DIRETTORIO GENERALE PER LA CATECHESI (3)

La catechesi nella missione evangelizzatrice della Chiesa. La Rivelazione e la sua trasmissione mediante l’evangelizzazione. La Rivelazione del disegno provvidenziale di Dio. La trasmissione della Rivelazione per mezzo della Chiesa, opera dello Spirito Santo. L’evangelizzazione. Il ministero della parola di Dio nell’evangelizzazione. Funzioni e forme del ministero della parola di Dio. La conversione e la fede. Diverse situazioni socio-religiose di fronte all’evangelizzazione

CONGREGAZIONE PER IL CLERO


DIRETTORIO GENERALE
 PER LA CATECHESI



PARTE I


LA CATECHESI NELLA MISSIONE EVANGELIZZATRICE DELLA CHIESA


 


La catechesi nella missione evangelizzatrice della Chiesa


«Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura » (Mc 16,15).
 « Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato » (Mt 28,19-20).
 « Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra » (At 1,8).


Il mandato missionario di Gesù


34. Gesù, dopo la sua risurrezione, inviò da parte del Padre lo Spirito Santo perché compisse dal di dentro l’opera della salvezza e stimolasse i discepoli a continuare la sua propria missione nel mondo intero, come egli a sua volta era stato inviato dal Padre. Egli fu il primo e il più grande evangelizzatore. Annunciò il Regno di Dio,(66) come nuovo e definitivo intervento divino nella storia e definì questo annuncio «il Vangelo », cioè la buona notizia. A esso dedicò tutta la sua esistenza terrena: fece conoscere la gioia di appartenere al Regno,(67) le sue esigenze e la sua « charta magna »,(68) i misteri che racchiude,(69) la vita fraterna di coloro che vi entrano,(70) e la sua pienezza futura.(71)


Significato e finalità di questa parte


35. Questa prima parte intende definire il carattere proprio della catechesi.


Il primo capitolo, relativo all’impianto teologico, ricorda brevemente il concetto di Rivelazione esposta nel Documento conciliare Dei Verbum. Esso determina in maniera specifica il modo di concepire il ministero della Parola. I concetti parola di Dio, Vangelo, Regno di Dio e Tradizione, presenti in questa Costituzione dogmatica, fondano il significato di catechesi. Insieme con essi, è referente obbligato per la catechesi il concetto di evangelizzazione. La sua dinamica e i suoi elementi sono esposti con una precisione nuova e profonda nella Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi.


Il secondo capitolo situa la catechesi nel quadro dell’evangelizzazione e la pone in rapporto con le altre forme del ministero della parola di Dio. Grazie a questo rapporto si scopre più facilmente il carattere proprio della catechesi.


Il terzo capitolo analizza più direttamente la catechesi in quanto tale: la sua natura ecclesiale, la sua finalità vincolante di comunione con Gesù Cristo, i suoi compiti, l’ispirazione catecumenale che la anima.


La concezione che si ha della catechesi condiziona profondamente la selezione e l’organizzazione dei suoi contenuti (cognitivi, esperienziali, comportamentali), ne precisa i destinatari e definisce la pedagogia che si richiede per raggiungere i suoi obiettivi.


Il termine catechesi ha subìto una evoluzione semantica durante i venti secoli di storia della Chiesa. In questo Direttorio la concezione di catechesi si ispira ai Documenti del Magistero Pontificio post-conciliare e soprattutto a Evangelii Nuntiandi, Catechesi Tradendae e Redemptoris Missio.


 


CAPITOLO I


La Rivelazione e la sua trasmissione mediante l’evangelizzazione


« Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo, …poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in Lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose » (Ef 1,3-10).


La Rivelazione del disegno provvidenziale di Dio


36. « Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo, offre agli uomini, nelle cose create, una perenne testimonianza di sé ».(72) L’uomo, che per sua natura e vocazione è « capace di Dio », quando ascolta il messaggio delle creature, può raggiungere la certezza dell’esistenza di Dio come causa e fine di tutto e che Egli può rivelarsi all’uomo.


La costituzione Dei Verbum del Concilio Vaticano II ha descritto la Rivelazione come l’atto mediante il quale Dio si manifesta personalmente agli uomini. Dio si mostra, infatti, come colui che vuole comunicare Se stesso, rendendo la persona umana partecipe della Sua natura divina.(73) In tal modo Egli realizza il Suo disegno d’amore.


« Piacque a Dio, nella sua bontà e sapienza, rivelare Se stesso e manifestare il mistero della Sua volontà… per invitare (gli uomini) e ammetterli alla comunione con Sé ».(74)


37. Questo disegno provvidenziale(75) del Padre, rivelato pienamente in Gesù Cristo, si realizza con la forza dello Spirito Santo.


