Di Adolfo Tanquerey. CAPITOLO II. Natura della vita cristiana § III. Della parte della SS. Vergine, dei Santi e degli Angeli nella vita cristiana. Conclusione: Devozione alla SS. Vergine.
Natura della vita cristiana
§ III. Della parte della SS. Vergine, dei Santi e degli Angeli nella vita cristiana.
154. Non vi è certamente che un Dio solo e un solo Mediatore necessario, Gesù Cristo: “Unus enim Deus, unus et mediator Dei et hominum homo Christus Jesus” 154-1. Ma piacque alla Sapienza e alla Bontà divina di darci dei protettori, degli intercessori e dei modelli che siano o che almeno sembrino più vicini a noi; e sono i Santi, i quali, avendo ricopiato in se stessi le perfezioni divine e le virtù di Nostro Signore, fanno parte del suo corpo mistico e si danno pensiero di noi che siamo loro fratelli. Onorandoli, onoriamo in loro Dio stesso e un riflesso delle sue perfezioni; invocandoli, a Dio in ultima analisi vanno le nostre invocazioni, perchè chiediamo ai santi di essere nostri intercessori presso Dio; imitandone le virtù, imitiamo Gesù, perchè essi non furono santi se non in quella misura che imitarono le virtù del divino modello. Questa devozione ai santi non solo non nuoce al culto di Dio e del Verbo Incarnato, ma anzi lo conferma e lo compie. Ora poichè tra i Santi la madre di Gesù occupa un posto a parte, esporremo prima l’ufficio suo e poi quello dei Santi e degli Angeli.
I. Dell’ufficio di Maria nella vita cristiana 155-1.
155. 1° Fondamento di quest’ufficio. Quest’ufficio dipende dalla stretta unione con Gesù o in altri termini dal domma della divina maternità, che ha per corollario la sua dignità e l’ufficio suo di madre degli uomini.
A) Nel giorno dell’Incarnazione Maria divenne madre di Gesù, madre di un Figlio-Dio, madre di Dio. Ora, se teniamo conto del dialogo tra l’Angelo e la Vergine, Maria è madre di Gesù non solo in quanto è persona privata, ma anche in quanto è Salvatore e Redentore. “L’Angelo non parla soltanto delle grandezze personali di Gesù; ma del Salvatore, dell’atteso Messia, dell’eterno Re dell’umanità rigenerata viene proposto a Maria di diventar Madre… Tutta l’opera redentrice è sospesa al Fiat di Maria e Maria ne ha piena coscienza. Sa ciò che Dio le propone e a ciò che Dio le domanda acconsente senza condizioni nè restrizioni; il suo Fiat, risponde all’ampiezza delle proposte divine e s’estende a tutta l’opera redentrice 155-2“. Maria è dunque la madre del Redentore, e, come tale, associata all’opera sua redentrice; nell’ordine della riparazione tiene il posto che tenne Eva nell’ordine della nostra spirituale rovina, come con S. Ireneo i Padri fanno rilevare.
Quale madre di Gesù, Maria avrà le più intime relazioni con le tre divine persone: sarà la Figlia prediletta del Padre, la sua associata nell’opera dell’Incarnazione; la Madre del Figlio, con diritto al suo rispetto, al suo amore, e anche, sulla terra, alla sua obbedienza, e che, per la parte che prenderà au suoi misteri, parte secondaria ma reale, ne diviene la collaboratrice nellºpera della salvezza degli uomini e della loro santificazione.; il tempio vivo, il santuario privilegiato dello Spirito Santo e, in senso analogico, la Sposa, in quanto che con lui e dipendentemente da lui lavorerà a partorire anime a Dio.
156. B) Nel giorno dell’Incarnazione Maria divenne pure madre degli uomini. Gesù, come abbiamo detto (n. 142), è il capo dell’umanità rigenerata, è la testa d’un corpo mistico di cui noi siamo le membra. Ora Maria, madre del Salvatore, lo genera tutto intiero e quindi come capo dell’umanità e come testa del corpo mistico. Ne genera quindi anche i membri, tutti quelli che sono incorporati con lui, tutti i rigenerati o quelli che son chiamati ad esserlo. Così, diventando madre di Gesù secondo la carne, Maria ne diviene nello stesso tempo madre dei membri secondo lo spirito. La scena del Calvario non farà che confermare questa verità; nel momento stesso in cui la nostra redenzione sta per ricevere l’ultimo suo compimento con la morte del Salvatore, Gesù dice a Maria mostrandole S. Giovanni e in lui tutti i suoi discepoli presenti o futuri: “Ecco tuo Figlio“; e a S. Giovanni: “Ecco tua madre“; era questo un dichiarare, secondo una tradizione che risale ad Origene, che tutti i rigenerati sono figli spirituali di Maria.
