mimeticamente la configurazione al Catecumenato battesimale, e riconoscendo ai catechizzandi la loro realtà di battezzati, farà bene ad ispirarsi a questa « scuola preparatoria alla vita cristiana », (295) lasciandosi fecondare dai suoi principali elementi caratterizzanti.
NOTE:
(229) Cf ciò che è stato indicato nel cap. 1 di questa parte, in « La trasmissione della Rivelazione per mezzo della Chiesa, opera dello Spirito Santo », e nella II parte al cap. 1, in « La ecclesialità del messaggio evengelico ». Cf EN 60, che parla dell’ecclesialità di qualsiasi atto di evangelizzazione.
(230) Cf LG 64; DV 10a.
(231) Cf DCG (1971) 13.
(232) Cf AG 22a.
(233) Cf CT 28, RICA 25 e 183-187. La traditio-redditio symboli (consegna e restituzione del simbolo) è stata ed è un elemento importante del Catecumenato battesimale. La bipolarità di questo gesto esprime la duplice dimensione della fede: dono ricevuto (traditio) e risposta personale e inculturata (redditio). Cf CT 28 per « un’adeguata e più ampia utilizzazione nella catechesi di questo rito tanto espressivo ».
(234) Cf LG 64.
(235) CCC 169. La relazione tra la maternità della Chiesa e la sua funzione educatrice è stata espressa molto bene da san Gregorio Magno: « Dopo essere stata fecondata, concependo i suoi figli grazie al ministero della predicazione, la Chiesa li fa crescere nel suo seno con i suoi insegnamenti » (Moralia in Iob, XIX, 12; CCL 143a, 970).
(236) CT 5; cf CCC 426; AG 14a. In relazione con questa finalità cristologica della catechesi, si veda quanto indicato nella I parte, cap. 1: « Gesù Cristo mediatore e pienezza della Rivelazione »; e ciò che si dice nella II parte, cap. 1: « Il cristocentrismo del messaggio evangelico ».
(237) AG 13b.
(238) CT 20c.
(239) LG 7b.
(240) MPD 8; Cf CCC 185-197.
(241) Cf CCC 189.
(242) Cf CCC 189-190 e 197.
(243) Cf CCC 2113.
(244) Cf CCC 166-167; CCC 196.
(245) Cf RM 45.
(246) Anche il DCG (1971) 21-29 distingue tra la finalità (finis) e i compiti (munera) della catechesi. Questi sono gli obiettivi specifici nei quali si concretizza la finalità.
(247) Cf Mc 4,10-12.
(248) Cf Mt 6,5-6.
(249) Cf Mt 10,5-15.
(250) CT 21b.
(251) GE 4; cf RICA 19; CIC 788, 2.
(252) Cf DCG (1971) 36a.
(253) DCG (1971) 24.
(254) DV 25a.
(255) SC 7.
(256) Cf SC 14.
(257) DCG (1971) 25b.
(258) AG 13.
(259) Cf LC 62; CCC 1965-1986. Il CCC 1697 precisa in particolare le caratteristiche che la catechesi deve assumere nella formazione morale.
(260) VS 107.
(261) Cf CT 29f.
(262) RICA 25 e 188-191.
(263) Cf CCC 2761.
(264) PO 6d.
(265) AG 14d.
(266) DCG (1971) 27.
(267) UR 3b.
(268) CT 32; cf CCC 821; CT 32-34.
(269) Cf CT 24c e DCG (1971) 28.
(270) Cf LG 31b e ChL 15; CCC 898-900.
(271) Cf Mt 10,5-42 e Lc 10,1-20.
(272) Cf EN 53 e RM 55-57.
(273) Cf RM 55b; Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Istruzione Dialogo e Annuncio. Riflessioni e orientamenti de Evangelio nuntiando et de Dialogo inter Religioso (19 maggio 1991), nn. 14-54: AAS 84 (1992) pp. 419-432. CCC 839-845; Nella IV parte, cap. 4, parlando dei destinatari della catechesi, si ritorna sul tema nella sezione « La catechesi nel contesto delle altre religioni ».
(274) RM 55a.
(275) Cf CIC 773 e 788.2.
(276) Cf DCG (1971) 22 e 23.
(277) Cf DCG (1971) 26.
(278) DCG (1971) 31b.
(279) Cf RICA 19.
(280) RICA 9-13.
(281) RICA 14-20; 68-72; 98-105.
(282) RICA 93; cf MPD 8c.
(283) RICA 21-26; 133-142; 152-159.
(284) RICA 25 e 183-187.
(285) RICA 25 e 188-192.
(286) RICA 37-40; 235-239.
(287) Questa gradualità traspare anche dai nomi che la Chiesa utilizza per designare coloro che si incontrano nelle diverse tappe del Catecumenato battesimale: « simpatizzante » (RICA 12), il già propenso alla fede, anche se non crede pienamente; « catecumeno » (RICA 17-18), il fermamente deciso a seguire Gesù; « eletto » o « concorrente » (RICA 24), il chiamato a ricevere il Battesimo; « neofita » (RICA 31-36), l’appena nato alla luce, grazie al Battesimo; « fedele cristiano » (RICA 39), il maturo nella fede e membro attivo della comunità cristiana.
(288) Cf MPD 8; EN 44; ChL 61.
(289) Nel presente Direttorio Generale per la Catechesi si utilizzano, come distinte, le espressioni « catecumeni » e « catechizzandi », allo scopo di indicare questa differenza. Per parte sua il CIC, cann. 204, 206, ricorda il diverso modo di unione con la Chiesa che hanno « catecumeni » e « fedeli cristiani ».
(290) RICA 295. Lo stesso Rito di Iniziazione Cristiana degli Adulti, cap. IV, contempla il caso degli adulti battezzati bisognosi di una catechesi di iniziazione. CT 44 precisa le diverse circostanze in cui questa catechesi di iniziazione si rende necessaria.
(291) AG 14d.
(292) Metodio di Olimpia, per esempio, ha di mira questa azione materna della comunità cristiana quando dice: « Rispetto a quelli che sono ancora imperfetti (nella vita cristiana), sono i più maturi quelli che li formano e li danno alla luce come in un’azione materna »: Metodio di Olimpia, Symposium, III, 8: SCh 95, 111. Vedi nello stesso senso: S. Gregorio Magno, Homiliarum in Evangelia, I, III, 2: PL 76, 1086.
(293) RICA 8.
(294) Cf CT 53.
(295) DCG (1971) 130. Tale numero si apre con la seguente affermazione: « Il catecumenato degli adulti, che è insieme catechesi, partecipazione liturgica e vita comunitaria, è il caso tipico di una istituzione che nasce dalla collaborazione di diverse attività pastorali » (ivi).