Esso comporta:


– la rivelazione di Dio, della sua « verità intima »,(76) del suo « segreto »,(77) della vera vocazione e dignità della persona umana;(78)


– l’offerta della salvezza a tutti gli uomini, come dono della grazia e della misericordia di Dio,(79) che implica la liberazione dal male, dal peccato, dalla morte;(80)


– la definitiva chiamata per riunire tutti i figli dispersi nella famiglia di Dio, realizzando così tra gli uomini l’unione fraterna.(81)


La Rivelazione: fatti e parole


38. Dio, nella sua immensità, per rivelarsi alla persona umana, utilizza una pedagogia: (82) si serve di avvenimenti e di parole umane per comunicare il suo disegno; lo fa progressivamente e per tappe,(83) per avvicinarsi meglio agli uomini. Dio, infatti, opera in maniera tale che gli uomini arrivino alla conoscenza del suo piano salvifico mediante gli avvenimenti della storia della salvezza e le parole divinamente ispirate che li accompagnano e li spiegano.


« Questa economia della Rivelazione avviene con eventi e parole intimamente connessi, in modo che


– le opere compiute da Dio nella storia della salvezza manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole,


– mentre le parole proclamano le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto ».(84)


39. Anche l’evangelizzazione, che trasmette al mondo la Rivelazione, si realizza con opere e parole. Essa è, a un tempo, testimonianza e annuncio, parola e sacramento, insegnamento e impegno.


La catechesi, per parte sua, trasmette i fatti e le parole della Rivelazione: deve proclamarli e narrarli e, nello stesso tempo, chiarire i profondi misteri che essi racchiudono. Inoltre, essendo la Rivelazione fonte di luce per la persona umana, la catechesi non solo ricorda le meraviglie di Dio operate nel passato, ma, alla luce della stessa Rivelazione, interpreta i segni dei tempi e la vita presente degli uomini e delle donne, giacché in essi si realizza il disegno di Dio per la salvezza del mondo.(85)


Gesù Cristo, mediatore e pienezza della Rivelazione


40. Dio si rivelò progressivamente agli uomini, per mezzo dei profeti e degli eventi salvifici, fino a portare a compimento la sua Rivelazione con l’invio del suo stesso Figlio:(86)


« Gesù Cristo, con tutta la sua presenza e con la manifestazione di Sé, con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua gloriosa risurrezione di tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito di verità, compie e completa la Rivelazione ».(87)


Gesù Cristo non è solamente il più grande dei profeti ma è il Figlio eterno di Dio fatto uomo. Egli è, pertanto, l’evento ultimo verso il quale convergono tutti gli avvenimenti della storia della salvezza.(88) Egli è, infatti, « la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre ».(89)


41. Il ministero della Parola deve porre in risalto questa ammirabile caratteristica, propria dell’economia della Rivelazione: il Figlio di Dio entra nella storia degli uomini, assume la vita e la morte umane e realizza la nuova e definitiva alleanza tra Dio e gli uomini. È compito proprio della catechesi mostrare chi è Gesù Cristo: la sua vita e il suo mistero e presentare la fede cristiana come sequela della sua Persona.(90) Perciò deve basarsi costantemente sui Vangeli, i quali « sono il cuore di tutte le Scritture in quanto sono la principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incarnato, nostro Salvatore ».(91)


Il fatto che Gesù Cristo sia la pienezza della Rivelazione è il fondamento del « cristocentrismo »(92) della catechesi: il mistero di Cristo, nel messaggio rivelato, non è un elemento in più accanto ad altri, ma è il centro a partire dal quale tutti gli altri elementi si gerarchizzano e s’illuminano.


La trasmissione della Rivelazione per mezzo della Chiesa, opera dello Spirito Santo


42. La Rivelazione di Dio, culminata in Gesù Cristo, è destinata a tutta l’umanità: « Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità » (1 Tm 2,4). In virtù di questa volontà salvifica universale, Dio ha disposto che la Rivelazione si trasmettesse a tutti i popoli, a tutte le generazioni e rimanesse per sempre integra.(93)


43. Per adempiere questo disegno divino, Gesù Cristo istituì la Chiesa sul fondamento degli Apostoli e, inviando loro lo Spirito Santo da parte del Padre, li mandò a predicare il Vangelo in tutto il mondo. Gli Apostoli con parole, opere e scritti, eseguirono fedelmente tale mandato.(94)


Questa Tradizione apostolica si perpetua nella Chiesa e per mezzo della Chiesa. Ed essa, tutt’intera, pastori e fedeli, vigila per la sua conservazione e trasmissione. Il Vangelo, infatti, si conserva integro e vivo nella Chiesa: i discepoli di Gesù Cristo lo contemplano e lo meditano incessantemente, lo vivono nell’esistenza quotidiana e lo annunciano nella missione. Lo Spirito Santo feconda costantemente la Chiesa mentre vive il Vangelo; la fa crescere continuamente nell’intelligenza dello stesso, e la spinge e la sostiene nel compito di annunciarlo in ogni angolo del mondo.(95)


44. La conservazione integra della Rivelazione, parola di Dio contenuta nella Tradizione e nella Scrittura, così come la sua continua trasmissione, sono garantite nella loro autenticità. Il Magistero della Chiesa, sostenuto dallo Spirito Santo e dotato del « carisma della verità » esercita la funzione di « interpretare autenticamente la Parola di Dio ».(96)


45. La Chiesa, « sacramento universale di salvezza »,(97) mossa dallo Spirito Santo, trasmette la Rivelazione mediante l’evangelizzazione: annuncia la buona novella del disegno salvifico del Padre e, nei sacramenti, comunica i doni divini.