Da questo doppio titolo di madre di Dio e madre degli uomini deriva l’ufficio di Maria nella nostra vita spirituale.
157. 2° Maria causa meritoria della grazia. Abbiamo visto (n. 133) che Gesù è causa meritoria principale e in senso proprio di tutte le grazie che riceviamo. Maria, sua associata nell’opera della nostra santificazione, meritò secondariamente e solo de congruo 157-1, con merito di convenienza, tutte queste stesse grazie. Non meritò che secondariamente, vale a dire in dipendenza dal Figlio e perchè Gesù le conferì il potere di meritare per noi.
Le meritò prima nel giorno dell’Incarnazione, nel momento in cui pronunziò il Fiat. Perchè l’Incarnazione è la redenzione incominciata; quindi cooperare all’Incarnazione è coooperare alla redenzione e alle grazie che ne saranno il frutto e per conseguenza alla nostra salute e alla nostra santificazione.
158. Del resto maria, la cui volontà è in tutto conforme a quella di Dio come a quella del Figlio, in tutta la vita s’associa all’opera riparatrice. È Lei che alleva Gesù, che nutre e prepara per l’immolazione la vittima del Calvario; associata alle sue gioie come alle sue prove, alle umili sue fatiche nella casa di Nazaret e alle sue virtù, si unirà con generosissima compassione alla passione e alla morte del Figlio, ripetendo il Fiat al piede della Croce e acconsentendo all’immolazione di colui che amava assai più di sè stessa, mentre l’amante suo cuore veniva trafitto da dolorossissima spada: “tuam ipsius animam gladius pertransibit” 158-1. Quanti meriti acquistò Maria con questa perfetta immolazione!
È continuò ad acquistarne nel lungo martirio sostenuto dopo il ritorno del Figlio al cielo: priva della presenza di Colui che formava la sua felicità, sospirando ardentemente il momento di essergli unita per sempre e accettando amorosamente quella prova per fare la volontà di Dio e contribuire a edificare la Chiesa nascente, Maria accumula per noi meriti innumerevoli. I suoi sono tanto più meritori in quanto che sono fatti con la più perfetta purità d’intenzione “Magnificat anima mea Dominum, fiat mihi secundum verbum tuum“, e in unione strettissima con Gesù, sorgente di ogni merito.
È vero che questi meriti erano anzitutto per lei stessa e ne aumentavano il capitale di grazia e i diritti alla gloria; ma, in virtù della parte che prendeva all’opera redentrice, meritava pure de congruo per tutti; ed essendo per sè piena di grazia, lascia che questa grazia ridondi su noi, secondo la parola di S. Bernardo 158-2: “Plena sibi, nobis superplena et supereffluens.
159. 3° Maria causa esemplare. Dopo Gesù, Maria è il più bel modello che si possa da noi imitare; lo Spirito Santo che, in virtù dei meriti del suo Figlio, viveva in lei ne fece una copia vivente delle virtù di questo Figlio: “Hæc est imago Christi perfectissima, quam ad vivum depinxit Spiritus Sanctus“. Mai ella commise la minima colpa o la minima resistenza alla grazie, adempiendo alla lettera il fiat mihi secundum verbum tuum. Perciò i Padri, specialmente S. Ambrogio e il Papa S. Liberio, la presentano come modello perfetto di tutte le compagne, sempre pronta a rendere servizio, nulla dicendo o facendo che potesse causar la minima pena, piena d’amore per tutte e da tutte riamata” 159-1.
