Luoghi e vie di catechesi. La comunità cristiana come focolare di catechesi. La famiglia come ambito o mezzo di crescita nella fede. Il Catecumenato battesimale degli adulti. La parrocchia come ambito di catechesi. La scuola cattolica. Associazioni, movimenti e gruppi di fedeli
CONGREGAZIONE PER IL CLERO
DIRETTORIO GENERALE
PER LA CATECHESI
CAPITOLO II
La formazione per il servizio della catechesi
La pastorale dei catechisti nella Chiesa particolare
233. Per il buon funzionamento del ministero catechistico nella Chiesa particolare, è fondamentale poter contare, innanzitutto, su una adeguata pastorale dei catechisti. In questa, diversi aspetti devono essere tenuti in conto. Occorre, infatti, cercare di:
– Suscitare nelle parrocchie e nelle comunità cristiane vocazioni per la catechesi. Attualmente, stante il fatto che le necessità della catechesi sono sempre più differenziate, occorre promuovere diversi tipi di catechisti. « Ci sarà bisogno, pertanto, di catechisti specializzati ». (199) Al riguardo converrà determinare i criteri di scelta.
– Promuovere un certo numero di catechisti a tempo pieno, in modo che possano dedicarsi più intensamente e stabilmente alla catechesi, (200) oltre alla promozione di catechisti a tempo parziale, che ordinariamente saranno i più numerosi.
– Stabilire una distribuzione più equilibrata dei catechisti tra i settori dei destinatari che hanno bisogno di catechesi. La consapevolezza della necessità di una catechesi per i giovani e per gli adulti, per esempio, porterà a stabilire un maggiore equilibrio in relazione al numero di catechisti che si dedicano all’infanzia e all’adolescenza.
– Promuovere animatori responsabili dell’azione catechistica che assumano responsabilità a livello diocesano, zonale e parrocchiale. (201)
– Organizzare adeguatamente la formazione dei catechisti, in ciò che concerne tanto la formazione di base quanto quella permanente.
– Curare l’attenzione personale e spirituale ai catechisti e al gruppo di catechisti come tale. Quest’azione compete principalmente e fondamentalmente ai sacerdoti delle rispettive comunità cristiane.
– Coordinare i catechisti con gli altri operatori della pastorale nelle comunità cristiane, affinché la complessiva azione evangelizzatrice sia coerente e il gruppo dei catechisti non rimanga isolato ed estraneo alla vita della comunità.
Importanza della formazione dei catechisti
234. Tutti questi compiti nascono dalla convinzione che qualsiasi attività pastorale, che non faccia assegnamento per la sua realizzazione su persone veramente formate e preparate, mette a rischio la sua qualità. Gli strumenti di lavoro non possono essere veramente efficaci se non saranno utilizzati da catechisti ben formati. Pertanto, l’adeguata formazione dei catechisti non può essere trascurata in favore dell’aggiornamento dei testi e di una migliore organizzazione della catechesi. (202)
Di conseguenza, la pastorale catechistica diocesana deve dare assoluta priorità alla formazione dei catechisti laici. Insieme con questo, e come elemento realmente decisivo, si dovrà prestare attenzione alla formazione catechistica dei presbiteri, tanto nei piani di studio della formazione seminaristica quanto nel periodo della formazione permanente. Si chiede ai Vescovi che questa formazione sia scrupolosamente curata.
Finalità e natura della formazione dei catechisti
235. La formazione cerca di abilitare i catechisti a trasmettere il Vangelo a coloro che desiderano affidarsi a Gesù Cristo. La finalità della formazione richiede, pertanto, che il catechista sia reso più idoneo possibile a realizzare un atto di comunicazione: « Scopo essenziale della formazione catechistica è quello di abilitare alla comunicazione del messaggio cristiano ». (203)
La finalità cristocentrica della catechesi, che cerca di favorire la comunione del convertito con Gesù Cristo, impregna tutta la formazione dei catechisti. (204) Ciò che questa persegue, infatti, null’altro è che condurre il catechista a saper animare efficacemente un itinerario catechistico nel quale, attraverso le necessarie tappe, annunci Gesù Cristo, faccia conoscere la sua vita inquadrandola nell’intera storia della salvezza, spieghi il mistero del Figlio di Dio, fatto uomo per noi; aiuti, infine, il catecumeno o il catechizzando a identificarsi a Gesù Cristo mediante i sacramenti d’iniziazione. (205) Nella catechesi permanente, il catechista non fa altro che approfondire questi aspetti basilari.