A Dio che si rivela è dovuta l’obbedienza della fede, per cui l’uomo aderisce liberamente al « Vangelo della grazia di Dio » (At 20,24), con pieno assenso dell’intelletto e della volontà. Guidato dalla fede, dono dello Spirito, l’uomo giunge a contemplare e gustare il Dio dell’amore, che in Cristo ha rivelato le ricchezze della sua gloria.(98)


L’evangelizzazione (99)


46. La Chiesa « esiste per evangelizzare », (100) cioè per « portare la buona novella in tutti gli strati dell’umanità e, con il suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa ». (101)


Il mandato missionario di Gesù comporta vari aspetti, intimamente connessi fra loro: « annunciate » (Mc 16,15), « fate discepoli e insegnate », (102) « siate miei testimoni », (103) « battezzate », (104) « fate questo in memoria di me » (Lc 22,19), « amatevi gli uni gli altri » (Gv 15,12). Annuncio, testimonianza, insegnamento, sacramenti, amore del prossimo, fare discepoli: tutti questi aspetti sono vie e mezzi per la trasmissione dell’unico Vangelo e costituiscono gli elementi dell’evangelizzazione.


Alcuni di essi rivestono un’importanza così grande che, a volte, si tende a identificarli con l’azione evangelizzatrice. Tuttavia, « nessuna definizione parziale e frammentaria può dare ragione della realtà ricca, complessa e dinamica, quale è quella dell’evangelizzazione ». (105) Si corre il rischio di impoverirla e, perfino, di mutilarla. Al contrario, essa deve sviluppare la « sua totalità » (106) e incorporare le sue intrinseche bipolarità: testimonianza e annuncio, (107) parola e sacramento, (108) cambiamento interiore e trasformazione sociale. (109) Gi operatori dell’evangelizzazione devono saper agire con una « visione globale » (110) della stessa e identificarla con l’insieme della missione della Chiesa. (111)


Il processo dell’evangelizzazione


47. La Chiesa, pur contenendo in sé permanentemente la pienezza dei mezzi della salvezza, opera in modo graduale. (112) Il decreto conciliare Ad Gentes ha ben chiarito la dinamica del processo evangelizzatore: testimonianza cristiana, dialogo e presenza della carità (11-12), annuncio del Vangelo e chiamata alla conversione (13), catecumenato e iniziazione cristiana (14), formazione della comunità cristiana per mezzo dei sacramenti e dei ministeri (15-18). (113) Questo è il dinamismo della impiantazione ed edificazione della Chiesa.


48. Conformemente a ciò, occorre concepire l’evangelizzazione come il processo attraverso il quale la Chiesa, mossa dallo Spirito, annuncia e diffonde il Vangelo in tutto il mondo. Essa:


– spinta dalla carità, impregna e trasforma tutto l’ordine temporale, assumendo e rinnovando le culture; (114)


– dà testimonianza (115) tra i popoli del nuovo modo di essere e di vivere che caratterizza i cristiani;


– proclama esplicitamente il Vangelo, mediante il « primo annuncio », (116) chiamando alla conversione; (117)


– inizia alla fede e alla vita cristiana, mediante la « catechesi » (118) e i « sacramenti di iniziazione », (119) coloro che si convertono a Gesù Cristo, o quelli che riprendono il cammino della sua sequela, incorporando gli uni e riconducendo gli altri alla comunità cristiana; (120)


– alimenta costantemente il dono della comunione (121) nei fedeli mediante l’educazione permanente della fede (omelia, altre forme del ministero della Parola), i sacramenti e l’esercizio della carità;


– suscita continuamente la missione, (122) inviando tutti i discepoli di Cristo ad annunciare il Vangelo, con parole e opere, in tutto il mondo.


49. Il processo evangelizzatore, (123) di conseguenza, è strutturato in tappe o « momenti essenziali »: (124) l’azione missionaria per i non credenti e per quelli che vivono nell’indifferenza religiosa; l’azione catechistico-iniziatica per quelli che optano per il Vangelo e per quelli che necessitano di completare o ristrutturare la loro iniziazione; e l’azione pastorale per i fedeli cristiani già maturi, nel seno della comunità cristiana. (125) Questi momenti non sono però tappe concluse: si reiterano, se necessario, giacché daranno l’alimento evangelico più adeguato alla crescita spirituale di ciascuna persona o della stessa comunità.