Ci basti rammentare le virtù additate nello stesso Vangelo:
1) la fede profonda che le fa credere senza esitazione alcuna le meraviglie che l’Angelo le annunzia da parte di Dio, fede di cui Elisabetta, ispirata dallo Spirito Santo, si congratula con lei, “Beata te che credesti! beata quæ credidisti, quoniam perficientur ea quæ dicta sunt tibi a Domino” 159-2;
2) la verginità che appare nella risposta data all’Angelo: “Quomodo fiet istud, quoniam virum non cognosco“? onde si vede la ferma volontà di rimanere vergine, quand’anche occorresse per questo di sacrificare la dignità di madre del Messia;
3) l’umiltà che risplende nel turbamento sorto in lei per gli elogi dell’Angelo, nella dichiarazione di essere sempre la serva del Signore nel momento stesso in cui è proclamata madre di Dio, in quel Magnificat anima mea Dominum che venne chiamato l’estasi della umiltà, nell’amore che dimostra alla vita nascosta mentre come madre di Dio aveva diritto a tutti gli onori;
4) nell’interno raccoglimento, che le fa raccogliere e silenziosamente meditare tutto ciò che si riferiva al divino suo Figlio: “Conservabat omnia verba hæc conferens in corde suo“;
5) l’amore per Dio e per gli uomini, che le fa generosamente accettare tutte le prove d’una lunga vita e principalmente l’immolazione del Figlio prediletto che va dall’Ascensione al momento della morte.
160. Questo modello così perfetto è nello stesso tempo pieno d’attrattiva: maria è una semplice creatura come noi, è una sorella, è una madre che ci sentiamo tratti ad imitare, se non altro per attestarle la nostra riconoscenza, la nostra venerazione, il nostro amore.
Ed è del resto modello facile as essere imitato, nel senso almeno che Maria si santificò nella vita comune, nell’adempimento dei doveri di giovinetta e di madre, nelle umili cure della famiglia, nella vita nascosta, nelle gioie come nelle tristezze nell;esaltazione come nelle più profonde umiliazioni.
Siamo quindi certi d’essere in via molto sicura quando imitiamo la SS. Vergine; è questo il mezzo migliore d’imitare Gesù e d’ottenere la potente mediazione.
161. 4° Maria mediatrice universale di grazia. Sono già parecchi secoli che S. Bernardo 161-1 formulò questa dottrina in quel notissimo testo: «Sic est voluntas eius qui totum nos habere voluit per Mariam». È bene determinare il senso 161-2. È certo che Maria ci diede in modo mediato tutte le grazie col darci Gesù autore e causa meritoria della grazia. Ma inoltre, secondo l’insegnamento sempre più unanime, non vi è una sola grazia concessa agli uomini senza il suo intervento. Si tratta quindi quì d’una mediazione immediata, universale, ma subordinata a quella di Gesù.
162. Per maggiormente determinare questa dottrina, diciamo col P. de la Broise 162-1 che «l’ordine presente dei decreti divini vuole che ogni beneficio soprannaturale sia concesso al mondo col concorso di tre volontà e che non se ne conceda mai altrimenti. Anzitutto la volontà di Dio che conferisce tutte le grazie; poi la volontà di Nostro Signore, mediatore che le merita e le ottiene in tutta giustizia di per sè stesso; infine la volontà di maria, mediatrice secondaria, che le merita e le ottiene in tutta convenienza per mezzo di Nostro Signore». Questa mediazione è immediata, nel senso che per ogni grazia concessa da Dio Maria interviene con i suoi meriti passati o con le sue preghiere presenti; il che però non inchiude necessariamente che la persona che riceve queste grazie debba pregare Maria, potendo maria intervenire anche senza esserne pregata. È universale, estendendosi a tutte le grazie concesse agli uomini dopo la caduta di Gesù, nel senso che Maria non può meritare od ottenere grazie se non per mezzo del suo divin Figlio; e così la mediazione di maria serve a far sempre meglio spiccare il valore e la fecondità della mediazione di Gesù.
Questa dottrina venne testè confermata dall’uffucio e dalla messa propri in onore di Maria mediatrice concessi dal Papa Nebedetto XV alle chiese del Belgio e a tutte quelle che ne faranno domanda 162-2. È quindi una dottrina sicura di cui possiamo in pratica giovarci, valendo ad ispirarci grande confidenza in Maria.
CONCLUSIONE: DEVOZIONE ALLA SS. VERGINE.
163. Avendo Maria una parte così importante nella nella nostra vita spirituale, dobbiamo avere verso di lei una grande devozione. Questa parola significa dedizione e dedizione è dono di sè. Saremo quindi devoti di Maria se ci diamo intieramente a lei e, per lei, a Dio. In ciò non faremoi che imitare Dio stesso che dà sè e suo Figlio a noi per mezzo di Maria. Le daremo la intelligenza con la venerazione più profonda, la volontà con una confidenza assoluta, il cuore col più filiale amore, tutto il nostro essere con l’imitazione più perfetta possibile delle sue virtù.