Questa prospettiva cristologica incide direttamente sull’identità del catechista e nella sua preparazione. « L’unità e l’armonia del catechista vanno lette appunto in quest’ottica cristocentrica e costruite attorno a una profonda familiarità col Cristo e col Padre, nello Spirito ». (206)
236. Il fatto che la formazione cerchi di rendere atto il catechista a trasmettere il Vangelo in nome della Chiesa conferisce a tutta la formazione una natura ecclesiale. La formazione dei catechisti altro non è che un aiuto a immedesimarsi nella coscienza viva e attuale che la Chiesa ha del Vangelo, abilitandosi così a trasmetterlo nel suo nome.
Più concretamente, il catechista — nella sua formazione — entra in comunione con quella aspirazione della Chiesa che, come sposa, « custodisce integra e pura la fede dello Sposo » (207) e, come « madre e maestra », vuole trasmettere il Vangelo in tutta la sua autenticità, adattandolo a tutte le culture, età e situazioni. Questa ecclesialità della trasmissione del Vangelo permea tutta la formazione dei catechisti, conferendole la sua vera natura.
Criteri ispiratori della formazione dei catechisti
237. Per concepire in modo adeguato la formazione dei catechisti occorre tenere conto previamente di alcuni criteri ispiratori che configurano, con differenti accenti, questa formazione.
– Si tratta, innanzi tutto, di formare catechisti per le necessità evangelizzatrici di questo momento storico, con i suoi valori, le sue sfide e le sue ombre. Per far fronte a questo compito sono necessari catechisti dotati di una profonda fede, (208) una chiara identità cristiana ed ecclesiale (209) e una profonda sensibilità sociale. (210) Ogni progetto formativo deve tenere conto di questi aspetti.
– Nella formazione si terrà presente anche il concetto di catechesi, che oggi propugna la Chiesa. Si tratta di formare catechisti perché siano in grado di trasmettere non solo un insegnamento, ma anche una formazione cristiana integrale, sviluppando « compiti di iniziazione, di educazione e di insegnamento ». (211) Occorrono catechisti che siano, a un tempo, maestri, educatori e testimoni.
– Il momento catechistico che vive la Chiesa è un invito a preparare catechisti, che siano in grado di superare « tendenze unilaterali divergenti » (212) e di offrire una catechesi piena e completa. Devono saper coniugare la dimensione veritativa e significativa della fede, la ortodossia e l’ortoprassi, il senso ecclesiale e sociale. La formazione dovrà contribuire alla mutua fecondazione di queste coppie che possono entrare in tensione.
– La formazione dei catechisti laici non può ignorare ilcarattere proprio del laico nella Chiesa e non deve essere concepita come mera sintesi di quella che ricevono i religiosi o i sacerdoti. Anzi, occorrerà tenere presente che « la loro formazione apostolica acquista un carattere speciale dall’indole secolare propria del laicato e dalla loro particolare spiritualità ».
– La pedagogia utilizzata in questa formazione ha, infine, una importanza fondamentale. Come criterio generale occorre sottolineare la necessità della coerenza tra la pedagogia globale della formazione dei catechisti e la pedagogia propria di un processo catechistico. Sarebbe molto difficile per il catechista improvvisare, nella sua azione, uno stile e una sensibilità, ai quali non fosse stato iniziato durante la propria formazione.