Il ministero della parola di Dio nell’evangelizzazione


50. Il ministero della Parola (126) è elemento fondamentale della evangelizzazione. La presenza cristiana in mezzo ai differenti gruppi umani e la testimonianza di vita hanno bisogno di essere chiariti e giustificati dall’annuncio esplicito di Gesù Cristo, il


Signore. « Non c’è vera evangelizzazione se il nome, l’insegnamento, la vita e le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, non siano proclamati ». (127) Anche quelli che sono già discepoli di Cristo hanno bisogno di essere alimentati costantemente dalla parola di Dio per crescere nella loro vita cristiana. (128)


Il ministero della Parola, all’interno dell’evangelizzazione, trasmette la Rivelazione per mezzo della Chiesa, valendosi delle « parole » umane. Però queste sono sempre riferite alle « opere »: a quelle che Dio realizzò e continua a realizzare, specialmente nella liturgia; alla testimonianza di vita dei cristiani; all’azione trasformatrice che questi, uniti a tanti uomini di buona volontà, realizzano nel mondo. Questa parola umana della Chiesa è il mezzo di cui si serve lo Spirito Santo per continuare il dialogo con l’umanità. Egli è infatti l’agente principale del ministero della Parola, colui per il quale « la viva voce del Vangelo risuona nella Chiesa, e per mezzo di questa nel mondo». (129)


Il ministero della Parola si esercita in « forme diverse ». (130) La Chiesa, fin dall’epoca apostolica, (131) nel suo desiderio di offrire la parola di Dio nella maniera più appropriata, ha realizzato questo ministero attraverso svariatissime forme. (132) Queste servono tutte per veicolare quelle funzioni basilari che il ministero della Parola è chiamato a svolgere.


Funzioni e forme del ministero della parola di Dio


51. Le principali funzioni del ministero della Parola sono le seguenti:


– Convocazione e chiamata alla fede


È la funzione che più immediatamente si evince dal mandato missionario di Gesù. Si realizza mediante il « primo annuncio », diretto ai non credenti: quelli che hanno fatto un’opzione di non-credenza, i battezzati che vivono al margine della vita cristiana, gli appartenenti ad altre religioni… (133) Il risveglio religioso dei bambini, nelle famiglie cristiane, è anche una forma eminente di questa funzione.


– L’iniziazione


Coloro che, mossi dalla grazia, decidono di seguire Gesù sono « introdotti nella vita della fede, della liturgia e della carità del Popolo di Dio ». (134) La Chiesa realizza questa funzione, fondamentalmente, per mezzo della catechesi, in stretto rapporto con i sacramenti dell’iniziazione, sia se questi sono da ricevere, sia se furono già ricevuti. Forme importanti sono: la catechesi degli adulti non battezzati, nel catecumenato; la catechesi degli adulti battezzati che desiderano tornare alla fede, o di quelli che hanno bisogno di completare la loro iniziazione; la catechesi dei bambini e dei più giovani, che ha di per sé carattere iniziatico. Anche l’educazione cristiana familiare e l’insegnamento scolastico della religione esercitano una funzione di iniziazione.


– L’educazione permanente della fede


In diverse regioni essa è chiamata anche « catechesi permanente ». (135)


Si rivolge ai cristiani iniziati negli elementi di base, che hanno bisogno di alimentare e maturare costantemente la loro fede durante tutta la vita. È una funzione che si realizza attraverso forme molto varie: « sistematiche e occasionali, individuali e comunitarie, organizzate e spontanee, ecc. ». (136)


– La funzione liturgica


Il ministero della Parola comprende pure una funzione liturgica, giacché quando esso si realizza all’interno di un’azione sacra è parte integrante della stessa. (137) Esso si esprime eminentemente attraverso l’omelia. Altre forme sono gli interventi e le esortazioni durante le celebrazioni della parola. Occorre fare anche riferimento alla preparazione immediata ai diversi sacramenti, alle celebrazioni sacramentali e soprattutto alla partecipazione dei fedeli all’Eucaristia, come forma fontale dell’educazione alla fede.


– La funzione teologica


Essa cerca di sviluppare l’intelligenza della fede ponendosi nella dinamica della « fides quaerens intellectum », cioè, della fede che cerca di capire. (138) La teologia, per compiere questa funzione, ha bisogno di confrontarsi o di dialogare con le forme filosofiche del pensiero, con gli umanismi che connotano la cultura e con le scienze dell’uomo. Si articola in forme che promuovono « la trattazione sistematica e l’investigazione scientifica delle verità della fede ». (139)


52. Forme importanti del ministero della Parola sono: primo annuncio o predicazione missionaria, catechesi pre e post-battesimale, forma liturgica e forma teologica. Accade spesso che tali forme — per circostanze pastorali — debbano assumere più di una funzione. La catechesi, per esempio, insieme alla sua funzione di iniziazione, deve esercitare frequentemente compiti missionari. La stessa omelia, secondo le circostanze, converrà che assuma le funzioni di convocazione e di iniziazione organica.