164. A) Venerazione profonda. Questa venerazione si fonda sulla dignità di Madre di Dio e sulle conseguenze che ne derivano. Non potremo infatti stimare mai troppo colei che il Verbo Incarnato riverisce come madre, che il Padre amorosamente contempla come figlia prediletta e che lo Spirito Santo riguarda come tempio di predilezione. Il Madre la tratta col più grande rispetto, inviandole un Angelo che la saluta piena di grazia e le chiede il consenso all’opera dell’Incarnazione, in cui se la vuole così intimamente associare; il Figlio la venera e l’ama come madre e le ubbidisce; lo Spirito Santo viene in lei e vi prende le sue compiacenze. Venerando Maria, non facciamo quindi altro che associarci alle tre divine persone e stimare ciò che esse stimano.
È vero che bisogna badare a evitare gli eccessi, specialmente tutto ciò che tenderebbe ad uguagliarla a Dio e farne la sorgente della grazia. Ma finchè la consideriamo come creatura, che non ha di grandezza, di santità e di potenza se non quel tanto che Dio le conferisce, non vi sono eccessi da temere: in lei veneriamo Dio.
Questa venerazione dev’essere maggiore di quella che abbiamo per gli Angeli e per i Santi, appunto perchè per la dignità di madre di Dio, per l’ufficio di mediatrice, per la santità supera tutte le creature. Ecco perchè il suo culto, pur esendo culto di dulia e non di latria, viene a ragione detto culto d’iperdulia, essendo superiore a quello che si rende agli Angeli ed ai Santi.
165. B) Confidenza assoluta, che è fondata silla potenza e sulla bontà di Maria. a) Questa potenza viene non da lei ma dal suou potere d’intercessione, non volendo Dio rifiutar nulla di legittimo a colei che venera ed ama più di tutte le creature. Ed è cosa pienamente equa; avendo infatti Maria somministrato a Gesù quell’umanità con cui potè meritare, e avendo coi suoi atti e coi suoi patimenti collaborato con lui all’opera redentrice, è pur conveniente che abbia parte nella distribuzione dei frutti della redenzione; nulla quindi di legittimo ei potrà rifiutare alle sue domande, e così potrà dirsi che maria è onnipotente con le sue suppliche, omnipotentia supplex. b) Quanto alla bontà, è quella d’una madre che riversa su noi, membri di Gesù Cristo, l’affetto che porta al Figlio; d’una madre che, avendoci partoriti nel dolore, tra le angoscie del Calvario, ha tanto maggior amore per noi quanto più le siamo costati.
La nostra confidenza in lei sarà quindi incrollabile ed universale.
1) Incrollabile non ostante le nostre miserie e le nostre colpe; ` infatti madre di misericordia, mater misericordiæ, che non ha da occuparsi di giustizia, ma che fu scelta per esercitare anzitutto la compassione, la bontà, la condiscendenza: sapendo che siamo esposti agli assalti della concupiscenza, del mondo e del demonio, ha pietà di noi che non cessiamo d’essere suoi figli anche quando cadiamo in peccato. Appena quindi manifestiamo la minima buona volontà, il desiderio di tornare a Dio, ella ci accoglie con bontà; anzi spesso è lei che, prevenenso questi movimenti, ci ottiene le grazie che ce li eccitano nell’anima. La Chiesa ha così bene inteso questa verità, che per alcune diocesi istituì una festa sotto un titolo che a prima vista pare un poco strano ma che in fondo è perfettamente giustificato, la festa del Cuore immacolato di Maria rifugio dei peccatori; appunto perchè è immacolata e non commise mai la minima colpa, tanto maggior compassione sente pei poveri suoi figli che non hanno come lei il privilegio dell’esenzione della concupiscenza.