Le dimensioni della formazione: l’essere, il sapere, il saper fare
238. La formazione dei catechisti comprende diverse dimensioni. Quella più profonda fa riferimento all’essere del catechista, alla sua dimensione umana e cristiana. La formazione, infatti, deve aiutarlo a maturare, anzitutto, come persona, come credente e come apostolo. Poi vi è quello che il catechista deve sapere per adempiere bene il suo compito. Questa dimensione, penetrata dalla doppia fedeltà al messaggio e alla persona umana, richiede che il catechista conosca adeguatamente il messaggio che trasmette e, allo stesso tempo, il destinatario che lo riceve nonché il contesto sociale in cui vive. Infine, c’è la dimensione del saper fare, giacché la catechesi è un atto di comunicazione. La formazione tende a fare del catechista un educatore dell’uomo e della vita dell’uomo. (213)
Maturità umana, cristiana e apostolica dei catechisti
239. Sulla base di una maturità umana iniziale, (214) l’esercizio della catechesi, costantemente riconsiderato e valutato, permetterà al catechista di crescere nell’equilibrio affettivo, nel senso critico, nell’unità interiore, nella capacità di rapporti e di dialogo, nello spirito costruttivo e nel lavoro di gruppo. (215) Si procurerà, innanzi tutto, di farli crescere nel rispetto e nell’amore verso i catecumeni e i catechizzandi: « Qual è questa affezione? Ben più di quella di un pedagogo, essa è quella di un padre; e ancor più: quella di una madre. Il Signore attende da ciascun predicatore del Vangelo e da ogni costruttore della Chiesa tale affezione ». (216)
La formazione curerà, allo stesso tempo, che l’esercizio della catechesi alimenti e nutra la fede del catechista, facendolo crescere come credente. Per questo la vera formazione alimenta, soprattutto, la spiritualità dello stesso catechista, (217) in modo che la sua azione scaturisca, in verità, dalla testimonianza della sua stessa vita. Ogni tema catechistico che impartisce deve alimentare, in primo luogo, la fede dello stesso catechista. In verità, si catechizzano gli altri catechizzando prima se stessi.
La formazione, inoltre, alimenterà costantemente la coscienza apostolica del catechista, il suo senso di evangelizzatore. Per questo egli deve conoscere e vivere il progetto di evangelizzazione concreto della propria Chiesa diocesana e quello della sua parrocchia per sintonizzarsi con la coscienza che la Chiesa particolare ha della propria missione. Il modo migliore di alimentare questa consapevolezza apostolica è quella di identificarsi con la figura di Gesù Cristo, maestro e formatore dei discepoli, procurando di fare proprio lo zelo per il Regno, che Gesù ha manifestato. A partire dall’esercizio della catechesi, la vocazione apostolica del catechista — nutrita da una formazione permanente — andrà maturando progressivamente.
La formazione biblico-teologica del catechista
240. Oltre a essere testimone, il catechista deve essere maestro che insegna la fede. Una formazione biblico-teologica gli fornirà una conoscenza organica del messaggio cristiano articolato intorno al mistero centrale della fede, che è Gesù Cristo.
Il contenuto di questa formazione dottrinale viene richiesto dalle diverse parti che compongono ogni progetto organico di catechesi:
– le tre grandi tappe della storia della salvezza: Antico Testamento, vita di Gesù Cristo e storia della Chiesa;
– i grandi nuclei del messaggio cristiano: simbolo, liturgia, vita morale e orazione.
Nel suo proprio livello di insegnamento teologico, il contenuto dottrinale della formazione d’un catechista è lo stesso di quello che la catechesi deve tramettere. Da parte sua la Sacra Scrittura dovrà essere « come l’anima di questa formazione ». (218) Il Catechismo della Chiesa Cattolica sarà il referente dottrinale fondamentale, insieme con il Catechismo della propria Chiesa particolare o locale.