La conversione e la fede


53. Nell’annunciare al mondo la Buona Novella della Rivelazione, l’evangelizzazione invita uomini e donne alla conversione e alla fede. (140) La chiamata di Gesù: « Convertitevi e credete al Vangelo » (Mc 1,15) continua a risonare, oggi, mediante l’evangelizzazione della Chiesa. La fede cristiana è, innanzittutto, conversione a Gesù Cristo, (141) adesione piena e sincera alla sua persona e decisione di camminare alla sua sequela. (142) La fede è un incontro personale con Gesù Cristo, è farsi suo discepolo. Ciò esige l’impegno permanente di pensare come Lui, di giudicare come Lui e di vivere come Lui è vissuto. (143) Così, il credente si unisce alla comunità dei discepoli e fa sua la fede della Chiesa. (144)


54. Questo « sì » a Gesù Cristo, pienezza della Rivelazione del Padre, racchiude in sé una doppia dimensione: il fiducioso abbandono in Dio e l’amorevole assenso a tutto ciò che Egli ci ha rivelato. Ciò è possibile solo mediante l’azione dello Spirito Santo. (145)


« Con la fede,


– l’uomo si abbandona tutt’intero liberamente a Dio,


– prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà, acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui ». (146)


« Credere ha perciò un duplice riferimento: alla persona e alla verità; alla verità per la fiducia che si accorda alla persona che l’afferma ». (147)


55. La fede comporta un cambiamento di vita, una « metanoia », (148) cioè una trasformazione profonda della mente e del cuore; fa sì che il credente viva quella « nuova maniera di essere, di vivere, di vivere insieme, che il Vangelo inaugura ». (149) Questo cambiamento di vita si manifesta a tutti i livelli dell’esistenza del cristiano: nella sua vita interiore di adorazione e accoglienza della volontà divina; nella sua partecipazione attiva alla missione della Chiesa; nella sua vita matrimoniale e familiare; nell’esercizio della vita professionale; nell’adempimento delle attività economiche e sociali.


La fede e la conversione sgorgano dal « cuore », cioè, dal più profondo della persona umana, coinvolgendola tutta. Incontrando Gesù Cristo e aderendo a Lui, l’essere umano vede colmate le sue aspirazioni più profonde; trova ciò che ha sempre cercato e lo trova in modo sovrabbondante. (150) La fede risponde a quella « attesa », (151) spesso inconsapevole e sempre limitata di conoscere la verità su Dio, sull’uomo stesso e sul destino che lo attende. È come un’acqua pura (152) che ravviva il cammino dell’uomo, pellegrino alla ricerca del suo focolare.


La fede è un dono di Dio. Può nascere nell’intimo del cuore umano soltanto come frutto della « grazia che previene e soccorre » (153) e come risposta, completamente libera, alla mozione dello Spirito Santo, che muove il cuore e lo rivolge a Dio, dandogli « dolcezza nel consentire e nel credere alla verità ». (154)


La Vergine Maria visse nel modo più perfetto queste dimensioni della fede. La Chiesa venera in lei « la più pura realizzazione della fede ». (155)


Il processo di conversione permanente


56. La fede è un dono destinato a crescere nel cuore dei credenti. (156) L’adesione a Gesù Cristo, infatti, avvia un processo di conversione permanente, che dura tutta la vita. (157) Chi accede alla fede è come un bambino appena nato, (158) il quale, a poco a poco, crescerà e si convertirà in un essere adulto che tende allo « stato di uomo perfetto », (159) alla maturità della pienezza di Cristo.


Nel processo di fede e di conversione si possono rilevare, dal punto di vista teologico, diversi momenti importanti:


a) L’interesse per il Vangelo. Il primo momento è quello in cui nel cuore del non credente, dell’indifferente o di chi aderisce ad altra religione, nasce, come conseguenza del primo annuncio, un interesse per il Vangelo, senza essere ancora una decisione ferma. Quel primo movimento dello spirito umano verso la fede, che è già frutto della grazia, riceve diversi nomi: « propensione alla fede », (160) « preparazione evangelica », (161) inclinazione a credere, « ricerca religiosa ». (162) La Chiesa denomina « simpatizzanti » (163) coloro che mostrano questa inquietudine.


b) La conversione. Questo primo interesse per il Vangelo necessita di un tempo di ricerca (164) per potersi trasformare in un’opzione salda. La decisione per la fede dev’essere soppesata e maturata. Tale ricerca, mossa dallo Spirito Santo e dall’annuncio del kerigma, prepara la conversione, che sarà — certamente — « iniziale », (165) ma che porta già con sé l’adesione a Gesù Cristo e la volontà di camminare al suo seguito. Questa « opzione fondamentale » fonda tutta la vita cristiana del discepolo del Signore. (166)


c) La professione di fede. L’abbandonarsi a Gesù Cristo genera nei credenti il desiderio di conoscerlo più profondamente e d’identificarsi con Lui. La catechesi li inizia alla conoscenza della fede e all’apprendistato della vita cristiana, favorendo un cammino spirituale che provoca un « progressivo cambiamento di mentalità e costumi», (167) fatto di rinunce e di lotte, e anche di gioie che Dio concede senza misura. Il discepolo di Gesù Cristo è, allora, idoneo per fare una viva, esplicita e operante professione di fede. (168)


d) Il cammino verso la perfezione. Questa maturità di base, dalla quale nasce la professione di fede, non è il punto finale nel processo permanente di conversione. La professione di fede battesimale si pone a fondamento di un edificio spirituale destinato a crescere. Il battezzato, spinto sempre dallo Spirito, alimentato dai sacramenti, dalla preghiera e dall’esercizio della carità, e aiutato dalle molteplici forme di educazione permanente della fede, cerca di far suo il desiderio di Cristo: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». (169) È la chiamata alla pienezza che si rivolge ad ogni battezzato.