2) Universale, vale a dire che s’estende a tutte le grazie di cui abbiamo bisogno, grazie di conversione, di progresso spirituale, di perseveranza finale, grazie di preservazione in mezzo ai pericoli, alle angosce, alle più gravi difficoltà che possano presentarsi. Una tal confidenza raccomanda instantemente [sic] San Bernardo 165-1: “Se sorgono le tempeste delle tentazioni, se ti trovi in mezzo agli scogli delle tribolazioni, leva lo sguardo alla stella del mare, invoca Maria in tuo soccorso; se sei sbattuto dai flutti della superbia, dell’ambizione, della maldicenza, della gelosia, guarda la stella, invoca Maria. Se l’ira, l’avarizia, i diletti del senso ti agitano la navicella dell’anima, guarda Maria. Se turbato dell’enormità dei tuoi delitti, confuso dello stato miserando della tua coscienza, compreso d’orrore al pensiero del giudizio, ti senti affondare nell’abisso della tristezza e della disperazione, pensa a Maria. In mezzo ai pericoli, alle angoscie, alle incertezze, pensa a Maria, invoca Maria. La sua invocazione, il suo pensiero non abbandonino mai nè il tuo cuore nè il tuo labbro, e, per ottenere più sicuramente l’aiuto delle sue preghiere, non trascurare d’imitarne gli esempi. Seguendola non ti puoi smarrire, supplicandola non ti puoi disperare, pensando a lei non puoi traviare. Se ella ti tiene per mano, non puoi cadere; sotto la sua protezione non hai nulla da temere; sotto la sua guida, nessuna stanchezza, e col suo favore si arriva sicuramente al termine”. Avendo noi costantemente bisogno di grazie per vincere i nostri nemici e progredire, dobbiamo rivolgerci spesso a colei che a così buon diritto viene detta la Madonna del perpetuo soccorso.
166. C) Alla confidenza aggiungeremo l’amore, amore filiale, pieno di candore, di semplicità, di tenerezza e di generosità. Maria è certamente la più amabile delle madri, perchè, avendola Dio destinata a madre del suo figlio, le diede tutte le qualità che rendono amabile una persona, la delicatezza, la finezza, la bontà, l’abnegazione d’una madre. È la più amante, perchè il suo cuore fu creato espressamente per amare un Figlio-Dio e amarlo quanto più perfettamente fosse possibile. Ora l’amore che aveva per il Figlio, Maria lo riversa su noi che siamo i membri viventi di questo Figlio divino, la sua estensione e il suo complemento. Quest’amore risplende pure nel mistero della Visitazione, in cui Maria s’affretta di portare alla cugina Elisabetta quel Gesù che ricevette nel seno e che con la sola sua presenza santifica tutta la casa; nelle nozze di Cana in cui, attenta a tutto ciò che succede, interviene presso il Figlio, per risparmiare ai giovani sposi una penosa umiliazione; sul Calvario, ove consente a sacrificare per la nostra salute ciò che ha di più caro; nel Cenacolo, ove esercita il potere d’intercessione per ottenere agli Apostoli maggior copia dei doni dello Spirito Santo.
167. Se Maria è la più amabile e la più amante delle madri, dev’essere pure la più amata. È questo infatti uno dei suoi privilegi più gloriosi: dovunque Gesù è conosciuto ed amato, lo è anche Maria; non si separa la madre dal Figlio e, pur tenendo conto della differenza che passa tra l’uno e l’altra, sono entrambi circondati dello stesso affetto benchè in grado diverso: al Figlio si rende l’amore che è dovuto a Dio, a Maria quello che è dovuto alla madre d’un Dio, amor tenero, generoso, devoto ma subordinato all’amor di Dio.
È amore di compiacenza, che gioisce delle grandezze, delle virtù e dei privilegi di Maria, riandandoli spesso nella mente, ammirandoli, compiacendosene e congratulandosi con lei che sia così perfetta. Ma è pure amore di benevolenza, che brama sinceramente che il nome di Maria sia meglio conosciuto e meglio amato, che prega perchè se ne allarghi l’influsso sulle anime e che alla preghiera aggiunge la parola e l’azione. È amore filiale, pieno d’abbandono e di semplicità, di tenerezza e di premura, che va sino a quella rispettosa intimità che una madre permette al figlio. È finalmente e principalmente amore di conformità, che si sforza di conformare in ogni cosa la propria volontà a quella di Maria e quindi a quella di Dio, essendo l’unione delle volontà il segno più autentico dell’amicizia. Il che conduce all’imitazione della SS. Vergine.
168. D) L’imitazione è infatti l’omaggio più delicato che le si possa rendere; è un proclamare non solo a parole ma a fatti che è un modello perfetto che siamo lieti d’imitare. Abbiamo già detto (n. 159) come Maria, essendo un ritratto vivente di suo Figlio, ci dà l’esempio di tutte le virtù. Accostarci a lei è accostarci a Gesù; non possiamo quindi far di meglio che studiarne le virtù, meditarle spesso, sforzarci di imitarle.