241. Questa formazione biblico-teologica dovrà possedere alcune qualità:
a) In primo luogo, è necessario che sia una formazione di carattere sintetico, che corrisponda all’annuncio che si deve trasmettere, e dove i differenti elementi della fede cristiana appaiano ben strutturati e consoni fra loro, in una visione organica che rispetti la « gerarchia delle verità ».
b) Questa sintesi di fede deve essere tale che aiuti il catechista a maturare nella propria fede e, allo stesso tempo, lo abiliti a dar ragione della speranza presente nel tempo di missione. « Sempre più urgente si rivela oggi la formazione dottrinale dei fedeli laici, non solo per il naturale dinamismo di approfondimento della loro fede, ma anche per l’esigenza di rendere ragione della speranza che è in loro di fronte al mondo e ai suoi gravi e complessi problemi ». (219)
c) Deve essere una formazione teologica molto vicina alla esperienza umana, capace di correlare i differenti aspetti del messaggio cristiano con la vita concreta degli uomini e delle donne « sia per ispirarla, sia per esaminarla alla luce del Vangelo ». (220) Pur permanendo insegnamento teologico, deve adottare, in qualche modo, uno stile catechistico.
d) Finalmente deve essere tale che il catechista « si renda non solo capace di esporre con esattezza il messaggio evangelico, ma anche di suscitare la ricezione attiva dello stesso messaggio da parte dei catechizzandi e di saper discernere nell’itinerario spirituale dei medesimi ciò che è conforme alla fede ». (221)
Le scienze umane nella formazione del catechista
242. Il catechista acquista la conoscenza dell’uomo e della realtà in cui vive anche per mezzo delle scienze umane, che nel nostro tempo hanno raggiunto un grado straordinario di sviluppo. « Nella cura pastorale si conoscano sufficientemente e si faccia buon uso non soltanto dei principi della teologia, ma anche delle scoperte delle scienze profane, in primo luogo della psicologia e della sociologia, cosicché anche i fedeli siano condotti a una più pura e più matura vita di fede ». (222)
È necessario che il catechista entri in contatto almeno con alcuni elementi fondamentali di psicologia: i dinamismi psicologici che muovono l’uomo; la struttura della personalità; i bisogni e le aspirazioni più profonde del cuore umano; la psicologia evolutiva e le tappe del ciclo vitale umano, la psicologia religiosa e le esperienze che aprono l’uomo al mistero del sacro.
Le scienze sociali procurano la conoscenza del contesto socio-culturale in cui l’uomo vive e da cui è fortemente influenzato. Perciò è necessario che nella formazione del catechista si faccia una « diagnosi delle condizioni sociologiche, culturali ed economiche, in quanto processi collettivi che possono avere profonde ripercussioni sulla diffusione del Vangelo ». (223)
Insieme con queste scienze esplicitamente raccomandate dal Concilio Vaticano II, altre devono essere presenti, in un modo o in un altro, nella formazione dei catechisti, particolarmente le scienze dell’educazione e della comunicazione.
Criteri vari che possono ispirare l’uso delle scienze umane nella formazione dei catechisti
243. Essi sono:
a) Il rispetto dell’autonomia delle scienze: « La Chiesa afferma la legittima autonomia della cultura e specialmente delle scienze ». (224)
b) Il discernimento evangelico delle differenti tendenze o scuole psicologiche, sociologiche e pedagogiche: i loro valori e i loro limiti.