57. Il ministero della Parola è al servizio di questo processo di piena conversione. Il primo annuncio ha la caratteristica di chiamare alla fede; la catechesi quella di dare un fondamento alla conversione e una struttura di fondo alla vita cristiana; e l’educazione permanente alla fede, nella quale si distingue l’omelia, quella di essere l’alimento costante del quale ogni organismo adulto ha bisogno per vivere. (170)


Diverse situazioni socio-religiose di fronte all’evangelizzazione


58. L’evangelizzazione del mondo ha davanti a sé un panorama religioso molto diversificato e mutevole, nel quale si possono distinguere fondamentalmente « tre situazioni », (171) che richiedono risposte adeguate e differenziate.


a) La situazione di quei « popoli, gruppi umani, contesti socioculturali, in cui Cristo e il suo Vangelo non sono conosciuti, o in cui mancano comunità cristiane abbastanza mature da poter incarnare la fede nel proprio ambiente ed annunziarla ad altri gruppi ». (172) Questa situazione postula la « missione ad gentes » (173) con un’azione evangelizzatrice centrata, preferibilmente, sui giovani e gli adulti. La sua peculiarità consiste nel fatto che si dirige ai non cristiani invitandoli alla conversione. La catechesi, in questa situazione, si sviluppa ordinariamente all’interno del Catecumenato battesimale.


b) Vi sono, inoltre, situazioni nelle quali, in un determinato contesto socio-culturale, sono presenti in maniera molto significativa « comunità cristiane che hanno adeguate e solide strutture ecclesiali, sono ferventi di fede e di vita, irradiano la testimonianza del Vangelo nel loro ambiente e sentono l’impegno della missione universale ». (174) Queste comunità necessitano di un’intensa « azione pastorale della Chiesa », visto che sono costituite da persone e famiglie con un profondo senso cristiano. In tale contesto, è necessario che la catechesi ai bambini, adolescenti e giovani sviluppi veri processi di iniziazione cristiana ben articolati, che permettano loro di accedere all’età adulta con una fede matura che da evangelizzati li renda evangelizzatori. Anche in queste situazioni gli adulti sono destinatari di modalità diverse di formazione cristiana.


c) In molti paesi di tradizione cristiana e a volte anche nelle Chiese più giovani, esiste una « situazione intermedia », (175) dove « gruppi interi di battezzati hanno perduto il senso vivo della fede, o addirittura, non si riconoscono più come membri della Chiesa, conducendo un vita lontana da Cristo e dal suo Vangelo ». (176) Questa situazione richiede una « nuova evangelizzazione ». La sua peculiarità consiste nel fatto che l’azione missionaria si rivolge a battezzati di ogni età, che vivono in un contesto religioso di riferimenti cristiani, percepiti solo esteriormente. In questa situazione, il primo annuncio e una catechesi di base costituiscono l’opzione prioritaria.


Mutua connessione tra le azioni evangelizzatrici corrispondenti a queste situazioni


59. Queste situazioni socio-religiose sono, ovviamente, differenti e non è giusto equipararle. Tale diversità, che è sempre esistita nella missione della Chiesa, acquista oggi, in questo mondo che cambia, una novità. Infatti frequentemente diverse situazioni convivono in uno stesso territorio. In molte grandi città, per esempio, la situazione che postula una « missione ad gentes » e quella che richiede una « nuova evangelizzazione » coesistono simultaneamente. Insieme a esse, sono dinamicamente presenti comunità cristiane missionarie, alimentate da un’« azione pastorale » adeguata. Oggi accade spesso che nel territorio di una Chiesa particolare occorra far fronte all’insieme di queste situazioni. « I confini tra cura pastorale, nuova evangelizzazione e attività missionaria specifica non sono nettamente definibili e non è pensabile creare tra di esse barriere o compartimenti stagno ». (177) Di fatto, « ciascuna influisce sull’altra, la stimola e l’aiuta ». (178)


Perciò in ordine al mutuo arricchimento delle azioni evangelizzatrici che convivono insieme conviene tener presente che:


– La missione ad gentes, quale che sia la zona o l’ambito in cui si realizza, è la responsabilità missionaria più specifica che Gesù ha affidato alla sua Chiesa e, pertanto, è il modello esemplare dell’insieme dell’azione missionaria della Chiesa. La « nuova evangelizzazione » non può soppiantare o sostituire la « missione ad gentes », che continua ad essere l’attività missionaria specifica e compito primario. (179)


– « Il modello di ogni catechesi è il Catecumenato battesimale, che è formazione specifica mediante la quale l’adulto convertito alla fede è portato alla confessione della fede battesimale durante la veglia pasquale ». (180) Questa formazione catecumenale deve ispirare le altre forme di catechesi, nei loro obiettivi e nel loro dinamismo.


– « La catechesi degli adulti, in quanto è diretta a persone capaci di un’adesione e di un impegno veramente responsabile, è da considerarsi come la forma principale della catechesi, alla quale, tutte le altre, non perciò meno necessarie, sono ordinate ». (181) Ciò implica che la catechesi delle altre età deve averla come punto di riferimento e deve articolarsi con essa in un progetto catechistico coerente di pastorale diocesana.