Per riuscirvi, non possiamo fare di meglio che compiere tutte ed ognuna delle nostre azioni per Maria, con Maria e in Maria; per ipsam, et cum ipsa et in ipsa 168-1. Per Maria, cioè domandando per mezzo suo le grazie che ci occorrono ad imitarla, passando per lei per andare a Gesù, ad Jesum per Mariam.
Con Maria cioè considerandola come modello e collaboratrice, chiedendoci spesso: Che cosa farebbe Maria se fosse al mio posto? e umilmente pregandola di aiutarci a conformare le nostre azioni ai suoi desideri.
In Maria, in dipendenza da questa buona Madre, assecondandone i pensieri, e le intenzioni, e facendo, come lei, le nostre azioni per glorificar Dio: Magnificat anima mea Dominum.
169. Reciteremo con questo spirito le preghiere in onore di Maria: l’Ave Maria e l’Angelus che le ricordano la scena dell’Annunziazione e il titolo di Madre di Dio; il Sub tuum præsidium, che è l’atto di confidenza in colei che ci protegge in mezzo a tutti i pericoli; l’O Domina mea, l’atto d’intiero abbandono nelle sue mani, con cui le affidiamo la nostra persona, le opere nostre, i nostri meriti; e specialmente la Corona o il Rosario che, unendoci ai suoi misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, ci fa santificare con lei e con Gesù le nostre gioie, le nostre tristezze e le nostre glorie. Il Piccolo Ufficio della SS. Vergine è, per le persone che lo possono recitare, il riscontro del Breviario, che rammenta loro più volte al giorno le grandezze, la santità e l’ufficio santificatore di questa Buona Madre.
NOTE
154-1 I im., II, 5.
155-1 Cfr. S. Tommaso, In Salut. Angel. expositio; Suarez, De mysteriis Christi, disp. I-XXIII; Bossuet, Sermons sur la Ste Vierge; Terrien S. J., La Mère de Dieu et la Mère des hommes, t. III; L. Garriguet, La Vierge Marie; Dict. d’Apolog. (d’Alès), au mot Marie; Hugon, O. P., Marie, pleine de grâce, 1921; Synop. Theologiæ dogm., t. II, n. 1226-1263.
155-2 Bainvel, op. cit., p. 73-75. — Si può appoggiar la sua tesi sulle parole dell’Angelo: “Ecce concipies in utero et paries filium et vocabis nomen ejus Jesum (i. e. Salvatorem); hic erit magnus et Filius Altissimi vocabitur et dabit illi Dominus Deus sedem David patris ejus, et regnabit in domo Jacob in æternum”. (Luc, I, 31-32).
157-1 Questa espressione venne ratificata da Pio X nell’Enciclica del 1904 in cui dichiara che Maria ci meritò de congruo tutte le grazie che Gesù ci meritò de condigno.
158-1 Luc., II, 31.
158-2 In Assumpt., sermo II, 2.
159-1 J.-V. Bainvel, Le Sain Cœeur de Marie, p. 313-314.
159-2 Luc., I, 45.
161-1 Sermo de aquæductu, n. 7.
161-2 Le prove di questa asserzione si possono trovare nell’opera citata del P. Terrien, t. III per intiero.
162-1 Marie, Mère de grâce, p. 23-24.
162-2 Ecco in quali termini S. E. il Cardinale Mercier, con lettera del 27 Gennaio 1921, l’annunzia ai suoi diocesani: «Da molti anni l’episcopato belga, la facoltà di teologia dell’Università di Lovanio, tutti gli ordini religiosi della nazione, facevano istanze presso il Sommo Pontefice perchè autenticamente si riconoscesse alla SS. Vergine Maria, madre di Gesù e madre nostra, il titolo di mediatrice universale nell’impetrazione e nella distribuzione delle grazie divine. Ed ecco che S. Santità Benedetto XV concede alle chiese del Belgio e a tutte quelle della Cristianità che ne faranno domanda, un ufficio e una messa propri, in data 31 maggio, in onore di Maria mediatrice».
165-1 Homil. I, de Laudibus Virg. Matris, 17.
168-1 Era la pratica del Sig. Olier, che il B. Grignion di Montfort ha meglio determinata e resa popolare nel le Secret de Marie e nel Traité de la vraie dévotion à la Sainte Vierge. (Trattato della vera devozione a Maria, Roma).