c) Lo studio delle scienze umane — nella formazione del catechista — non è un fine a se stesso. La presa di coscienza della situazione esistenziale, psicologica, culturale e sociale dell’uomo si fa guardando alla fede nella quale lo si deve educare.(225)
d) La teologia e le scienze umane, nella formazione dei catechisti, devono fecondarsi reciprocamente. Di conseguenza, bisogna evitare che queste scienze si convertano nell’unica norma per la pedagogia della fede, prescindendo dai criteri teologici che derivano dalla stessa pedagogia divina. Sono discipline fondamentali e necessarie, ma pur sempre al servizio di una azione evangelizzatrice che non è soltanto umana. (226)
La formazione pedagogica
244. Insieme con le dimensioni che si riferiscono all’essere e al sapere, la formazione del catechista deve coltivare anche il saper fare. Il catechista è un educatore che facilita la maturazione della fede che il catecumeno o il catechizzando realizza con l’aiuto dello Spirito Santo. (227)
La prima realtà, di cui occorre tener conto in questo settore decisivo della formazione, è quella di rispettare la pedagogia originale della fede. Il catechista, infatti, si prepara al fine di facilitare la crescita di una esperienza di fede, della quale non è depositario. Essa è stata posta da Dio nel cuore dell’uomo e della donna. Compito del catechista è solo quello di coltivare questo dono, offrirlo, alimentarlo e aiutarlo a crescere. (228)
La formazione cercherà di far maturare nel catechista la capacità educativa, che implica: la facoltà di attenzione verso le persone, l’abilità per interpretare e rispondere alla domanda educativa, l’iniziativa nell’attivare processi di apprendimento e l’arte di condurre un gruppo umano verso la maturità. Come avviene in ogni arte, la cosa più importante è che il catechista acquisisca il proprio stile d’impartire la catechesi, adattando alla sua personalità i principi generali della pedagogia catechistica. (229)
245. Più concretamente: si dovrà abilitare il catechista e in particolar modo colui che si dedica a pieno tempo alla catechesi, a saper programmare nel gruppo di catechisti l’azione educativa, ponderando le circostanze, elaborando un piano realistico e — dopo la realizzazione — a valutarlo criticamente. (230) Deve essere capace di animare un gruppo, utilizzando con discernimento le tecniche dell’animazione di gruppo che offre la psicologia.
Questa capacità educativa e questo saper fare con le conoscenze, attitudini e tecniche che comporta, « vengono acquistate meglio se sono date di pari passo con lo svolgersi del loro impegno apostolico (per esempio, durante le riunioni in cui vengono preparate e verificate le lezioni di catechismo) ». (231)
Il traguardo o la meta ideale è quella, secondo cui i catechisti dovrebbero essere i protagonisti del loro apprendimento, mettendo la formazione sotto il segno della creatività e non solo della mera assimilazione di regole esterne. Perciò la formazione deve essere molto vicina alla pratica: bisogna partire da quella per arrivare a questa. (232)
La formazione dei catechisti all’interno delle comunità cristiane
246. Fra le vie della formazione del catechista emerge, anzitutto, la propria comunità cristiana. È in essa che il catechista sperimenta la propria vocazione e alimenta costantemente il proprio senso apostolico. Nel compito di assicurare la loro progressiva maturazione come credenti e testimoni la figura del sacerdote è fondamentale. (233)
247. Una comunità cristiana può realizzare vari tipi di azioni formative in favore dei propri catechisti:
a) Una di esse consiste nell’alimentare costantemente la vocazione ecclesiale dei catechisti, tenendo viva in essi la coscienza di essere mandati dalla propria Chiesa.
b) È altresì molto importante procurare la maturazione della fede dei propri catechisti, attraverso la via ordinaria, con cui la comunità cristiana educa nella fede i propri operatori pastorali e i laici più impegnati. (234)
Quando la fede dei catechisti non è ancora matura, è consigliabile che essi partecipino all’itinerario di tipo catecumenale per giovani e adulti. Può essere quello ordinario della propria comunità, o uno creato specificamente per loro.
c) La preparazione immediata alla catechesi, fatta con il gruppo di catechisti, è un eccellente mezzo di formazione, soprattutto se accompagnato dalla valutazione di tutto ciò che è stato sperimentato nelle sessioni di catechesi.
d) Nell’ambito della comunità, si possono realizzare anche altre attività formative: corsi di sensibilizzazione alla catechesi, per esempio all’inizio dell’anno pastorale; ritiri e convivenze nei tempi forti dell’anno liturgico; (235) corsi monografici sui temi più necessari o urgenti; una formazione dottrinale più sistematica, per esempio studiando il Catechismo della Chiesa Cattolica.
Sono attività di formazione permanente che, insieme con il lavoro personale del catechista, appaiono molto convenienti. (236)
Scuole di catechisti e Centri superiori per i periti nella catechesi
248. La frequenza di una Scuola per catechisti (237) è un momento particolarmente importante nel processo formativo di un catechista. In molti luoghi tali Scuole sono organizzate a un doppio livello: per « catechisti di base » (238) e per « responsabili della catechesi ».