In questo modo, la catechesi, situata all’interno della missione evangelizzatrice della Chiesa come « momento » essenziale della stessa, riceve dall’evangelizzazione un dinamismo missionario che la feconda interiormente e la configura nella sua identità. Il ministero della catechesi appare, così, come un servizio ecclesiale fondamentale nella realizzazione del mandato missionario di Gesù.



(Continua)


NOTE:


(66) Cf Mc 1,15 e paralleli; RM 12-20; CCC 541-560.


(67) Cf Mt 5,3-12.


(68) Cf Mt 5,1–7,29.


(69) Cf Mt 13,11.


(70) Cf Mt 18,1-35.


(71) Cf Mt 24,1–25,46.


(72) DV 3.


(73) Cf 2 Pt 1,4; CCC 51-52.


(74) DV 2.


(75) Cf Ef 1,9.


(76) DV 2.


(77) EN 11.


(78) Cf GS 22a.


(79) Cf Ef 2,8; EN 27.


(80) Cf EN 9.


(81) Cf Gv 11,52; AG 2b e 3a.


(82) Cf DV 15; CT 58; ChL 61; CCC 53, 122; S. Ireneo di Lione, Adversus haereses, III, 20, 2: SCh 211, 389-393. Si veda nel presente Direttorio la parte III, cap. 1.


(83) CCC 54-64.


(84) DV 2.


(85) Cf DCG (1971) 11b.


(86) Cf Eb 1,1-2.


(87) DV 4


(88) Cf Lc 24,27.


(89) CCC 65; S. Giovanni della Croce si esprime così: « Ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola » (Salita al Monte Carmelo 2, 22; cf Liturgia delle Ore, I, Ufficio delle letture del lunedì della seconda settimana di Avvento).


(90) Cf CT 5; CCC 520 e 2053.


(91) CCC 125, che fa riferimento a DV 18.


(92) CT 5. Il tema del cristocentrismo si affronta, con maggiori particolari, in: « Finalità della catechesi: la comunione con Gesù Cristo » (parte I, cap. 3) e « Il cristocentrismo del messaggio evangelico » (parte II, cap. 1).


(93) Cf DV 7.


(94) Cf DV 7a.


(95) Cf DV 8 e CCC 75-79.


(96) DV 10b; cf CCC 85-87.


(97) LG 48; AG 1; GS 45; cf CCC 774-776.


(98) Cf Col 1,26.


(99) Nella Dei Verbum (nn. 2-5) e nel Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 50-175) si parla della fede come risposta alla Rivelazione. In questo contesto, per motivazioni catechistico-pastorali, si è preferito legare la fede più alla evangelizzazione che alla Rivelazione, in quanto quest’ultima, di fatto, raggiunge l’uomo normalmente attraverso la missione evangelizzatrice della Chiesa.


(100) EN 14.


(101) EN 18.


(102) Cf Mt 28,19-20.


(103) Cf At 1,8.


(104) Cf Mt 28,19.


(105) EN 17.


(106) EN 28.


(107) Cf EN 22a.


(108) Cf EN 47b.


(109) Cf EN 18.


(110) EN 24d.


(111) Cf EN 14.


(112) Cf AG 6b.


(113) Nel dinamismo dell’evangelizzazione occorre distinguere le « situazioni iniziali » (initia), gli « sviluppi graduali » (gradus) e la situazione di maturità: « A qualsiasi condizione o stato debbono corrispondere atti appropriati » (AG 6).


(114) Cf EN 18-20 e RM 52-54; AG 11-12 e 22.


(115) Cf EN 21 e 41; RM 42-43; AG 11.


(116) EN 51.52.53; cf CT 18.19.21.25; RM 44.


(117) Cf AG 13; EN 10 e 23; CT 19; RM 46.


(118) EN 22; CT 18; cf AG 14 e RM 47.


(119) AG 14; CCC 1212; cf CCC 1229-1233.


(120) Cf EN 23; CT 24; RM 48-49; cf AG 15.


(121) Cf ChL 18.


(122) Cf ChL 32; cf ChL 32, che mostra l’intima connessione tra « comunione » e « missione ».


(123) Cf EN 24.


(124) CT 18.


(125) Cf AG 6f; RM 33 e 48.


(126) Cf At 6,4. Il ministero della Parola divina, è svolto nella Chiesa da parte:


– dei ministri ordinati (cf CIC 756-757);


– dei membri degli istituti di vita consacrata, in forza della loro consacrazione a Dio (cf CIC 758);


– dei fedeli laici in forza del loro battesimo e della confermazione (cf CIC 759).


In merito al termine ministero (servitium), occorre rilevare che solo il costante riferimento all’unico e fontale ministero di Cristo permette, in una certa misura, di applicare anche ai fedeli non ordinati, senza ambiguità, il termine ministero… In senso originario, esso esprime l’opera con cui i membri della Chiesa prolungano, al suo interno e per il mondo, la missione di Cristo. Quando, invece, il termine viene differenziato nel rapporto e nel confronto tra i diversi munera e officia, allora occorre avvertire con chiarezza che solo in forza della sacra Ordinazione esso ottiene quella pienezza e univocità di significato che la tradizione gli ha sempre attribuito (cf Giovanni Paolo II, Allocuzione al Simposio sulla « Partecipazione dei fedeli laici al Ministero », n. 4: L’Osservatore Romano, 23 aprile 1994, p. 4).


(127) EN 22; cf EN 51-53.


(128) Cf EN 42-45.54.57.


(129) DV 8c.


(130) PO 4b; cf CD 13c.


(131) Nel Nuovo Testamento appaiono forme molto diverse di quest’unico ministero: « annuncio », « insegnamento », « esortazione »… La ricchezza di espressioni è notevole.


(132) Le modalità attraverso le quali si canalizza l’unico ministero della Parola non sono, in realtà, intrinseche al messaggio cristiano. Sono, piuttosto, accentuazioni, tonalità, sviluppi più o meno esplicitati, adattati alla situazione di fede di ciascuna persona e di ciascun gruppo umano nelle loro concrete circostanze.


(133) Cf EN 51-53.


(134) AG 14.


(135) Vi sono ragioni di diversa natura che legittimano le espressioni « educazione permanente della fede » o « catechesi permanente », a condizione che non si relativizzi il carattere prioritario, fondante, strutturante e specifico della catechesi in quanto iniziazione di base. L’espressione « educazione permanente della fede » si diffuse nella prassi catechistica, a partire dal Concilio Vaticano II, per indicare solo un secondo grado di catechesi, posteriore alla catechesi di iniziazione, e non la totalità dell’azione catechistica. Si veda come questa distinzione tra formazione di base e formazione permanente è assunta, in riferimento alla preparazione dei presbiteri, in: Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo Vobis (25 marzo 1992), capp. V e VI, specialmente il n. 71: AAS 84 (1992), pp. 729ss.; 778ss.; 782-783.


(136) DCG (1971) 19d.


(137) Cf SC 35; CCC 1154.


(138) Cf Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum veritatis sulla vocazione ecclesiale del teologo (24 maggio 1990), n. 6: AAS 82 (1990) p. 1552.


(139) DCG (1971) 17; cf GS 62g.


(140) Cf Rm 10,17; LG 16 e AG 7; cf CCC 846-848.


(141) Cf AG 13a.


(142) Cf CT 5b.


(143) Cf CT 20b.


(144) Cf CCC 166-167.


(145) Cf CCC 150, 153 e 176.


(146) DV 5.


(147) CCC 177.


(148) Cf EN 10; AG 13b; CCC 1430-1431.


(149) EN 23.


(150) Cf AG 13.


(151) Cf RM 45c.


(152) Cf RM 46d.


(153) DV 5; cf CCC 153.


(154) DV 5; cf CCC 153.


(155) CCC 149.


(156) CT 20a: « Si tratta di far crescere, a livello di conoscenza e nella vita, il seme della fede deposto dallo Spirito Santo col primo annuncio ».


(157) Cf RM 46b.


(158) Cf 1 Pt 2,2; Eb 5,13.


(159) Ef 4,13.


(160) RICA 12.


(161) Cf Eusebio di Cesarea, Praeparatio evangelica, I, 1: SCh 206, 6; LG 16; AG 3a.


(162) ChL 4c.


(163) RICA 12 e 111.


(164) Cf RICA 6 e 7.


(165) AG 13b.


(166) Cf AG 13; EN 10; RM 46; VS 66; RICA 10.


(167) AG 13b.


(168) Cf MPD 8b; CCC 187-189.


(169) Mt 5,48; cf LG 11c, 40b, 42e.


(170) Cf DV 24; EN 45.


(171) Cf RM 33.


(172) RM 33b.


(173) M 33b. È importante prendere coscienza degli « ambiti » (fines) che RM assegna alla « missione ad gentes ». Non si tratta solo di « ambiti territoriali » (RM 37 ad a), ma anche di « mondi e fenomeni sociali nuovi » (RM 37 ad b), come sono le grandi città, il mondo dei giovani, le migrazioni… e di « aree culturali o areopaghi moderni » (RM 37 ad c), come sono il mondo della comunicazione, quello della scienza, l’ecologia… A misura di ciò, una Chiesa particolare, già impiantata in un territorio, realizza la « missione ad gentes » non solo « ad extra », ma anche « ad intra » dei suoi confini.


(174) RM 33c.


(175) RM 33d.


(176) RM 33d.


(177) RM 34b.


(178) RM 34c. Il testo parla, in concreto, del mutuo arricchimento tra la missione ad intra e la missione ad extra. In RM 59c, nello stesso senso, si mostra come « la missione ad gentes » stimola i popoli allo sviluppo, mentre la « nuova evangelizzazione » nei paesi più sviluppati crea una chiara coscienza di solidarietà verso gli altri.


(179) Cf RM 31; 34.


(180) MPD 8.


(181) DCG (1971) 20; cf CT 43; parte IV, cap. 2.