Scuola per catechisti di base
249. Queste scuole hanno la finalità di proporre una formazione catechistica, organica e sistematica, di carattere basico e fondamentale. Lungo un arco di tempo sufficientemente prolungato, si promuovono le dimensioni più specificamente catechistiche della formazione: il messaggio cristiano, la conoscenza dell’uomo e del contesto socio-culturale e la pedagogia della fede.
I vantaggi di questa formazione organica sono notevoli e riguardano:
– la sua sistematicità, trattandosi di una formazione meno assorbita dalla immediatezza dell’azione;
– la sua qualità, assicurata da formatori specializzati;
– l’integrazione con i catechisti di altre comunità, che alimenta la comunione ecclesiale.
Scuole per responsabili
250. Al fine di favorire la preparazione dei responsabili della catechesi nelle parrocchie o zone vicariali, o anche per quei catechisti che si dedicheranno alla catechesi in maniera più stabile e piena, (239) è conveniente promuovere, a livello diocesano o interdiocesano, Scuole per responsabili.
Ovviamente il livello di tali Scuole sarà più esigente. In esse, insieme con un programma di base comune, si coltiveranno quelle specializzazioni catechistiche che la diocesi ritiene più necessarie, nelle sue particolari circostanze.
Può essere opportuno — per economia di mezzi e di risorse — che l’orientamento di queste Scuole si diriga, con maggior ampiezza, ai responsabili delle diverse azioni pastorali, convertendosi in Centri di formazione degli agenti di pastorale. A partire da una base formativa comune (dottrinale e antropologica), le specializzazioni si articoleranno in accordo con le esigenze delle differenti azioni pastorali o apostoliche che saranno affidate a tali agenti.
Centri superiori per esperti in catechesi
251. Una formazione catechetica di livello superiore, a cui possono accedere anche sacerdoti, religiosi e laici, è di vitale importanza per la catechesi. Per questo si rinnova il voto affinché « si incrementino o si creino Istituti superiori di pastorale catechistica, allo scopo di preparare catechisti che siano in grado di dirigere la catechesi a raggio diocesano o nell’ambito delle attività svolte dalle congregazioni religiose. Questi Istituti superiori potranno essere a carattere nazionale o anche internazionale. Essi dovranno essere impostati come Istituti universitari, per quanto riguarda l’organizzazione degli studi, la durata dei corsi e le condizioni per essere ammessi ». (240)
Otre alla formazione di coloro che dovranno assumere responsabilità direttive nella catechesi, questi Istituti prepareranno i docenti di catechetica per i Seminari, le Case di formazione o le Scuole per catechisti. Tali Istituti si dedicheranno, ugualmente, a promuovere la corrispondente investigazione catechetica.
252. Questo livello di formazione è molto atto per una feconda collaborazione fra le Chiese: « Ed è qui, parimenti, che l’aiuto materiale, offerto dalle Chiese più favorite alle loro sorelle più povere, avrà modo di manifestare la sua massima efficacia: che cosa di meglio può offrire una Chiesa a un’altra Chiesa, se non aiutarla a crescere da se stessa come Chiesa? ». (241) Ovviamente, questa collaborazione deve ispirarsi a un delicato rispetto per le peculiarità delle Chiese più povere e per la loro propria responsabilità.
In campo diocesano o interdiocesano è molto conveniente che si prenda coscienza della necessità di formare persone a tale livello superiore, così come ci si premura di fare per le altre attività ecclesiali o per l’insegnamento di altre discipline.
NOTE:
(199) GCM 5.
(200) Il Concilio Vaticano II distingue due tipi di catechisti: i «catechisti con piena dedizione » e « i catechisti ausiliari » (cf AG 17). Questa distinzione è ripresa dalla GCM 4, con la terminologia di « catechisti a tempo pieno » e « catechisti a tempo parziale ».
(201) Cf GCM 5.
(202) Cf DCG (1971) 108a.
(203) DCG (1971) 111.
(204) Cf CT 5. Questo testo definisce la finalità cristocentrica della catechesi. Tale fatto determina il cristocentrismo del contenuto della catechesi, il cristocentrismo della risposta del destinatario, il sì a Gesù Cristo e il cristocentrismo della spiritualità del catechista e della sua formazione.
(205) Si segnalano qui le quattro tappe del Catecumenato battesimale colte in una prospettiva cristocentrica.
(206) GCM 20.
(207) LG 64.
(208) Cf DCG (1971) 114.
(209) Cf GCM 7.
(210) Cf GCM 13.
(211) DCG (1971) 31.
(212) CT 52; cf CT 22.
(213) Cf CT 22d.
(214) Cf GCM 21.
(215) Le qualità umane suggerite dalla GCM sono le seguenti: facilità di rapporti umani e di dialogo, idoneità per la comunicazione, disposizione alla collaborazione, funzione di guida, serenità di giudizio, comprensione e realismo, capacità di dare consolazione e speranza… (cf 21).
(216) EN 79.
(217) Cf ChL 60.
(218) Cf DCG (1971) 112. GCM 23, sottolinea l’importanza primordiale della Sacra Scrittura nella formazione dei catechisti: « La Sacra Scrittura continui ad essere il soggetto principale di insegnamento e costituisca l’anima di tutto lo studio teologico. Ove occorre, venga potenziato ».
(219) ChL 60c.
(220) CT 22.
(221) DCG (1971) 112.
(222) GS 62b.
(223) DCG (1971) 100.
(224) GS 59.
(225) « L’insegnamento delle scienze umane, data la loro enorme estensione e diversità, pone ardui problemi di scelta e di impostazione. Poiché non si tratta di formare specialisti in psicologia ma catechisti, il criterio da seguire è quello di distinguere e scegliere ciò che può loro direttamente giovare all’acquisto della capacità di comunicazione »
(226) Un testo fondamentale per utilizzare le scienze umane nella formazione dei catechisti continua a essere questa raccomandazione del Concilio Vaticano II in GS 62: «I fedeli, dunque, vivano in strettissima unione con gli uomini del loro tempo e si sforzino di penetrare perfettamente il loro modo di pensare e di sentire, di cui la cultura è espressione. Sappiano armonizzare la conoscenza delle nuove scienze, delle nuove dottrine e delle più recenti scoperte con la morale e il pensiero cristiano, affinché la pratica della religione e l’onestà procedano in essi di pari passo con la conoscenza scientifica e con il continuo progresso della tecnica, in modo che possano giudicare e interpretare tutte le cose con senso integralmente cristiano».
(227) L’importanza della pedagogia è stata sottolineata da CT 58: « Tra le numerose e prestigiose scienze umane, che registrano ai nostri giorni un immenso progresso, la pedagogia è senza dubbio una delle più importanti.. La scienza dell’educazione e l’arte dell’insegnare sono oggetto di continue rimesse in discussione, in vista di un migliore adattamento o di una più grande efficacia ».
(228) Cf CT 58.
(229) Cf DCG (1971) 113.
(230) Ibid.
(231) DCG (1971) 112.
(232) Cf GCM 28.
(233) « I sacerdoti e i religiosi devono aiutare i fedeli laici nella loro formazione. In questo senso i Padri del Sinodo hanno invitato i presbiteri e i candidati agli Ordini a prepararsi accuratamente ad essere capaci di favorire la vocazione e la missione dei laici » (ChL 61).
(234) Cf ChL 61.
(235) « Sono anche da raccomandare le iniziative parrocchiali… finalizzate alla formazione interiore dei catechisti, come le scuole di preghiera, le convivenze di fraternità e di condivisione spirituale, i ritiri spirituali. Queste iniziative non isolano i catechisti, ma li aiutano a crescere nella spiritualità propria e nella comunione tra di loro » (GCM 22).
(236) Cf DCG (1971) 110.
(237) Cf per quanto riguarda le Scuole di catechisti nelle missioni: AG 17c; RM 73; CIC 785 e GCM 30. Per la Chiesa in genere vedere DCG (1971) 109.
(238) L’espressione catechista di base è utilizzata in DCG (1971) 112c.
(239) Cf DCG (1971) 109b.
(240) DCG (1971) 109a.
(241) CT 71a.